Verso la bandiera a scacchi

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  1. Milly Sunshine
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    Mentre l'inno nazionale italiano risuonava sul podio di Jarama, Giorgio non poté fare a meno di rievocare l'ultima volta in cui lui e Adriano erano stati sui primi due gradini del podio di una competizione open-wheel. Era passato un secolo da allora, e in quel caso era stato Adriano a vincere. Era un'epoca che gli sembrava lontana anni luce, quella degli anni d'oro in cui non si preoccupava tanto del futuro quanto del presente. Certo, spesso gli capitava di immaginare se stesso al volante di una Formula 1, conosciuto dal grande pubblico, con i suoi lati negativi come la necessità di nascondersi.
    Aveva travisato. Molto spesso gli capitava di potersene andare in giro senza essere riconosciuto e perfino la notizia del suo matrimonio con Emanuela Colombo era passata quasi inosservata. Era certo che qualcuno ne fosse al corrente, anche all'interno del paddock, ma non era un argomento considerato di particolare risalto. Allo stesso modo erano in pochi a sapere della nascita del piccolo Bruno, avvenuta proprio in concomitanza con il gran premio precedente. Se non aveva sbagliato i calcoli relativi al fuso orario, Bruno doveva essere nato più o meno all'orario in cui Giorgio si era ritirato per un guasto al motore dal Gran Premio degli Stati Uniti Ovest.
    Prima di essere costretto a fermarsi - destino a cui erano andati incontro anche molti suoi colleghi - si era trovato molto a proprio agio con la vettura, che sembrava avere fatto, almeno in certe circostanze, un salto di qualità rispetto a quella della stagione precedente. Quando vi aveva riflettuto a posteriori, dopo avere lasciato Long Beach, si era detto che, in un campionato in cui non sembrava esservi una netta supremazia e in cui le vetture motorizzate turbo sembravano avere grosse difficoltà in termini di affidabilità, c'era la grossa possibilità di ottenere, almeno di tanto in tanto, qualcosa di positivo.
    Quella consapevolezza l'aveva rincuorato, dopo un mondiale iniziato nel peggiore dei modi. Per un motivo o per l'altro non era mai riuscito a vedere la bandiera a scacchi, in più non aveva la benché minima stima per la squadra e per chi la dirigeva. Aveva addirittura il sospetto che, alla scadenza del suo contratto, gli sarebbe stato difficile non accettare il rinnovo, nemmeno se qualche altra scuderia si fosse interessata a lui, prospettiva piuttosto probabile. Mister Speed voleva controllarlo come era riuscito, a suo tempo, a controllare Bruno e aveva concrete possibilità di potere esercitare il proprio controllo.
    Non capitava spesso, ma occasionalmente gli ricordava quali fossero i suoi "doveri" nei confronti del team. La sua crociata contro la Scuderia Martinelli non sembrava essere ancora terminta, ce l'aveva sempre nella mente nonostante la sua assenza dalla prima parte della stagione. Si era parlato a lungo delle difficoltà economiche che avevano portato a quella decisione, ma c'era il sospetto che, con l'avvento delle gare europee, potesse mettere in pista delle monoposto competitive. Così era accaduto, infatti, e Giorgio si era ritrovato, in maniera inaspettata, a lottare per la vittoria con Adriano Fabbri. Per fortuna era riuscito a batterlo: una vittoria della Scuderia Martinelli sarebbe stata presa malissimo da Mister Speed, che chissà cosa si sarebbe inventato per ostacolare la squadra avversaria negli eventi successivi.
    L'inno terminò e giunse il momento della consegna dei trofei. Giorgio sapeva di essere immortalato dall'obiettivo di macchine fotografiche e telecamere, quindi cercò di sorridere rivolto non solo al pubblico presente sul posto, ma anche a chi avrebbe visto le sue fotografie sui giornali oppure, con un po' di fortuna, qualche inquadratura televisiva.
    Mentre appoggiava il trofeo sul gradino del podio, Adriano gli si avvicinò.
    «Complimenti» gli disse. «Oggi eri velocissimo, quasi imprendibile.»
    «Grazie» replicò Giorgio, con freddezza.
