Dakar 2014

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    Dakar, 1^ tappa: Sorpresa Haval, Mini fra gioie e dolori

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    Riparte la Dakar e, questa volta, con una vera tappa. Quasi. Come di consueto, le prime tappe sono solo frammenti sparsi, disordinati e privi di valori attendibili. Sono veri trofei di caccia per gli exploiters, perché per i contendenti principali, il risultato su una prova tecnica, lenta, dalla lunghezza modesta, è ininfluente. Sono prove in cui non si vince la Dakar, ma la si può perdere. Lo sanno bene gli equipaggi incappati in tribolazione, destinati a sopperire ad un handicap, magari anche a causa di una leggerezza, che può diventare decisiva.

    Da Rosario a San Luis, dove è stato posto il bivacco, intercorrono circa ottocento chilometri, ma quelli cronometrati sono solo centottanta; una prova estremamente tecnica, quasi da mondiale rally, composta da sola ghiaia e tratti guidati. Si corre, insomma, attraverso la pampa secca, con temperature elevate, attenuate solo dalle recenti piogge, le quali a loro volta hanno compattato il fondo, con medie intorno agli ottanta chilometri orari. Si esaltano dunque gli specialisti, i perfezionisti dello sterrato, di cui conoscono tutte le più piccole peculiarità. Sullo schieramento, del resto, ci sono piloti di ogni provenienza sportiva.

    Questa conformazione della PS, tuttavia, non implica una condotta da “passerella”, tutt’altro. I quattro ruote motrici qui si esaltano e coloro che, almeno sulla carta, non hanno aspettative di vittoria, si lanciano in tentativi azzardati e perniciosi con ambizioni di successo non facilmente ripetibili. E’ la tappa di pianura dei velocisti, con una metafora ciclistica, ma non dobbiamo, del resto, più sottovalutare il ruolo del primo vincitore della categoria auto, Carlos Sousa, negli anni passati brillato per insolite qualità di amministratore –parola sconosciuta nel vocabolario Dakar- una qualifica di sempreverde che fa onore.

    Eppure, gli otto piazzamenti nella top ten, un programma audace con SMG e Haval, nota casa automobilistica cinese, non hanno mai colmato quella lacuna, un risultato di prestigio tale da consentire il guizzo decisivo. Perché, in fondo, l’Haval H8 non è mai stato il mezzo brioso con il quale vincere, troppo deficitario rispetto alle più evolute Mini, almeno fino a quando non è stato rivisto il veicolo, totalmente rinfrescato nella veste e nel cuore. E’ un rilancio forse simbolico, una performance ad effetto; tuttavia sono le prime pagine di una Cina da rally, che sbarca in tutti i continenti, un’onda che travolge ogni settore ed ogni realtà. Il giorno di gloria di chi non vedeva una vittoria di tappa, Carlos Sousa, dagli annali d’oro Mitsubishi, negli anni della Dakar africana.
    Lo spazio, almeno per oggi, è meritatamente suo, mentre la consistenza di tale successo andrà verificato solo successivamente; resta un’iniezione di fiducia, giacché anche l’ottavo posto di Lavielle, sempre su Haval, irrobustice un trend sicuramente positivo.

    Le Mini monopolizzano le altre piazze di rilievo, fino alla quarta, con l’argentino Terranova intento a mostrare fin da subito il proprio repertorio agonistico nella squadra tedesca, fissando subito, almeno in casa, la propria brama di successo e, vittoria storica Haval a parte, gli undici secondi di distacco vanno a rientrare in quella categoria di gap che abbiamo già identificato come assoluto irrilevante, così come circa il minuto di distacco accumulato da Al Attiyah e Nani Roma, i quali a loro volta, forti del proprio status di top driver, non si sono introdotti in avventurosi colpi di coda, combinando ritmo e ragionevolezza.

    Decisamente più prudente Sainz, che fin da subito aveva affermato la propria volontà di non calcare eccessivamente nella guida, mantenendo un ritmo prudente ed equilibrato, su un terreno che risulta essere certamente il Tallone d’Achille del suo buggy, ostile allo sterrato e naturalmente più agile lungo i percorsi angusti, veloci e sabbiosi. L’ex campione del WRC l’ha definita troppo lenta e sinuosa, troppo rallistica, nel senso puro del termine. Con lo stesso distacco dello spagnolo –quattro minuti- arrivano gli altri due alfieri Mini, Peterhansel e Holowczyc, il primo in ritardo a causa di una foratura. Eventi spiacevoli, logoranti psicologicamente, ma agevolmente colmabili.
    Undicesimo Federico Villagra, navigato da Perez Companc, popolare figura del mondiale rally, per lungo tempo affermatosi nelle cronache del WRC: inizia così una nuova esperienza, all’insegna del divertimento; un nuovo stimolo sportivo per un pilota poliedrico. Arriva entro la top 60 il prototipo Fiat Freemont guidato dall’equipaggio bulgaro Orlin-Nikolov, mentre nel primo intermedio la Panda di Verzeletti era in centotrentesima posizione.

    Andiamo a focalizzare infine l’attenzione sui numerosi iscritti di rilievo e particolarmente attesi, afflitti da quei tormenti di cui si possono solo che raccogliere i cocci, frutto di clamorosi insuccessi:
    Guerlain Chicherit, così celebrato sul podio, sul buggy preparato da Jefferies, in lizza almeno per la top five, è arrivato con oltre un’ora di ritardo, Giniel De Villiers è ventisettesimo con sedici minuti di distacco; Gordon è tuttora in ritardo e probabilmente è destinato a tagliare il traguardo con un gap macroscopico, quantificabile con certezza superiore al minuto. Anche il pickup Ford di Lucio Alvarez è marcatamente attardato per un guasto meccanico; problemi per Ronan Chabot sullo stesso buggy SMG di Sainz a causa di un problema allo sterzo.

    Sulle moto leadership di Barreda Bort su Honda, seguito a mezzo minuto da Coma; terzo il campione in carica Despres. Subito aggressivo lo spagnolo, che conferma una propensione all’attacco, una strategia caparbia che l’anno scorso fruttò gioie e dolori.
    A sorpresa quarto Duclos, settimo Pedrero Garcia, entrambi su Sherco, che ha positivamente impressionato in questa prima prova, molto tecnica. Quinto Goncalves su Honda, ottavo Metge e nono Sunderland.
    Chiude invece decimo il nostro Alessandro Botturi su Speedbrain, inizio senza pretese ma consistente; più staccati gli altri, con Ceci e Zanotti rispettivamente in posizione comprese fra la trentesima e la quarantesima.

    Categoria camion in corso di svolgimento, con il primo intertempo molto competitivo di Ales Loprais, sul Tatra capace di miracoli sulla sabbia, benché capace subito di dettare legge, anche sullo sterrato. Primi chilometri, ad ogni modo, non ancora decifrabili, per via di una tendenza dei distacchi dei camion “a fisarmonica”; mezzi che vanno gestiti in modo flessibile e che pertanto mostrano un andamento tutt’altro che lineare e feeling intermittente…

    Prova, dunque, la quale nel complesso è difficile da codificare -una regola ormai acquisita per le prime tappe- getta dei cardini, consente ai piloti di stabilire un contatto, ma non gode di una visione unitaria, ma non identifica parametri: per la Dakar, questa non è nemmeno la prima portata di un banchetto che ha già servito le prime disfatte, a freddo.

    Fonte - Rally.it

    Domenica 5 gennaio 2014, 1° tappa - Moto

    1 – Joan Barreda Bort – Honda – 2:25’31
    2 – Marc Coma – KTM – 0’37
    3 – Cyril Despres – Yamaha – 1’40
    4 – Alain Duclos – Sherco – 1’56
    5 – Pauolo Goncalves – Honda – 2’25
    6 – Francisco Lopez Conterdo – KTM – 3’24
    7 – Juan Pedrero Garcia – Sherco – 3’47
    8 – Michael Metge – Yamaha – 4’33
    9 – Sam Sunderland – Honda – 4’33
    10 – Alessandro Botturi – Speedbrain – 4’48

    Domenica 5 gennaio 2014, 1° tappa – Auto

    1 – Sousa/Ramalho – Haval 2:20’36
    2 – Terranova/Fiuza – Mini – 0’11
    3 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 0’47
    4 – Roma/Perin – Mini – 1’15
    5 – Sainz/Gottschalk – SMG – 4’03
    6 – Peterhansel/Cottret – Mini – 4’21
    7 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 4’21
    8 – Lavieelle/Garcin – Haval – 5’42
    9 – Poulter/Howie – Toyota – 5’58
    10 – Van Loon/Rosegaar – Ford – 6’02

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    Dakar, 2^ tappa: Peterhansel detta legge, rivali in affanno

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    La seconda tappa della Dakar si apre all’insegna di un percorso molto più veloce di quello proposto ieri, che ha ricevuto feedback disparati, dal più critico Sainz ai più divertiti motociclisti. D’altronde era quella la loro tappa, stretta e tortuosa, mentre hanno patito ben maggiori difficoltà i drivers di auto e camion, obbligati a compiere sorpassi estremi, il rischio veniva esasperato dalla limitata sede stradale.

    Vi riferiamo, brevemente, di quanto è avvenuto ieri nel finale di tappa, con il primo successo fra i camion andato al russo Mardeev su Kamaz, separato da Loprais da un’inezia, appena dieci secondi. Terzo Van Vliet su MAN, il cui compagno, Versluis, è già naufragato a tre quarti di ora dalla vetta. Il quartetto Iveco è tutto compreso nelle prime dodici posizioni: in sordina la punta Stacey, mentre De Rooy, particolarmente cauto, è arrivato ad appena un minuto e mezzo.
    Del resto, fin da subito il Team Petronas Iveco ha sempre puntato su una gestione equilibrata delle proprie risorse, nessuna cupidigia dettata dalla voglia di strafare. Il vincitore della passata edizione, Nikolaev, erede del gigante Chagin, è solo quinto.

    Per quanto concerne la tappa odierna, segnaliamo in primo luogo qualche spunto circa il percorso, suddiviso in un primo troncone sterrato, abbastanza veloce ed un secondo sabbioso, le cosiddette “dune grigie” particolarmente insidiose ed impegnative, che si estendono per ben cento chilometri: è innegabilmente la giornata più adatta per tastare i propri limiti, un vero e proprio test della verità.
    Una prova integrale, la quale, come andremo a vedere, ha già sentenziato le prime condanne. E’ ancora troppo presto per esacerbare il proprio ritmo, il colpo di reni, allo stato attuale, non è indispensabile per raggiungere un successo che dista ancora 8500 km.

