Redbull Angel

La vera storia di Tina Menezes

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    Capitolo 49
    L'istinto di un angelo


    Ero sola.
    Ero finalmente sola, o almeno così credevo.
    Mi ero appena seduta a terra e stavo controllando il cellulare quando qualcuno si avvicinò.
    Erano Lewis e Coco e non mi sentivo per niente a mio agio a tu per tu con quel cane scalmanato.
    Per una volta non si mise ad abbaiare, ma non potei fare a meno di rimproverare Lewis.
    «Lo fai apposta, vero?»
    Il pilota della Mercedes mi guardò con aria innocente.
    «A fare cosa?»
    Si sedette alla mia sinistra e, con mia sorpresa, Coco si sdraiò a terra e chiuse gli occhi, un po' come faceva Roscoe in quelle situazioni.
    «A farmi stare a contatto con i tuoi cani.»
    «In genere i miei amici stanno a contatto con i miei cani.»
    Sospirai.
    «Una volta, quando ero bambina, i figli dei miei vicini mi hanno fatta assalire dal loro cane. Era una bestia enorme e mi ha spaventata a morte. C'è stato un periodo in cui ho avuto il terrore di uscire di casa, perché temevo che fossero là appostati con il loro cane. Prima di uscire chiedevo sempre a mio fratello di controllare che non fossero in giro. Per quello, quando ho incontrato Roscoe per la prima volta e mi è saltato addosso, ho avuto quella reazione. Coco lo fa sempre, è un miracolo che oggi se ne stia così tranquilla.»
    «Oggi è stanca.» Lewis mi cinse le spalle con un braccio. «Comunque i miei cani sono sempre stati tranquilli. È colpa di quei ragazzini o dei loro genitori, che devono averli addestrati male. Ti puoi fidare di Roscoe e Coco.»
    «Lo so» replicai, «Ma allo stesso modo chi ha paura di volare sa che è più facile morire su un'autostrada che a bordo di un aereo. Ciò nonostante non può farci molto.»
    «Su questo hai ragione. Perché quei ragazzini hanno fatto quella cosa?»
    «Non lo so. Ce l'avevano con me senza un motivo particolare, credo. Si divertivano a tormentarmi. L'hanno fatto per tutto il tempo in cui la loro famiglia ha abitato vicino a me. Non ho mai capito perché si comportassero così, ma fu un sollievo vederli andare via. Di solito andavo abbastanza d'accordo con tutti, anche se non ho mai avuto dei veri e propri legami di amicizia, se non con Manuel, un avversario mio e di mio fratello fin dall'epoca dei kart. A scuola in genere stavo da sola, oppure con mio fratello, ma avevo rapporti cordiali con tutti. Gli unici erano quei due. Non facevano altri che insultarmi, dirmi che ero troppo brutta per respirare, che non avrei mai concluso niente nella vita...»
    «Mi piacerebbe sapere che fine hanno al giorno d'oggi» mi interruppe Lewis. «Qualcosa mi fa pensare che non abbiano il successo che hai tu. In più, non so come fossi da ragazzina, ma ritengo difficile pensare che tu potessi essere così brutta... voglio dire, se sei diventata così, non potevi certo essere un mostro.»
    Risi.
    «Per caso stai dicendo che sono una bella ragazza?»
    «Non ti allargare troppo» ribatté Lewis. «Lo sai che ho standard elevati. Diciamo piuttosto che ti considero passabile.»
    «A proposito di standard elevati, sei proprio sicuro di non volere sposare Nicole? Mi sembra che lei ci tenga.»
    Lewis sospirò.
    «Io e Nicole siamo meno felici di quanto possa sembrare. Le cose sono abbastanza complicate tra di noi. Lo sono sempre state. Fin da quando ci siamo messi insieme è stato tutto un tira e molla. Un matrimonio tra di noi non credo che finirebbe molto bene... e poi la mia vita diventerebbe fin troppo complicata.»
    «Lo è già, hai detto.»
    «Lo diventerebbe ancora di più. C'è una cosa che ti devo dire.»
    «Sei innamorato di me?» scherzai. «In tal caso, ti ricordo che, a differenza tua, io sono già sposata.»
    «No, non sono innamorato di te, non ti preoccupare.»
    «Sei innamorato di Barbie Boy?»
    Lewis scoppiò a ridere.
    «Come ti viene in mente?»
    «Hai ragione, hai detto che la tua vita è complicata. Barbie abita vicino a te, potete incontrarvi di nascosto e chiudervi ad amoreggiare insieme dentro l'ascensore.»
    «Trovo tutto ciò molto inquietante.»
    «Appunto. Secondo me sei innamorato di Adrian. È tutto molto chiaro: ormai, da quando non hai testimoniato a suo favore in tribunale, l'amore è finito...»
    «Per cortesia, Tina, cerca di contenere la tua fantasia galoppante. Per quanto ne so, Adrian è fidanzato con una bella ragazza che ama farsi inquadrare dalle telecamere. In più non penso che potrei, in ogni caso, amare uno che mi ha accusato di essere la causa delle sue disgrazie. Non sono certo stato io a lanciare il bicchiere addosso a quel tizio, mi sembra ridicolo che pretenda che io gli pari il culo in tribunale inventandomi che la cosa non è successa.»
    «In effetti, se avesse insultato me via stampa come ha fatto con te, per quella ragione, credo che avrei reagito in modo poco elegante.»
    «Non voglio sapere come. Però ti devo spiegare perché la mia vita è complicata.»
    «Ti ascolto.»
    «No, aspetta.» Lewis indicò Felipe, che veniva verso di noi. «Te lo dico dopo, quando siamo da soli. Preferisco che non lo sappiano altre persone, almeno per il momento.»
    Salutammo Felipe.
    Il pilota della Ferrari, arrivato alla sua ultima gara con la Rossa, mi augurò buona fortuna per il finale di stagione.
    Infine osservò: «Se dovessi vincere anche questa gara, arriveresti a diciannove.»
    Per un attimo mi si gelò il sangue nelle vene.
    Ritrovai la lucidità quasi subito e osservai: «Sì, saranno diciannove. È un numero come tutti gli altri, non credi?»
    «Si parla di mettere numeri fissi per i piloti, a partire dalla prossima stagione, come nel motomondiale. Io sceglierei il 19. È sempre stato il mio numero fortunato.»
    «Uno come te che ha un numero fortunato?» ribatté Lewis. «Mi sembra strano.»
    «Ah ah, come sei simpatico. Per quanto riguarda te, Tina, se riuscissi a vincere diciannove gare con la Redbull, ci sarebbe qualcosa che ti collega a me per numero. Ho sempre pensato che ci fosse qualche genere di legame tra di noi, ma...»
    Lewis lo interruppe: «Tina si è sposata con Sebastian. Non hai speranze, a meno che non decida di divorziare.»
    «Anch'io sono sposato» puntualizzò Felipe, «E non stavo parlando di quel genere di legame. È solo che mi sembra di conoscere Tina da sempre, un po' come se l'avessi già incontrata da qualche parte, prima che entrasse nella nostra vita.»
    Era proprio così.
    Felipe non mi aveva ancora riconosciuta, ma avrebbe potuto farlo da un momento all'altro.
    Anche se la prospettiva di vincere il mio diciannovesimo gran premio in carriera significava la certezza assoluta del titolo mondiale, era un'idea che iniziava, almeno in parte, a spaventarmi.
    Cosa sarebbe successo dopo?