    Erano le prime parole che scambiava con Adriano da mesi e furono le ultime. Attese che venissero consegnati i trofei al rappresentante del team, poi a Fabbri e a Winkelhock, infine prese la bottiglia di champagne e la portò alla bocca, chiedendosi se la Rai stesse trasmettendo quelle scene e se Emanuela lo stesse vedendo in quel momento. Istintivamente gli venne da sorridere, di nuovo, stavolta non al pensiero del pubblico, ma a quello della sua famiglia. Il legame tra lui ed Emanuela non era quello che un tempo avrebbe associato al concetto di amore, ma gli dava sicurezza. Era certo di amarla, a modo suo, e che Emanuela ricambiasse i suoi sentimenti, poco importava se non si trattava di quell'amore con la A maiuscola che veniva raccontato dai quei film e da quei romanzi che piacevano tanto a Valentina.
    Sapeva che la sua ex fidanzata aveva intrapreso una nuova relazione, con Arturo Martinelli, ma provava una certa indifferenza nei confronti di tutto ciò. Ormai la sua strada e quella di Valentina si erano separate irreparabilmente, non aveva importanza. Sperava potesse essere felice, anche se dubitava che accanto a un uomo come Martinelli potesse esserlo fino in fondo, ma sapeva che quello che sarebbe successo tra di loro non era affare suo. Martinelli e la sua scuderia non facevano più parte della sua vita, esattamente come Valentina, anche se chiaramente c'era qualche possibilità di incontrarlo. Era comunque certo che, tra di loro, non ci sarebbe mai stato niente di più di qualche incontro occasionale.
    Si sbagliava, su Arturo Martinelli, come avrebbe scoperto di lì a meno di due ore. Ormai ultimate tutte le formalità - conferenza stampa e interviste varie - Giorgio sapeva di non potersi sottrarre dai festeggiamenti della squadra per la vittoria, arrivata piuttosto inaspettata, ma duramente conquistata sul campo, anche se, chissà, magari un giorno, presto o tardi, qualcuno avrebbe cercato di sminuire quel risultato sulla base del fatto che la maggior parte delle vetture con motori turbo non avevano visto la bandiera a scacchi per i soliti problemi di affidabilità e che qualcuno degli altri piloti di prima fascia non aveva concluso la gara per le ragioni più disparate.
    Sottrarsi del tutto ai festeggiamenti non era facile, questo lo sapeva, ma si rese conto ben presto di essere solo una parte del tutto. Mister Speed non faceva altro che convocarlo ogni volta in cui gli faceva comodo, ma in quell'occasione sembrava troppo compiaciuto del successo della squadra per prenderlo in considerazione. Meglio così, realizzò Giorgio, almeno avrebbe avuto la possibilità di allontanarsi per qualche minuto. C'erano persone con cui si trovava bene, all'interno della squadra, ma era certo che vi fossero diverse mele marce tanto quanto il suo titolare.
    Era da solo e nessuno lo stava prendendo in considerazione quando, all'improvviso, udì una voce alle sue spalle.
    «Gran gara, Giorgio, ho sempre saputo che sei un grande pilota.»
    Giorgio si girò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con il suo vecchio titolare.
    «Grazie, signor Martinelli» rispose, con un certo imbarazzo.
    Non sapeva cosa dire, in compenso a Martinelli le parole non sembravano mancare, dato che riprese subito: «Quando ho visto che Adriano ti affiancava, per un attimo mi sono illuso che ce la potesse fare, ma poi ho visto come ti sei difeso e ho capito che non c'era storia. Per quanto non mi faccia molto piacere vedere la Speed vincere un gran premio, né tantomeno che una delle mie macchine sia arrivata seconda, penso che oggi ti meritassi di chiudere la gara davanti.»
    «Quindi le fa più piacere la mia vittoria di oggi che quella di Monza 1980?» ribatté Giorgio, non riuscendo a trattenersi. «Non mi sembra che l'abbia presa molto bene, quella volta, dato che avevo rubato la scena al suo pilota di punta.»
    «In realtà conservo un ottimo ricordo di quella vittoria» replicò Martinelli. «Certo, non nego di avere sempre pensato che, se fossimo riusciti a vincere una gara, probabilmente sarebbe stato Adriano a salire sul gradino più alto del podio, ma questo non significa che per me sia stato un problema. Anzi...»
    «Va beh, non ha importanza, non volevo essere polemico» mise in chiaro Giorgio.
    «Anche perché» puntualizzò Martinelli, «Non credo che tu sia nella posizione di fare polemica contro di me dopo quello che hai combinato l'anno scorso in America.»
    Giorgio avvampò.
    «Ah, l'incidente di Caesars Palace...»
    «Lascia che te lo dica, quel giorno hai fatto veramente un errore da idiota.»
    «Chi le dice che sia stato un errore?»
    «Ti conosco.»
    «Forse non mi conosce così bene. In molti pensano che l'abbia fatto apposta.»