    Sulle moto, Honda bissa il successo della prima tappa, vincendo in questa occasione con Sam Sunderland una prova dura e aspra, termometro di un primo andamento della gara. Gloria per l’inglese, ma resta saldamente primo Barreda Bort: lo spagnolo ha proseguito nell’attacco senza calcoli, chiudendo a due minuti, mostrando nel complesso le stesse volontà del 2013, prendere la vetta sin dall’inizio, imponendo il ritmo. Fra le KTM ufficiali tinte plumbee, se non per Lopez Contardo, a mezzo minuto dal vincitore di tappa e secondo nell’assoluta.
    Continua invece la sua marcia stakanovista Duclos, il binomio tutto francese con Sherco, quarto assoluto e quinto in prova; chiude quarto il portoghese Faria.
    Da rimarcare invece che i mattatori della Dakar, Marc Coma e Cyril Despres, storici portatori di una strategia più “attendista”, chiudono in nona e decima posizione, sul bordo di una soglia psicologica che conduce entrambi ad una distanza dalla vetta rispettivamente di sette ed otto minuti.
    Fra gli italiani, in trentacinquesima posizione Alex Zanotti, quarantaduesimo Ceci, fermatosi per diverso tempo a causa di una rovinosa caduta del compagno Salvatierra e parallelamente, il portabandiera Botturi è stato il primo “sacrificio” attraverso le dune argentine. Crollano così le speranze nostrane in un risultato di grande portata. Ad ogni modo, ci sono ancora molti passi da compiere in un ginepraio ancora contorto, qual è la classifica attuale, piuttosto criptica.

    Fra le auto, è già giornata di primi crismi e di condanne, anche in fasce alte della classifica, grazie alla prima drastica accelerazione impressa dal più atteso fra i piloti, il francese plurivincitore della Dakar, Stephane Peterhansel, il quale ha messo la propria firma sulla prova e sulla vetta, per mezzo di una performance di stile ed autorevolezza, andando prima a mordere il cronometro sulla terra; in seguito sulla sabbia ha contenuto il forte impulso del sempre ardimentoso Sainz, l’unico capace di rispondere al passo martellante. Il gap dello spagnolo ammonta ad appena mezzo minuto. Torna in auge, dopo le tribolazioni della prima tappa, il sudafricano De Villiers, un egregio terzo posto che rinvigorisce il morale, ma offre una dimensione dello scarso equilibrio della classifica, essendo distaccato di quasi sei minuti.

    A pagare un ritardo importante è il terzetto Mini Roma-Al Attiyah-Terranova, valente sullo sterrato classico, in sofferenza sul percorso meno tecnico odierno, con ritardi che vanno dai sette minuti dello spagnolo, bravo nel recuperare una forbice con il francese già marcata nella prima sezione, fino ai tredici dell’argentino. Settimo Ronan Chabot, ottavo Lavielle su Haval: il francese consolida la buona competitività del mezzo di derivazione cinese e, contestualmente, il vincitore della prima tappa, Carlos Sousa, spegne subito la fiamma dell’entusiasmo, a causa di una rottura del turbo sul motore della propria vettura. Un leitmotiv ormai tradizionale, nuove vetture implicano anche l’emersione di disparati inconvenienti tecnici, anche fra i più banali. Ed è così che si spezza l’ambizione, ancora sul trampolino di lancio.

    Tappa ricca di pathos nelle retrovie, dove crollano con margini grossolani Holowczyc e Villagra, ad oltre mezz’ora, il brasiliano Spinelli, nel primo split molto competitivo, in seguito caduto nelle trappole della sabbia, mentre Alvarez su Ford è nono, a ben 26 minuti di ritardo!; l’americano Gordon, dal suo canto, perde un’altra ora, etichettando in modo irrimediabile la sua performance.

    Fra i camion tappa in corsa, con uno split intermedio che rivela una riscossa dei “piccoli protagonisti”: comanda Siarhei Viazovich su Maz, seguito dall’altra sorpresa Shibalov. Continua la sua ottima cavalcata Ales Loprais, comunque a cinque minuti dalla vetta. Sintomi di un limpido andamento, già irto di colpi di scena, un grande affresco per una Dakar densa di difficoltà…

    Fonte - Rally.it

    Lunedì 6 gennaio 2014, 2° tappa - Moto

    1 – Sam Sunderland – Honda – 3:42’10
    2 – Francisco Lopez Contardo – KTM – 0’39
    3 – Joan Barreda Bort – Honda – 2’00
    4 – Ruben Faria – KTM – 4’07
    5 – Alain Duclos – Sherco – 5’51
    6 – Ben Grabham – KTM – 7’15
    7 – David Casteu – KTM – 7’27
    8 – Pauolo Goncalves – Honda – 7’45
    9 – Marc Coma – KTM – 8’23
    10 – Cyril Despres – Yamaha – 8’43

    Lunedì 6 gennaio 2014, Classifica Moto


    1 – Joan Barreda Bort – Honda – 6:09’41
    2 – Francisco Lopez Conterdo – KTM – 2’03
    3 – Sam Sunderland – Honda – 2’33
    4 – Alain Duclos – Sherco – 5’47
    5 – Marc Coma – KTM – 7’00
    6 – Ruben Faria – KTM – 7’18
    7 – Pauolo Goncalves – Honda – 8’10
    8 – Cyril Despres – Yamaha – 8’23
    9 – Ben Grabham – KTM – 10’05
    10 – David Casteu – KTM – 10’59

    Lunedì 6 gennaio 2014, 2° tappa – Auto

    1 – Peterhansel/Cottret – Mini – 3:52’05
    2 – Sainz/Gottschalk – SMG – 0’46
    3 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 5’34
    4 – Roma/Perin – Mini – 7”25
    5 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 7’44
    6 – Terranova/Fiuza – Mini – 12’41
    7 – Chabot/Pillot – SMG – 14’03
    8 – Lavieille/Garcin – Haval – 19’38
    9 – Alvarez/Graue – Ford – 26’00
    10 – Varela/Gugelmin – Mitsubishi – 28”06

    Lunedì 6 gennaio 2014, Classifica Auto

    1 – Peterhansel/Cottret – Mini – 6:17’02
    2 – Sainz/Gottschalk – SMG – 0’28
    3 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 4’10
    4 – Roma/Perin – Mini – 4”19
    5 – Terranova/Fiuza – Mini – 8’31
    6 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 17’10
    7 – Lavieille/Garcin – Haval – 20’59
    8 – Varela/Gugelmin – Mitsubishi – 36”00
    9 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 37’08
    10 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 38’08

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    Dakar: Nani Roma passa al comando della terza tappa

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    Al comando della classifica assoluta dalla prima tappa della Dakar, Joan Barreda vince anche questa speciale, restando in vetta al Ranking seguito da Rafael Sonik ( quad ) e Nani Roma tra le vetture, mentre Gerard De Rooy si piazza al quarto posto ( truck ).

    La tappa, 373 km tra il terreno impervio da San Rafael a San Juan, si conclude con il motociclista Barreda al comando seguito a più di 13 minuti da Despres e Coma. Tra le vetture il Catalano Nani Roma porta a casa una speciale perfetta alla guida della Mini, lasciando un margine significativo ai suoi concorrenti, avvantaggiandosi soprattutto della sorte avversa che colpisce Peterhansel e Sainz.

    Tornando alle moto, Barreda segna un nuovo record, raggiungendo i 4300 metri alla guida della sua CRF 450 Rally Honda. Il francese Despres su Yamaha lo segue a 4 minuti e 41 secondi, mentre Coma deve accontentarsi del terzo posto a circa 7 minuti dal leader.

    Tra le vetture è Nani Roma alla guida della All4 Racing MINI del Monster Energy X-Raid Team a conclude per primo la tappa, seguito da Holowczyc sull’altra MINI e Leeroy Polter alla guida della Hilux Toyota.

    CARTE



    Nella classifica assoluta il podio ha i colori della MINI con Roma al comando, seguito dall’argentino Terranova e ben noto Al-Attiyah che lo segue a poca distanza.

    Peterhansel, aveva tutto sotto controllo fino a ieri, concludeva infatti in prima posizione seguito da Carlos Sainz sulla Original SMG. Ma oggi Roma ha condotto una speciale perfetta, lasciando tutti dietro con un margine di tutto rispetto. Sainz segue ora a più di 12 minuti in quarta posizione seguito da Stephane Peterhansel con più di 24 minuti. Una situazione completamente diversa da quella di ieri. Sainz e Peterhansel sono stati costretti a scegliere un percorso completamente diverso da quello programmato a causa di un fiume in piena, perdendo così il loro vantaggio. Peterhansel inoltre ha dovuto far fronte a numerose forature.

    Nei camion, Andrey Karginov ( Kamaz ) trionfa all’arrivo di San Juan. Festeggiando così la sesta vittoria speciale vinta nella sua carriera. Nonostante ciò non riesce a superare De Rooy ( Iveco ) che lo precede di oltre 39 minuti. Alla guida del TGS 480 Man, Marcel Van Vliet conclude invece al secondo posto.

    Fonte

    Martedì 7 gennaio 2014, 3° tappa - Moto

    1 – Joan Barreda Bort – Honda – 3:47’03
    2 – Cyril Despres – Yamaha – 4’41
    3 – Marc Coma – KTM – 6’56
    4 – Alain Duclos – Sherco – 10’51
    5 – David Casteu – KTM – 11’17
    6 – Francisco Lopez Contardo – KTM – 16’36
    7 – Gerard Farres Guell – Gas Gas – 16’50
    8 – Stefan Svitko – KTM – 19’06
    9 – Kuba Przygonski – KTM – 20’12
    10 – Olivier Pain – Yamaha – 20’34

    Martedì 7 gennaio 2014, Classifica Moto

    1 – Joan Barreda Bort – Honda – 9:56’44
    2 – Cyril Despres – Yamaha – 13’04
    3 – Marc Coma – KTM – 13’56
    4 – Alain Duclos – Sherco – 16’38
    5 – Francisco Lopez Contardo – KTM – 18’39
    6 – David Casteu – KTM – 22’16
    7 – Jordi Viladoms – KTM – 34’33
    8 – Olivier Pain – Yamaha – 36’33
    9 – Kuba Przygonski – KTM – 37’54
    10 – Stefan Svitko – KTM – 40’09

    Martedì 7 gennaio 2014, 3° tappa – Auto


    1 – Roma/Perin – Mini – 2:58”52
    2 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 1’07
    3 – Poulter/Howie – Toyota – 3’19
    4 – Terranova/Fiuza – Mini – 4’54
    5 – Chicherit/Winocq – Jefferies – 6’52
    6 – Gordon/Walch – Hummer – 7’02
    7 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 10’09
    8 – Wevers/Lurquin – Hrx – 10’39
    9 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 10’54
    10 – Van Loon/Rosegaar – Ford – 11’01

    Martedì 7 gennaio 2014, Classifica Auto


    1 – Roma/Perin – Mini – 9:20”13
    2 – Terranova/Fiuza – Mini – 9’06
    3 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 10’00
    4 – Sainz/Gottschalk – SMG – 12’02
    5 – Peterhansel/Cottret – Mini – 24’08
    6 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 26’23
    7 – Lavieille/Garcin – Haval – 31’23
    8 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 33’56
    9 – Wevers/Lurquin – Hrx – 44’39
    10 – Poulter/Howie – Toyota – 45’10

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    Dakar, 4^ tappa: Sainz prende le redini fra disarcionamenti e imprevisti

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    Dopo la dura speciale di ieri, la Dakar affronta, in ambito quattro ruote, la sua prova più lunga ed estenuante, ma non dimentichiamo anche le fatiche dei motociclisti, giunti nella seconda fase della tappa marathon: un frangente critico, improntato ad una logica di puro logoramento, essenza di cui è intrisa la Dakar. I piloti di moto e quad, dal loro canto, sono stati costretti a svolgere la messa a punto dei loro mezzi in modo autonomo, privi di assistenza tecnica.
    Numerosi gli inconvenienti, accentuati da quella che è la nuova fisionomia del rally, che nell’edizione 2014 si distingue per una dilatazione anomala dei distacchi, fa della navigazione accorta un cardine e un principio fondamentale, favorendo la nascita di uno spirito totalmente rinnovato. Le dune peruviane dell’anno scorso avevano, sin dall’inizio, sconvolto gli equilibri, impedendo dunque la possibilità di un rimescolamento della classifica, già fortemente compromessa sul piano dello “spettacolo”.