    ***

    «È stato allora» racconta Felipe, «Che, all'ultimo momento, l'ho riconosciuta. Ho capito che era lei. L'ho avuta davanti per tutti questi anni... e solo alla fine mi sono accorto di quando l'avevo già vista.»
    Raffaela lo fissa, con la fronte aggrottata.
    «Di cosa parli?»
    «Di Tina Menezes.»
    «Non capisco.»
    «Sì che capisci» insiste Felipe. «Sei stata tu stessa a dirmi che quella piuma nera doveva averla persa un angelo venuto a salvarmi. Era proprio così... solo che non era un angelo qualsiasi, era un angelo che aveva le stesse identiche fattezze di Tina Menezes.»
    All'improvviso Raffaela non sembra più tanto convinta della sua stessa teoria.
    «Lo sai, vero, che è una cosa molto improbabile, quella che affermi?»
    «Lo so, ma sei stata tu a insistere così tanto che ho iniziato a crederci.»
    Raffaela scuote la testa.
    «Tina Menezes non può essere un angelo.»
    «Chi può dirlo» obietta Felipe. «Noi l'abbiamo conosciuta come pilota, ma non significa che non possa essere anche qualcos'altro. Ti assicuro che so quello che ho visto. Quella piuma l'ha persa lei.»
    Raffaela sospira.
    «Okay, può essere.»
    «Non ne sei convinta, vero?»
    «È molto strano, non è quello che mi sarei aspettato di sentirti dire, però se crederlo ti fa sentire meglio, allora è giusto così. Magari quell'angelo ha assunto le sembianze di Tina Menezes perché tu potessi un giorno affrontare quello che è successo.»
    Li fisso.
    Li ascolto, mentre parlano.
    Mi chiedo per un attimo che cosa sia capitato, che cosa mi sia capitato...
    Ricordo tutto anch'io.
    Ricordo che non mi sono accorta quasi di nulla, mentre succedeva.
    È stato breve e indolore.
    O meglio, è stato breve e indolore, ma intenso.

    ***

    Quando io e Lewis rimanemmo soli - o per meglio dire, quando io, Lewis e Coco rimanemmo soli - ero ancora un po' sconvolta dall'allusione fatta da Felipe al numero diciannove. Perché mai avrebbe dovuto contare il numero delle mie vittorie?
    Cercai di tornare alla realtà e di concentrarmi: avevo duecentocinquantasette punti in classifica contro i duecentoquarantotto di Sebastian e l'obiettivo era conservare un margine sufficiente a vincere il mondiale.
    La mia massima aspirazione sarebbe stata quella di arrivare a un totale di duecentottantadue, con una vittoria, ma la realtà dei fatti era che non era necessario ottenere almeno sedici punti in più di Sebastian, che arrivando secondo sarebbe salito a duecentosessantasei. Non mi sarei presa rischi inutili, se non ci fosse stata la quasi certezza del successo.
    I miei pensieri furono interrotti da Lewis, che decise di sganciare la bomba proprio in quel momento.
    «Tra qualche mese verrà alla luce un piccolo Lewis.»
    Spalancai gli occhi.
    «Cosa?!»
    «Hai sentito bene. Tra pochi mesi verrà al mondo un bambino o una bambina con il mio DNA nel sangue.»
    «Che bella cosa!» confermai. «Congratulazioni a te e a Nicole.»
    Lewis abbassò lo sguardo.
    «Vedi, Tina, è proprio questo il punto... il mio piccolo erede non è figlio di Nicole. È questo che volevo dirti.»
    «Oh, scusa, non l'avevo capito. Mi avevi detto che tra te e Nicole c'erano dei problemi, ma non pensavo che...»
    Lewis mi interruppe: «Te l'ho detto, è un casino. Qualche mese fa ho conosciuto questa ragazza ed è successo quello che nessuno di noi due prevedeva. In realtà non pensavamo nemmeno di vederci.»
    «Sei sicuro che sia figlio tuo?»
    Lewis ridacchiò.
    «Fidati, non è una che mi vuole incastrare. Ho scoperto del bambino per vie traverse. Lei non voleva dirmi nulla e soltanto quando l'ho messa alle strette ha ammesso che è figlio mio.»
    «State insieme adesso?»
    «No, ma mi basta questo. Voglio essere presente nella vita di mio figlio e fare tutto il possibile per lui.»
    «Nicole lo sa?»
    «È questo il problema. Come faccio a dirle che, dopo che mi aveva lasciato, è successo quello che è successo? Non mi immaginavo che ci fossero simili conseguenze e non pensavo nemmeno che Nicole sarebbe tornata indietro, a quel punto. Mi sono ritrovato in una situazione più grande di me e non so come uscirne fuori.»
    «Sai già come uscirne fuori» puntualizzai. «Hai detto che vuoi fare da padre a Lewis Junior, quindi prima o poi non potrai più nascondere l'esistenza di tuo figlio.»
    «Certo che no, non intendo tenerlo sotto una cappa di vetro affinché il resto del mondo non ne venga al corrente.»
    «Il vetro è trasparente. Lo vedrebbero lo stesso.»
    «Giusta osservazione. Se non altro qualcosa lo azzecchi, ogni tanto. Per il resto, non ho alcuna intenzione di chiamare il bambino Lewis Junior.»
    «Perché no?» obiettai. «Secondo me gli starebbe bene, come nome. L.J., per gli amici e per i fan. Sarebbe una piccola copia di te.»
    Lewis precisò: «La madre è bionda con gli occhi azzurri, potrebbe non somigliarmi più di tanto.»
    «Non importa» dichiarai, con convinzione. «Lewis Junior sarà un piccolo Lewis, magari con gli occhi azzurri. Sarà un bambino bellissimo, ne sono certa.»
    «Stai dicendo che trovi bellissimo anche me?»
    Risi, ripensando a quando, poco prima, avevamo parlato del mio aspetto.
    «No, ti trovo passabile.»
    «Quando i capelli mi saranno cresciuti un altro po' sarò un figone.»
    «Se ne sei convinto.»
    «Certo che ne sono convinto. Mi piacerebbe farmi anche le treccine, però è meglio non esagerare... un passo alla volta.»
    «Passo dopo passo si finisce verso l'ignoto. Nel tuo caso, non pensi di rischiare di diventare troppo tamarro?»
    «Non sono tamarro.»
    «Sì che lo sei. Lo stai diventando sempre di più ogni giorno che passa.»
    «E allora pazienza. So che continuerai a volermi bene sempre e comunque.»
    «Su questo non ci sono dubbi. Quando sono arrivata, nel 2010, non pensavo che avrei conosciuto delle persone così speciali...»
    «Invece hai trovato un marito, uno spasimante inconsolabile, uno stalker e un amico inseparabile come me.»
    «Avrei fatto volentieri a meno dello stalker e non avrei voluto che tra me e Daniel finisse così, ma tutto il resto è stato perfetto. Non pensavo di potere raggiungere un simile livello di perfezione.»
    Lewis mi costrinse a guardarlo negli occhi.
    Ci fissammo a lungo, infine mi disse: «Questo discorso non mi piace.»
    «Perché?» obiettai. «È la verità.»
    «Mi sembra un addio» mi spiegò Lewis. «Sembra che tu te ne stia per andare e che non tornerai più indietro. Non ti vuoi ritirare, vero? Non è questo che intendi fare alla fine della stagione?»
    «Hai paura di non vedermi più?» replicai. «Guarda che, se anche mi ritirassi, avrei un marito e tanti amici da venire a trovare, di tanto in tanto. Comunque ti assicuro che sarò presente sulla griglia di partenza del mondiale 2014, anche se vestita di un altro colore.»
    «Lo spero.»
    «Se fossi al posto tuo, non nutrirei una speranza di questo tipo. Lo sai, vero, che il mio obiettivo continua ad essere quello di sfondarti il culo una gara dopo l'altra?»
    «So qual è il tuo obiettivo» mise in chiaro Lewis, «Ma ho l'impressione che non ce la farai. Quindi cerca di vincere questo mondiale, perché sarà l'ultimo che vincerai per molto tempo, dato che non ho intenzione di starmene a guardare nella prossima stagione.»
    «Ross Brawn se ne andrà, la Mercedes non sarà una vettura vincente.»
    «Ti piacerebbe, tesoro, ma preparati ad essere asfaltata.»
    «Se credi di farmi paura ti sbagli di grosso.»
    «Quando inizierò a vincere mondiali a ripetizione cambierai idea.»
    «Può darsi, ma mi metterò a tifare per il tuo compagno di squadra e per i suoi pettini.»
    «Il mio compagno di squadra non vincerebbe neanche il mondiale di rubamazzo al bar contro Stella Bruno.»
    «Che cosa ne sai che un giorno non vincerà davvero il mondiale di rubamazzo e poi anche il mondiale quello vero?»
    «In tal caso provvederò personalmente ad affogarlo nella piscina condominiale.»
    «Deve essere bello avere una piscina condominiale» osservai. «Quando mi inviti a casa tua?»
    «Puoi venire quando vuoi, se Sebastian non è geloso.»
    «Posso portare anche lui, in tal caso.»
    «Vacci piano, non voglio tutto il paddock a casa mia.»
    «Verremo a trovarti per venire a conoscere il bambino, quando nascerà.»
    «Non sono sicuro che la madre sia d'accordo a farlo venire a casa mia a Montecarlo finché sarà in culla, ma mai dire mai.»
    «Non vedo l'ora che nasca. Non riesco ancora a credere che tra pochi mesi avrai un figlio.»
    «Se ti può consolare, faccio fatica a crederci anch'io.»
    Sorrisi.
    «Promettimi una cosa.»
    «Dipende.»
    «Dipende un corno. Voglio essere io a regalargli il suo primo go-kart.»
    «Dai per scontate troppe cose. Chi ti dice che L.J. non si appassioni di un altro sport?»
    «Ha il tuo DNA nel sangue. Diventerà un piccolo pilota tamarro identico a te, ma con gli occhi azzurri.»
    Strappai a Lewis quell'importante promessa: «Va bene, sarai tu a regalargli il suo primo go-kart. Però, se ti dirà che non ne vuole sapere, non ti permetterai mai di stargli addosso per fargli cambiare idea.»
    «Affare fatto» concessi.

