Il Sussurro della Farfalla - "blog novel" sul motorsport

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    [OLIVER]

    Patrick conosceva Veronica a sufficienza da non essersi mai fatto illusioni: la team manager, prima o poi, sarebbe riuscita a trovarlo da solo e a porgli domande a proposito della ragazza con cui l'aveva visto. Ciò che non si aspettava era che potesse accadere così in fretta e soprattutto che Veronica si scomodasse di presentarsi a casa sua.
    Non c'era da stupirsi che il portiere l'avesse lasciata passare senza nemmeno avvertirlo: quell'uomo subiva facilmente il fascino femminile e non c'era dubbio che a Veronica il fascino non mancasse. Patrick se la ritrovò così sul pianerottolo, che bussava alla sua porta, e l'idea di lasciarla fuori era ben più pericolosa di quella di farla entrare.
    Non fu comunque particolarmente accomodante nei suoi confronti.
    «Che cosa ci fai qui?» le domandò, con freddezza, richiudendo la porta alle loro spalle. «Non mi pare di averti invitata.»
    «Se avessi dovuto attendere un tuo invito» ribatté Veronica, «Non sarei mai riuscita a vedere il tuo appartamento.»
    «Perché sentivi questa necessità?»
    «Semplice curiosità.»
    «Non essere ridicola» sbottò Patrick. «Tu non fai niente per curiosità. Tutte le tue azioni seguono un piano ben preciso.»
    «Mi sopravvaluti.»
    «Forse, ma è meglio andarci cauti, quando si ha a che fare con te.»
    «Lo ribadisco, tu mi sopravvaluti.»
    «Sempre meglio che sottovalutarti. Quello potrebbe essere pericoloso.»
    Veronica ridacchiò, sprezzante.
    «Hai una pessima opinione di me.»
    Patrick le strizzò un occhio.
    «Hai mai fatto qualcosa per farmi avere un'opinione migliore?»
    «No... e non lo farò nemmeno adesso. Credo di dovermi lamentare dell'accoglienza che mi hai riservato, sempre se accoglienza si può chiamare. Perché non mi inviti a sedermi nel tuo soggiorno e non mi offri da bere?»
    «Se proprio ti vuoi sedere, ti puoi accomodare lì al tavolo della cucina.» Patrick le indicò la stanza. «L'idea che tu possa andartene in giro a tuo piacimento per casa mia non mi convince molto.»
    Veronica sbuffò.
    «Vada per la cucina. Cos'hai da offrirmi?»
    «Niente. Non bevo alcolici, quindi non ne tengo in casa.»
    «Non bevi neanche cose tipo tè freddo?» obiettò Veronica. «Non ho detto che voglio necessariamente dell'alcool.» Mentre pronunciava quelle parole, andò ad accomodarsi. «Se non hai quello, va bene anche un'aranciata o qualcosa del genere.»
    Patrick aprì il frigo e prese fuori la prima lattina che gli capitò tra le mani.
    «Va bene questa?»
    «Sì.»
    Gliela sbatté sul tavolo.
    «Allora bevi e dimmi che cosa sei venuta a fare.»
    Veronica scosse la testa.
    «Sei proprio un cafone. Neanche un bicchiere mi dai?»
    Patrick alzò gli occhi al cielo.
    «Vada per il bicchiere, a condizione che dopo mi dici cosa vuoi, senza giri di parole e senza farmi perdere altro tempo.»
    Veronica attese che Patrick le porgesse il tanto agognato bicchiere, prima di parlare di nuovo.
    «Vai di fretta? Devi incontrarti con quella biondina che sembra appena uscita dalle scuole superiori?»
    Patrick si sedesse di fronte a lei.
    «Lo sapevo. Sapevo che la mia amica ti era rimasta impressa. Solo, non pensavo avessi bisogno di presentarti a casa mia per intrometterti nella mia vita privata.»
    «Sei esagerato» obiettò Veronica, aprendo la lattina e versandosi da bere. «L'hai portata in un ristorante, in un luogo pubblico, quindi significa che non era un appuntamento segreto. Non hai bisogno di nasconderti.»
    «Infatti non ho bisogno di nascondermi» precisò Patrick. «Solo, quello che faccio nella mia vita personale non ti riguarda.»
    «Ma infatti non mi riguarderebbe, se quella ragazzina non mi avesse colpita per un motivo particolare.»
    «Quella "ragazzina" ha vent'anni. Non è una bambina. Potrebbe uscire con me perfino se fossimo negli Stati Uniti, nonostante là non sarebbe ritenuta ancora matura abbastanza per comprarsi una bottiglia di vino o una lattina di birra.»
    «È pur sempre giovane per te. Non hai trent'anni?»
    «No, veramente ne ho solo ventotto.»
    «Sempre giovane rimane.»
    «Non troppo giovane da non potere esprimere il proprio consenso. E poi siamo solo stati a pranzo insieme, è inutile che tu ti faccia così tante fantasie.»
    «Vai tranquillo, non mi faccio fantasie su te che ti porti a letto quella sfigatella da quattro soldi. Non mi importerebbe niente di lei, se non mi fosse venuto il dubbio che sia la figlia di Alexandra Bernard.»
    Patrick si aspettava una simile considerazione, pertanto cercò di non mostrare alcuna emozione.
    «La figlia della signora Alexandra? Come ti viene in mente?»
    «Ha una figlia di quell'età e l'ho vista di sfuggita, una volta o due.»
    «Magari somiglia alla mia amica. Non lo so, io non l'ho mai vista.»
    «Mi sembra improbabile. È ospite dalla madre, che abita qui di fronte a te.»
    «Non vado a casa della signora Alexandra.»
    «Anche su questo ho i miei dubbi.»
    «E comunque non vedo come faccia, proprio tu, a sapere dove sia la figlia della signora Alexandra in questo periodo.»
    «Ho fatto gli occhi dolci al portinaio e mi ha detto molto di più di quanto gli avessi chiesto.»
    Patrick scosse la testa.
    «Quell'uomo non cambierà mai.»
    «Meglio così. Almeno ho saputo subito quello che volevo sapere, senza fargli perdere il suo tempo prezioso. Sono certo che ha molte cose di cui occuparsi, oltre che spettegolare sul vicinato.»
    «Spettegolare sul vicinato, in realtà, non rientra nei compiti per cui viene pagato.»
    «Sono certa, in ogni caso, che se gli mostrassi una foto di te e della tua amica insieme, potrebbe riconoscerla senza ombra di dubbio come Selena Bernard.»
    «Sai anche il suo nome?»
    «Io so tutto, Patrick. Penso di essere al corrente di tutte le donne che ti sei fatto e di quelle che avresti voluto farti.»
    «Addirittura?»
    «Ho mille occhi e mille orecchie. So tutto ciò che mi conviene sapere.»
    «Se tuo padre non fosse riuscito a vendere la squadra a Scott Young, o se Young non avesse deciso di tenerti a lavorare con lui, saresti stata una perfetta portiera.»
    «E tu sei un perfetto stronzo.» Veronica portò il bicchiere alla bocca e bevve una sorsata della bibita. «Uno stronzo con un certo senso dell'ironia, però. Inizio a capire come mai così tante donne siano entrate nel tuo letto.»
    «Spesso ero io a entrare nel loro, tranne quando era matematicamente impossibile.»
    «Dove scopavate tu e la moglie di Keith Harrison?»
    «Questi non sono affari tuoi.»
    «Allora, forse, dovrei chiederti dove scopavi con la moglie del team principal, nel tuo vecchio team.»
    Patrick la guardò negli occhi.
    «Veronica, adesso mi sto davvero rompendo le palle. Se non vuoi che ti prenda per i capelli e ti butti fuori da casa mia, smettila di parlare di questi argomenti.»
    Veronica non si scompose e, con un sorriso, gli chiese: «Davvero trovi questi argomenti troppo scottanti?»
    «Sono argomenti di cui non mi va di parlare e soprattutto non mi va di parlarne con te.»
    «A Selena Bernard hai parlato di queste cose? O aspetti che le venga a sapere dalla madre?»
    «Veronica, per cortesia, quello di cui parlo con...»
    Veronica lo interruppe: «Quindi non neghi che si tratti di Selena Bernard. Bene, mi fa piacere, almeno un obiettivo l'ho raggiunto.»
    «La sua identità non ti riguarda.»
    «Comunque, se anche non lo dovesse venire a sapere da Alexandra Bernard, in un modo o nell'altro lo scoprirebbe. L'hanno scritto perfino i giornali che sei stato cacciato non solo perché eri uno stronzo, ma anche perché andavi a letto con la moglie del team principal.» Veronica si alzò in piedi e si avvicinò a lui. «Ad ogni modo, è meglio che sia andata così. Se non fosse successo, forse non avresti perso il volante e non saresti mai passato alla Dynasty.»
    «L'hai detto tu stessa, sono sempre stato uno stronzo. Magari, per un motivo o per un altro, mi avrebbero mandato via comunque.»
    «In effetti davo per scontato che tu riuscissi a giocare bene le tue carte. Non ci sei mai riuscito. Sei sempre riuscito a farti detestare da chiunque. Perfino la moglie di Harrison pensa che tu sia stato l'errore più grande della sua vita.»
    «Non mi dire che adesso Emma Dupont viene a confidarsi con te.»
    «No, non si confida con me. Anzi, di solito mi evita, quando mi vede, nei limiti del possibile.»
    «Non penso sia la sola persona a farlo.»
    «No, ma non importa. Preferisco avere intorno le persone che valgono davvero qualcosa. Non me ne frega niente di non essere simpatica a certi inetti.»
    «Quindi, se Emma non si è confidata con te, da cosa deduci che mi consideri un errore?»
    «Gli indizi portano tutti in quella direzione. Se non sbaglio, fino a poco tempo fa sembrava disposta a lasciare suo marito per te. Ora, invece, tra lei e Keith va tutto a gonfie vele. Da quando si sono rimessi insieme, sembrano la coppia più affiatata del mondo, perfino più di te e della piccola Bernard.»
    «La "piccola Bernard", che non si chiama Bernard, non è la mia fidanzata.»
    «Va bene» si arrese Veronica, «Facciamo che ti credo. Selena Bernard non è la tua fidanzata. Come puoi capire, credo solo a una parte di quello che mi hai raccontato, e solo perché non sei un tipo da fidanzate fisse.»
    «Le persone cambiano» replicò Patrick. «Un giorno potrei incontrare anch'io una donna capace di farmi dimenticare la mia... mhm... carriera di playboy, se così la vogliamo chiamare.»
    «Ne deduco che quella donna non sarà Alexandra Bernard.»
    Patrick sussultò.
    «Cosa intendi dire?»
    «Quella donna ha un debole per te.»
    «Non scherzare. La signora Alexandra...» Si sforzò di ridere. «Che idea assurda, come ti vengono in mente certi pensieri?»
    «Sono un'acuta osservatrice della realtà» rispose Veronica, «E la realtà dice che quella donna ti spoglia con gli occhi. Chissà come la prenderebbe, se sapesse che esci con sua figlia. Forse è proprio questa la ragione per cui neghi così sfacciatametne che si tratti di lei.»
    «Non sai quello che dici.»
    «Invece lo so benissimo e ti consiglio di non tirare troppo la corda. Conosco Alexandra Bernard abbastanza bene da pensare che la tua vita sarebbe stata molto più semplice, se Emma avesse scelto te, invece di Keith.»