    Viceversa, come stiamo osservando giorno per giorno, sin dalla presentazione del 20 novembre 2013, i colpi di scena non mancano e, tuttavia, la lotta resta aperta, anche agli exploiters; fra le moto, si potrebbe osservare, è il momento degli attaccanti più indomiti, c’è una straordinaria ramificazione di approcci. Ed è pure vero che la giornata di oggi ha le tinte della Spagna, con il successo di Pedrero Garcia, finito nella tappe precedenti fuori classifica e ritornato meritatamente in auge grazia ad una prova maiuscola, soprattutto ostinatezza e resistenza fisica intensa, affiorata nella coppia 3^-4^ tappa, che ha messo alla prova i motociclisti, nella sottile barriera fra umano e sovrumano. Ad essere beffato è stato un altro pilota bellicoso, Chaleco Lopez, che ha chiuso a soli 29 secondi: distacco irrisorio che consente di colmare parzialmente un distacco comunque consistente. Negli ultimi dodici chilometri, invece, affonda Despres, che perde mezz’ora, per cause non ancora note, precipitando in sedicesima posizione assoluta. Il rivale Coma può sorridere circa la propria situazione in classifica, secondo a tre minuti dal leader, frutto dell’arte del “virtuoso”, che può rimanere privo della controparte.

    Bene il cileno Israel Equerre, ottavo assoluto e quarto di tappa, rimonta un Olivier Pain tuttora incolore, seppur nella top five, mentre Barreda Bort dissipa un “tesoretto” di minuti di vantaggio a causa di un errore di navigazione, ma il primo posto resta saldamente suo: frequenti le sviste, che hanno impresso un “marchio” nelle ultime due giornate. Alla fine, è solo sesto, ma l’unico ad aver messo in difficoltà il binomio Coma-Despres. Certo è che l’arrivo di soli novantotto mezzi fra moto e quad, è indicativo di una tendenza “distruttiva” delle prime tappe, specie per i debuttanti.

    Sulle auto, vittoria di Carlos Sainz, che, a dispetto di quanto dichiarato nel pre-gara, ha subito rotto gli indugi, prendendo in mano le redini di una classifica in torsione su sé stessa, incapace di trovare un interprete capace di sintetizzare al meglio le prime tappe; tuttavia, in quanto nessuno è stato esente da errori, spiccano le ragioni per le quali le redini siano state prese dal più lungimirante Sainz, il quale, evidentemente, ha deciso di forzare solo se in piena confidenza con il buggy. Efficace sulle dune del Nihuil, la carica anche sullo sterrato è giunta inattesa, cogliendo impreparati i rivali Mini, autori di un monopolio di tutte le piazze più rilevanti, dalla seconda alla sesta. Peterhansel guida il quartetto, a sei minuti dall’ex campione, prosegue un Al Attiyah meno alacre rispetto alla consuetudine, ma l’unico a poter vantare una costante presenza al top, rispettando la volontà di porre un freno all’istinto. Prosegue la singolare prestazione di Villagra, a metà prova in lotta per il successo di tappa, scalatore di una classifica in via di definizione. Più staccati Roma e Terranova, oggi non particolarmente briosi; Giniel de Villiers, solo settimo, è fino ad ora il grande assente dell’evento. Ottavo Lavielle su Haval.

    Categoria camion, segnata ormai dall’elemento del duello perpetuo Iveco-Kamaz, non di rado trovatisi affiancati, che consacra anche nel 2014 Gerard De Rooy, autore di una prestazione magistrale sull’Iveco Torpedo prodotto di una sempre più raffinata preparazione; è l’olandese il vincitore della quarta tappa, davanti ad Andrey Karginov (Kamaz), tempra da vendere e sapiente nell’ostacolare ad oltranza la cavalcata solitaria del binomio Iveco-De Rooy. Beffato al termine della prova, arriva ad un minuto e mezzo di ritardo. Decisamente più esteso il gap di Eduard Nikolaev, il discepolo dello “Tsar”, ancora incapace, nonostante il successo targato nel 2013, di firmare una prestazione autorevole, soffrendo la presenza dei più ingombranti compagni di squadra. Manca il guizzo ed è pesante il ritardo dall’olandese, di cui dovrebbe essere il primo antagonista, quantificabile in quasi un’ora. Quarto il sempreverde Kolomy su Tatra, quinto il team mate Iveco Stacey, il quale ha vissuto una prima fase della Dakar decisamente tribolata, mentre è solo sesto Marcel Van Vliet su Man: sempre molto efficace ad ogni partenza della Dakar, paga l’assenza di continuità ed i trentasei minuti di gap ne è la più limpida testimonianza, pur conservando il secondo posto assoluto. Ottavo l’exploiter Shibalov, nella giornata odierna sottotono, nono Ales Loprais, fra crisi di risultati e la difficoltà di dare profondità alla propria azione. Ultima ancora, la sabbia cilena, ideale per rimontare, sul quale il Tatra dovrebbe svettare.

    Fonte - Rally.it

    Mercoledì 8 gennaio 2014, 4° tappa - Moto

    1 – Juan Pedrero Garcia – Sherco – 5’29’13
    2 – Francisco Lopez Contardo – KTM – 00’29
    3 – Marc Coma – KTM – 3’10
    4 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 6’30
    5 – Olivier Pain – Yamaha – 7’01
    6 – Joan Barreda Bort – Honda – 13’56
    7 – Pauolo Goncalves – Honda – 18’38
    8 – Ivan Jakes – KTM – 19’30
    9 – Alain Duclos – Sherco – 23’13
    10 – Daniel Gouet – Honda – 24’38

    Mercoledì 8 gennaio 2014, Classifica Moto

    1 – Joan Barreda Bort – Honda – 15:39’53
    2 – Marc Coma – KTM – 3’10
    3 – Francisco Lopez Contardo – KTM – 5’12
    4 – Alain Duclos – Sherco – 25’55
    5 – Olivier Pain – Yamaha – 29’38
    6 – Cyril Despres – Yamaha – 13’04
    7 – David Casteu – KTM – 42’17
    8 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 46’33
    9 – Jordi Viladoms – KTM – 49’14
    10 – Kuba Przygonski – KTM – 54’52

    Mercoledì 8 gennaio 2014, 4° tappa – Auto


    1 – Sainz/Gottschalk – SMG – 5’20’32
    2 – Peterhansel/Cottret – Mini – 6’04
    3 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 8’58
    4 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 13’19
    5 – Roma/Perin – Mini – 14”08
    6 – Terranova/Fiuza – Mini – 16’04
    7 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 24’49
    8 – Lavieille/Garcin – Haval – 26’59
    9 – Thomasse/Larroque – MD – 33’37
    10 – Rakhimbayev/Demyakenko – Toyota – 34’08

    Mercoledì 8 gennaio 2014, Classifica Auto

    1 – Sainz/Gottschalk – SMG – 14:52’47
    2 – Roma/Perin – Mini – 2”06
    3 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 6’56
    4 – Terranova/Fiuza – Mini – 13’08
    5 – Peterhansel/Cottret – Mini – 18’10
    6 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 39’10
    7 – Lavieille/Garcin – Haval – 46’20
    8 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 47’12
    9 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 1:07’00
    10 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 1:18’44

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    Dakar, 5^ tappa: Roma svetta fra le trappole della navigazione

    Rallye-Dakar-2013-X-Raid-MINI-BMW-01



    E’ innegabile, il coacervo di trappole è affiorato tutto fra la quarta e la quinta tappa, fra le più difficili, ma non ancora decisive nell’economia generale della gara. Una vera e propria accozzaglia di insidie disseminate nel percorso, per lo più non materiali: le trappole, così le abbiamo definite, vanno ricercate nella navigazione, in questi giorni particolarmente impegnativa ed esacerbata. E’ il leitmotiv di metà settimana: a fare vittime non è un tracciato che, seppur nella vastità di avversità, non si è ancora manifestato nella sua pienezza. Il grado di difficoltà è elevato, ma non ha ancora raggiunto le sue punte più parossistiche, di violento impatto sugli equipaggi. E non c’è confronto che regge fra le tappe dell’anno scorso con quelle odierne, le complicazioni vanno ricercate nel crudo percorso, nella sua natura selvaggia, che fonde in unico nucleo abilità di navigazione, oggi messe duramente alla prova, abilità di guida e senso dell’intuito. Ed è così che i più fidi navigatori assumono il ruolo dei condottieri, da saggi consiglieri ad autentici trascinatori dell’equipaggio.

    Partiamo, come di consueto, dalla categoria moto, che ha visto un Marc Coma più in forma che mai: per motivi di sicurezza, tappa dimezzata senza neutralizzazione centrale, ma ciò non muta nella sostanza la dimensione di una giornata, con un taglio apocalittico: il sagace ed astuto spagnolo è stato l’unico a condurre una performance da unicum, è un’opera che offre un senso di compiutezza ultima, tale da consacrare Coma, oltre che vincitore di tappa, leader della classifica, recuperando ben tre quarti d’ora dall’ormai battistrada Barreda Bort!

    La prima guida Honda è incappata nell’ennesimo errore di navigazione, vittima, come tanti altri motociclisti, di una tappa quasi interamente sabbiosa, priva di coordinate precise e punti di riferimento: oggi, a prevalere, è stato il “sesto senso” dei piloti, quell’arte del procedere per sottigliezza ed istinto, in cui ogni valore che non sia umano viene meno, affidandosi ad un bagaglio di risorse personali, il quale, dunque, ha condotto in seconda posizione il team mate KTM Viladoms, a ben dodici minuti in appena 220 chilometri. Segue l’exploiter, che si conferma attento ed oculato, Przygonski; la prima Honda è quella di Rodrigues, quarto. Positive le prestazioni di Van Niekerk e Salvatierra, mentre Pedrero Garcia, pur essendo stato autore di una svista, è sesto a trentaquattro minuti. Diciassettesimo Barreda Bort e diciottesimo Despres, che hanno posto la firma su due “pasticci”: con quaranta minuti a testa dilapidati in giornata, l’uno consegna testa della gara, accumulando in un colpo solo un ampio distacco, l’altro raddoppia il proprio gap, dopo essere stato tradito ieri dalla sua Yamaha.

    Categoria auto contrassegnata da un fenomeno del tutto analogo a quello delle moto, con proporzioni ancora più bibliche, tappa su cui ha impresso il proprio nome Nani Roma, già vincitore appena due giorni fa, che ha sempre sintetizzato quell’ala della Dakar nostalgica, non improntata alle tappe da perfezionisti, bensì aperti ad un formato più flessibile, in cui rientrino tutte le doti di un repertorio vasto e duttile.