    ***

    È la prima volta che Lewis porta L.J. a Interlagos e, in realtà, è una fortuna che ci sia ancora il gran premio a Interlagos. Il presidente del Brasile, alcuni anni fa, voleva far costruire un nuovo autodromo a Rio de Janeiro e far spostare là il gran premio del Brasile. Sono felice che non sia mai successo.
    Padre e figlio camminano fianco a fianco, con Lewis che tiene stretta la mano di L.J., che ha ereditato gli occhi azzurri della madre.
    Quella ragazza ha avuto una vita piuttosto problematica e non ha fatto una bella fine. Avrei desiderato un'esistenza più felice per L.J., ma sembra che si stia riprendendo, da quando vive a casa di Lewis e accompagna il padre ovunque nel mondo, probabilmente perdendosi tra una cosa e l'altra diversi giorni di scuola, un po' come Felipinho Massa ai suoi tempi.
    Non so come funzionerà, nella prossima stagione. Lewis non ci sarà, ma non sono così convinta che se ne rimanga tranquillo a casa. Troverà senz'altro qualcosa da fare e non mi sorprenderebbe vederlo gareggiare in NASCAR, prima o poi. È stata questa la ragione per cui ha rinunciato a suo tempo alla possibilità di vincere un ennesimo mondiale accasandosi alla Haas: un biglietto di prima classe per gli Stati Uniti.
    Lewis e L.J. si fermano per un attimo.
    «Ti piace questo posto?» chiede il bambino. «Qui hai vinto il campionato nel 2008.»
    «No, non mi piace» ammette Lewis. «Mi piaceva, una volta. Poi, però, qui ho perso una persona a cui tenevo molto.»
    «Chi?»
    «Tina. La mia amica che voleva regalarti il tuo primo go-kart.»

    ***

    Decimo posto: Ricciardo.
    Nono posto: Hamilton.
    Ottavo posto: Hulkenberg.
    Settimo posto: Massa.
    Sesto posto: Perez.
    Quinto posto: Rosberg.
    Quarto posto: Button.
    Terzo posto: Alonso...
    ...
    ...
    ...
    ...e mentre tutto sembrava ben definito, io non avevo alcun desiderio di lasciare che rimanesse definito a quella maniera.
    Era stata una gara tranquilla, in cui senz'altro si era parlato più di Massa che mandava a quel paese i commissari mentre transitava dalla pitlane per scontare un drive through a lui comminato per avere tagliato in più di un'occasione la linea bianca che delimitava l'uscita della pitlane che della lotta per il titolo: ero seconda fin dalle prime fasi di gara ed ero stata a lungo tranquilla alle spalle del mio compagno di squadra.
    Avrei potuto lasciarlo vincere.
    Il mondiale era mio, non mi serviva passargli davanti.
    La ragione mi diceva che era tutto a posto, il cuore mi ordinava di osare di più: era la mia ultima gara in Redbull, probabilmente a quel punto la Ferrari aveva già ufficializzato il mio ingaggio per la stagione successiva e non intendevo rimanere lì a contemplare il retrotreno dell'altra Redbull.
    Tentai un sorpasso impossibile.
    Mi riuscì.
    Non avrei saputo dire se Sebastian avesse semplicemente desistito perché si era accorto che, se avesse opposto resistenza, saremmo finiti fuori entrambi consegnando la vittoria della gara a Fernando.
    Nessuno ne avrebbe parlato.
    Si sarebbero concentrati su di me, sulla bandiera a scacchi che veniva già agitata al vento al mio passaggio.
    Avevo appena vinto il mio secondo titolo mondiale.
    Avevo appena vinto il mio diciannovesimo gran premio.
    Poi, prima che potessi lamentarmi, accadde qualcosa.
    Sentii che non avevo più il controllo della mia monoposto, un po' come era accaduto durante il test a Indianapolis di qualche mese prima.
    Colpii il muro.
    Sentii ancora prima che accadesse che stavo per spiccare il volo.
    Non avevo più le mie ali da angelo, ma stavo di nuovo volteggiando nell'aria.
    Poi precipitai.
    Mi schiantai a terra, a testa in giù e mi venne da pensare che era un modo curioso per fare burnout.