    ******

    Oliver lasciò che Emma gli strappasse di mano il foglio con gli appunti. La Dupont, seduta accanto a lui, lesse con attenzione le sue note, prima di obiettare: «Non vorrai davvero rivolgerti ad Edward Roberts in questi termini.»
    «Non proprio in questi termini» la rassicurò Oliver, «Però credo che non sia opportuno nascondersi sempre. Certe cose vanno dette: Roberts ha quasi trentanove anni, non ha mai vinto un titolo e molto probabilmente non vincerà nulla di importante in tutto il resto della sua carriera. Mi sembra doveroso chiedergli se sta pensando di ritirarsi dalle competizioni. È esattamente ciò che viene chiesto costantemente a qualsiasi pilota abbia superato i... diciamo trentacinque anni. Quell'età Roberts l'ha avuta molto tempo fa. Non si spiega proprio perché la Dynasty abbia ingaggiato un "vecchio".»
    Emma gli tirò una gomitata, quindi Oliver dedusse di avere parlato troppo forte, secondo gli standard della sua collega. Naturalmente esagerava come al solito: la sala stampa era piena di voci di giornalisti in attesa e nessuno prestava attenzione a lui.
    Di lì a poco avrebbe avuto inizio la conferenza stampa dei piloti che precedeva il fine settimana del Gran Premio di Valencia, il primo dei quattro appuntamenti europei che avrebbero condotto la Diamond Formula verso la fine della stagione, prevista per la fine di maggio a Montecarlo.
    Come al solito erano stati scelti i piloti considerati più rappresentativi: due spagnoli, per soddisfare la stampa locale, e due piloti di alta fascia per venire incontro alle esigenze di quella internazionale. Come spesso accadeva, tra i piloti di alta fascia erano stati selezionati Edward Roberts e Christine Strauss, entrambi veterani, entrambi sotto contratto con squadre di un certo spessore.
    Furono i primi a entrare e a sedersi, seguiti dai due piloti "di casa". Oliver iniziò a sentirsi a proprio agio: prima o poi Roberts si sarebbe pentito di avere accettato l'ingaggio della Dynasty, ne era certo.

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    Beh, da questo capitolo emerge che Patrick non è di certo un "bravo ragazzo", e che Veronica vuole qualcosa da lui. Mi ha lasciato di stucco la rivelazione che Alexandra è attratta da Herrmann, e una tipa del genere sarebbe sicuramente capace di diseredare la figlia se scoprisse che ha una mezza relazione con l'uomo che lei vorrebbe portarsi a letto. Veronica che praticamente addita come pedofilo a Patrick (8 anni di differenza sono tanti, ma non da considerare una tal cosa come "pedofilia", considerato soprattutto che Selena ha 20 anni, e non 14-15) sembra uno di quei tizi su Reddit che vorrebbero mettere l'età del consenso a 25 anni perché "il cervello finisce di maturare solo allora" (non scherzo, ho visto roba del genere più volte).
    Intanto vediamo questo team mezzo allo sbando che stanno facendo selezione di piloti in base anche all'appeal che hanno tra il pubblico e i media. Sembra una deriva social contorta del motorsport.
    Buon lavoro!
     
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    Grazie. *-* Ad ogni modo Patrick un santo non lo è/non lo è stato. È ancora da vedere, comunque, se avesse solo lati negativi o anche qualcosa di positivo.

    Sull'attrazione provata da Alexandra nei suoi confronti, posso anticiparti che se ne riparlerà in seguito e non poco. Diciamo che avrà la sua rilevanza.

    PS. Ci saranno momenti di critica aperta anche ai social e ai loro frequentatori.
     
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    CITAZIONE (Milly Sunshine @ 10/7/2021, 00:32) 
    PS. Ci saranno momenti di critica aperta anche ai social e ai loro frequentatori.

    Come la mia fanfic... ci hanno fatto invecchiare troppo presto. XD
     
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    Non ci sarà nemmeno da aspettare molto per una prima critica ai social. Ne parleranno Oliver ed Emma in questo capitolo. :XD:



    Patrick si guardò intorno. Non c'era nessuno nei paraggi, ma quella fortuna non sarebbe durata molto a lungo.
    «Devo dirti una cosa importante» dichiarò, guardando Edward negli occhi. «So che adesso non mi capirai, e forse nemmeno in futuro, ma ho bisogno che tu mi faccia una promessa.»
    L'altro aggrottò la fronte.
    «Tutto bene, Pat?»
    «Sì, più o meno.»
    «Mi sembri un po' strano. In che senso dovrei farti una promessa? Non sono nemmeno riuscito a promettere a Sharon di sposarla prima della fine dell'anno.»
    Da quelle parole apparve chiaro che Edward non avesse la più pallida idea di quanto fosse contorta la situazione. Era convinto che fosse un giorno come tanti... e probabilmente lo era davvero. Scott Young aveva senz'altro qualcosa in mente, ma Patrick non aveva idea né di come né di quando avrebbe agito.
    «Lascia perdere Sharon» tagliò corto. «Avete tutta la vita davanti per sposarti. Sei giovane, non dovresti avere tutta questa fretta.»
    Edward sorrise.
    «Non come te, quindi?»
    Patrick alzò gli occhi al cielo.
    «Per cortesia, Edward, non è il momento di parlare di fidanzamenti e di matrimoni. Voglio solo che tu mi prometta che, se dovesse accadermi qualcosa, ti terrai alla larga dalla Dynasty. Non devi fidarti né di Young né di Veronica.»
    «Perché mi dici questo? Non ci sono molte possibilità che io abbia a che fare con la Dynasty...»
    «Sì, so cosa stai per dirmi: che hai già un volante e che non cambierai mai team per tutto il resto della tua carriera. Sono tanti i piloti che l'hanno detto e tutti quanti hanno cambiato idea.»
    «Io non cambierò idea. Non penso né ad altre squadre né ad altre categorie. Un giorno la Diamond Formula diventerà il campionato più importante al mondo... e penso che non dovremmo nemmeno aspettare più di tanto. Ormai è chiaro in che direzione vanno le cose.»
    «Sì, ma questo non ha niente a che vedere con il tuo futuro.»
    «Sì, invece» insisté Edward. «Non sono qui per fare numero, sono qui per vincere. Stare dove sono ora mi garantisce la possibilità di diventare, un giorno, campione del mondo.»
    Patrick annuì.
    «Sì, lo so, hanno in mente un progetto a lungo termine, di cui tu fai parte, lo dicono anche loro. Ma se le cose andassero male? Lo sai, vero, che in pochi saranno disposti a chiudere un occhio se perderai il tuo status? Devi assolutamente essere il pilota di punta del team, per non rischiare conseguenze negative, tu più di chiunque altro.»
    «Non pensi sia ora di mettere da parte un certo tipo di pregiudizi?»
    Patrick sospirò.
    «Certo che sì, il problema è che, finché tutti non li mettono da parte, toccherà a tutti affrontarne le conseguenze.»
    «Ma non è giusto trattare Claudia come un fenomeno da baraccone!»
    «Lo so, Edward, ma non è a me che devi spiegarlo. Una volta che i team principal, gli addetti ai lavori e la stampa l'avranno capito, forse faremo qualche progresso. Fino ad allora, però, Claudia sarà additata come un fenomeno da baraccone, appunto, e tu sarai considerato un fallito se ti farai battere da una donna. Non sono io che faccio le regole e non sei nemmeno tu. Basta solo pensare a quello che si dice di Veronica.»
    «Da quando tutto questo interesse per Veronica?» obiettò Edward. «Pensavo ti fosse antipatica.»
    «Infatti è insopportabile» convenne Patrick, «Ma riceve critiche infondate. Dicono che ha svenduto la squadra perché non era capace di gestirla, ma a fare i debiti è stato suo padre, non certo lei. Quando il padre le ha lasciato la patata bollente tra le mani si è arrangiata come poteva. Si è fidanzata con Scott Young per interesse. Anche lui, però, si è fidanzato con lei per interesse. Young ha potuto rilevare il team senza troppe difficoltà e Veronica ha potuto rimanere in carica come team principal. Solo, Scott Young viene considerato un affarista, lei viene derisa o criticata indistintamente sia dagli uomini sia dalle altre donne.»
    «Ma tutto questo cosa c'entra con il fatto che non mi devo fidare della Dynasty?»
    «Niente. Non so nemmeno dirti perché siamo arrivati a parlarne. So solo che tu non mi hai ancora promesso di stare alla larga da loro.»
    «Va bene, come vuoi.»
    «Perfetto. Mi fido di te. Ora, però, vai. Veronica sta sempre a controllare quello che faccio, potrebbe saltare fuori da un momento all'altro.»
    Edward si allontanò senza obiettare. Patrick lo guardò andare via, sapendo di non essere stato preso davvero sul serio. Per fortuna, almeno, non aveva messo il suo collega e amico in allarme. Nel peggiore dei casi si sarebbe dimenticato di quella conversazione, oppure avrebbe pensato non avesse alcuna importanza.