    L’intelaiatura della prova odierna è pertanto targata Mini, con un poker vincente nell’assoluta in realtà confermatosi ad ogni intermedio, una vera fortezza di fronte al solitario Sainz, il quale, anziché affrontare da protagonista la tappa, come da previsione, si è perso nel primo settore, smarrendo completamente la via e rilanciandosi solo dopo aver accumulato un’ora; una banale semplificazione bollarlo come un autogol. E’ stato piuttosto un disorientamento totale, a cavallo fra chilometro 160 e 170, un labirinto dal quale è uscito con un gap davvero troppo esteso. Le Mini hanno, invece, mantenuto tutte un’andatura serrata, imponendo ritmo e regole: tuttavia, sia Terranova, sia Al Attiyah che Peterhansel hanno consumato dai venti ai trenta minuti per sbrogliare la matassa del tracciato. Nani Roma, decisamente più avveduto, ha mantenuto un passo gara consistente lungo tutto il percorso, così come Giniel de Villiers, secondo e finalmente ritornato nei piani alti, nella consapevolezza di poter “mettere in cassaforte” un vantaggio prezioso, un bottino che lo candida, dopo due anni vissuti in parte in ombra, ad essere l’uomo dalla voce forte in casa Mini. Pur cedendo ai rivali qualche minuto nel finale, lo spagnolo incassa leadership e trentasette minuti su Al Attiyah. Chiave di volta della Dakar sarà proprio un’ottica del risparmio: riuscire, anche avidamente, a raccogliere tutti i minuti persi dagli avversari sul terreno, coniugando resistenza fisica e psicologica ad un’andatura anche tesa all’economia, talvolta alla rinuncia.

    Chiudiamo con i camion, i quali nel loro fascino ancora più esasperato, più rude, si sono trovati a loro agio sulla sabbia, tendenza sempre rispettata e comprovata dal cronometro: il vincitore odierno, il giovane Sotnikov su Kamaz, ha eguagliato il terzo tempo assoluto delle auto, che spetta a Robby Gordon. I russi, che non guardano più indietro, hanno rafforzato lo squadrone, con nuove munizioni, rivelatesi di prima scelta, nonché audaci. Il pilota sopra indicato ha inflitto appena tre minuti a Karginov, che prova ad incalzare De Rooy con una strategia tutta improntata all’attacco ad oltranza; ad ogni modo, l’olandese chiude a dodici minuti dalla vetta, confermandosi accorto traghettatore in una fase delicata, lasciando la scena ai più agguerriti. Quinto e ancora parzialmente tiepido Nikolaev, il quale dissipa altri ventiquattro minuti e si porta a distacchi sempre più insostenibili; quarto invece il kazako Ardavichus, afflitto da problemi disparati nelle prime tappe ed ormai totalmente tagliato fuori dalla top ten. Settimo Vila Roca ed ottavo Hans Stacey, tuttora in difficoltà nell’esprimere e nell’affermare tutta la propria esperienza.

    Domani la carovana si muove in direzione Salta, che ospiterà il bivacco per il giorno di riposo.

    Fonte - Rally.it

    Giovedì 9 gennaio 2014, 5° tappa - Moto

    1 – Marc Coma – KTM – 3’02’08
    2 – Jordi Viladoms – KTM – 12’54
    3 – Kuba Przygonski – KTM – 22’45
    4 – Helder Rodrigues – Honda – 25’53
    5 – Riaan Van Niekerk – KTM – 32’04
    6 – Juan Carlos Salvatierra – Speedbrain – 33’12
    7 – Juan Pedrero Garcia – Sherco – 34’03
    8 – Stefan Svitko – KTM – 36’38
    9 – Robert Van Pelt – Honda – 37’04
    10 – Daniel Gouet – Honda – 37’53

    Giovedì 9 gennaio 2014, Classifica Moto

    1 – Marc Coma – KTM – 18:45’11
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 41’10
    3 – Francisco Lopez Contardo – KTM – 53’41
    4 – Jordi Viladoms – KTM – 58’58
    5 – Alain Duclos – Sherco – 1’02’13
    6 – Olivier Pain – Yamaha – 1’09’38
    7 – Jakub Przygonski – KTM – 1’14”27
    8 – Cyril Despres – Yamaha – 1’23’01
    9 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 1’23’30
    10 – Stefan Svitko – KTM – 1’30’13

    Giovedì 9 gennaio 2014, 5° tappa – Auto


    1 – Roma/Perin – Mini – 4’27”01
    2 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 4’20
    3 – Gordon/Walch – Hummer – 20’12
    4 – Terranova/Fiuza – Mini – 20’44
    5 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 21’38
    6 – Peterhansel/Cottret – Mini – 23’55
    7 – Alvarez/Graue – Ford – 25’45
    8 – Malysz/Marton – Toyota – 27”18
    9 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 29’20
    10 – Van Loon/Rosegaar – Ford – 39’19

    Giovedì 9 gennaio 2014, Classifica Auto

    1 – Roma/Perin – Mini – 19:21”54
    2 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 26’28
    3 – Terranova/Fiuza – Mini – 31’46
    4 – Peterhansel/Cottret – Mini – 39’59
    5 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 41’24
    6 – Sainz/Gottschalk – SMG – 59’43
    7 – Lavieille/Garcin – Haval – 1’41’50
    8 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 1’42’42
    9 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 1’45’58
    10 – Thomasse/Larroque – MD – 2’12’10

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    Due giornalisti perdono la vita alla Dakar



    Due giornalisti argentini sono morti ieri in occasione della quinta tappa della Dakar in un incidente stradale. I due cronisti, il ventenne Agustin Mina e Daniel Ambrosio (51 anni), non erano tra quelli accreditati per la gara e hanno perso la vita precipitando con il loro fuoristrada dentro un burrone per oltre 100 metri. Feriti anche i due colleghi fotografi che erano con loro.

    Fonte - ItaliaRacing.net
     
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    Dramma alla Dakar, trovato morto il motociclista belga Eric Palante

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    Erano le 8:30 ( ora locale ) quando il camion incaricato di ispezionare il percorso a fine tappa ha trovato in fin di vita, al km 143 della quinta speciale della Dakar, il motociclista Eric Palante (#122 ). Le circostanze della sua morte non sono ancora note, maggior chiarezza verrà fatta dopo le analisi di rito.

    Nessun messaggio di soccorso è stato ricevuto dagli organizzatori, il pilota belga si era anche presentato al rifornimento d’acqua delle 12. Palante era alla sua undicesima Dakar. Per ora non si ha nessuna notizia certa, le cause di questo drammatico incidente verranno analizzate dalle autorità locali.

    Pelante è la terza vittima di questa durissima edizione della Dakar, prima di lui due giornalisti a bordo di un fuoristrada sono caduti in un precipizio, perdendo la vita.

    Fonte - Rally.it

    Dakar, 6^ tappa: Duclos vince, interviene la mannaia delle penalità

    Alain-Duclos-Primera-etapa-Dakar-2014-Befurious_com



    Anche la tappa odierna è all’insegna dell’ennesima sorpresa: non tanto per la natura intrinseca della prova, transitoria, una sorta di fiume da traghettare verso la pausa, bramata dai piloti, bensì per la mannaia della penalità, che ha plasmato la classifica in modo drastico. Una vera mannaia quella della direzione gara, artefice di un rimpasto di significative proporzioni. Nel dramma, comunque, di una giornata in cui viene dichiarata la morte di due giornalisti argentini, oltre che di Eric Palante, motociclista, ritrovato solo nella mattinata, morte causata, probabilmente dall’ipertermia. Fatti inaccettabili, tuttora inspiegabili, che vanno a comporre quell’ombra sulla gara che ne lacera la coesione, oltre che tutto il tessuto sportivo. L’imperativo della sicurezza deve restare centrale e prioritario, sopra qualsiasi altra ragione.

    Per quanto concerne invece la categoria moto, dobbiamo segnalare la vittoria di Alain Duclos: il francese, esperto e veterano della Dakar, è stato il “condottiero” di giornata: dopo il bizzarro episodio, nel quale aveva erroneamente indicato la strada a Marc Coma, il quale, volpe dell’espediente, ne ha approfittato, andando a recuperare e senza perdere troppo terreno in seguito ad un errore di navigazione. Le gioie, fino ad ora mancate al francese su Sherco, iniziano una fase in cui germogliano, dopo aver ampiamente seminato, a dispetto di numerosi rivali. Il terzo posto, oltre che la vittoria di tappa sono una merita ricompensa ad un motociclista concreto, pratico, insomma, pragmatico.

    Segue lo spagnolo Coma, il quale racimola ancora un minuto su Barreda Bort, in giornata quarto, mentre terzo è l’exploiter Metge. In fumo finiscono invece le ambizioni di Cyril Despres e Francisco Lopez, l’uno vittima di una Yamaha tutt’altro che affidabile, l’altro della propria irruenza. Il francese lo sapeva, il cambiamento di team che non si sarebbe rivelato affatto leggero o momentaneo: la moto giapponese, sulla base di esperienze empiriche, non è nuova a “pugnalate alle spalle”, a tradimenti evidentemente letali. Inoltre, è pervenuta una penalità di un’ora, per aver saltato un punto di controllo, il WP17. Consapevolmente, considerata l’esigua autonomia delle moto: come vedremo in seguito, ad ogni modo, non è stato l’unico fra i “big” la cui performance è stata danneggiata da una sanzione. Ritiro, ieri, per Paulo Goncalves, a causa di un principio di incendio sulla sua moto: strada spianata, considerando anche il ritiro di Faria, per gli outsiders, specie in un frangente nel quale i piloti dell’apice della classifica mantengono un’andatura temporeggiatrice, in vista della sabbia del Cile.
    Sottolineiamo anche l’ottimo ventiduesimo posto di Paolo Ceci, unico, in seguito ad una carneficina di italiani nelle tappe precedenti, a mantenersi nelle posizioni di vertice. Assidua presenza, pur in presenza di inconvenienti, ha messo in luce una preziosa regolarità, coniugata con saldezza e tenacia.

    Fra le auto, viene convalidato questo trend, se non gonfiato, con una politica del risparmio che ha favorito la Mini, in un terzetto solido e robusto che ha dettato le linee guida, facendo propria una tattica in cui è stata impressa e tradotta la propria forza di squadra, principale risorsa da sfruttare in contrasto a coloro che corrono in solitaria: troppo presto per lanciarsi in funambolici giudizi, ma risulta certo che questa bilancia intestina, prima o poi, sia destinata a spezzarsi. Le rivalità interne, ad ogni modo, sono assolutamente trasparenti, con Nani Roma attento a conservare la propria leadership, sesto a sei minuti, dietro a Sainz, praticamente eguagliato e ad un magistrale de Villiers che risale la china con ardore e genuino impegno. Si compone dunque un terzetto Mini formato da Terranova, Al Attiyah e Peterhansel, che conduce sul qatariano con tre minuti di vantaggio; l’occasione ideale per limare un gap macroscopico, preparandosi per ribaltare, la prossima settimana, le sorti di un rally che, fino ad ora, ha marciato in suo sfavore, fra qualche ingenuità ed eccesso. Non deve dimenticare, a tal proposito, il lettore, il collegamento posto fra moto ed auto, ad inizio di ciascun paragrafo, rappresentato dalle penalità. Elemento conduttore fra due categorie opposte, radicalmente discordanti sui piani della competizione, ha condannato Carlos Sainz ad un’ulteriore ora di distacco; legge valida anche per Al Attiyah, che ha saltato un WP ed è attualmente quinto ad un’ora e venti minuti dall’apice.
    Da notare ancora la “sopravvivenza” della Panda di Verzeletti, tuttora in gara, in una disputa da “survival” che ha condotto l’equipaggio italiano fino alla settantaseiesima piazza, fra contrattempi e i limiti estremi del cronometro da rispettare.