    ***

    «Cosa le è successo?» chiede L.J. «Non hai mai voluto dirmelo.»
    Lewis deve pensare che suo figlio sia grande abbastanza per conoscere la verità.
    «Era l'ultima gara della stagione. Tina lottava per il mondiale. Anche arrivando sul podio l'avrebbe vinto, ma non si sarebbe accontentata di un semplice podio sul circuito di casa, se la vittoria fosse stata alla sua portata.»
    «E poi?»
    «Poi ha superato il padre di Emilie, che all'epoca era il marito di Tina. Il sorpasso è riuscito. Aveva già superato la linea del traguardo quando, all'improvviso, ha perso il controllo della sua auto per ragioni che non sono mai state chiarite.»
    «E dopo?»
    «Dopo le è accaduto un incidente stranissimo: ha urtato il muro e, per effetto del colpo, si è alzata in aria ed è cappottata giù a terra. Nello schianto il rollbar della macchina ha ceduto. Ha subito un fortissimo trauma cranico. I soccorsi sono arrivati subito, ma era già troppo tardi.»
    L.J. ha gli occhi lucidi. Non si aspettava che la mia storia fosse in apparenza così triste. Quello che non può sapere è che sto bene, che sono accanto a lui, che non ho rimpianti e che la fine della mia vita umana è stata come una liberazione per me.
    Quel giorno, a Interlagos, quando mi sono resa conto che la Tina Menezes che tutti avevano conosciuto non c'era più, mi sentivo proiettata verso il futuro.
    Avvertivo già il pericolo.
    Sentivo che qualcosa stava per accadere.
    Il cuore mi stava già urlando di impedirlo, ma la ragione mi suggeriva che, per una volta, fosse meglio ascoltare il mio intelletto piuttosto che l'istinto.
     
    Top
    .
  2.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    User
    Posts
    8,757
    Reputation
    +971

    Status
    Che fine bruttissima per Tina, morta proprio nell'istante in cui è diventata di nuovo campionessa del mondo. Non oso immaginare quale sarebbe stata la reazione di noi appassionati, visto che lei sembrava essere adorata dal pubblico di tutto il mondo.
    Chissà se il mondo un giorno saprà che lei era la figlia di Senna...
     
    Top
    .
  3.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    Non penso che il mondo saprà mai di chi era figlia, perché lei non l'avrebbe voluto. Questo non sarà citato, ma nel prossimo capitolo (l'ultimo) non si farà cenno che sia successo seppure un notevole salto temporale.

    Sulla morte di Tina ho voluto ispirarmi almeno in parte a RBL, anche se qui ho voluto farle vincere la gara finale.
     
    Top
    .
  4.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    Nel postare l'ultimo capitolo, ho recuperato nel mio vecchio artfolio (l'ho chiuso, ma ho semplicemente messo i miei racconti dentro una sezione privata come copia di backup) questa domanda che mi aveva fatto Great Saiyaman quando aveva letto RBL:
    CITAZIONE (thegreatsaiyaman28 @ 28/6/2013, 19:32) 
    La morte di Tina che impatto ha avuto sul circus della Formula 1 e su tutti i personaggi che ne fanno parte? Simile a quella di Ayrton Senna? Che cosa è cambiato da quel giorno?

    Obiettivamente parlando, questo aspetto non è molto approfondito, per mia scelta personale: RBA è narrato interamente dal POV di Tina e, di conseguenza, con la sua morte si assiste a un suo graduale disinteresse per le questioni terrene.
    Ho voluto lasciare volutamente ambiguo quello che succede dopo: ci sono alcuni flashforward che lasciano intendere che in realtà si sia comunque arrivati a una sorta di presente almeno simile a quello che conosciamo, seppure non identico.

    Sono citati Liberty Media, la crescente attenzione per il pubblico americano, la Indy 500 del 2017, la 24 Ore di Le Mans 2019, nel capitolo che sto per postare anche il GP di Malesia 2015...
    Nel flashforward della Monday Race sono stata volutamente ambigua. E' citato che Hamilton è in Mercedes, Vettel in Ferrari, Verstappen in Redbull, Gasly in Toro Rosso, Giovinazzi in Alfa Romeo e, seppure non sia citato esplicitamente, che Kvyat è in Redbull e non per la prima volta, mentre Bottas è stato in Mercedes ma non è chiaro chi abbia preso il suo posto.
    Sappiamo che Raikkonen non è più in Ferrari, ma non sappiamo se sia in Alfa Romeo: in questo universo intendeva lasciare la F1 al termine del 2013 per tornare a gareggiare nel mondiale rally, ma è tornato in Ferrari per prendere il posto vacante lasciato da Tina.

    In quale misura la morte di Tina Menezes ha pesato sulla Formula 1? E' plausibile che abbia avuto il suo impatto, sia per le circostanze della sua morte sia per quanto era amata dal pubblico, ma allo stesso tempo è plausibile che la sua figura e la sua morte siano state romanticizzate oltre i limiti della decenza.
    Nel capitolo che sto per postare è specificato che il suo è stato, per la sua dinamica, un incidente considerato molto anomalo e probabilmente irripetibile. Questo lascia pensare che vada oltre ciò su cui si può intervenire in termini di sicurezza.

    E ora, finalmente, veniamo all'ultimo capitolo, il cui finale è, almeno in parte, simile a quello di USC 2018, anche se ho reso un certo personaggio un po' diverso da come ce lo potremmo immaginare... nel salto temporale l'ho reso un po' out of character.


