Verso la bandiera a scacchi

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  1. Milly Sunshine
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    [2017]

    Giorgio si accorse all'ultimo istante di Bruno che entrava in soggiorno. Ebbe appena il tempo di nascondere il foglio sul quale stava scrivendo all'interno del blocco. Non era sicuro di quanto avesse funzionato, dal momento che suo figlio lo guardava con sospetto.
    «Cosa fai?»
    «Niente, perché?»
    «No, niente, ho solo avuto la sensazione di essere entrato nel momento sbagliato» rispose Bruno. «Se disturbo, dimmelo subito che me ne vado.»
    Giorgio si sforzò di sorridere.
    «No, figurati, non stavo facendo niente di importante.»
    Bruno si avvicinò al tavolo e poi si sedette di fronte a lui.
    «Ti ho visto che stavi scrivendo qualcosa. Conoscendoti, come minimo è una lettera di addio. Te lo ripeto, andrà tutto bene.»
    Giorgio sospirò.
    «E va bene, lo ammetto, in certi momenti mi sono comportato come se davvero stessi viaggiando irreparabilmente verso la bandiera a scacchi, ma ti assicuro che non sto scrivendo lettere di addio a nessuno. Spero di essere ancora vivo, tra poco più di una settimana, che tutto possa andare per il verso giusto. Non ne ho la certezza assoluta, questo no, e per alcune ragioni mi sto comportando di conseguenz-...»
    Bruno non lo lasciò finire.
    «Quindi stai davvero scrivendo una lettera di addio a qualcuno?»
    «No, sto scrivendo una lettera e basta» tagliò corto Giorgio. «È per una persona che per me è stata molto importante, anche se è uscita dalla mia vita molto tempo fa.»
    «Importante in che senso?»
    «Importante e basta.»
    «Voglio dire, si tratta di una tua ex fidanzata o qualcosa del genere? Qualcuna di cui non hai mai parlato?»
    «Credo faresti bene a preoccuparti della tua vita sentimentale, prima ancora che della mia» puntualizzò Giorgio. «Ti ricordo che hai una moglie, anche se ti ostini a fingere che non sia così.»
    «Non sto affatto fingendo che Arianna non esista» si difese Bruno. «So che vuoi che mi levi di torno e, non preoccuparti, dopo il tuo intervento me ne andrò.»
    «Puoi rimanere quanto vuoi, non è questo il problema. So benissimo che se sei venuto qui invece di andartene da qualche altra parte è perché vuoi tenermi d'occhio, come se non ci fossero già abbastanza persone che mi tengono d'occhio! Non voglio liberarmi di te, voglio solo che tu sia felice.»
    «Se anche tornassi da Arianna, dubito che potremmo essere felici.»
    «Forse felici no, ma non riesco a credere che stiate meglio da soli.»
    «Non c'è bisogno che tu ci creda. Forse non ci crediamo neanche noi. È solo che non siamo pronti per affrontare di nuovo la vita insieme, tutto qui. Anzi, se potessimo parlare d'altro...»
    Giorgio lo accontentò.
    «Sei in ansia per quello che succederà a Montecarlo?»
    «No.»
    «Non mi dire che anche tu sei uno di quelli che pensano che Montecarlo sia il gran premio più noioso della stagione.»
    «Affatto. Solo, parlare di quello che succede durante i gran premi è il mio lavoro. So che tante persone vorrebbero essere al posto mio, e non mi lamento affatto di commentare le gare per la TV, ma non riesco più a provare ansia.»
    «Nemmeno di fronte alla prospettiva che, chissà, magari è la volta buona e la Ferrari può vincere nel Principato per la prima volta dopo sedici anni?»
    Bruno gli strizzò un occhio.
    «Che tu ci creda o no, vengo pagato uguale chiunque vinca. Quindi no, non sono particolarmente emozionato di fronte alla prospettiva che la Ferrari possa vincere a Montecarlo. Certo, se vincesse Raikkonen magari con un po' di fortuna potrei trovare qualcuno che mi aiuti a imbucarmi a una festa a bordo del suo yacht, ma essendo astemio non credo sarebbe un evento adatto a me. Se invece vincesse Vettel, probabilmente se ne tornerebbe immediatamente a casa per stare con la sua signora e le sue bambine, quindi non ci sarebbero feste.»
    «Poi non credo ti inviterebbe, sapendo che non hai stima per i suoi risultati.»
    Bruno sbuffò.