    Fra i camion, infine, passerella regolare in altura, con appena centocinquanta chilometri da percorrere, “filati” in appena un’ora di gara: giornata non sofferta, adatta ed appropriata per gli “eroi di giornata”, fra i quali Versluis e Van Vliet, i quali, dopo aver pagato disavventure tecniche, ma anche di altra natura, riportano in alto il MAN, che, dopo anni trascorsi da comprimario, gioca le sue carte, rivendicando una storia di gloria ed orgoglio nel rally raid pluridecennale. Karginov raccoglie ancora qualche minuto su De Rooy, mentre Stacey guadagna e risale in quarta posizione.

    Il prossimo appuntamento è fissato a domenica 12 gennaio, con la tappa boliviana attraverso il Salar d’Uyuni.

    Fonte - Rally.it

    Venerdì 10 gennaio 2014, 6° tappa - Moto

    1 – Alain Duclos – Sherco – 4:21’34
    2 – Marc Coma – KTM – 1’15
    3 – Michael Metge – Yamaha – 1’49
    4 – Joan Barreda Bort – Honda – 2’22
    5 – Cyril Despres – Yamaha – 2’55
    6 – Helder Rodrigues – Honda – 4’21
    7 – Stefan Svitko – KTM – 7’46
    8 – Kuba Przygonski – KTM – 8’12
    9 – Jordi Viladoms – KTM – 10’26
    10 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 11’13

    Venerdì 10 gennaio 2014, Classifica Moto


    1 – Marc Coma – KTM – 23:08’00
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 42’17
    3 – Alain Duclos – Sherco – 1:00’58
    4 – Jordi Viladoms – KTM – 1:08’09
    5 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 1:33’28
    6 – Olivier Pain – Yamaha – 1:43’08
    7 – Jakub Przygonski – KTM – 1:49’59
    8 – Helder Rodrigues – Honda – 2:01’24
    9 – David Casteu – KTM – 2:12”05
    10 – Daniel Gouet – Honda – 2:17’26

    Venerdì 10 gennaio 2014, 6° tappa – Auto


    1 – Peterhansel/Cottret – Mini – 2:42’58
    2 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 2’43
    3 – Terranova/Fiuza – Mini – 5’20
    4 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 6’06
    5 – Sainz/Gottschalk – SMG – 6’31
    6 – Roma/Perin – Mini – 6’36
    7 – Vasiliev/Yevtyekhov – Mini – 12’02
    8 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 12’34
    9 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 12’53
    10 – Lavieille/Garcin – Haval – 13’01

    Venerdì 10 gennaio 2014, Classifica Auto

    1 – Roma/Perin – Mini – 22:11”28
    2 – Terranova/Fiuza – Mini – 30’30
    3 – Peterhansel/Cottret – Mini – 33’23
    4 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 40’54
    5 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 1:22’35
    6 – Sainz/Gottschalk – SMG – 1:59’38
    7 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 1’59’39
    8 – Thomasse/Larroque – MD – 2:21’08
    9 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 2:28’57
    10 – Malysz/Marton – Toyota – 2:43’13

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    Dakar, 7^ tappa: Vince Sainz, per ravvivare la speranza (e il morale)

    DakarEduardTruck



    Dopo un giorno di riposo, in cui sono state “caricate le batterie”, ma sono stati anche massicci gli interventi sui mezzi: una giornata, dunque, in cui si curano le ferite e si prova a coprire una sorta di “vulnus”, perché dopo quanto successo a Palante, c’è forse da ridimensionare il confine, che in questo caso non è certo un filo sottile, fra la gara come simbolo della dedizione umana e il superamento stesso dei diritti dei piloti. Consapevoli certamente a ciò contro cui vanno incontro, ma i punti di ombra di una Dakar che ha smembrato il feticcio sudamericano sono numerosi. Quel totem a cui ci riferiamo, in effetti, è stato definitivamente scavalcato: il confronto fra le edizioni africane e quelle del “Nuovo Mondo”, oltre che essere inconsistente per le evidenti differenze morfologiche, l’evento ne ha raggiunto le punte più estreme. Di questo, ad ogni modo, se ne discuterà a lungo, giacché la riflessione è quantomeno coercitiva, multilaterale, deve coinvolgere l’appassionato e i dirigenti ASO.

    Fra le auto, successo di Carlos Sainz, con una firma sempre ben distinta: la prova ad anello di Salta è una miscela in cui si fonde sterrato ghiaioso, che non ha pagato le conseguenze delle recenti piogge, sabbia ed un tratto in cui è presente una salina. Sul territorio brullo e spoglio, domina dunque lo spagnolo partito con l’intento chiaro di recuperare terreno, riaccendere la speranza ed un morale distrutto, dopo il problema elettronico che ne aveva distrutto la prestazione, a cui si somma un’ora di penalità. E sono già nove i minuti recuperati su Roma, in una prova che, a dispetto della sabbia del Cile evidentemente imminente, è ancora marginale sul piatto finale dei gaps.
    Segue una coda di ben sei Mini, con Al Attiyah a cinque minuti, Stephane Peterhansel non ancora mordente –sempre in vista delle dune in Cile- a sette minuti e il leader della classifica Nani Roma. Uno squarcio che in fondo combacia con l’equilibrio dello start di Rosario, non è una novità la versatilità della Mini, con la quale un debuttante come Villagra, sesto dietro a Holowczyc, è capace di mettere a segno discreti piazzamenti, così come la competitività “intermittente” del buggy SMG. Sprofonda Orlando Terranova, poco spumeggiante, a dispetto della consuetudine e ne approfitta Giniel de Villiers, che pure oggi non è stato particolarmente brillante, il quale salta sul podio provvisorio, a sua volta composto dalle stesse figure del 2012; nella top five, da due anni a questa parte, il team X Raid prende tutte le fette più grandi della torta. Quadro nella classica assoluta quasi immutato, se non con la risalita di Holowczyc, ottavo, di Villagra, nono, e di Lavielle, decimo con il suo Haval, tornato in ombra dopo il “boom” della scorsa settimana.

    Fra le moto, non avviene affatto un rovesciamento delle proporzioni delle auto: infatti Barreda Bort, connazionale di Sainz, si muove nella stessa direzione, favorendo la propria rimonta, la quale, come si può facilmente osservare, può risultare più agevole di quella di Sainz. A partire, osserviamo noi, dalla estrema facilità con cui si può capovolgere l’esito di questa categoria, molto più sensibile a variazioni brusche, di cui è stato vittima Alain Duclos, l’outsider Sherco, evidenziatosi per una maniacale precisione nella navigazione, oggi invece incappato nell’errore stesso, impiegando una ventina di minuti a trovare il WP1. Il tris dello spagnolo, dunque, permette di consolidarsi in seconda posizione, rafforzandone la dimensione di antagonista.
    Segue Coma, intenzionato a non dilapidare alcuna porzione dell’ampio vantaggio costruito: un tallonamento che si fonda sulla necessità di sfruttare in profondità le possibilità offerte dalla tappa marathon, iniziata oggi, in un certo qual modo uno degli ultimi appigli per gli avversari più agguerriti. Terzo Cyril Despres, quarto Pedrero Garcia, quinto Przygonski e sesto Israel Esquerre, in un distacco compreso fra i cinque e i dieci minuti: un novero fra quelli, appunto, che conteranno solo sulla risorsa umana per racimolare terreno.

    In modo del tutto speculare, fra i camion vince un principio di continuità, di cristallizzazione della classifica, processo che corre verso De Rooy, il quale, finora, senza evidentemente forzare all’eccesso, conduce con un agevole e vantaggio di quasi quaranta minuti; vento sfavorevole invece per Karginov, che dopo aver inseguito ad oltranza l’olandese, ha consumato il fiato: sono ben nove i minuti persi dalla vetta e l’impianto d’attacco è tutto da rifare.
    Dopo una lunga attesa, finalmente torna a brillare Nikolaev, il vincitore in carica, che ha staccato il team mate di quattro minuti; a quattro minuti e mezzo il vincitore dell’edizione 2012, sull’Iveco Torpedo. Un guizzo che, se ha l’effetto di ritemprare il vigore di una carica fallita, per il coraggio mostrato piuttosto dai compagni, che dal condottiero, dall’altro lato rischia di restare isolato per l’enorme distacco del russo.
    Quarto Versluis sul MAN, mentre continua a deludere Ales Loprais sul Tatra, solo quinto; anche Hans Stacey, sull’Iveco Trakker, continua fra stenti e patimenti la sua Dakar.

    Un clima da “pathos greco”, frutto di una sapiente forgiatura effettuata dagli organizzatori, che sicuramente raggiungerà il suo culmine domani, con l’ingresso in Cile e lo scenografico Salar d’Uyuni alle spalle.

    Fonte - Rally.it

    Domenica 12 gennaio 2014, 7° tappa - Moto

    1 – Joan Barreda Bort – Honda – 3:28’41
    2 – Marc Coma – KTM – 4’03
    3 – Cyril Despres – Yamaha – 5’35
    4 – Juan Pedrero Garcia – Sherco – 6’57
    5 – Kuba Przygonski – KTM – 8’56
    6 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 10’04
    7 – Helder Rodrigues – Honda – 10’57
    8 – Mario Patrao – Suzuki – 11’27
    9 – Olivier Pain – Yamaha – 11’37
    10 – Jordi Viladoms – KTM – 11’57

    Domenica 12 gennaio 2014, Classifica Moto


    1 – Marc Coma – KTM – 26:40’44
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 38’14
    3 – Jordi Viladoms – KTM – 1:16’09
    4 – Alain Duclos – Sherco – 1:16’35
    5 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 1:39’29
    6 – Olivier Pain – Yamaha – 1:50’42
    7 – Jakub Przygonski – KTM – 1:54’42
    8 – Helder Rodrigues – Honda – 2:08’18
    9 – David Casteu – KTM – 2:23”50
    10 – Cyril Despres – Yamaha – 2:26’13

    Domenica 12 gennaio 2014, 7° tappa – Auto


    1 – Sainz/Gottschalk – SMG – 4:43’28
    2 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 4’45
    3 – Peterhansel/Cottret – Mini – 7’26
    4 – Roma/Perin – Mini – 8’56
    5 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 10’51
    6 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 12’54
    7 – Vasiliev/Yevtyekhov – Mini – 15’58
    8 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 16’25
    9 – Terranova/Fiuza – Mini – 18’00
    10 – Ten Brinke/Daumel – Hrx – 20’04

    Domenica 12 gennaio 2014, Classifica Auto


    1 – Roma/Perin – Mini – 27:03”52
    2 – Peterhansel/Cottret – Mini – 31’53
    3 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 48’23
    4 – Terranova/Fiuza – Mini – 54’34
    5 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 1:18’24
    6 – Sainz/Gottschalk – SMG – 1:50’42
    7 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 2’30’47
    8 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 2:30’52
    9 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 2:52’57
    10 – Lavieille/Garcin – Haval – 3:07’06

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    Dakar, 8^ tappa: Al Attiyah e Despres, dall’incudine al martello

    NasserAlAttiyahMINIDakarRally2014Wallpaper



    Ai fini della classifica, il risultato della tappa odierna potrebbe risultare solo un simbolo, un grido per riaffermare fieramente il proprio ruolo di protagonisti nella bilancia della Dakar; inevitabilmente, è anche questo lo spirito del rally raid, sebbene Al Attiyah e Despres non si possano certo definire degli “eroi del giorno”; tuttavia dopo un fine settimana buio, si ritorna a guardare avanti, con una fiducia non inconsueta. L’ottimismo è un’altra costola della Dakar e dunque, “ritornare al martello”, picchiando sul cronometro, dando testimonianza di un’inversione di tendenza, chiudendo la Dakar con il coltello fra i denti.