    ******

    Capitolo 50
    La diciannovesima vittoria

    [Sepang, 29.03.2015]
    Non era stato difficile: era stata questione di un istante. Avevo appena finito di pensare al mio curioso modo di fare burnout, quando mi ritrovai fuori dall'auto e libera.
    Il mio destino, quello di cui parlava la figura candida e spettrale quando ci vedevamo in sogno, si era compiuto, Felipe mi aveva riconosciuta e i giorni della mia vita umana erano finiti.
    Non era un pensiero di difficile accettazione, anzi, dopo essermi liberata del corpo nel quale avevo vissuto tra il 1985 e il 2013, mi rendevo conto di quello che ero stata: un ibrido tra un essere umano e una creatura soprannaturale che, grazie alla propria natura, poteva superare i limiti umani.
    In molti, dopo la mia dipartita, avevano osservato come ci fosse sempre stato qualcosa di bizzarro in me, qualcosa che mi rendeva superiore alle aspettative.
    Io conoscevo la verità, ma non ne facevo una malattia: la natura aveva dotato altri piloti di un talento naturale difficilmente eguagliabile, io avevo ricevuto doti che mi avevano aiutata nella mia carriera. Sentivo di avere meritato tutto ciò che la mia controparte umana aveva ottenuto nel corso degli anni trascorsi al volante della Redbull.
    A distanza di un anno e quattro mesi, anche se non sentivo alcuna chiamata da parte di Felipe, mi piaceva tornare a fare visita, senza potere interagire con loro, a chi per anni aveva fatto parte della mia vita.
    Non avevo rimpianti.
    O meglio, non avevo rimpianti a parte uno, quello di avere voluto vincere a tutti i costi il gran premio del Brasile, il giorno del mio incidente mortale.
    Il titolo era già mio, avevo dato una svolta alla mia carriera e avevo mantenuto la promessa fatta mesi prima a Maria De Villota, eppure avevo desiderato con tutte le mie forze qualcosa di più: era quella la ragione per cui Tina Menezes era morta. Non avrei potuto fare nulla per impedire l'incidente e la sua strana dinamica, ma la sua strana dinamica mi suggeriva che io stessa avessi dato una mano al completamento del mio destino.
    La figura candida e spettrale non si era più fatta vedere, ma sapevo che quello che mi era successo era stato pilotato: dovevo vincere diciannove gare e, se non avessi tagliato il traguardo prima di tutti a Interlagos, avrei dovuto attendere di vincere un'altra volta prima che Felipe potesse riconoscermi come colei che gli aveva salvato la vita.
    «Forse» osservai, con Amber che, in quelle situazioni, era sempre al mio fianco, «sarei morta oggi.»
    Amber, che guardava in alto, verso il podio di Sepang, si girò all'improvviso verso di me.
    «Come dici?»
    «Dico che avrei dovuto essere paziente. Se non avessi vinto quel giorno, avrei probabilmente dovuto attendere tutto questo tempo e...»
    Amber mi interruppe: «Non è così. Guidare una Ferrari non ti avrebbe resa completamente umana. Avrebbe potuto essere più facile, per te, anche se la squadra non aveva mai più vinto finora, per te poteva andare diversamente.»
    Scossi la testa.
    «Non capisci. Non sto dicendo che avrei voluto vivere fino a oggi, ma solo che avrei voluto disputare almeno una gara al volante di una Rossa. Ci sono andata così vicina...»
    «Hai avuto successo, nella vita, mi pare» replicò Amber. «Secondo me faresti meglio a pensare a questo e non a quello che sarebbe potuto essere.»
    Aveva ragione.
    Sapevo che aveva ragione, ma l'avere vissuto ventotto anni di vita umana mi aveva resa, in certi momenti, succube al modo di ragionare degli umani.
    Seppure non ci fossero mai momenti in cui desideravo una lunga vita nel corpo di Tina Menezes, ce n'erano molti in cui avrei pagato qualunque cifra perché mi fosse concesso qualche mese o qualche anno in più.
    Avrei potuto arrivare a marzo 2014, per prendere parte ad almeno un gran premio con la Ferrari.
    Avrei potuto arrivare a maggio, per potere tenere in braccio almeno una volta il figlio di Lewis.
    Avrei voluto esserci quando Sebastian aveva scoperto che la sua ex fidanzata aspettava una bambina.
    Avrei voluto, almeno una volta, rassicurare Hanna, farle sapere che, se anche Sebastian mi aveva sposata, non gli avrei mai permesso di mettere in secondo piano sua figlia.
    Avrei voluto regalare un cappellino della Ferrari a Felipinho, cercare di superare la mia avversione per i cani di grossa taglia e fare amicizia con Roscoe e Coco, restituire a Nico il suo pettine e litigare almeno una volta con Fernando da compagni di squadra.
    Avevo compiuto il mio destino e forse contribuito a mio modo a qualcosa di positivo, ma avevo dovuto rinunciare a tante piccole cose.
    Per mia fortuna, Amber era sempre stata accanto a me, nonostante tutto, ad aiutarmi a vedere il mondo dalla giusta prospettiva - giusta per quelli come noi.
    Da parte sua, aveva sempre sospettato che la mia fine fosse vicina, pur non avendone la certezza. Sentiva che, se le era stato concesso di fingersi umana e di incrociare la propria traiettoria con la mia, doveva esserci una ragione.
    Aveva cercato di convincermi a non sposarmi e a non farmi illusioni per il futuro, ma non ce l'aveva fatta.
    Io, da parte mia, sentivo di avere sistemato le cose nella maniera migliore, ma non aveva funzionato: qualche tempo dopo la mia morte, Sebastian aveva trovato la lettera in cui gli confessavo un mio immaginario tradimento con Daniel e un mio immaginario pentimento relativo al nostro matrimonio.
    Mi conosceva talmente bene da non credermi e, ovviamente, avevo sbagliato a fidarmi della promessa che avevo estorto a Daniel.
    Quando Sebastian gli aveva chiesto spiegazioni, non aveva tenuto fede alla parola data. Non solo: invece di inventarsi almeno di non sapere niente di quella lettera, gli aveva spiattellato per filo e per segno le mie intenzioni.
    Era fortunato che fossi morta perché, nonostante in realtà avesse fatto la cosa migliore, non avrei reagito molto bene, se mi fossi ritrovata a tu per tu con lui!
    La voce di Amber mi distolse dai miei pensieri.
    «Andiamo via?»
    «No, aspetta un attimo» la pregai.
    «È tardi, Tina.»
    «No, non è tardi. Nessuno ci sta reclamando. I nostri protetti possono fare a meno di noi, in questo momento, e speriamo che possano fare a meno di noi per tantissimo altro tempo.»
    Amber ignorò le mie proteste.
    «Non ti fa bene stare qui a vedere un mondo di cui non fai più parte.»
    «No, ti sbagli» replicai. «Non so che idea distorta tu abbia di me, ma non mi fa male per niente. Anzi, sono felice che almeno loro», indicai Sebastian e i piloti della Mercedes sul podio, «possano avere qualche soddisfazione. Mi mancano, ma solo poterli vedere da lontano è qualcosa di positivo. Mi fa stare bene. Che tu mi creda o no, quella che ero me la sono lasciata alle spalle. Sono di nuovo un angelo. Non provo più sentimenti umani nei confronti di Sebastian, né di chiunque altro.»
    «Sì che provi sentimenti umani» mi smentì Amber. «Va bene, non proverai più attrazione sessuale nei confronti di Sebastian, ma provi tantissimi altri sentimenti umani nei confronti di tutti loro.»
    «E non c'è niente di male» puntualizzai. «Non sempre lasciarsi guidare dai sentimenti è sbagliato.»
    «Può comunque causare degli errori irreparabili. Quella volta, a Bankhok...»
    La interruppi, perché sapevo dove volesse andare a parare.
    «Eri tu quella che si stava arrendendo ai sentimenti.»
    «Avevo visto tutto. Avevo visto quello che stava per succedere. Potevo intervenire, impedire che capitasse. Poi sei arrivata tu, con il tuo "intelletto"...»
    Le risi in faccia.
    «Non hai capito niente, Amber.»
    «Invece ho capito tutto. Ho capito che avevi paura che io commettessi un errore e sei stata tu a commettere l'errore più grande di tutti.»
    Sapevo che non le avrei fatto cambiare idea, anche perché non avevo prove a sostegno della mia teoria. Dentro di me, però, sapevo di avere agito nella maniera migliore.