    «E tu» lo accusò Martinelli, «Hai deciso di lasciare che lo pensassero. Non so a che gioco tu stia giocando, Giorgio, ma non mi piace per niente.»
    «Che quello che faccio le piaccia o meno, non è affare mio.»
    «Comprendo il tuo punto di vista, ma ti assicuro che puoi prendere in giro tutti ma non me. Ti conosco fin da quando eri giovanissimo, so come sei, sia come pilota sia come persona. Non sei uno che innesca incidenti volontariamente e in realtà neanche uno che si vanterebbe di averlo fatto se non fosse vero. Non so cosa ti sia successo da quando sei passato alla Speed, ma ho l'impressione che tu stia recitando una parte.»
    «Sono cambiato. Non sono più quel ragazzo che ha conosciuto.»
    «Sì, lo so, adesso hai trent'anni e a quanto mi hanno detto hai anche un figlio di poche settimane - congratulazioni, a te e alla tua signora. Questo, però, non ti trasforma in un'altra persona e non mi spiego per niente quello che hai fatto quel giorno, né quello che hai fatto dopo.»
    Doveva riferirsi alla rissa scoppiata tra lui e Adriano dopo un evento organizzato da uno sponsor comune.
    «Ammetto di non essere stato un grande esempio per i bambini, però non c'erano bambini a vedermi.»
    «Sei stato un'idiota. Adriano voleva solo capire, sapere cosa fosse successo.»
    «Adriano ha iniziato a insultarmi non appena non gli ho detto quello che voleva sentirsi dire. Ha fatto insinuazioni assurde, non solo sull'incidente, ma anche su altre faccende. Non è il santo che dice di essere.»
    «Adriano non ha mai detto di essere un santo.»
    «Beh, allora è almeno ancora ancorato alla realtà.»
    «Eravamo una grande squadra, quando c'eri anche tu.»
    «Sì, lo eravamo.»
    «Se un giorno lascerai il tuo team attuale, mi piacerebbe riaverti come pilota.»
    Giorgio abbassò lo sguardo.
    «Questo non può succedere.»
    «Lo so, non è molto probabile, e immagino che tu sia soddisfatto della tua nuova sistemazione e del tuo ingaggio, ma...» Martinelli si interruppe. «Perché tu sei soddisfatto della squadra in cui sei, vero?»
    «Sì.»
    «Allora ripetilo guardandomi negli occhi.»
    Giorgio alzò lo sguardo.
    «Cosa vuole da me?»
    «Voglio solo capire cosa ti passa per la testa.»
    «E che cosa pensa mi stia passando per la testa, esattamente, se non sono indiscreto?»
    «Non lo so, ma da quando è capitato quel fatto di Caesars Palace non sei più tu. Te l'hanno chiesto loro, vero?»
    «Mi hanno chiesto cosa?»
    «Di innescare l'incidente.»
    «Aveva detto che non credeva fossi capace di innescare incidenti di proposito. Ha cambiato idea?»
    «No, però devono essere stati loro a fare cambiare idea a te. Cosa ti hanno promesso in cambio?»
    «Mi sta accusando non solo di avere innescato un incidente, ma di averlo fatto anche per interesse personale?»
    «In effetti è assurda come teoria. Però, in un modo o nell'altro, stanno riuscendo a tirare fuori da te qualcosa che non sei e che non sei mai stato. Per questo ti ho detto di ripensarci. Torna con noi, Giorgio.»
    Il tono diretto di Martinelli, che per la prima volta sembrava dimostrare di tenerci a lui, gli fece abbassare la maschera.
    «Non è possibile. Non lo è più, almeno.»
    «Sì che è possibile. Quando te ne andrai dalla Speed...»
    Giorgio lo interruppe: «Non credo che me ne andrò dalla Speed. Non posso. Non posso nemmeno spiegarle, ma non posso andarmene. Sarebbe la fine per me.»
    «In che senso? Cosa sta succedendo?»
    «Non posso parlarne, gliel'ho detto. Però, se vuole un consiglio, faccia attenzione anche lei, alla gente che ha intorno. Ci sono persone che, per interesse, farebbero qualsiasi cosa, e non posso escludere che ne abbia intorno.»
    Per la prima volta, Martinelli rimase senza parole. Giorgio ne approfittò per voltargli le spalle e allontanarsi. Martinelli non lo seguì, né tentò di fermarlo. Mentre raggiungeva i membri della Speed, Giorgio si domandò se non avesse commesso l'ennesimo errore.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 22:34
     
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