Il fuoco nelle corse e l’inefficienza dei soccorsi

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  1. Frederickrace95
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    Le immagini della Lamborghini Gallardo di Bartocci che brucia a Brno hanno fatto il giro del mondo. Era da anni che nelle corse automobilistiche non si assisteva a un incidente dominato dal fuoco. Un pericolo che i piloti meno giovani conoscono bene perché tanti anni fa le fiamme erano il nemico numero uno dei piloti. Ma le immagini, drammatiche, di quell’incidente che abbiamo riproposto nel sito, servono anche a documentare l’inefficienza dei soccorsi che c’è stata.
    Se Giorgio Bartocci oggi può raccontare ai suoi familiari l’incidente, deve ringraziare non soccorritori e addetti ai lavori del circuito, che dovrebbero essere preposti a tale scopo, ma Manfred Fitzgerald, l’ideatore del Lamborghini SuperTrophy, e Fabio Babini, il coequipier di Bartocci. E un meccanico della squadra Aston Martin. Sono loro che uomini che incuranti del pericolo l’hanno tirato fuori dalla sua Lambo in fiamme, non i veri soccorritori. Uomini, anzi veri eroi, che hanno compiuto un gesto nobilissimo ed eroico sostituendosi ai soccorritori drammaticamente latenti. Pensate che Fitzgerald, responsabile del Centro Design Lamborghini, ha scavalcato il muretto box, è corso in pista in maglietta e a mani nude - aiutato da Babini che lo aveva seguito - si è gettato verso le fiamme. Il meccanico dell’Aston Martin ha visto che un commissario aveva paura ad avvicinarsi alla macchina in fiamme e si limitava a spruzzare l’estintore da cinque metri di distanza. Inutile perché il getto di liquido estinguente non arrivava alla vettura. Così quel meccanico ha strappato di mano l’estintore al commissario e si è gettato verso il relitto in fiamme dirigendo il getto sull’abitacolo per evitare che le fiamme avvolgessero proprio il pilota. E poi assieme a Fitzgerald, a mani nude, senza guanti né abbigliamento ignifugo, hanno hanno divelto lo sportello e tirato fuori Bartocci dall’abitacolo.

    Il gesto eroico di Fitzgerald, Babini e del meccanico però non deve far passare in second’ordine la cosa più grave: l’inefficienza dei soccorsi. 35 anni fa furono Merzario e Lunger a tirar fuori Lauda al Nurburgring dalla Ferrari in fiamme, mica i commissari! I meno giovani forse ricordano ancora quell’estremo atto d’eroismo che fu il generoso e inutile tentativo di David Purley di estrarre il povero Williamson dalla sua F.1 rovesciata e incendiata a Zandvoort tra l’indifferenza dei pompieri. Le lacrime e la disperazione di Purley, impotente nell’aiutare il suo amico sono ancora nella memoria di tanti di noi.

    Stavolta invece Bartocci, che è in ospedale ferito ma cosciente, potrà ringraziare i suoi amici, non certo i soccorritori del circuito. Ancora una volta si sono dovuti sacrificare in prima persona altri per svolgere un compito che è specifico di una organizzazione professionale. E questo apre una profonda riflessione a proposito di questo sport e su come la Fia conceda con troppa leggerezza le omologazioni. È vergognoso che in un incidente accaduto sulla linea di arrivo, quindi dove la concentrazione di personale di soccorso dovrebbe essere massima, i primi a giungere in aiuto di un corridore intrappolato siano soltanto i piloti. Non siamo più nell’automobilismo rustico degli Anni ‘70. Oggi della parola “sicurezza” si riempono la bocca tutti quanti, dagli organizzatori alle federazioni. E allora dov’erano a Brno le misure di sicurezza? Com’è possibile che in un autodromo internazionale dove si disputa una corsa di un campionato denominato Fia GT, quindi sotto l’egida e la diretta approvazione della federazione internazionale, ci siano servizi di soccorso così precari e procedure d’intervento così rudimentali? L’Italia si è costruita una reputazione grazie alle capacità d’intervento del personale Cea che è abituato a lottare col fuoco e ha salvato tanti piloti.
    Perché nelle corse in giro per il mondo non si può avere lo stesso standard di sicurezza? E perché la Fia non controlla meglio?
    Un mese fa a Marrakech i commissari non sono stati capaci di rimuovere le macchine incidentate nella gara Wtcc; a Montecarlo hanno fatto confusione con le segnalazioni e la safety car; stavolta a soccorrere un pilota in fiamme hanno dovuto pensarci i piloti, non i pompieri. Con quale criterio la Fia controlla la professionalità di autodromi e organizzatori cui concede l’omologazione per gare internazionali?
    Sarebbe il caso che Jean Todt, uomo da sempre attento alla questione-sicurezza, se ne facesse carico direttamente.

     
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0 replies since 28/5/2010, 19:05   357 views
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