    E’ indubbio, comunque, che questa sia la vigilia delle “tappe forti”, con l’arrivo ad Iquique di domani, che fa parte ormai della tradizione, inserita però in un quadro di maggiore complessità: ai vertici della classifica si risparmiano le risorse, mentre gli inseguitori incalzano, almeno per il podio.
    Vince Al Attiyah fra le auto, pertanto, staccando di un minuto Peterhansel, mentre Sainz è a due minuti e mezzo. Si dilatano i distacchi a partire da Terranova, quarto, a quasi sette minuti, il quale, però, mette insieme oltre due minuti di vantaggio su De Villiers, che lo precede per un’inezia nella generale.
    Il qatariano, a sua volta, guadagna tempo prezioso, da mettere in cascina, nel serbatoio dei minuti da portare in dote sulla sabbia, dove si parte con necessità differenti e, evidentemente, con tattiche altrettanto separate. Ne è consapevole Nani Roma, sesto dietro a Holowczyc, il quale perde otto minuti da Peterhansel, assottigliando un vantaggio prezioso; in compenso, i ventitré primi sono un discreto bagaglio per affrontare l’ultima e decisiva settimana, altre cinque tappe, con chilometraggi particolarmente significativi, in ben due occasioni superiori a quota seicento.
    Proseguono le sofferenze per Gordon, oggi in ritardo di un’ora ed un quarto, con il suo Hummer-Gordini; spazio di outsider lasciato al russo Vasilyey, anche oggi nella top ten, così come Lavielle, che, con il Great Wall Haval, è saldamente nella top ten.

    Le moto si muovono attorno al Salar d’Uyuni, in alcuni punti attraversato, a quote molto elevate, superiori ai 3500 metri di altezza dal livello del mare; la giornata di oggi si compone di sabbia, sterrato e, appunto, un breve settore di una salina, in direzione Calama.
    Il team Yamaha France serra le fila e porta Despres in cima, per la prima volta quest’anno, tallonato a vista dagli spagnoli, con Barreda Bort e Marc Coma giunti entrambi a soli due minuti: la partita resta aperta, anche se il gap, fra il primo posto e l’ultimo gradino del podio, ammonta ad un’ora e mezza. Helder Rodrigues è quarto: lo scudiero di Barreda Bort dovrà sicuramente spingere per poter controllare le spalle allo spagnolo, così come Pain e Metge, su Yamaha, giunti rispettivamente quinto e sesto. Si accende, per il terzo posto, un duello intenso fra Viladoms, in data odierna decimo e Duclos, il quale oggi ha patito un problema tecnico, causa della sua mezz’ora di ritardo. Seppure a distanza, recupera il vincitore della tappa, il già citato Despres, nono e carico di motivazione per una rimonta da antologia. Settimo Van Niekerk e nono Przygonski, già ampiamente affermatisi nel corso della gara.

    Fra i camion, difesa granitica di De Rooy, che resiste agli urti provocati dall’assalto dei Kamaz, ancora vincenti con la firma di Karginov –seconda vittoria nel corso dell’evento- che si instaura, in via ormai definitiva e stabile, come l’unica autorevole figura adatta a contrastare l’egemonia Iveco dell’olandese, secondo a cinque minuti.
    La nuova munizione russa, Sotnikov, pilota di belle speranze, arriva terzo, a sette primi, davanti ad un Loprais in timida ripresa, il quale, dal suo canto, scalpita, poiché tutte le prossime tappe rappresentano la specialità del ceco e del suo Tatra, dotato di un sistema di sospensioni indipendenti, di cui abbiamo già parlato nel prologo pre-Dakar.
    Nella generale, con una mezz’ora da recuperare, la terza piazza non è un miraggio, grazie anche ad un Nikolaev poco tonico, a quindici minuti ed ottavo, dietro anche a Shibalov. Nel mezzo, si inseriscono i due MAN di Versluis e Van Vliet, tagliati probabilmente fuori dalla volata per il podio.

    Gara aperta, in conclusione, in tutte le sue componenti, a dimostrazione di come l’effetto voluto da ASO sia stato ottenuto, attraverso “l’iniezione” del fattore incertezza che ne ha cambiato il volto e la percezione. Non si rinuncia al grande progetto di una Dakar veloce, come del resto sono gli sterrati argentini, ma si ripudia un impianto che è estraneo alla sua natura, formato da tappe sprint, del tutto anomale: si sceglie la via dell’epos, della grande epopea, che resta l’ossatura più attuale ed apprezzata, da appassionati e piloti.

    Fonte - Rally.it

    Lunedì 13 gennaio 2014, 8° tappa - Moto

    1 – Cyril Despres – Yamaha – 5:23’20
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 2’09
    3 – Marc Coma – KTM – 2’15
    4 – Helder Rodrigues – Honda – 6’38
    5 – Olivier Pain – Yamaha – 10’40
    6 – Michael Metge – Yamaha – 12’58
    7 – Riaan Van Niekerk – KTM – 13’15
    8 – Daniel Gouet – Honda – 13’23
    9 – Kuba Przygonski – KTM – 13’29
    10 – Jordi Viladoms – KTM – 13’34

    Lunedì 13 gennaio 2014, Classifica Moto

    1 – Marc Coma – KTM – 32:06’19
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 38’08
    3 – Jordi Viladoms – KTM – 1:27’22
    4 – Alain Duclos – Sherco – 1:49’09
    5 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 1:52’05
    6 – Olivier Pain – Yamaha – 1:59’07
    7 – Jakub Przygonski – KTM – 2:06’06
    8 – Helder Rodrigues – Honda – 2:12’41
    9 – Cyril Despres – Yamaha – 2:23’58
    10 – Daniel Gouet – Honda – 2:38’51

    Lunedì 13 gennaio 2014, 8° tappa – Auto

    1 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 2:32’57
    2 – Peterhansel/Cottret – Mini – 1’12
    3 – Sainz/Gottschalk – SMG – 2’36
    4 – Terranova/Fiuza – Mini – 6’40
    5 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 7’49
    6 – Roma/Perin – Mini – 9’19
    7 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 9’21
    8 – Vasiliev/Yevtyekhov – Mini – 11’59
    9 – Ten Brinke/Daumel – Hrx – 13’07
    10 – Lavieille/Garcin – Haval – 16’56

    Lunedì 13 gennaio 2014, Classifica Auto


    1 – Roma/Perin – Mini – 29:46”08
    2 – Peterhansel/Cottret – Mini – 23’46
    3 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 48’25
    4 – Terranova/Fiuza – Mini – 51’55
    5 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 1:09’05
    6 – Sainz/Gottschalk – SMG – 1:43’59
    7 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 2:29’22
    8 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 2’47’08
    9 – Lavieille/Garcin – Haval – 3:14’43
    10 – Malysz/Marton – Toyota – 3:27’35
     
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    Dakar - 9° Tappa: Peterhansel attacca, Coma conserva

    CH10641



    La tappa odierna della Dakar, la nona, doveva essere molto dura. Così è stato, per i protagonisti dell’edizione 2014, non solo per il percorso ma anche per le temperature. Aver scavalcato le Ande ad alta quota ha infatti costretto i piloti a dover fare i conti con situazioni anomale, come Carlos Sainz che ha dovuto addirittura dormire con il sacco a pelo questa notte.

    Per quanto riguarda la competizione, non ci sono state grandi novità. Marc Coma ha infatti vinto la speciale, incrementando di 1’41 il proprio vantaggio sulla Honda di Joan Barreda Bort. Recupera posizioni nella classifica generale Cyril Despres. Il francese della Yamaha, che ha dovuto fare i conti con l’eccessivo consumo di carburante nel finale di tappa, dovendo alzare il ritmo, ha concluso terzo, risalendo sino all’ottava piazza nella combinata. Ad avvantaggiarlo anche i problemi meccanici del connazionale Alain Duclos, che a metà prova si è dovuto far trainare a corda per provare a raggiungere la bandiera a scacchi.

    Stephane Peterhansel si è invece lanciato all’attacco della leadership. Il francese della Mini ha conquistato la vittoria di tappa, andando praticamente a dimezzare il distacco che aveva nei confronti di Nani Roma. Lo spagnolo, oggi terzo alle spalle anche di Nasser Al-Attiyah, vede cosi ridursi ad una decina di minuti il proprio margine, quasi certo che, a meno di una debacle, Peterhansel andrà ad insidiare il suo primato. Problemi invece per Carlos Sainz. Lo spagnolo è rimasto fermo a lungo nella prima parte di prova speciale, perdendo la possibilità di infastidire le Mini. Rallentato anche l’Hummer di Robby Gordon. Lo statunitense stava recuperando su Ginel De Villers, quinto con la sua Toyota, ma ha perso tempo prezioso nell’ultimo tratto della prova. Il Sudafricano tuttavia, ha perso il podio virtuale a favore di Orlando Terranova.

    Domani, per la decima tappa, ci si avvicinerà al deserto. Da Iquique si procederà verso Antofagasta. Un breve trasferimento di 58 chilometri farà da antipasto ad un tratto cronometrato di ben 631km, che porterà i concorrenti della Dakar, sia auto che moto nuovamente insieme, a fiancheggiare l’Oceano Pacifico.