    ******

    La conferenza stampa proseguì come previsto. Dopo le domande da copione venne data la parola ai giornalisti presenti nella sala. A parte qualche esponente della stampa locale, la maggior parte dei reporter ignorarono i due spagnoli. Christine Strauss, invece, fu presa d'assalto come avveniva fin dal giorno in cui la sorella Claudia aveva appeso il casco al chiodo per dedicarsi a un ruolo manageriale.
    Le domandarono, a più riprese, se puntasse al titolo mondiale, come aveva fatto molti anni prima la sua illustre sorella maggiore, e come si sentisse nell'essere finalmente sulle tracce di Claudia, dopo tanti anni di delusioni.
    Oliver ascoltò la Strauss mentre rispondeva, preso da un vivo interesse. Ad ogni parola cresceva sempre più la sua ammirazione per quella donna: sapeva mettere a tacere perfino chi la accusava di avere avuto troppi risultati deludenti per essere considerata una top driver. Che fosse la verità o meno, riuscì a giustificare, e non certo per la prima volta, certe sue prestazioni del passato.
    Inoltre chiarì un concetto fin troppo spesso sottovalutato: «Sempre più spesso mi capita che mi venga chiesto com'è essere la sorella di Claudia Strauss. Quello che nessuno mi chiede quasi mai, invece, è come sia essere Christine Strauss. Io, quando mi guardo allo specchio, non vedo la sorella di Claudia, vedo semplicemente Christine.»
    Emma attirò l'attenzione di Oliver con un cenno.
    «A me non pare» borbottò.
    «Cosa?» domandò Oliver. Vide un paio di giornalisti girarsi verso di lui, quindi abbassò la voce. «Di cosa parli?»
    «Di Christine. Vive nell'ombra di Claudia, non fa altro che sfruttarne la popolarità... corre anche per il team diretto dalla sorella...»
    «Questo non significa» obiettò Oliver, «Che non sia una persona indipendente, con una propria identità.»
    «Tutte chiacchiere. Non ha mai dimostrato nulla.»
    «Ce l'hai con lei perché è l'avversaria di Roberts?»
    «No, sei tu che ce l'hai con Roberts per ragioni che conosci solo tu, quindi tendi a sopravvalutare la sua rivale.»
    «Ti sbagli.»
    «Dimostramelo.»
    «Non posso dimostrarti di non avercela con Roberts. Quello che penso di lui come pilota non cambierà tanto facilmente.»
    Qualcuno, alle loro spalle, diede un calcio alla sedia di Oliver.
    «Volete tacere?» sibilò tra i denti una voce maschile.
    Oliver si girò. A parlare era stato un giornalista sulla cinquantina.
    «Scusi il disturbo» replicò, senza perdersi d'animo. Qualunque cosa accadesse quel giorno, non si sarebbe scomposto. Era quasi arrivato il suo momento, finalmente.
    Attese con pazienza l'istante per il quale si era preparato a lungo. Quando poté finalmente prendere la parola, fu piuttosto diretto, nonostante la contrarietà di Emma.
    «Una domanda per Edward Roberts. Dopo tanti anni, ormai a fine carriera, sei ancora all'inseguimento di un titolo mondiale che potrebbe non arrivare mai. Quest'anno, nonostante tu sia al volante di un team di primo piano come la Dynasty, non stai avendo la strada spianata come tanti avevano ipotizzato. Quali sono le tue sensazioni nel realizzare sempre più che i tuoi giorni in Diamond Formula sono quasi finiti e che la tua carriera potrebbe rimanere incompiuta?»
    Emma abbassò gli occhi, un po' come se non volesse correre il rischio di incrociare lo sguardo del pilota.
    Edward Roberts, da parte sua, si limitò a replicare: «La mia carriera non può essere considerata incompiuta. Ho ottenuto anch'io i miei successi e penso di potermi ritenere soddisfatto dei miei anni nella Diamond Formula, che tra parentesi non sono ancora finiti. Non sempre noi piloti valutiamo i nostri risultati nello stesso modo in cui li valutate voi che vi limitate a scrivere o a fare servizi televisivi sul campionato. Da parte mia, penso di non avere niente da rimpiangere.»
    Le sue parole, dirette e taglienti, lasciavano intuire che la domanda ricevuta lo avesse scosso più di quanto ci tenesse a dimostrare.
    «Grazie» rispose Oliver. «Buona fortuna per il resto della stagione.»
    Si guadagnò un'altra gomitata da parte di Emma, che evidentemente continuava a non condividere il suo modo di agire, ma la ignorò. Non voleva far indignare nuovamente il tizio seduto dietro di lui: far indignare Edward Roberts era stato di gran lunga più divertente.

    ******

    «Ehi, Pat!»
    Patrick sussultò. Non si aspettava che ci fosse qualcuno alle sue spalle. Si girò poi verso Edward, del quale aveva riconosciuto la voce.
    «Non ti avevo sentito arrivare.»
    «Me ne sono accorto.» Edward ridacchiò. «Scusa, non volevo spaventarti, spero che per colpa mia non ti vengano i capelli bianchi in anticipo.»
    «Non preoccuparti, i miei capelli non corrono rischi» lo rassicurò Patrick. «E poi lo sai anche tu cosa si dice.»
    «Cosa?»
    «Che gli uomini brizzolati hanno fascino. Se mi dovesse spuntare qualche capello bianco, non oso immaginare quante donne cadrebbero ai miei piedi.»
    «Non mi pare che tu ne abbia bisogno.»
    Patrick annuì.
    «Direi proprio di no. Ormai la mia... mhm... carriera di playboy è finita.»
    «Ne sei proprio sicuro? Tante volte hai detto che avevi trovato la donna giusta, non è che anche con questa Selena andrà a finire come con le altre?»
    «Mi auguro vivamente di no, dato che con lei mi sembra tutto diverso. Voglio passare il resto della mia vita con lei. Devo sistemare un paio di cose, poi...»
    Patrick si interruppe. Era meglio non parlare a Edward in quel momento, c'era il rischio che si lasciasse inavvertitamente scappare qualcosa. Non era opportuno che la signora Alexandra venisse a sapere che intendeva chiedere a sua figlia di sposarlo. Una simile eventualità era da scongiurare, anche se, era inevitabile, prima o poi avrebbe dovuto esserne informata.
    Edward non insisté nel parlare delle sue vicissitudini sentimentali. Anzi, tornò al loro discorso del giorno precedente.
    «Cosa dicevi ieri sulla Dynasty? Ci ho ripensato e non ci ho capito nulla.»
    Nemmeno quello era un argomento che Patrick intendesse trattare quel giorno.
    «Niente di importante» mentì. «Solo, spero di non vederti mai gareggiare con i loro colori.»
    «Proprio tu dici questo?» obiettò Edward. «Eppure tu...»
    Patrick lo interruppe: «Sì, lo so, quello che ti ho detto ieri ti sarà sembrato strano. Lascia perdere, non potrei spiegarti meglio.»
    «Quindi eviti direttamente di provare a spiegarmelo?»
    «Sì, te l'ho detto, non ha tutta questa importanza. Semplicemente Scott Young e Veronica sono diversi da come sembrano, se li conosci molto da vicino.»
    Edward azzardò: «Young è meno stronzo di quanto sembra?»
    «Non era proprio quello che intendevo, ma non importa» ribadì Patrick. «Ti consiglio di stare lontano da lui e dalla sua donna, tutto qui.»


    ******

    Era ormai trascorso un giorno dalla conferenza stampa, ma Emma Dupont era implacabile. Ogni volta in cui rimanevano soli continuava a sollevare obiezioni sulle parole che Oliver aveva rivolto a Edward Roberts.
    Per l'ennesima volta, Oliver cercò di evitare di sorbirsi un'ulteriore predica.
    «Ne abbiamo già parlato» ricordò a Emma quando la collega attaccò con la solita solfa. «Nemmeno la gente sui social si è scandalizzata così tanto... e dire che di solito si indignano per qualsiasi cosa sollevando polveroni inutili.»
    «Invece ce ne sono parecchi che si sono indignati, si vede che non hai controllato abbastanza bene» replicò Emma. «C'è chi ha detto che non avresti dovuto permetterti di dare del vecchio a Roberts e che dovresti essere bandito a vita dal paddock.»
    «Immagino che si tratti di qualche tredicenne che invece pensa di potere dire peste e corna dei propri professori senza per questo essere "bandito" dalla scuola» ribatté Oliver. «Quei ragazzini mi hanno stufato, perché non possono limitarsi a fare videogiochi come facevamo noi alla loro età? E poi non ho mai dato del vecchio a Edward Roberts, gli solo fatto notare che è più vicino alla fine della sua carriera, piuttosto che all'esordio.»
    «Non sono tutti tredicenni» puntualizzò Emma. «Ce ne sono anche di...»
    «Di quattordici anni?» azzardò Oliver. «Va beh, stavo solo facendo una media, sono sicuro che qualcuno ne ha solo dodici, se non di meno. Purtroppo i social non fanno una buona scrematura: ci vorrebbe la versione per adulti e quella per bambini. Non abbiamo tutto questo tempo da perdere con...» Oliver si fermò, dopo avere posato accidentalmente gli occhi su una donna poco lontana. «Oh, caspita! Che cosa ci fa qua?»
    Emma si girò a guardare nella sua stessa direzione.
    «Chi?»
    «Aspettami un attimo» la pregò Oliver.
    Senza attendere risposta, si allontanò dalla collega, dirigendosi verso la persona che ai suoi occhi appariva come un'intrusa, che non si era accorta di lui.
    Arrivò a pochi passi da lei, ancora inosservato.
    «Buongiorno.»
    Selena Bernard si girò verso di lui.
    «Buongiorno.»
    Dalla sua voce non trapelava alcuna sorpresa, un po' come se si aspettasse di vederlo lì a Valencia.
    «Siamo vicini di casa, noi due, o sbaglio?» le domandò Oliver. Era convintissimo di non avere preso un abbaglio, a condizioni che la Bernard non avesse delle sosia, ma era meglio non rivelarsi troppo sicuro di sé.
    «Esatto» confermò Selena. «Sono proprio io. Immagino che tu voglia chiedermi cosa ci faccio qui.»
    Oliver rise.
    «Non saprei, sono in dubbio se chiederti questo oppure se chiederti se ti va di vederci stasera per fare quattro chiacchiere.»
    Era una battuta, ma Selena lo prese sul serio.
    «Perché no? Possiamo andare a mangiarci una paella insieme. Che ne dici?»
    Oliver non si scompose prese la palla al balzo.
    «Va benissimo. Così, magari, mi racconterai cosa ci fai qui.»
     