    «Perché dobbiamo parlare dei risultati di Vettel?»
    «Perché a mio parere lo sottovaluti» insisté Giorgio. «Al massimo, contro di lui, si può dire che non sia all'esatto livello di una ristretta minoranza dei campioni con cui ha avuto a che fare e che sia inferiore a Hamilton, niente di più.»
    «In ogni caso, dubito che Vettel sia al corrente della mia esistenza» replicò Bruno, «E che si ponga delle domande su quello che penso di lui come pilota. Anzi, come ben saprai, quando faccio il mio lavoro non sono mai iper-critico nei confronti di nessuno. Di fatto sei l'unico con cui ho detto quello che penso.»
    «Quello che pensi di Vettel» affermò Giorgio, «è dettato da una profonda invidia che nutri nei suoi confronti.»
    Bruno scosse la testa.
    «No, affatto. Non rimpiango l'epoca in cui ero pilota.»
    «Non lo metto in dubbio.»
    «Eppure affermi che invidio Vettel. Perché dovrei?»
    «Perché ha una famiglia perfetta. Quel tipo di famiglia che desideravi tu.»
    «Beh, allora da questo punto di vista lo invidio profondamente, come invidio tante altre persone» replicò Bruno, gelido. «Però non vedo perché tu debba tirare fuori questo discorso. Solo perché ho criticato un pilota che ti piace, qualche giorno fa, dobbiamo per forza parlare di qualcosa di cui preferisco non parlare?»
    «Perché hai dei problemi irrisolti.»
    «Ho dei problemi che non possono risolversi e discuterne non serve a nulla per cambiare le cose. Parliamo piuttosto di te, di quello che succederà questo weekend. È confermato che Fabbri verrà a trovarti?»
    «Sì.»
    «E tu? Sei in ansia per questo?»
    «Un po'.»
    «Perché gli sei andato addosso, quella volta a Caesars Palace?»
    «Anch'io ho argomenti sui quali preferisco tacere.»
    «Non con lui. Se sei pronto per raccontare la tua versione dei fatti al diretto interessato, perché deve continuare ad essere un segreto?»
    «Non tutto ciò che non viene spiegato pubblicamente ha a che vedere con dei segreti. Ogni incidente ha dietro una sua storia. Nella maggior parte dei casi la storia riguarda un pilota che ha fatto una manovra azzardata, oppure che non ha guardato negli specchietti.»
    «Va bene» si arrese Bruno, «Qualunque cosa sia successa, non insisto. Tanto alla fine sarà qualcosa di semplice, tipo che volevi vendicarti della Scuderia Martinelli che ti aveva messo a piedi.»
    «La Scuderia Martinelli» obiettò Giorgio, «Non mi ha mai messo a piedi.»
    «Il titolare, comunque, ti aveva portato via la fidanzata.»
    «E tu cosa ne sai?»
    «Ci sono persone che stanno tutto il giorno a spettegolare sul motorsport e sui fidanzamenti dei piloti attuali o vintage» lo informò Bruno. «Non è un grosso segreto che Valentina Martinelli fosse la tua ex fidanzata.»
    «Quando si è messa con Martinelli, io stavo già insieme a tua madre. Era una storia chiusa, quella con Valentina, che peraltro ai tempi di Caesars Palace non stava ancora insieme a Martinelli. Comunque non avrei mai buttato fuori un pilota di proposito per questa ragione, se ci fosse bisogno di specificarlo, né avrei in ogni caso fatto nulla contro Martinelli. L'ho sempre stimato molto come team owner e, per quanto ai tempi non l'abbia mai dimostrato, so per certo che Martinelli ha sempre stimato me come pilota. Mi aveva perfino proposto di tornare nella sua squadra, qualche anno dopo.»
    «Però hai rifiutato.»
    «Ho rifiutato la sua offerta, come quella di altre scuderie. Volevo chiudere la mia carriera con la Speed e soprattutto volevo chiudere la mia carriera.»
    «Speed per la quale non mi sembra tu abbia la stessa stima che sostieni di avere per Martinelli. Non ti piace parlare di quegli anni.»
    «Giusta osservazione. Sei molto perspicace.»
    «No, non lo sono per niente. Sei tu che, evitando di parlare di certi argomenti, mi fai capire perfettamente che ci siano cose che è meglio non dire.»