    Fonte - ItaliaRacing.net

    Martedì 14 gennaio 2014, 9° tappa - Moto

    1 – Marc Coma – KTM – 4:49’05
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 1’41
    3 – Cyril Despres – Yamaha – 5’28
    4 – Juan Pedrero Garcia – Sherco – 8’43
    5 – Stefan Svitko – KTM – 9’42
    6 – Jordi Viladoms – KTM – 11’23
    7 – Helder Rodrigues – Honda – 11’44
    8 – Ivan Jakes – KTM – 13’40
    9 – Laia Sanz – Honda – 14’34
    10 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 15’01

    Martedì 14 gennaio 2014, Classifica Moto


    1 – Marc Coma – KTM – 36:55’24
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 40’19
    3 – Jordi Viladoms – KTM – 1:38’45
    4 – Jeremias Israel Esquerrre – Speedbrain – 2:07’06
    5 – Olivier Pain – Yamaha – 2:16’10
    6 – Helder Rodrigues – Honda – 2:24’25
    7 – Jakub Przygonski – KTM – 2:25’16
    8 – Cyril Despres – Yamaha – 2:29’56
    9 – Daniel Gouet – Honda – 2:57’42
    10 – David Casteu – KTM – 3:23”06

    Martedì 14 gennaio 2014, 9° tappa – Auto

    1 – Peterhansel/Cottret – Mini – 4:17’53
    2 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 2’17
    3 – Roma/Perin – Mini – 11’36
    4 – Terranova/Fiuza – Mini – 14’14
    5 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 22’57
    6 – Malysz/Marton – Toyota – 41’33
    7 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 42’17
    8 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 43’04
    9 – Vasiliev/Yevtyekhov – Mini – 44’59
    10 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 45’15

    Martedì 14 gennaio 2014, Classifica Auto

    1 – Roma/Perin – Mini – 34:15”37
    2 – Peterhansel/Cottret – Mini – 12’10
    3 – Terranova/Fiuza – Mini – 54’33
    4 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 59’46
    5 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 59’46
    6 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 3:00’03
    7 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 3:20’47
    8 – Lavieille/Garcin – Haval – 3:56’56
    9 – Malysz/Marton – Toyota – 3:57’32
    10 – Spinelli/Haddad – Mitsubishi – 4:45”04

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    Dakar - 10° Tappa: Peterhansel accorcia, Sainz si ritira

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    La decima tappa della Dakar ha dato dei segnali importanti sia per le auto che per le moto. Oggi si sono affrontate le prime vere dune di sabbia, un passaggio a dir poco infernale che ha mietuto numerose vittime, anche illustri.

    Tra le moto c’è stata la rivincita, almeno morale, di Joan Barreda Bort. Lo spagnolo della Honda ha infatti fatto sua la vittoria di tappa, recuperando oltre 11 minuti a Marc Coma, oggi sesto, ma tranquillo leader della classifica generale grazie alla penalità che ieri, in tarda notte, è stata data dalla direzione gara a Barreda Bort per aver oltrepassato il limite di velocità nel trasferimento. A questo punto Coma si è accontentato di seguire a ruota e tenere il ritmo di Cyril Despres, terzo a fine prova, alle spalle della seconda Honda di Helder Rodrigues. Grazie a questa prestazione Despres sale al sesto posto della classifica generale, favorito anche al ritiro del cileno Jeremias Israel Esquerrre. Il portacolori della Speedbrain si è dovuto ritirare per incidente nella prima parte della speciale, che gli ha provocato la rottura di un braccio. Un vero peccato per lui, che occupava la quarta piazza della classifica generale.

    Nelle auto invece sono arrivate importanti novità. Tra tutte il ritiro di Carlos Sainz. El Matador, dopo aver portato ieri a termine con grande caparbietà una prova che sembrava essere compromessa al 150° chilometro per la rottura di un braccetto della sospensione anteriore destra, si è oggi dovuto ritirare per un incidente. Pare che il buggy di Carlos abbia avuto uno scontro con un altro mezzo nel tratto di neutralizzazione della prova, mentre era in attesa di fare rifornimento. Sainz non è in pericolo di vita, ma è stato comunque portato in ospedale per ulteriori controlli viste le lesioni riportate. Dal punto di vista sportivo invece, va registrata la vittoria di tappa di Nasser Al-Attiyah. Il Principe del Qatar, se non avesse ricevuto una penalità nella prima settimana di gara, a questo punto della Dakar sarebbe leader… Ma con i sé e con i ma non si fa la storia, e quindi, dopo i complimenti ricevuti dai responsabili della Mini, il costruttore tedesco guarda alla generale. Stephane Peterhansel infatti si è portato a soli due minuti da Nani Roma, e domani in occasione dell’undicesimo segmento di gara che porterà da Antofagasta a El Salvador, passando per il terribile deserto di Atacama, assalterà la leadership.

    Fonte - ItaliaRacing.net

    Mercoledì 15 gennaio 2014, 10° tappa - Moto

    1 – Joan Barreda Bort – Honda – 4:42’00
    2 – Helder Rodrigues – Honda – 8’00
    3 – Cyril Despres – Yamaha – 9’40
    4 – Olivier Pain – Yamaha – 11’11
    5 – Marc Coma – KTM – 11’26
    6 – Jakub Przygonski – KTM – 15’08
    7 – Stefan Svitko – KTM – 15’14
    8 – Javier Pozzolito – Honda – 16’58
    9 – Ivan Jakes – KTM – 18’17
    10 – Daniel Gouet – Honda – 2:57’42

    Mercoledì 15 gennaio 2014, Classifica Moto


    1 – Marc Coma – KTM – 41:48’33
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 44’10
    3 – Jordi Viladoms – KTM – 2:02’03
    4 – Olivier Pain – Yamaha – 2:16’12
    5 – Helder Rodrigues – Honda – 2:21’16
    6 – Cyril Despres – Yamaha – 2:28’27
    7 – Jakub Przygonski – KTM – 2:29’15
    8 – Daniel Gouet – Honda – 3:05’54
    9 – Stefan Svitko – KTM – 3:33’07
    10 – David Casteu – KTM – 3:41”54

    Mercoledì 15 gennaio 2014, 10° tappa – Auto


    1 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 4:23’35
    2 – Peterhansel/Cottret – Mini – 3’50
    3 – Roma/Perin – Mini – 13’45
    4 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 28’15
    5 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 31’13
    6 – Vasilyev/Yevtyekhov – Mini – 33’22
    7 – Terranova/Fiuza – Mini – 33’48
    8 – Chabot/Pillot – SMG – 41’40
    9 – Alvarez/Graue – Ford – 43’01
    10 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 45’06

    Mercoledì 15 gennaio 2014, Classifica Auto

    1 – Roma/Perin – Mini – 38:52”57
    2 – Peterhansel/Cottret – Mini – 2’15
    3 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 46’01
    4 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 1:14’16
    5 – Terranova/Fiuza – Mini – 1:14’36
    6 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 3:17’31
    7 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 4:03’57
    8 – Lavieille/Garcin – Haval – 4:32’45
    9 – Malysz/Marton – Toyota – 5:33’54
    10 – Kaczmarski/Palmeiro – Mini – 5:33’54

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    Dakar, 11^ tappa: L’eterno macigno degli ordini di scuderia

    Orlando-Terranova-MINI-Dakar-Rally-2014-Wallpaper



    La Dakar prosegue il suo cammino e, sprezzante degli scenari apocalittici prodotti, imbocca la strada dell’arrivo, ma per vedere la luce è ancora troppo presto. Oggi i piloti si sono infilati nei meandri di dune, fiumi secchi, nei pressi di miniere di rame: ci si muove, insomma, costeggiando il Deserto di Atacama, arido e assolutamente inadatto alla vita, ma in realtà per lungo tempo oggetto di contesa politico-geografico, per la dovizia di risorse e da qualche anno, anche sportiva. Quella del deserto, è una vera e propria conquista, è un’investitura che viene dal basso, dal territorio. Ma ha il valore di una Dakar intera, anche perché qui si decide la gara, se ne decide l’intera fisionomia. Nessuno chiude indenne una tappa dalla portata così significativa, così satura di punti critici: è un avvicinamento alla perfezione, una sfida alla natura locale, è un affronto degno della letteratura hemingwayana.

    Ultime scene dell’atto finale della gara, dominata da un pathos infranto, spezzato da una consolidata liturgia, che affligge lo sport e lo condanna, esanime, ad una morte di stenti, debilitato a causa di una ritualità “sublime”, ormai mescolatosi con i valori più puri della Dakar. Il fine calcolo del team X Raid, che ha imposto ai suoi piloti, in via coercitiva, il mantenimento delle posizioni, attraverso un congelamento effettivo, è il risultato più degradante che poteva emergere dal magnifico tridente, oggi diventato quartetto; primo passo di un’incrinatura inesorabile fra Peterhansel, mantenutosi a distanza di sicurezza da Roma, e il team MINI; primi segnali, forse, di un avvicinamento a Peugeot.

    Vince una tappa “anomala” Orlando Terranova, con dieci minuti su Nani Roma e dodici su Giniel De Villiers, prossimo a gettare qualsiasi barlume di speranza per un podio lontano e, di fatto, mai sfiorato; tanti errori, un ritmo incostante e poco incisivo le prime cause di un insuccesso netto e limpido. Quarto quindi il francese, mosso dalla “ragion di stato”, che ha tirato i remi in barca, fra l’amarezza di un tradimento, una “pugnalata alle spalle” e la consapevolezza della futilità del dispendio di energie per andare ad agganciare il team mate. Anziché schiudersi in una lotta a campo aperto, è stata adottata l’opzione dal più scarso decoro, quella facile e pusillanime, priva di quella forza propulsiva, creativa dei piloti. Quinto Al Attiyah, il quale, dopo aver controllato a lungo la prima piazza, nel finale è precipitato. da chiarire le cause.

    Sesto è Ronan Chabot, sul buggy SMG, mentre segue un Lucio Alvarez dalla vitalità ritrovata, Federico Villagra, Holowczyc e Vasilyev, per comporre un gruppo agguerrito, in continua torsione per contendersi le briciole delle grandi portate, quelle degli ufficiali: una gara, fra l’altro, tutta giocata sul predominio, sull’egemonia incontrastata delle grandi squadre, anche in virtù di premature uscite.

    Nella categoria moto, si osserva un fenomeno agli antipodi, concretamente già annidatosi dall’inizio, con le Dakar “individualissime” delle punte, Marc Coma, Barreda Bort e Despres, i quali, nonostante tutto, hanno tenuto in mano la staffetta di una gara che si spartiscono dalla seconda metà dello scorso decennio. Vince dunque lo spagnolo, su KTM, con un margine di tre minuti sul pilota Yamaha: in modo simmetrico, seguono i cosiddetti “portatori dell’acqua”, Pain e Viladoms, che si può presumere duellanti di una sfida ultima che si combatte a distanza; in palio, c’è il podio.
    Piazza d’onore che si potrebbe concretizzare per Barreda Bort, partito con tutt’altre ambizioni, ma autore di una prestazione maiuscola, che ne afferma la valenza, in qualità di pilota del “ricambio generazionale”.
    Seguono Rodrigues e Pedrero Garcia, piloti che si sono già ampiamente imposti nel quadro della gara, ma non sufficientemente incisivi e profondi nelle tappe decisive.

    Passando ai camion, invece, è significativa la svolta impressa da Karginov, ieri secondo a pochi secondi dal ceco Loprais, vincitore della decima tappa, mentre l’attendista De Rooy ha visto ulteriormente dimezzarsi il suo vantaggio, portato a pochi minuti. Sfruttando la pienezza del potenziale del proprio Kamaz, alla maniera di Chagin, la sua robustezza ed integrità meccanica, si è lanciato in un folle inseguimento –risposta secca ai calcoli ed ai tatticismi- guidando in modo tutt’altro che pulito, poco preciso, ma alla massima velocità, tagliando ogni curva con la baldanza di chi non si accontenta di essere ricordato a margine, per la presenza. Infilando, anche oggi, un altro successo, con l’arrivo in pompa magna al bivacco della squadra russa, grazie alla doppietta favorita dal secondo posto di Nikolaev, a ben quindici minuti!
    Un passo gara di fatto articolatosi sul filo del funambolo, considerata anche la propensione dei camion a rimanere appesi a quel filo, senza il quale tendono ad insabbiarsi o, addirittura, a ribaltarsi. L’equilibrio instabile, ossimoro di questa categoria, il cui interprete migliore si fa carico, appunto, di tutta la contraddizione. Struggente, dopo nove giorni di dominio assoluto, l’abbandono della vetta per il team Iveco, De Rooy le ha tentate tutte, fallendo di fronte alla tenacia russa; per arrendersi, tuttavia è ancora presto.
    Chi invece, lascia a terre ambizioni di podio è Loprais, oggi quarto e troppo lontano da Nikolaev; si preannuncia, comunque una “due giorni” di Dakar ancora bollente, ammesso che gli olandesi vogliano tentare l’azzardo ultimo.