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    Quando Oliver tornò a raggiungere Emma, quest'ultima iniziò a tempestarlo di domande, segno evidente che la discrezione non era il suo pregio principale.
    «Che cosa stavi facendo?»
    «Parlavo con una persona che conosco. O meglio, parlavo con una persona che non conosco.»
    «La conosci o non la conosci?»
    «Una via di mezzo: è stata la seconda volta in cui ho parlato con lei.»
    «Eppure sembrava una cosa abbastanza urgente.»
    «Volevo solo salutarla.»
    «E ci hai messo tutto quel tempo, per salutarla?»
    Oliver alzò gli occhi al cielo.
    «Mi ha invitato a cena. Sei contenta, adesso che lo sai?»
    «Fammi capire, le sconosciute ti invitano a cena?» ribatté Emma. «No, Oliver, tu non me la racconti giusta.»
    «Credo sia Selena a non raccontarmela giusta. Ammetto che non mi aspettavo un simile invito...»
    «Avrai fatto colpo su di lei. Dopotutto anche gli impiccioni hanno il loro fascino.»
    «No, aspetta, questo non lo accetto» replicò Oliver. «È da quando sono tornato che non fai altro che tartassarmi di domande sui miei fatti privati, non puoi accusare me di essere un impiccione.»
    Emma ridacchiò.
    «E va bene, faccio un passo indietro, almeno per stavolta.»
    «Sul fatto che sono impiccione o sulle domande?»
    «Non puoi avere tutto nella vita. Che cosa ne sai di quella donna? È single?»
    «Penso di sì.»
    «Ti sei già informato, a quanto pare.»
    Oliver scosse la testa.
    «No, Selena abita vicino a me. Non mi sono informato io, i suoi fatti privati mi sono stati esposti con una cura maniacale dal portiere del palazzo.»
    «A proposito, quando mi fai vedere casa tua?»
    «Dal momento che siamo in uno stato straniero, mi è difficile fartela vedere in questo momento.»
    «Torniamo alla tua amica, allora: dove andrete stasera?»
    «Mi ha detto che ci pensa lei a trovare un posto.»
    «E come hai intenzione di comportarti?»
    «In nessun modo particolare. Non sono qui per rimorchiare, ma per lavorare.»
    «Eppure hai accettato l'invito a cena di quella donna.»
    «Va bene, sarò chiaro: l'invito a cena mi sorprende e non poco. Se avessi rifiutato, non avrei mai scoperto che cosa vuole Selena da me. Accettando, invece, ho qualche possibilità di scoprirlo.»
    «Mi piaci in formato detective.»
    «Non ho alcun formato detective. Piuttosto, dobbiamo andare a registrare il servizio sulla qualifica di oggi.»
    «Qualifica di oggi in cui Edward Roberts potrebbe essere il favorito per la pole position della sprint race, visti i tempi fatti nella prima sessione di prove libere.»
    «Mhm... sì, può darsi.»
    «Questo pensiero non ti dà fastidio nemmeno un po'?»
    «No, te l'ho già detto, lo scopo della mia vita non è gufare Edward Roberts. Semplicemente non penso sia più all'altezza del Roberts che abbiamo visto nelle scorse stagioni e che, alla sua età, potrebbe iniziare seriamente a prendere in considerazione l'idea di ritirarsi.»
    «Il fatto che tu glielo suggerisca implicitamente non lo aiuterà a schiarirsi le idee.»
    «Lo so.»
    «Allora dovresti smetterla di cercare di fare notizia in questo modo.»
    Oliver sbuffò: «Dai, Emma, piantala. Ti preferivo quando mi parlavi di Selena.»
    Emma si arrese: «Hai ragione, la smetto. Però lo faccio solo perché si sta facendo tardi e abbiamo da fare... e alla fine della giornata mi dirai che avevo ragione.»
    «Su cosa?»
    «Su Roberts.»
    «Va bene, adesso, però, basta con questo Roberts. Incrocia le dita per lui e andiamo a fare qualcosa di utile.»
    «Okay. A proposito di quella Selena, invece...»
    «Oh, no, basta!»
    «Solo una domanda. Sai per caso come fa di cognome? Perché penso di avere capito di chi si tratta.»

    ******

    «Patrick, chi era quella ragazza?»
    La domanda di Selena era talmente diretta da non potere essere sviata.
    «Una mia ex.»
    «Perché ti stava insultando?»
    «Te l'ho detto, è una mia ex e...»
    «Va bene, è una tua ex» replicò Selena, «Ma questo non giustifica, di per sé, tutti quegli insulti. Cosa le hai fatto?»
    «Niente che Emma non volesse, ai tempi» puntualizzò Patrick. «Non è certo colpa mia se, a un certo punto, si era messa in testa di lasciare suo marito perché sosteneva di essersi innamorata di me.»
    «Sapevi che era sposata?»
    «Sì.»
    «E lei sapeva che non ricambiavi il suo amore?»
    Patrick strabuzzò gli occhi.
    «Tu cosa ne sai?»
    «Me l'hai detto tu, più di una volta: credi di non avere mai amato davvero nessuna delle tue ex.»
    «Lo so, te l'ho detto, ma quando stavo con Emma era diverso, credevo davvero di tenerci a lei.»
    «Com'è finita tra di voi?»
    «Non ero affidabile abbastanza per i suoi standard. O quantomeno ero meno affidabile di suo marito, quindi ha deciso di tornare insieme a lui.»
    «Mi dispiace.»
    «No, figurati. Emma e Keith sono una bella coppia, dopotutto. E poi io non voglio stare con Emma, voglio stare con te.»
    Selena gli regalò un sorriso.
    Con lei era tutto così facile: aveva frequentato tante partner nel corso degli anni, la maggior parte delle quali terrorizzate dal confronto con quelle che l'avevano preceduta, mentre con la figlia della signora Alexandra non c'erano problemi.
    Mentre Selena sorrideva, Patrick la guardò negli occhi sperando che ciò che aveva durasse per tutto il resto della sua vita.


    ******

    La sessione di qualifiche del venerdì pomeriggio terminò, con il suo inequivocabile verdetto: Christine Strauss aveva fatto registrare il miglior tempo e il giorno seguente sarebbe partita davanti a tutti nella sprint race. Su un circuito che non favoriva i sorpassi, le probabilità di tagliare il traguardo davanti a tutti erano piuttosto elevate e ciò era proprio il risultato al quale la Strauss auspicava. La vittoria nella sprint race faceva gola sia perché assegnava cinque preziosi punti, sia perché garantiva la pole position nella gara più importante del fine settimana.
    Edward Roberts, al contrario, aveva deluso le aspettative che Emma Dupont riponeva nei suoi confronti. All'inizio della sessione si era messo in mostra in positivo, girando su tempi degni di nota, seppure non riuscendo a stare al passo della Strauss. Non era durata, tuttavia, a lungo abbastanza da permettergli una buona posizione sulla griglia di partenza: era finito fuori pista, schiantandosi contro una delle barriere del circuito cittadino di Valencia. Non solo aveva terminato la propria sessione con un incidente, ma ciò era accaduto quando c'erano ancora venti minuti di qualifica davanti. Erano stati in molti a battere il tempo fatto registrare in precedenza dal pilota della Dynasty, che così era scivolato in ventiduesima posizione, un risultato non certo positivo. Considerato che le vetture erano in totale ventiquattro, l'unica soddisfazione per lui poteva essere quella di essersi salvato dall'onta dell'ultima fila.
    Oliver si era posto come obiettivo quello di non essere troppo crudele nei suoi confronti, quando avrebbe raccolto le sue parole, ma qualcosa non aveva funzionato. Certo, non aveva avuto occasione di comportarsi in maniera che Emma avrebbe definito inappropriata, ma la ragione principale era stata il rifiuto di Roberts di rilasciare interviste. O meglio, si era rifiutato di rilasciare un'intervista a lui, ma non ad altri.
    Oliver se ne lamentò con Emma.
    «Hai ragione, non ho motivi per avercela con Edward Roberts, ma si è comportato in modo davvero scortese.»
    «Non puoi certo sperare che fosse contento, dopo una qualifica come quella di oggi.»
    «No, ma l'ho sentito ridere e scherzare così come se niente fosse durante un'intervista per la televisione italiana, il tutto mentre con me si era rifiutato anche solo di proferire parola.»
    «Evidentemente lavori per la televisione sbagliata.»
    Oliver scosse la testa.
    «No, è solo che non ci sono più i piloti di una volta. Quelli di un tempo non si comportavano così. Patrick Herrmann, ad esempio, non si sarebbe mai permesso di...»
    Emma lo interruppe: «Non parlare di cose che non sai. Io facevo già la reporter ai tempi di Herrmann e ti assicuro che a volte si è comportato esattamente come Roberts.»

    ******

    Patrick notò subito lo sguardo di disapprovazione di Selena. Poteva immaginare quale fosse la ragione e, in quel momento, avrebbe preferito di gran lunga se fosse stata spaventata da Emma al punto tale da approvare il suo comportamento.
    «Ho sentito la tua intervista» lo informò. «Sempre ammesso che così si possa chiamare. Perché sei stato così scortese con quella ragazza?»
    «Perché quella ragazza voleva soltanto mettermi in imbarazzo davanti alle telecamere. Non ho fatto niente di male, ho solo tutelato la mia immagine.»
    «Hai una strana idea di che cosa significhi tutelare la tua immagine.»
    «No, sei tu che non hai idea di chi sia davvero Emma Dupont. Te l'ho detto che siamo stati insieme...»
    «Sì, sarete anche stati insieme» replicò Selena, «Ma in quel momento era in veste professionale. Anche se hai avuto una relazione con qualcuno, questo non dovrebbe intaccare le questioni di lavoro.»
    «Il lavoro, secondo Emma, è dimostrare al mondo che io sono un incapace mentre suo marito è un figo» replicò Patrick, «Anche se non la pensava esattamente così, quando andavamo a letto insieme.»
    Selena obiettò: «Da quel poco che ho visto, non mi sembra vero quello che dici. Forse ha ragione mia madre quando dice che lavoro e vita privata devono rimanere separati.»