    «Arturo Martinelli era un uomo onesto che gestiva la squadra nel migliore dei modi e con etica» spiegò Giorgio. «Non posso dire lo stesso per quanto succedeva alla Speed, purtroppo. Anzi, diciamo che potrei dire l'esatto contrario. L'unico lato positivo dei miei anni in quel team è che ho conosciuto tua madre.»
    «Che dopo l'esperienza alla Speed ha deciso di abbandonare la squadra e il motorsport, cambiando totalmente lavoro.»
    «Appunto, questo dovrebbe dire molte cose.»
    «Potresti scriverci un libro.»
    «Non mi sembra una buona idea.»
    «Perché no? Ho dei contatti, potrei trovarti un ghostwriter e...»
    Giorgio lo interruppe: «Non ho intenzione di sbandierare ai quattro venti quello che succedeva ai tempi della Speed. Ci lavorava anche tanta gente rispettabile che non merita di essere screditata. In più il titolare è morto da molti anni ed è giusto che i morti possano riposare in pace.»
    «Va beh, la mia era solo una proposta» ribatté Bruno. «Pensavo potesse essere una buona idea. Purtroppo la gente tende a ricordarsi solo dei piloti e dei team di prima fascia, lasciando perdere chiunque altro. Succede anche al giorno d'oggi e, per tornare al discorso di prima, se mi concedi di dire qualcosa di negativo sul tuo idolo Vettel, penso che il fatto che indossi una tuta rossa lo metta al centro dell'attenzione più di quanto meriterebbe. Ci sono tanti altri piloti validi. Pensa a Ricciardo, pensa a Verstappen che è giovanissimo ma ha un grande futuro...»
    «Tempo qualche anno e vedrai che si parlerà di Verstappen. Se ne parlerà anche troppo.»
    «Pensa a Perez e a Hulkenberg, che non hanno mai avuto grosse opportunità nei top-team, oppure a piloti come Magnussen e Grosjean. Va bene, Vettel ha vinto quattro mondiali di seguito e bisogna riconoscere i suoi meriti, ma pensa a quanti piloti, diversamente da lui, non hanno neanche mai avuto la possibilità di vincere un gran premio solo perché non sono mai stati in una squadra competitiva. Pensa a Button, che viene snobbato solo perché prima di vincere il mondiale con la Brawn non aveva mai gareggiato per un team di prima fascia. E in tutto questo Vettel è figo, guida la vettura più bella, indossa la tuta rossa che gli sta benissimo, ha rigettato la Redbull e i suoi colori tamarri, idolo delle folle perché danno per scontato che riporterà il titolo a Maranello... Si fa un gran parlare di lui, eleggendolo come eroe delle folle, ma poi? Cosa succederà quando non vincerà il titolo con la Ferrari e sarà messo da parte sia dal team sia da quelli che adesso si strappano le mutande per lui? E soprattutto, perché solo Vettel deve essere difeso a spada tratta, mentre c'è gente che scredita piloti ugualmente validi? C'è addirittura chi mette in discussione la validità del titolo che Nico Rosberg ha vinto l'anno scorso per la semplice ragione che si è ritirato subito dopo e che adesso non sta gareggiando.»
    «Capisco quello che vuoi dire» ammise Giorgio, «E comunque mettere in discussione la validità dei titoli vinti dai membri della famiglia Rosberg deve essere lo sport preferito degli appassionati di Formula 1. Di Keke dicono in tanti che non meritava il titolo perché ha vinto solo una gara in una stagione in cui tanti piloti hanno vinto almeno una gara.»
    «Già, perfino tu» ribatté Bruno, «Anche se la mia grande domanda non è come tu sia riuscito a vincere il Gran Premio di Spagna, quanto piuttosto come ha fatto Manfred Winkelhock ad arrivare sul podio con l'ATS.»
    «Questo è destinato a rimanere uno dei grandi misteri della storia del motorsport» replicò Giorgio, «Anche se credo che sia merito dell'elevato attrition rate. A proposito, hai impegni adesso?»
    «Guardare qualcosa in TV in attesa che venga l'ora di andare a dormire, se si può considerare un impegno. Perché?»
    Giorgio propose: «Perché possiamo guardarci proprio quel gran premio per ammirare le gesta di Winkelhock. Faranno sicuramente passare in secondo piano il bel duello tra me e Fabbri. Ci stai?»
    «Devo dire che non è affatto male come idea» concordò Bruno. «Se ci accontentiamo di vederlo con una telecronaca a caso, non sarà difficile trovarlo. Hai avuto un'ottima idea.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 22:12
     
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