    Si riparte domani da El Salvador, con ancora cinquecento chilometri di fronte, nelle ultime due prove, tutte da sfruttare per l’ultima categoria in gioco, quella dei camion, salvo colpi di scena nelle restanti.

    Fonte - Rally.it
     
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    Dakar - 12° Tappa: Peterhansel va al comando e ipoteca la vittoria



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    Cyril Despres si è aggiudicato la vittoria della dodicesima tappa dell’edizione 2014 della Dakar. Il francese della Yamaha ha preceduto la KTM dello storico rivale Marc Coma, che nonostante la sostituzione del propulsore ed una penalità di 15' si appresta a tornare al successo della corsa nel deserto, dopo aver dovuto saltare l’edizione 2013 per un incidente. Despres si è portato a ridosso del podio, in quarta posizione, a pochi minuti dal compagno di squadra Oliver Pain, che domani potrebbe essere rallentato dalla squadra giapponese per dare al transalpino un meritato podio, sfuggitogli solo per i problemi tecnici della prima settimana. Il secondo posto invece nella classifica generale è andato nelle mani di Jordi Viladoms, con la seconda KTM. Oggi è stata invece una brutta giornata per Joan Barreda Bort. L’iberico della Honda si è dovuto fermare più volte durante la speciale, l’ultima ad una ventina di chilometri dalla fine della prova, per la rottura del manubrio.

    Tra le auto invece, dopo le polemiche di ieri, Stephane Peterhansel ha dimostrato di essere il vero campione di questa corsa. Il francese della Mini ha infatti ottenuto la vittoria nella speciale di oggi, relegando Nani Roma al terzo posto alle spalle anche di Nasser Al-Attiyah. Ora in generale, Mr. Dakar ha solo 26 secondi di vantaggio nei confronti del compagno spagnolo, che invece era stato il leader dell’ultima settimana di gara. Domani è prevista la tredicesima ed ultima prova di soli 157 Km, in cui Roma dovrà cercare di spodestare il Re dal suo trono. Una situazione che certo da più di un grattacapo ai vertici della Mini, già nell’occhio del ciclone dopo gli ordini di squadra imposti ieri. Consolida il podio virtuale il Principe del Qatar, Al-Attiyah, mentre Ginel De Villers con la Toyota scavalca Orlando Terranova, che oggi, dopo la vittoria di ieri, ha accusato mezzora da Peterhansel, perdendo la medaglia di legno a favore del sudafricano.

    Venerdì 17 gennaio 2014, 12° tappa - Moto

    1 – Cyril Despres – Yamaha – 3:58’18
    2 – Marc Coma – KTM – 2’17
    3 – Olivier Pain – Yamaha – 5’53
    4 – Helder Rodrigues – Honda – 7’21
    5 – Jordi Viladoms – KTM – 9’10
    6 – Daniel Gouet – Honda – 9’52
    7 – Jakub Przygonski – KTM – 10’45
    8 – David Casteu – KTM – 11”03
    9 – Ivan Jakes – KTM – 12’04
    10 – Javier Pozzolito – Honda – 12’49

    Venerdì 17 gennaio 2014, Classifica Moto

    1 – Marc Coma – KTM – 52:40’16
    2 – Jordi Viladoms – KTM – 1:59’49
    3 – Olivier Pain – Yamaha – 2:10’16
    4 – Cyril Despres – Yamaha – 2:31’18
    5 – Helder Rodrigues – Honda – 2:20’39
    6 – Joan Barreda Bort – Honda – 3:04’54
    7 – Jakub Przygonski – KTM – 2:37’23
    8 – Daniel Gouet – Honda – 3:17’10
    9 – Stefan Svitko – KTM – 3:52’45
    10 – David Casteu – KTM – 4:01”42

    Venerdì 17 gennaio 2014, 12° tappa – Auto

    1 – Peterhansel/Cottret – Mini – 3:38’19
    2 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 3’38
    3 – Roma/Perin – Mini – 5’58
    4 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 10’48
    5 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 18’06
    6 – Chabot/Pillot – SMG – 18’24
    7 – Garafulic/Picard – Mini – 25’26
    8 – Alvarez/Graue – Ford – 26’15
    9 – Terranova/Fiuza – Mini – 29’50
    10 – Lavieille/Garcin – Haval – 31’09

    Venerdì 17 gennaio 2014, Classifica Auto

    1 – Peterhansel/Cottret – Mini – 48:45’45
    2 – Roma/Perin – Mini – 0”26
    3 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 54’07
    4 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 1:21’13
    5 – Terranova/Fiuza – Mini – 1:27’57
    6 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 3:57’25
    7 – Dabrowski/Czachor – Toyota – 5:26’09
    8 – Lavieille/Garcin – Haval – 5:34’59
    9 – Kaczmarski/Palmeiro – Mini – 6:55’33
    10 – Vasilyev/Yevtyekhov – Mini – 7:00’59

    Fonte - ItaliaRacing.net
     
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    Dakar - 13° Tappa: Coma e Roma i vincitori del 2014



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    Sono Marc Coma e Nani Roma i vincitori della Dakar 2014. Entrambi spagnoli, ma con due storie di gara completamente diverse alle spalle. Coma sigla la sua quarta affermazione nel rally raid più famoso al mondo, regalando alla KTM il tredicesimo successo consecutivo, una lunga serie iniziata nel 2001 grazie al compianto Fabrizio Meoni. Marc ha avuto vita facile, ma non ha sbagliato nulla. I suoi avversari si sono lentamente autoeliminati per problemi tecnici, prima Cyril Despres e poi Joan Barreda Bord. La Yamaha del francese è stata sì veloce, ma è ancora troppo debole nei confronti della concorrenza austriaca indistruttibile, che alle spalle di Coma ha piazzato il fedele Jordi Viladoms che si è visto regalare la piazza d’onore da Barreda Bort nelle ultime tappe della corsa. La Honda si è imposta in ben sei giornate, contro le tre di Yamaha e le due di KTM e Sherco, ma il giovane iberico ha sbagliato molto, è caduto troppo e deve ancora maturare per poter impensierire i “mostri sacri” di questa corsa

    Nani Roma invece si è aggiudicato la sua prima Dakar su quattro ruote. L’iberico vinse in moto nel 2004, divenendo il primo spagnolo a conquistarne il titolo, e da allora è sempre stato un punto di riferimento delle squadre in cui ha corso, prima Mitsubishi poi Mini, ma troppe volte è stato messo in ombra dal compagno Stephane Peterhansel. Il francese ha rinunciato al suo nono sigillo, per rispettare gli ordini del costruttore tedesco, che negli ultimi giorni hanno richiamato non poche polemiche. Due giorni fa infatti “Mr. Dakar” si era pubblicamente esposto contestando le direttive ricevute dalla squadra, ma rispettandole non sopravanzando Roma nell’undicesima speciale. Ieri poi, complice anche una foratura dello spagnolo, che ha invece sempre negato ordini a suo favore, Peter si era trovato in vetta alla graduatoria con soli 26 secondi a proprio favore. Oggi poi la “resa” definitiva in cui il transalpino ha palesemente alzato il piede per far recuperare, nei soli 157 chilometri di speciale, la vittoria a Roma ed i due minuti di vantaggio con cui si erano addentrati nelle dune due giorni orsono.

    Si sarebbe potuto evitare tutto questo? In parte sì, se solo uno degli attori principali non avesse sbagliato nel momento decisivo. Nasser Al-Attiyah, che ha concluso al terzo posto con 56” di ritardo, ha rimediato una penalità di un’ora nella fase centrale della gara, che lo aveva relegato a metà classifica. Il Principe del Qatar ha rabbiosamente recuperato nelle giornate successive, sino a portare la terza Mini sul podio, monopolizzando così le premiazioni finali. Ecco che, senza quella penalità, Nasser avrebbe vinto la corsa, Mini non si sarebbe posta il problema di dove “bloccare” un Peterhansel dato in partenza per Peugeot nel 2015. Nota di merito va riconosciuta a Ginel De Villers, che con una Toyota decisamente inferiore alle Mini si è battuto senza timore, vincendo quest’ultima speciale e conquistando la quarta piazza ai piedi del podio.

    Sabato 18 gennaio 2014, 13° tappa - Moto

    1 – Cyril Despres – Yamaha – 1:57’14
    2 – Joan Barreda Bort – Honda – 2’30
    3 – Olivier Pain – Yamaha – 3’10
    4 – Helder Rodrigues – Honda – 3’53
    5 – Juan Pedrero Garcia – Sherco – 4’05
    6 – Jordi Viladoms – KTM – 6’01
    7 – Michael Metge – Yamaha – 6’38
    8 – Daniel Gouet – Honda – 6’47
    9 – Jakub Przygonski – KTM – 7’46
    10 – David Casteu – KTM – 9”50

    Sabato 18 gennaio 2014, Classifica Moto

    1 – Marc Coma – KTM – 54:50’53
    2 – Jordi Viladoms – KTM – 1:52’27
    3 – Olivier Pain – Yamaha – 2:00’03
    4 – Cyril Despres – Yamaha – 2:00’38
    5 – Helder Rodrigues – Honda – 2:11’09
    6 – Jakub Przygonski – KTM – 2:31’46
    7 – Joan Barreda Bort – Honda – 2:54’01
    8 – Daniel Gouet – Honda – 3:10’34
    9 – Stefan Svitko – KTM – 3:50’10
    10 – David Casteu – KTM – 3:58”09

    Sabato 18 gennaio 2014, 13° tappa – Auto


    1 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 1:57’07
    2 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 0’23
    3 – Vasilyev/Yevtyekhov – Mini – 0’41
    4 – Roma/Perin – Mini – 1’40
    5 – Terranova/Fiuza – Mini – 1’53
    6 – Lavieille/Garcin – Haval – 2’57
    7 – Villagra/Perez-Companc – Mini – 3’09
    8 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 4’51
    9 – Garafulic/Picard – Mini – 6’59
    10 – Peterhansel/Cottret – Mini – 7’44

    Sabato 18 gennaio 2014, Classifica Auto

    1 – Roma/Perin – Mini – 50’44”58
    2 – Peterhansel/Cottret – Mini – 5’38
    3 – Al-Attiyah/Cruz – Mini – 56’52
    4 – De Villers/von Zitzewitz – Toyota – 1:19’07
    5 – Terranova/Fiuza – Mini – 1:27’44
    6 – Holowczyc/Zhiltsov – Mini – 3:55’42
    7 – Lavieille/Garcin – Haval – 5:35’50
    8 – Kaczmarski/Palmeiro – Mini – 6:58’12
    9 – Vasilyev/Yevtyekhov – Mini – 6:59’34
    10 – Garafulic/Picard – Mini – 7:35’15

    Fonte - ItaliaRacing.net
     
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