    ******

    La giornata era ormai terminata e Oliver si era liberato di Emma. Non avrebbe più dovuto avere a che fare con lei almeno fino alla mattina seguente, il che era positivo. Per quanto si trovasse bene insieme alla collega, in certi momenti era troppo pesante, specie quando si trattava di Edward Roberts.
    Fu proprio Roberts che Oliver vide, prima di lasciare il circuito. Stava parlando al telefono ed era solo. La scelta migliore sarebbe stata andare via, ma dopo quanto accaduto qualche ora prima preferì non ascoltare la voce della ragione.
    Attese che il pilota della Dynasty terminasse la telefonata, poi si avvicinò a lui.
    «Oggi hai dimostrato quello che sai ancora fare» gli disse. «Forse non sei mai stato un vero fenomeno, ma senza dubbio ti stai migliorando.»
    Edward si girò a guardarlo.
    «Come, prego?»
    «Hai sentito benissimo quello che ho detto» puntualizzò Oliver. «Oggi hai fatto vedere ai rookie come non si guida. E per di più ti sei pure comportato da cafone, rifiutandoti di commentare la tua performance.»
    Edward obiettò: «Non ho l'obbligo di parlare con te o con i tuoi colleghi.»
    «Però con certi giornalisti di altre testate hai parlato.»
    «Non devo rendere conto a te di quello che faccio. A maggior ragione, non devo farlo dopo che non hai mostrato alcun rispetto né per me né a volte per altri piloti.»
    «No, ti sbagli» ribatté Oliver. «Io i piloti li rispetto, tu sei il primo che afferma il contrario.»
    «Si vede che con gli altri non sei così stronzo, allora.»
    Edward gli voltò le spalle e fece per andarsene, ma Oliver lo trattenne.
    «Sai, non avresti mai dovuto passare alla Dynasty. Patrick Herrmann aveva ragione, ma non perché la Dynasty non fosse adeguata a te, quanto piuttosto perché tu non vali abbastanza per la Dynasty.»
    Edward si girò di nuovo.
    «Cosa sai di Patrick Herrmann?»
    «Tante cose. Sai, ai tempi io ero ancora un ragazzino, ma ciò non toglie che sia informato su quello che accadeva in passato.»
    «Patrick Herrmann si rivolterebbe nella tomba, se sapesse che ci sono "giornalisti" come te che conoscono le sue imprese.»
    «O forse si rivolterebbe nella tomba se sapesse che tu, che lo consideravi il tuo mentore, sei diventato un pilota incompiuto. Herrmann ti considerava una promessa dell'automobilismo... e invece si sbagliava di grosso.»
    «Perché non te ne vai, invece di criticare i miei risultati? Faresti meglio ad attaccarti al culo di quella tua collega che segui sempre. Magari potresti dedicarti alle donne, piuttosto che a cose che non capisci.»
    Oliver ridacchiò.
    «Magari sei tu quello che dovrebbe dedicarsi alle donne. Se scopi meglio di come guidi, forse hai qualche speranza.»
    Edward gli scoccò un'occhiataccia.
    «La mia vita privata non ti riguarda.»
    «Hai ragione, non avrei dovuto essere invadente. Forse hai deciso di rimanere fedele a tua moglie per tutta la vita, anche se ormai lei è morta.»
    Edward borbottò tra i denti qualcosa di incomprensibile, prima di avventarsi su di lui: era evidente che quella era una ferita ancora aperta.

    Edited by Milly Sunshine - 13/7/2021, 19:33
     
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    Unico appunto: ti sei dimenticata nell'ultimo capitolo di mettere in corsivo le parti ambientate nel passato.

    Per il resto mi sono piaciuti molto i tuoi ultimi due aggiornamenti!
    Nel passato Veronica e Scott Young sembrano una versione peggiorata di Gregor Terence e Francesca Santini di "A Story of Love and Hate". :lol: Ha ragione Patrick a non fidarsi di loro, sarebbero capaci di tutto per raggiungere i propri obiettivi.
    Comunque questa frase di Selena mi ha lasciato di stucco:
    CITAZIONE
    Selena obiettò: «Da quel poco che ho visto, non mi sembra vero quello che dici. Forse ha ragione mia madre quando dice che lavoro e vita privata devono rimanere separati.»

    Praticamente senza volerlo ha descritto quello che Alexandra vorrebbe fare con Herrmann. :XD:
    Tornando al presente, ho adorato la discussione in cui si prendono in giro i tredicenni drivetosurvivers che intasano i social. :lol:
    Sono felicissimo che Christine Strauss abbia fatto la pole e abbia una buona chance di fare una bella sprint race, così zittirà tutti quelli che la confrontano in negativo con la sorella.
    Oliver è veramente uno stronxo. Capisco l'antipatia personale verso Edward perché in quanto pupillo di Herrmann non è riuscito ad eguagliare i risultati del suo YDOLOHHHH (mi ricorda l'atteggiamento da social di certi "tifosi" verso una rana pazza di nostra conoscenza), ma da qui agli insulti pesanti ce ne vuole, tra l'altro tirando in ballo la MOGLIE MORTA. Sono contento che Edward gli abbia rifilato un cazzottone, forse la prossima volta starà zitto.
     
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    Unico appunto: ti sei dimenticata nell'ultimo capitolo di mettere in corsivo le parti ambientate nel passato.

    Per il resto mi sono piaciuti molto i tuoi ultimi due aggiornamenti!

    Sono contenta che gli aggiornamenti ti siano piaciuti e hai ragione sul corsivo, ho provveduto a sistemare.

    CITAZIONE
    Nel passato Veronica e Scott Young sembrano una versione peggiorata di Gregor Terence e Francesca Santini di "A Story of Love and Hate". Ha ragione Patrick a non fidarsi di loro, sarebbero capaci di tutto per raggiungere i propri obiettivi.

    Una versione meno Tiktok friendly. :D
    A parte gli scherzi, Scott e Veronica sono destinati ad essere ambigui...

    CITAZIONE
    Praticamente senza volerlo ha descritto quello che Alexandra vorrebbe fare con Herrmann.

    Effettivamente è andata proprio così.

    CITAZIONE
    Tornando al presente, ho adorato la discussione in cui si prendono in giro i tredicenni drivetosurvivers che intasano i social.

    Mi sono divertita un sacco quando ho scritto quel passaggio.

    CITAZIONE
    Sono felicissimo che Christine Strauss abbia fatto la pole e abbia una buona chance di fare una bella sprint race, così zittirà tutti quelli che la confrontano in negativo con la sorella.

    Eh sì, vedremo cosa combinerà in futuro. *-*

    CITAZIONE
    Oliver è veramente uno stronxo. Capisco l'antipatia personale verso Edward perché in quanto pupillo di Herrmann non è riuscito ad eguagliare i risultati del suo YDOLOHHHH (mi ricorda l'atteggiamento da social di certi "tifosi" verso una rana pazza di nostra conoscenza), ma da qui agli insulti pesanti ce ne vuole, tra l'altro tirando in ballo la MOGLIE MORTA. Sono contento che Edward gli abbia rifilato un cazzottone, forse la prossima volta starà zitto.

    Obiettivamente Oliver si è comportato piuttosto da str***o. Non avevo pensato a Crazy Frog, però. :lol:
    Nei prossimi aggiornamenti (in arrivo stasera il prossimo) sarà approfondito il perché Oliver sia così ossessionato da Herrmann. E ci sarà la prima citazione motoristica (attenzione a quando si parlerà del GP di Montecarlo di Formula Diamond del 2007).
     
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    Obiettivamente Oliver si è comportato piuttosto da str***o. Non avevo pensato a Crazy Frog, però. :lol:

    Io ci ho pensato subito, ricordandomi certi discorsi fatti da "tifosi" nei suoi confronti che mai ho visto fare a nessun pilota della Ferrari, probabilmente perché è l'idolo delle fangirl. :XD:

    CITAZIONE
    Nei prossimi aggiornamenti (in arrivo stasera il prossimo) sarà approfondito il perché Oliver sia così ossessionato da Herrmann. E ci sarà la prima citazione motoristica (attenzione a quando si parlerà del GP di Montecarlo di Formula Diamond del 2007).

    Bene! Non vedo l'ora! :woot:

    Ora anch'io aggiorno!
     
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    Questo capitolo sarà abbastanza importante perché qui parte una delle sotto-trame che ci accompagneranno, in parte, per il resto delle vicende: lo strano passato di Oliver e la nascita del suo interesse per la Diamond Formula e per il suo idolo Patrick Herrmann.
    Piccola anticipazione, anche nel capitolo successivo ci sarà una sotto-trama finora non ancora introdotta (non proprio sotto-trama perché quella avrà parecchia importanza), che riguarderà gli anni di Herrmann in Diamond Formula, prima del suo ingaggio da parte della Dynasty.




    [SELENA]