    ***

    Vedo tutto.
    Vede tutto anche Amber.
    Non me l'ha detto esplicitamente, ma ne sono certa: non possono esserci altre ragioni per cui entrambe ci siamo trovate qui, in questo 15 dicembre 2013, alla Race of Champions, in Thailandia, gara che ha rischiato di essere annullata per tensioni politiche nella nazione.
    C'è qualcosa che ci unisce.
    Se socchiudo gli occhi, le immagini si fanno sempre più nitide.
    Vedo la finale.
    Vedo uno schianto piuttosto violento contro le barriere.
    Vedo un pilota che viene portato via dai soccorsi e sento voci che speculano sulle sue condizioni di salute.
    Avverto il pericolo fin nel profondo dell'anima, in tutta la sua intensità.
    Amber corre verso di me.
    Finalmente mi chiede: «Lo senti anche tu?»
    Ci capiamo al volo.
    «Sì, lo sento» ammetto.
    Amber sembra avere perso definitivamente la sua razionalità.
    «Devo fare qualcosa, devo impedirlo...»
    È la stessa sensazione che ho provato quando ho deciso di sfidare gli angeli della morte e di salvare la vita di Felipe...
    ...
    ...
    ...
    ...solo che qui è tutto diverso, non ci sono angeli della morte in agguato, pronti a intervenire.
    Sento il pericolo farsi sempre più intenso, ora che la finale sta per iniziare, ma me ne rendo conto all'improvviso: non possiamo sempre avere margine di intervento su qualsiasi cosa, a volte dobbiamo semplicemente arrenderci all'evidenza.
    Manca meno di un minuto, ormai.
    Una delle due vetture che stanno disputando la finale uscirà di pista.
    Sento le voci di chi dice che la Race of Champions non ha senso di esistere, che per colpa di un assurdo incidente un pilota di rilievo internazionale probabilmente non potrà mai più gareggiare...
    ...
    ...
    ...
    ...e poi torno alla realtà e vedo Amber che corre verso la pista.
    «No, non farlo!» la supplico, inseguendola. «Vuoi davvero metterti in mezzo?»
    Amber si gira per un attimo.
    «Non mi sto mettendo in mezzo. Quando ti sei portata via Felipe ho capito che avevo comunque una missione da compiere...»
    Sembra che lasci la frase in sospeso.
    Fa per riprendere il proprio cammino, ma la afferro per un braccio e la blocco.
    «No, Amber!» insisto. «Quello che stai per fare è sbagliato. Nessuno è in pericolo di vita, non ti basta almeno questo?»
    «Che cosa ne sai?»
    «L'ho visto. Camminava zoppicando. Aveva i capelli grigi e insieme a lui c'era Felipe che era completamente calvo. Parlavano di una gara di tanti anni prima, avvenuta di lunedì.»
    «Zoppicava, hai detto. La causa è questo incidente.»
    «Non possiamo intervenire su qualsiasi cosa.» La guardo negli occhi, sperando di riuscire a convincerla. «Non è così che funziona. Dobbiamo esserci, per loro, ma non abbiamo potere su tutto.»
    In questo momento sento il frastuono dello schianto.
    Davanti a me, Amber scuote la testa, impotente.
    «Non doveva finire così» mormora. «Non ha alcun senso.»
    «Non lo sappiamo» obietto. «Non sappiamo che cosa abbia un senso e che cosa non lo abbia. Tutto quello che ho visto, del suo futuro, è stato un uomo felice e spensierato che parlava di un pazzo lunedì di molto tempo prima. Non so se basti a te, ma a me basta per pensare di essere nel giusto.»
    Amber abbassa lo sguardo.
    Non aggiunge altro.
    So che si sente sconsolata e che pensa di avere fallito la propria missione, ma la verità è che non sappiamo mai con precisione quale sia la nostra missione. Per questo la cosa migliore da fare è lasciare che tutto vada come deve andare.
    Vorrei dirglielo, ma non è pronta per accettare la realtà.