    Selena stava aspettando davanti all'ingresso, sulla strada poco illuminata, stringendosi nella giacca sportiva che aveva abbinato al maglione e ai leggings - un abito elegante le sembrava troppo esagerato per l'occasione. Iniziava a fare freddo, a quell'ora della sera, e forse si era recata all'appuntamento con troppo anticipo.
    Oliver Fischer arrivò a sorpresa, anticipato dalla voce alle spalle di Selena.
    «Ehi, sei proprio sicura che vuoi cenare qui?»
    Non c'erano dubbi su quale fosse la ragione di quella domanda.
    «Il portiere ti ha detto che sono un'elegantona snob e che frequento solo ristoranti e locali in cui spendi un intero stipendio, vero?» Si girò verso di lui. «Sì, può darsi che abbia dato quell'impressione, ma non sono davvero così.»
    Oliver sorrise.
    «No, è solo che questo mi sembra un posto troppo... mhm... da poveri, se così lo posso definire.»
    Selena rise.
    «Non c'è alcuna regola per cui i posti da poveri debbano per forza essere snobbati. Non credi?»
    «Non importa quello che credo io. Il posto l'hai deciso tu e deve andare bene a te.»
    «Bene, ti assicuro che a me va benissimo» concluse Selena. «Dobbiamo essere noi a decidere cosa vogliamo fare, non possiamo permettere ai portieri impiccioni di imporsi così tanto sulle nostre scelte.»
    «Allora entriamo» suggerì Oliver. «Sarà senz'altro una bella serata.»
    Selena non condivideva la stessa certezza, ma era disposta a correre il rischio di annoiarsi oppure di un flop, così come di sopportare tutto ciò che sarebbe venuto prima del momento decisivo: dovevano prendere posto, magari anche ordinare, e soltanto in un secondo tempo sarebbe stato possibile venire al dunque.
    Per fortuna Oliver le facilitò le cose.
    «Siccome siamo pressoché due sconosciuti» disse, non appena si sedettero l'uno di fronte all'altra, «Che cosa ne dici di parlare un po' di noi?»
    «Potrebbe essere un'idea» ammise Selena, «Ma non saprei cosa raccontarti.»
    «Fammi delle domande e io ne farò a te.»
    Selena lo squadrò con attenzione, poi gli domandò: «Perché hai un labbro gonfio, cos'hai fatto?»
    «Lascia stare» ribatté Oliver. «Uno stronzo non ha gradito una mia domanda, durante un'intervista, e mi ha tirato un cazzotto.»
    «Allora intervisti proprio della gente di merda, lasciatelo dire.»
    «Magari lo conosci, è un pilota della Diamond Formula, ma non faccio nomi» rispose Oliver. «A proposito, che cosa ci fai qui a Valencia e perché eri nel paddock con un pass da ospite? Mi sembra una domanda legittima.»
    «Il pass l'ho avuto tramite Claudia Strauss» gli spiegò Selena. «La conosco da molti anni, così come conosco tante altre persone della Diamond Formula. Mia madre è stata una famosa imprenditrice e la sua azienda ha sponsorizzato team e piloti in passato.»
    «Come mai proprio Valencia, se posso chiedertelo?»
    «Fino a poco tempo fa lavoravo in uno studio di design, come dipendente. Mi sto mettendo in proprio, adesso, quindi significa che posso gestire come preferisco i miei tempi e che, quando voglio prendermi una breve vacanza, posso farlo senza dovere rendere conto a nessuno. Tu, invece, come ti sei ritrovato a seguire la Diamond Formula per lavoro?»
    Oliver abbassò lo sguardo un attimo, prima di rispondere.
    «È una storia strana.»
    «Non mi spaventano le storie strane.»
    «Fino a un paio d'anni fa mi occupavo di altri sport. Ho avuto un'occasione quasi per caso. All'inizio il mio obiettivo era cambiare strada, poi mi sono accorto che la strada giusta aveva appena trovato me. Prima non seguivo con grande attenzione i campionati di automobilismo, poi ho iniziato a interessarmene in maniera quasi maniacale. Potrei dire, e non mentirei, di conoscere alla perfezione la storia della Diamond Formula, anche quella dei tempi in cui era ancora considerata una sorta di campionato minore. Quello che faccio è una sorta di vocazione, per me. Ho iniziato a sentire che c'è qualcosa, in me, che mi lega alla Diamond Formula, qualcosa di cui non mi ero mai accorto prima di venirne a contatto.»
    «Quindi non ne sapevi niente prima?»
    «Non è esatto: ne avevo una conoscenza abbastanza superficiale. Mi capitava di vedere qualche gara in televisione, ogni tanto, ma solo se non avevo nient'altro da fare. Mi capitava di sentire le notizie al telegiornale, di tanto in tanto, al punto da sapere in linea di massima quali fossero le squadre e i piloti di punta, ma se tu mi avessi chiesto a bruciapelo chi avesse vinto, per esempio, il Gran Premio di Montecarlo del 2007 - o per meglio dire, la gara di Diamond Formula che faceva da contorno al Gran Premio di Formula 1 - ti avrei guardato come se tu fossi pazza. Al giorno d'oggi, magari, oltre al vincitore ti saprei elencare l'intero podio.»
    «Qual era il podio della gara di Diamond Formula che si svolse a Montecarlo nel 2007?»
    «Quella gara venne vinta da un ex campione di Formula 1 piuttosto celebre, che partecipava a quell'evento in qualità di guest driver, nel tentativo di promuovere la categoria. Dio solo sa come avessero fatto a convincerlo. Secondo arrivò Edward Roberts e al terzo posto si classificò Claudia Strauss. Se non ti fidi di me puoi chiedere a lei, domani.»
    «Mi fido.»
    Quelle furono le ultime parole che si scambiarono prima che venisse una cameriera a prendere le ordinazioni. La donna portò da bere pochi minuti dopo, minuti nel corso dei quali non si aggiunse nulla di significativo alla conversazione. Solo dopo essersi versata un bicchiere d'acqua, Selena chiese a Oliver: «Sei un fan di Patrick Herrmann?»
    Oliver annuì.
    «Sì, lo stimo moltissimo come pilota. Al momento della sua morte avevo solo tredici anni, quindi non ho molti ricordi di lui, se non che lo sentivo nominare ogni tanto quando ero bambino, ma dopo ho avuto modo di rivedere le sue imprese.»
    «Questo spiega, dunque, perché tu stia scrivendo un libro su di lui, almeno stando a quanto racconti sui tuoi profili social.»
    «Diciamo che sto cercando di scriverlo. E che diventerà un libro soltanto se qualcuno vorrà pubblicarlo. Altrimenti la storia di Herrmann sarà pubblicata sul mio blog, tutto qui. Non sarebbe comunque male, potrei raggiungere una buona fetta di pubblico. Non mi interessa guadagnarci, mi basta che Patrick Herrmann venga conosciuto meglio da chi ignora i suoi risultati o la sua storia.»
    «Posso chiederti che cosa lo renda così speciale ai tuoi occhi?»
    Oliver sospirò.
    «Ti avverto, è un'altra storia strana. Anzi, è più strano di tutto quello che ti ho raccontato finora.»
    «Non è un problema. Penso di potere affrontare una storia strana.»
    «Quando avevo tredici anni andai a Montecarlo con mia madre, pochi giorni prima del Gran Premio. Mi portò con sé durante un viaggio di lavoro.»
    «Lavorava nel settore dell'automobilismo?»
    «Oh, no, faceva tutt'altro. Fu solo un caso, se ci recammo nel Principato di Monaco proprio alla vigilia del Gran Premio.»
    «E Patrick Herrmann che ruolo ha in tutto ciò?»
    «Non ha ruolo, se non nella mia mente. Ebbi un incidente, in quei giorni, un incidente banale a raccontarlo, ma che ebbe conseguenze gravi. Inciampai lungo le scale, battendo la testa. Persi conoscenza e fui ricoverato in ospedale. I medici non nutrivano molta fiducia. Subii un intervento che, a conti fatti, mi salvò la vita. Mi risvegliai qualche giorno dopo e, per qualche ragione, la prima volta che parlai fu per chiedere a un'infermiera se Patrick Herrmann stava bene. Non c'erano ragioni logiche per cui dovessi porle quella domanda, né per cui dovessi pensare a un pilota della Diamond Formula. Quando mi ripresi, scoprii che Herrmann aveva avuto un grave incidente nella gara di Montecarlo, morendo dopo un paio di giorni di coma nello stesso ospedale in cui io ero ricoverato. Il momento della sua morte coincise più o meno con quello del mio risveglio. Questa è, di fatto, la ragione per cui la figura di Patrick Herrmann mi affascina così tanto: per ragioni inspiegabili è entrato a far parte di un evento che ha cambiato radicalmente la mia vita.»
    Selena aggrottò le sopracciglia.
    «Cambiato radicalmente la tua vita? Hai avuto conseguenze permanenti?»
    «Non ricordo niente né dell'incidente né della mia vita precedente. O meglio, qualcosa di chi ero prima ho finito per ricordarlo, ma perché me l'hanno raccontato. Diciamo pure che forse mi sono convinto io di avere ricordato qualcosa. È un po' come se il primo Oliver Fischer fosse morto e poi fossi arrivato io.»
    Selena rabbrividì.
    «È terribile.»
    «La cosa terribile è che io non l'ho mai trovato terribile» le confidò Oliver. «Non ho mai rimpianto quello che ero prima, un po' come se davvero non fossi mai esistito.»
    «Davvero ti viene il dubbio di non ricordare niente?»
    «Già. Mia madre diceva che le sembra di avere avuto due figli e di averne perso uno. Ormai ci ha fatto l'abitudine anche lei e io, da parte mia, ho cercato di fare credere ai miei familiari di ricordare qualcosa. Penso sia questo che mi ha confuso: arrivato a un certo punto, non sono più riuscito a distinguere fino in fondo che cosa fosse reale e che cosa non lo fosse.» Oliver fece una breve pausa, poi azzardò: «Adesso potremmo parlare di te? Il portiere ha detto che hai un figlio...»
    «Sì, ha quattordici anni e studia all'estero.»
    «Come si chiama?»
    «Thomas.»
    «Thomas era anche il secondo nome di Patrick Herrmann.»
    «Wow, sei proprio un vero fanboy, sai tutto di lui.»
    «Questa non è un'informazione così scottante. Nella maggior parte delle sue biografie è riportato il suo nome completo.»
    «È comunque curioso che un fanboy di Herrmann come te sia andato ad abitare in quello che una volta era il suo appartamento.»
    Oliver annuì.
    «Sì, è curioso, ma è stato un caso. Cercavo un appartamento in affitto e mi sono ritrovato ad abitare là.»
    «E questo ha avuto effetti sulla tua sensazione di vicinanza?»
    «Preferirei non parlare degli effetti.»
    «Hai ragione, scusa se sono stata indiscreta.»
    «No, figurati. Non...» Oliver fu interrotto da un cellulare che squillava. «Scusa, è il mio.» Lo prese fuori dalla tasca della giacca. «Temo di dovere rispondere. Per te è un problema?»
    «No, affatto.»
    Oliver si alzò in piedi e uscì dal locale, scelta condivisibile, non solo per questioni di privacy, ma anche per il brusio delle voci dei presenti.
    Rientrò parecchi minuti più tardi.
    Selena si informò: «Qualche problema?»
    «Era il mio capo, per una questione di lavoro» le spiegò Oliver. «Comunque, per rispondere alla tua domanda, no, non c'è nessun problema, solo una faccenda, per così dire, di routine.»
    Oliver aveva appena terminato di pronunciare quelle parole quando la cameriera fu di ritorno portando loro i piatti che avevano ordinato per cena.
    Selena decise di rimandare a un secondo momento le questioni serie. Durante la consumazione si limitarono a conversare occasionalmente, sempre senza toccare questioni di particolare importanza. Selena ne approfittò per raccontargli un po' del proprio lavoro: non c'era nulla di privato in ciò che faceva, anzi, farsi conoscere professionalmente era esattamente quello che le serviva vista la decisione di lasciare lo studio di Lionel Vincent per aprirne uno proprio.
    Soltanto più tardi, mentre attendevano che la cameriera portasse loro il conto, l'argomento Patrick Herrmann tornò ad affacciarsi sui loro discorsi.
    «Mi farebbe piacere, un giorno, leggere il tuo libro» azzardò Selena. «Qualora tu dovessi riuscire a pubblicarlo, oppure lo facessi autonomamente sul tuo blog, vorrei che mi informassi.»
    Oliver le strizzò un occhio.
    «Anche tu appassionata della Diamond Formula?»
    «Abbastanza da essere venuta a Valencia per vederla da vicino.»
    «Lo so, avrei dovuto capirlo da questo, ma non è così scontato: capita spesso di trovare nel paddock dei vip che non sanno niente di motori, solo perché hanno amicizie con team principal o piloti, oppure perché gli organizzatori dei gran premi hanno deciso di invitarli per farsi pubblicità.»
    «Io, però, non sono una vip.»
    «Giusta considerazione.»
    Selena sospirò.
    «Ad ogni modo non sono qui soltanto per passione. Ho conosciuto molto bene il tuo idolo, in passato. Diciamo che eravamo molto legati.»
    «Avevo sentito dire qualcosa del genere» ammise Oliver, «Ma non ho dato credito a questi... mhm... pettegolezzi da portineria.»
    «Non mi sorprende scoprire chi sia stato fonte di questi pettegolezzi.»
    Per fortuna Oliver non le pose domande invadenti. Si limitò a proporle: «Visto il tuo legame con Patrick Herrmann, penso di poterti fare leggere qualche frammento. Ho qualche stralcio in back-up sulla mia casella di posta, mi basta il tuo indirizzo e-mail per mandarti qualcosa. Posso farlo anche subito, così magari inizi a leggere qualche pezzo prima di andare a dormire.»
    «Dici sul serio?!»
    Era evidente che Oliver non scherzasse: aveva già preso fuori lo smartphone dalla tasca e le chiese, prontamente: «Mi dai il tuo indirizzo e-mail?»
    «Mandami tutto su selenabernard_design@***.com, è quella che leggo sul telefono.»

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    Per quanto Oliver resti uno stronxo la sua storia mi affascina molto, soprattutto per il suo possibile legame con Herrmann (mi sono già fatto un paio di teorie al riguardo, abbi pazienza).
    Comunque ti prego, dimmi che il Gran Premio di Montecarlo lo ha vinto un finlandese che ha conquistato pure i cuori dei tifosi del suo più acerrimo rivale (col quale a sua volta le bottiglie gliele passava per ubriacarsi assieme a lui, piuttosto che in testa come tanti altri al loro posto).
     
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    Mi fa piacere che tu sia affascinato dalla storia di Oliver.
    Posto il capitolo seguente subito proprio affinché tu possa scoprire chi è il vincitore di Montecarlo 2007.
    Le tue aspettative potrebbero essere deluse. Oppure potresti trovare la cosa altrettanto epica. :lol:




    [...] "Seppure al giorno d'oggi nessuno metta più in discussione lo status della Diamond Formula come classe regina del motorsport a ruote scoperte, sono ancora in tanti a chiedersi come sia stato possibile, per quella che un tempo era una serie 'di nicchia', conquistare così tanto spazio e così tanta popolarità.
    I fattori sono stati tanti e il primo decennio degli anni 2000 è stato determinante per far diventare la Diamond Formula quella che è attualmente. Da un lato si possono ricercare questioni tecniche e burocratiche: fin dai tardi anni '90 era apparsa sempre più simile a una sorta di Formula 1 per 'garagisti', con costi più contenuti e nessun team detentore di potere. Le squadre non potevano condizionare a loro piacimento i regolamenti futuri e l'unico modo per svettare era lavorare meglio, avere tecnici migliori e piloti migliori delle altre scuderie. Ciò avrebbe permesso, dieci anni più tardi, di sopravvivere molto meglio alla crisi economica, e non solo: mentre in Formula 1 costruttori e motoristi decidevano di chiudere i battenti, in Diamond Formula il numero delle squadre aumentava. La categoria aveva avuto il via con otto squadre, per poi salire a nove, nonché di lì a pochi anni a dieci e poi a dodici, tanto da dovere inserire un tetto massimo di iscritti.
    Il lato più economico e pratico della serie, tuttavia, non sarebbe bastato per fare affezionare il pubblico. Si può affermare che la promozione fu azzeccata fin da subito e che, mentre i campionati maggiori optavano per trasmettere le proprie competizioni sulle Pay TV, la Diamond Formula non ha mai intrapreso questa strada: il modo migliore per raggiungere la maggiore fetta di pubblico è appunto avere un pubblico il più ampio possibile. Non tutti sono disposti a firmare costosi abbonamenti per seguire il motorsport, ma soprattutto la quantità di persone disposte a farlo per una categoria poco conosciuta è ancora minore. Contratti televisivi azzeccati, buon utilizzo delle piattaforme web, prima il sito ufficiale con l'annesso forum disponibile in varie lingue, dopodiché i social network con l'esplosione di questi ultimi.
    Al senso di vicinanza con il pubblico si sono mescolati altri dettagli, capaci di sopperire alla mancanza di nomi considerati di alto livello tra le squadre. Albatros, Dynasty Racing e Whisper Motorsport non significavano niente per l'appassionato medio, eppure la competizione intensa e brillante ha permesso loro di attirarsi numerosi fan, mentre lottavano per il titolo mondiale. Le loro vetture dai colori sgargianti, in un'epoca in cui i tifosi si lamentavano della pacatezza delle livree nei campionati tradizionali, sono entrate nell'immaginario collettivo, il tutto a fare da contorno a storie suggestive, quelle che ogni squadra e ogni pilota portava con sé come bagaglio.
    Certo, quando si parla di piloti della Diamond Formula non si può negare che le partecipazioni occasionali di piloti di alto livello provenienti da altre categorie, comprese Formula 1 e Indycar, abbiano contribuito ad aprire gli occhi del grande pubblico e a focalizzarli sulla serie stessa, ma alla fine, a scrivere la storia, erano i piloti presenti al via dell'intera stagione, quelli che lottavano per il titolo e non per infiammare il pubblico soltanto nelle occasioni speciali.
    Patrick Herrmann era uno di loro. Incondizionatamente amato o incondizionatamente odiato, senza alcuna via di mezzo, da parte di tifosi, team principal, altri piloti, addetti ai lavori e stampa, il pilota dalla doppia cittadinanza tedesca e svizzera è stato senza ombra di dubbio un nome di primo livello, fin dai brillanti esordi, per passare poi a un'inevitabile ascesa. Riusciva a spingere al massimo vetture anche meno competitive della concorrenza e strappava sempre ottime prestazioni in qualifica. In gara raramente sbagliava, ritrovandosi sempre tra i protagonisti sia delle sprint race sia delle gare principali di ogni evento.
    Mentre nella gara breve la maggior parte dei piloti cercavano di non rischiare troppo per garantirsi una buona posizione sulla griglia di partenza all'indomani, Herrmann riusciva sempre a trovare quell'estro che lo portava a rendere appassionanti anche le sprint race, in un primo momento snobbate da parte degli appassionati. Aveva qualcosa in più ed erano in tanti ad esserne consapevoli." [...]


    ******

    «Fanculo, chi cazzo crede di essere, Patrick Herrmann?!»
    L'urlo di Claudia Strauss riecheggiò nel box del team Albatros, dopo il grave errore commesso dalla sorella Christine.
    Non era nuovo che il nome di Patrick venisse citato più o meno a caso, nel paddock, per cui Selena non vi diede peso. Conosceva la reputazione del suo defunto fidanzato ed erano in molti a condividere il pensiero di Oliver Fischer in proposito: quando c'era da correre qualche rischio non si tirava mai indietro, ma i successi arrivavano in quantità di molto superiore rispetto agli insuccessi. I piloti che tentavano di fare come lui, con maldestre imitazioni, spesso facevano la fine di Christine Strauss, costretta al rientro in pitlane dopo un incontro ravvicinato con le barriere del circuito.
    Qualcuno si era messo le mani tra i capelli, mentre i meccanici addetti al pit-stop correvano fuori ad accoglierla per tentare di salvare il salvabile. Da salvare, tuttavia, c'era ben poco, l'indomani Christine avrebbe dovuto partire dalle retrovie, vanificando gli sforzi del giorno precedente. Era veloce, Christine Strauss, ma erano molte le ragioni per cui non aveva mai eguagliato i successi della sorella.
    Quest'ultima, dopo le esternazioni contro Christine, tornò in fretta alla calma. Scene come quella appena avvenuta erano all'ordine del giorno, ma Claudia Strauss era dotata di un'innata capacità di guardare avanti.
    Quando tutto fu finito scambiò qualche parola con Selena, non disdegnando di fare previsioni per l'indomani.
    «Con la strategia giusta, tutto può succedere. In fondo basta un ingresso della safety car per stravolgere un gran premio.»
    Selena non replicò. Trovare qualcosa da dire era complicato: nonostante il rapporto di amicizia con la team principal non avrebbe saputo come commentare una simile affermazione, né era sicura di parteggiare per Christine Strauss.
    Per fortuna Claudia cambiò argomento molto in fretta.
    «Ieri sera, allora, sei uscita con il tuo amico giornalista?»
    «Amico è una parola grossa» replicò Selena. «L'ho appena conosciuto.»
    Claudia ridacchiò.
    «Puoi sempre metterci una buona parola. Fa sempre comodo avere amici che lavorano per la stampa o per la televisione.»
    «Credo che Oliver sia molto fissato con il vintage, più che con le competizioni di oggi» le confidò Selena. «Mi ha anche menzionato, in modo casuale, il tuo podio a Montecarlo nel 2007.»
    Gli occhi di Claudia si illuminarono.
    «Meravigliosa gara, quella del 2007. Avrei potuto vincere, se non avessi passato troppo tempo a lottare con Edward. Purtroppo permettemmo a un outsider di avvicinarsi e poi di raggiungerci.» La Strauss fece un sospiro. «Visto chi era quell'outsider, mi sarebbe piaciuto tanto riuscire a batterlo, per dimostrare che noi della Diamond Formula potevamo lottare alla pari con dei pluricampioni di Formula 1, per quanto quel pilota avesse un'età piuttosto avanzata.»
    «Sei sicura che fosse così vecchio? Si era appena ritirato dalla Formula 1...»
    «Giusto, aveva trentotto anni, ma veniva considerato alla stregua di un vecchio decrepito. La Diamond Formula, quantomeno, ha contribuito a cambiare un po' le cose. L'età è solo un numero, per noi.»