    ***

    [Monza, 03.09.2034]
    «Chiudi gli occhi, Tina.»
    La voce di Amber mi fece sussultare.
    «Non ti avevo sentita arrivare.»
    Mi girai a guardarla e la vidi sorridere.
    «Sono passati più di vent'anni e hai ancora delle reazioni così umane...»
    Alzai gli occhi al cielo.
    «Evidentemente qualcosa in me è andato rovinato per sempre, negli anni in cui sono stata Tina Menezes.»
    «Non dire così. Sei sempre stata speciale, fin dal primo giorno in cui ti ho conosciuta. Sono contenta che tu sia diversa da tutti gli altri. Con te non c'è mai monotonia.»
    Alzai le spalle.
    «Invece sì. Quanto tempo abbiamo trascorso in attesa di qualcosa che non è mai arrivato?»
    «Credo che quel qualcosa sia arrivato adesso» rispose Amber, senza che potessi comprendere a che cosa si riferisse. «Chiudi gli occhi e vieni con me.»
    Chiusi gli occhi, ma Amber, per stare sicura, me li coprì con le mani.
    Quando li riaprii, riconobbi subito quel posto. L'ambiente circostante quasi mi urlava che eravamo in Italia.
    Eravamo nell'area hospitality di una squadra che non riuscivo a riconoscere: erano passati tanti anni dall'ultima volta in cui ero entrata nel paddock, da cui mi ero tenuta lontana da quando i piloti della mia generazione avevano iniziato a poco a poco a sparire dalla circolazione, non avevo seguito gli ultimi sviluppi e, di sicuro, si trattava di una squadra che non avevo mai conosciuto.
    Seduto a un tavolo, un uomo calvo che mi voltava le spalle conversava con una donna sulla cinquantina. Era invecchiata di parecchi anni dall'ultima volta in cui l'avevo vista, ma la identificai senza difficoltà come Susie Wolff.
    D'istinto sorrisi, mentre si allontanava, lasciando solo l'uomo calvo.
    Rimasi ferma, in silenzio, senza proferire parola con Amber, che stava al mio fianco.
    A quel punto mi passò accanto un uomo con i capelli grigi.
    Aveva una camminata incerta, evidente strascico di un vecchio infortunio alle gambe.
    Lo vidi avvicinarsi all'uomo calvo ed esclamare: «Ehi, Felipe, sei qui!»
    Felipe rise, senza girarsi.
    «Susie mi ha invitato e ho pensato di approfittarne per installarmi qui!»
    «Hai fatto bene» rispose il suo interlocutore, sedendosi di fronte a lui. «In attesa di sapere se la gara partirà all'orario prefissato, è meglio trovare qualcosa da fare per passarsi un po' il tempo.»
    «La gara partirà all'orario prefissato, ne sono certo. Non penso che le televisioni intendano sollevare un altro polverone come quello già accaduto in passato...»
    «Quella folle Monday Race è stata una delle più grandi pazzie della storia del motorsport.»
    «Hai ragione, ma la gara è stata piuttosto divertente. Certo, pare che a fine gara Verstappen abbia sollevato un polverone enorme e abbia accusato la Ferrari di avere deliberatamente ordinato a Vettel di cambiare traiettoria davanti a lui e che questo abbia rovinato definitivamente i suoi rapporti con la Ferrari, dove sembrava atteso per la stagione seguente, quindi probabilmente abbiamo perso qualcosa, ma non ci possiamo lamentare.»
    «La Ferrari ha optato per Leclerc, quando il progetto di prendere Verstappen non è andato in porto. È stata comunque una delle migliori decisioni che la Ferrari abbia mai preso negli ultimi trent'anni o giù di lì.»
    «Peccato che Leclerc per vincere il mondiale abbia dovuto aspettare di passare alla Haas.»
    «Ho chiesto più di una volta a Jean Todt se le teorie del complotto sono vere, se la FIA e la Ferrari avevano un accordo secondo cui, per soldi, la Ferrari rinuncia volutamente alla lotta per il titolo, in modo da rendere la Formula 1 più popolare grazie alle costanti lamentele dei tifosi, ma Jean ha sempre negato categoricamente che sia accaduto qualcosa del genere. Ha solo ammesso che, lui stesso, ha volutamente sabotato uno specifico pilota, per questioni personali.»
    Felipe scosse la testa.
    «No, non è possibile, Todt non può avere fatto una cosa del genere. Si è sicuramente vantato di avere boicottato Fernando, qualche volta, a qualche festa, ma aveva sempre bevuto più del dovuto.»
    «Anche quando ne ha parlato con me era ubriaco, ma dovevi vedere come era convinto. Mi ha guardato negli occhi e mi ha chiesto, testualmente: "davvero hai pensato che piloti come Vettel e la Menezes avrebbero potuto vincere mondiali, se quei mondiali non fossero stati pilotati dall'alto per impedire che uno specifico pilota li vincesse?" Ha aggiunto che avrebbe preferito che la vittoria andasse alla McLaren, per via del nome storico, ma che si è dovuto accontentare della Redbull. Tutto quello che voleva era impedire a Fernando di vincere, perché aveva rifiutato la Ferrari agli albori della sua carriera e perché era convinto che sapesse che Nelsinho Piquet si sarebbe schiantato di proposito per spianargli la strada, quella volta a Singapore.»
    «Dai, non puoi dare credito alle chiacchiere di un ubriaco. Senza contare che ormai è un vecchio rimbambito. Anzi, dovrebbe iniziare a bere tè freddo, quando è alle feste, invece che champagne.»
    «Gliel'ho detto tante volte anch'io, ma sostiene di sentirsi ancora nel fiore degli anni. In ogni caso, più ci penso e più mi sembra che abbia senso: dopotutto se piloti come Sebastian e Tina hanno vinto dei mondiali doveva esserci qualcosa di losco sotto.»
    «Ma fammi il piacere! Ti ricordo che anch'io una volta sono arrivato vicino a vincere un mondiale. E poi non devi avere una grande considerazione di quei due.»
    «Tina è sempre stata una brava ragazza, anche se ha sposato un coglione. Sebastian, invece, si è rivelato un gran coglione. Te lo ricordi, vero, che stavo per convincerlo a lasciare la Formula 1 per il DTM e a gareggiare per il mio team? Ne abbiamo parlato più di una volta e non mi ha mai detto che aveva già un contratto pronto per passare in Renault a fare coppia con quel pagliaccio del tuo amico Daniel. Se me l'avesse lasciato capire, avrei potuto ingaggiare un pilota più decente... invece ho dovuto optare per l'ultimo sfigato rimasto sulla piazza.»
    «Cioè tuo figlio...»
    «Le parentele non impediscono a uno sfigato di essere definito tale. E poi comunque due o tre anni dopo Sebastian è davvero passato nel DTM. Una volta ha buttato fuori pista mia nipote Vivien. Non riesco a spiegarmi come mai una brava ragazza come Tina abbia sposato uno come lui.»
    «Credo che tu stia esagerando. Quello che è successo è normale, nel mondo del motorsport.»
    «Nel mondo del motorsport non c'è proprio più niente di normale... i bei vecchi tempi non torneranno più.»
    «Non essere così drastico, i vecchi tempi non erano poi così tanto diversi da quelli attuali» puntualizzò Felipe, in conclusione a quella sorta di delirio. «Anche in cabina di commento e in TV non ci sono tante differenze. Sto al fianco di Mazzoni e faccio interventi simili a quelli di Capelli, il tutto mentre nel post-gara gli esperti in studio dicono tutto il male possibile di Robert Shwartzman, il traditore della Ferrari passato in Mercedes. Se consideri che in Ferrari non ha mai vinto un mondiale, mentre ha vinto il titolo al suo primo anno in Mercedes, l'opera è completata. Rispettiamo una precisa linea editoriale, diciamo quello che la gente vuole sentirsi dire perché altrimenti rischiamo di essere licenziati... e tutto sommato non è poi così male. Ti immagini se io perdessi il posto e venisse messo al mio posto qualcuno di quelli che sono in studio?»
    Mi chiesi chi ci fosse in studio.
    Forse un giornalista della Gazzetta dello Sport che aveva una rubrica intitolata "Chi sale e chi scende"?
    No, improbabile, non avevo idea di quanti anni potesse avere, ma doveva essere andato in pensione da un pezzo, a meno che qualcuno pari requisiti non l'avesse rimpiazzato.
    Allora forse un pilota che aveva vinto una sola gara nel giorno del suo trentunesimo compleanno, aneddoto che magari veniva raccontato costantemente in telecronaca? Questo, forse, era possibile, mi dissi...
    ...
    ...
    ...
    ...e poi, all'improvviso, tutto perse d'importanza.
    Vidi i due piloti del team di cui non conoscevo il logo entrare nell'area hospitality.
    Erano un ragazzo e una ragazza, entrambi avevano al massimo vent'anni.
    Avevano un'aria familiare, forse perché tante volte avevo vegliato su di loro, in incognito, quando erano bambini...

    ***

    Avevo ragione io: L.J. è un piccolo Lewis con gli occhi azzurri. Adora i bulldog di suo padre e adora i motori. Anche se non ho potuto influenzarlo, è diventato uno scatenato kartista pronto a tutto, a volte anche a rischiare di ribaltare i suoi avversari.
    A fine gara una bambina inferocita corre verso di lui e gli si rivolge con un linguaggio poco consono per la usa età.
    «Sei proprio uno stronzo, volevi uccidermi, brutto bastardo?»
    L.J. rimane interdetto per un attimo, quasi come se non ricordasse cos'è successo.
    Poi ride.
    «Emilie, non te la sarai presa per quello che è successo...»
    Emilie non gli risponde.
    Si avventa su di lui e lo afferra per i capelli, iniziando a strattonarlo.
    Penso che sarei andata d'accordo con la figlia di Sebastian, anch'io alla sua età mi sarei comportata nello stesso modo... e forse anche molti anni dopo.
    Lewis cerca di levarsela di dosso, ma Emilie non demorde e, anzi, continua a tirargli i capelli ancora più forte.
    Spero che i loro padri, ovunque siano, si decidano a intervenire, ma per il momento non si vede nulla all'orizzonte.
    Quello che accade dopo mi fa sorridere: L.J. ed Emilie finiscono a terra e, all'improvviso, si mettono a ridere.
    Li sento parlare del giorno in cui diventeranno entrambi piloti famosi e non posso fare a meno di sperare che i loro sogni si avverino.