    ******

    [...] "Fu il suo estro a condurre Herrmann verso la Whisper Motorsport, ufficialmente in qualità di 'terzo pilota'. Ai tempi, con soli otto team, ciascuno schierava tre monoposto, di cui tendenzialmente soltanto due affidate a piloti ritenuti davvero competitivi, dal momento che soltanto i due piloti meglio classificati contribuivano a fare punti anche per la classifica delle scuderie. La squadra britannica fu la prima a invertire questo trend, affiancando Patrick Herrmann ad altri due piloti di alta fascia: l'argentino Emiliano Diaz e l'inglese Keith Harrison.
    Patrick Herrmann vinse il suo primo titolo ad appena ventidue anni, ripetendosi anche l'anno seguente, arrivando in certe occasioni ad annientare completamente la concorrenza, su quella vettura viola brillante che faceva tanto sognare una nuova generazione di appassionati di motori. Sembrava inarrestabile, ma la crescita costante di Dynasty Racing rischiò di essere fatale alla Whisper. La squadra monegasca, dopo l'acquisizione da parte di Scott Young, ritrovò la competitività andata perduta nelle ultime stagioni, mettendo in difficoltà anche lo stesso Herrmann.
    Il pilota iniziò a ricevere le prime critiche e anche il suo status privilegiato all'interno della squadra iniziò a vacillare, negli anni seguenti. Anche i vertici del team sembravano essersi stancati di lui. Il trattamento, a detta di alcuni privilegiato, che aveva ricevuto fino a quel momento divenne in seguito solo un vecchio ricordo e spesso Patrick si ritrovò relegato dietro ai suoi stessi compagni di squadra, ancora ugualmente legati al team.
    Ormai considerati un binomio che non funzionava più, Patrick Herrmann e il team Whisper erano destinati a un'ormai preannunciata separazione, ma un destino avverso si frappose tra loro e l'inevitabile split. Vittima di quel fato crudele fu Emiliano Diaz. La sua morte cambiò tutto e prolungò la permanenza di Herrmann presso la squadra con la quale aveva conosciuto il grande successo qualche anno prima. La causa dell'incidente nel quale il sudamericano aveva perso la vita venne attribuita a un errore di guida del pilota stesso, spiegazione che tuttavia non convinse Patrick. La già poca fiducia che nutriva nei confronti della squadra venne meno, mentre più si intensificava in lui il sospetto che a contribuire alla triste fine di Diaz fosse stato invece un guasto meccanico. Più di una volta si lasciò andare con la stampa a dichiarazioni 'compromettenti', mettendo in dubbio l'operato dei meccanici della Whisper Motorsport, venendo criticato non soltanto dalla dirigenza della squadra, ma anche all'esterno di essa. Il suo comportamento fu prevalentemente disprezzato ai tempi, salvo poi essere riconsiderato in un momento successivo. Specie dopo i vari cambi di proprietà, la Whisper Motorsport stessa si è dissociata dalla sua gestione dei primi anni 2000, arrivando a tagliare definitivamente i ponti con un passato ritenuto da dimenticare.
    Patrick Herrmann, tuttavia, non ha mai potuto assistere a questo radicale cambio di mentalità, così come non ha mai visto la trasformazione subita dal motorsport che noi abbiamo potuto ammirare. La sua rottura con la Whisper, giunta a seguito di alcuni "scandali" legati alla sua sfera privata, stravolse il suo futuro, ma non nel modo in cui poteva apparire in un primo momento. Ormai fuori dai giochi, Herrmann sembrava avere chiuso con la Diamond Formula, all'età di soli ventisette anni e senza un team di prima fascia disposto a prenderlo in considerazione.
    Fu solo poche settimane prima dell'inizio del suo ultimo campionato che iniziarono a girare voci su un potenziale ingaggio. Si parlava di team di medio livello, o addirittura di squadre da fondo griglia, invece la Dynasty Motorsport sorprese tutti: grazie alla sponsorizzazione di Alexandra Bernard, nome piuttosto noto nel motorsport di fine e inizio millennio, Herrmann avrebbe guidato una delle monoposto verdi e turchesi della squadra del Principato di Monaco, con grande soddisfazione da parte di Scott e Veronica Young, convinti di avere fatto il colpo del secolo.
    Se negli ultimi tempi presso la Whisper Racing Herrmann era sembrato soltanto l'ombra di se stesso, alla Dynasty sembrò avere recuperato del tutto lo smalto di un tempo, rivelandosi fin da subito il più veloce tra i piloti del terzetto verde-turchese e il principale contendente al titolo, nonostante una ritrovata Whisper e un Keith Harrison che finalmente si stava mettendo in luce. Non a caso in tanti si chiedono cosa sarebbe accaduto, se a Monaco le cose fossero andate diversamente. Quello che in pochi si chiedono, però, ancora al giorno d'oggi, è chi fosse davvero Patrick Herrmann e se fosse davvero come veniva descritto dai media d'epoca." [...]


    ******

    Selena non aveva programmato di intrattenersi a conversare con Oliver, quel pomeriggio, ma lo ritenne doveroso. Gli aveva già mandato due righe via e-mail, ma ci teneva a sdebitarsi con lui per avere avuto in anteprima la possibilità di leggere la bozza dell'introduzione del libro.
    Lo vide in compagnia di una donna con i capelli biondi tempestati di striature più scure, che riconobbe facilmente come la giornalista Emma Dupont. Colei che un tempo aveva avuto una breve relazione con Patrick non era cambiata molto, negli ultimi quindici anni, anche in termini di vestiario e acconciature, che si conformavano prevalentemente ai canoni di inizio millennio.
    Selena attese con pazienza che i due si allontanassero, per andare a raggiungere Fischer. Oliver non parve molto sorpreso di vederla e le sue parole lo confermarono: «Sapevo che saresti venuta a dirmi cosa ne pensi.»
    Selena annuì.
    «Sì, è stata una lettura interessante.»
    Oliver alzò le spalle.
    «Era solo un'introduzione, nulla di scottante.»
    «Nella vita non ci sono solo le cose scottanti» replicò Selena. «Non sono sicura che Patrick nascondesse qualcosa di scabroso.»
    Oliver abbassò lo sguardo.
    «Beh, un po'...»
    Selena raggelò.
    «Intendi scrivere anche della sua vita privata?»
    Oliver si affrettò ad alzare gli occhi e a rassicurarla: «Non c'è niente di cui tu debba preoccuparti.»
    Selena gli ricordò: «Anch'io ho fatto parte della vita privata di Patrick Herrmann.»
    «Te l'ho detto, non c'è niente di cui tu debba preoccuparti» ribadì Oliver. «Gli unici aspetti della sua vita privata che intendo toccare nella mia ricostruzione sono quelli che hanno influenzato in qualche modo la sua carriera... compreso il rapporto che aveva con la sua impresaria.»
     
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    Prima di commentare il capitolo intero, voglio dire solo una cosa.

    CITAZIONE
    «Meravigliosa gara, quella del 2007. Avrei potuto vincere, se non avessi passato troppo tempo a lottare con Edward. Purtroppo permettemmo a un outsider di avvicinarsi e poi di raggiungerci.» La Strauss fece un sospiro. «Visto chi era quell'outsider, mi sarebbe piaciuto tanto riuscire a batterlo, per dimostrare che noi della Diamond Formula potevamo lottare alla pari con dei pluricampioni di Formula 1, per quanto quel pilota avesse un'età piuttosto avanzata.»
    «Sei sicura che fosse così vecchio? Si era appena ritirato dalla Formula 1...»
    «Giusto, aveva trentotto anni, ma veniva considerato alla stregua di un vecchio decrepito. La Diamond Formula, quantomeno, ha contribuito a cambiare un po' le cose. L'età è solo un numero, per noi.»

    O.M.G. *_________________________________*

    Ok... smettiamola di fare i fanboy, torniamo seri... non sono più un ragazzino, per la miseria...
    La storia della carriera di Herrmann mi piace veramente tanto. Ci hai messo la giusta dose di drama senza esagerare, soprattutto per quanto riguarda le polemiche con la Whisper, esattamente come potrebbe essere la vita di un personaggio "discutibile" come lui nella realtà. Devo dire che un po' mi ricorda Alonso da questo punto di vista.
    Mi dispiace molto che Christine si sia spalmata sul muro di Valencia, ma certi errori dovrebbe evitarli se vuole uscire dall'ombra della sorella.
    Per concludere, sembra proprio che sia successo qualcosa di serio tra Herrmann e Alexandra, e nel quale forse pure Selena era coinvolta.
    Bel capitolo, sono curioso di vedere come prosegue!
    Alla prossima, e tanti salutoni!
     
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    Su Herrmann, diciamo che come personaggio è abbastanza ambiguo. Un po' come molti altri. Al di là del suo comportamento fuori dagli schemi, tuttavia, in seguito si intuirà (questo lo posso anticipare perché si tratta comunque di qualcosa che tornerà a trovarci spesso) che la polemica con la squadra a seguito dell'incidente di Diaz non era dettata da opportunismo, ma proprio dalla sincera convinzione che il team avesse insabbiato la verità.

    Per quanto riguarda Christine, essenzialmente la sua unica "colpa" è quella di non essere mai stata competitiva tanto quanto la sorella e di essere "vittima" di paragoni che da parte sua non ha mai incoraggiato. La sua scalata al titolo mondiale non sarà per niente facile, ma il suo insuccesso rischierebbe di essere visto in chiave molto più negativa di quello di altri.

    PS. Sono contenta che tu ti sia entusiasmato come un fanboy a quel punto. :P
     
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    CITAZIONE (Milly Sunshine @ 14/7/2021, 01:54) 
    Su Herrmann, diciamo che come personaggio è abbastanza ambiguo. Un po' come molti altri. Al di là del suo comportamento fuori dagli schemi, tuttavia, in seguito si intuirà (questo lo posso anticipare perché si tratta comunque di qualcosa che tornerà a trovarci spesso) che la polemica con la squadra a seguito dell'incidente di Diaz non era dettata da opportunismo, ma proprio dalla sincera convinzione che il team avesse insabbiato la verità.

    Per quanto riguarda Christine, essenzialmente la sua unica "colpa" è quella di non essere mai stata competitiva tanto quanto la sorella e di essere "vittima" di paragoni che da parte sua non ha mai incoraggiato. La sua scalata al titolo mondiale non sarà per niente facile, ma il suo insuccesso rischierebbe di essere visto in chiave molto più negativa di quello di altri.

    PS. Sono contenta che tu ti sia entusiasmato come un fanboy a quel punto. :P

    Temo che in quella timeline sono diventato anch'io un appassionato della Diamond Formula grazie al GP di Montecarlo 2007. :D
     
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