    ****** FINE ******

    NOTE DELL'AUTRICE(C): questa fan fiction è un remake, seppure con numerose varianti, di una fan fiction che scrissi tra il 2011 e il 2013, piena zeppa di stereotipi e tendente al trash nonostante il mio obiettivo non fosse quella di scrivere una fan fiction trash.
    Ho iniziato a scriverla nel mese di marzo di quest'anno e ho proseguito fino al 22 luglio 2019, quando sono riuscita a terminare l'ultimo capitolo.
    Rispetto alla fan fiction del 2011 mi sembra di avere raggiunto dei miglioramenti e, anche se non si tratta di un capolavoro, sono felice di essere arrivata in fondo e penso di potermi definire soddisfatta dal mio lavoro.
    Nel corso degli anni mi sono affezionata molto al personaggio di Tina Menezes e non escludo di scrivere ancora qualcosa su di lei in futuro, chissà, magari un altro universo o qualcosa del genere.
     
    Top
    .
  5.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    User
    Posts
    8,757
    Reputation
    +971

    Status
    Alla fine questo capitolo mi ha fatto sorridere.
    Todt ubriaco (e, stando a quel che dice Felipe, con qualche rotella che gli è partita) che comincia a raccontare caxxate a Michael (alle quali tra l'altro lui crede) è a dir poco esilarante. Poi il suo litigio con Sebastian... tutto ciò è la quintessenza del trash. Magnifico, assolutamente magnifico.
    Shwartzman krùkk0 tr4d1t0r3... :asd:
    Spero almeno che la Ferrari prima o poi vinca nuovamente il titolo in questo universo, almeno una gioia effimera per farmi evadere dalla realtà... :cry:
    E' stato davvero tenero il finale con L.J. ed Emilie che litigano e poi fanno pace, esattamente come facevano Lewis e Tina. Sarebbe bello vederli adulti in un sequel che si sfidano per il titolo mondiale.

    In sostanza, ho trovato la storia carina. Di certo non al livello de "Il Paradosso del What-If" (che, con tutti i suoi difetti, è davvero bella), ma comunque buona. Mi faceva molto strano questa tematica del sovrannaturale onnipresente, anche se devo ammettere che sei riuscita a farla funzionare abbastanza bene. Poi certo, nasceva come fanfiction che non doveva essere propriamente seria, che era pensata per essere "sopra le righe", ma sei riuscita a destreggiarti in tutto ciò. Una buona lettura estiva che consiglio di fare sotto l'ombrellone bevendo vodka assieme a Raikkonen.
     
    Top
    .
  6.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    User
    Posts
    8,757
    Reputation
    +971

    Status
    Comunque mamma mia, commento che ho fatto di "Red Bull in Love" sei anni fa... ero davvero un moccioso che prendeva sul serio cose trash, e avevo ancora quel nickname che più banale non si può (meno male che adesso ho questo, che ritengo molto più figo).
     
    Top
    .
  7.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    CITAZIONE (Great Saiyaman‚ The Big Dreamer @ 24/7/2019, 01:46) 
    Alla fine questo capitolo mi ha fatto sorridere.
    Todt ubriaco (e, stando a quel che dice Felipe, con qualche rotella che gli è partita) che comincia a raccontare caxxate a Michael (alle quali tra l'altro lui crede) è a dir poco esilarante. Poi il suo litigio con Sebastian... tutto ciò è la quintessenza del trash. Magnifico, assolutamente magnifico.

    Todt nell'epoca in cui è ambientato il pezzo finale dovrebbe avere quasi novant'anni, ci può stare che sia un po' uscito di testa. :lol:
    Spero che non ti sia sfuggito che Schumacher definisce Vivien Kestzheliy come sua nipote. Quindi è ancora fidanzata o addirittura sposata con DSC, con grande fortuna di quest'ultimo. :woot:

    CITAZIONE
    Shwartzman krùkk0 tr4d1t0r3... :asd:

    Shwartzman ha hackerato la propria nazionalità. Tipico dei russi. :lol:

    CITAZIONE
    Spero almeno che la Ferrari prima o poi vinca nuovamente il titolo in questo universo, almeno una gioia effimera per farmi evadere dalla realtà... :cry:

    Da quello che si dice non sembra che l'abbia ancora vinto nel 2034. Ma mai dire mai!

    CITAZIONE
    E' stato davvero tenero il finale con L.J. ed Emilie che litigano e poi fanno pace, esattamente come facevano Lewis e Tina. Sarebbe bello vederli adulti in un sequel che si sfidano per il titolo mondiale.

    Lo so.
    Chissà, forse un giorno scriverò qualcosa in proposito. L.J. è uno dei miei personaggi preferiti.

    CITAZIONE
    In sostanza, ho trovato la storia carina. Di certo non al livello de "Il Paradosso del What-If" (che, con tutti i suoi difetti, è davvero bella), ma comunque buona. Mi faceva molto strano questa tematica del sovrannaturale onnipresente, anche se devo ammettere che sei riuscita a farla funzionare abbastanza bene. Poi certo, nasceva come fanfiction che non doveva essere propriamente seria, che era pensata per essere "sopra le righe", ma sei riuscita a destreggiarti in tutto ciò. Una buona lettura estiva che consiglio di fare sotto l'ombrellone bevendo vodka assieme a Raikkonen.

    Mi fa piacere che il risultato sia stato positivo.
    Anch'io sono soddisfatta di come è uscita fuori, specie al confronto con RBL.
    La vodka in spiaggia... speriamo che non faccia troppo caldo. :lol:

    CITAZIONE
    Comunque mamma mia, commento che ho fatto di "Red Bull in Love" sei anni fa... ero davvero un moccioso che prendeva sul serio cose trash, e avevo ancora quel nickname che più banale non si può (meno male che adesso ho questo, che ritengo molto più figo).

    Anch'io prendevo sul serio quella fanfic, senza accorgermi di quanto fosse trash. Eravamo in due (e avevo 25 anni, quando l'ho finita)! :lol:
     
    Top
    .
  8.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    User
    Posts
    8,757
    Reputation
    +971

    Status
    CITAZIONE
    Todt nell'epoca in cui è ambientato il pezzo finale dovrebbe avere quasi novant'anni, ci può stare che sia un po' uscito di testa. :lol:

    Alla luce di ciò non mi stupiscono certe decisioni che ha lasciato fare a Liberty Media (tra le quali la Monday Race. Seriamente, quando caxxo ce la guardiamo, di straforo al lavoro rischiando di essere licenziati?! :aah: ). Spero non sia ancora presidente della FIA, altrimenti sarei mooooooolto preoccupato...

    CITAZIONE
    Spero che non ti sia sfuggito che Schumacher definisce Vivien Kestzheliy come sua nipote. Quindi è ancora fidanzata o addirittura sposata con DSC, con grande fortuna di quest'ultimo. :woot:

    Ah, mi era sfuggito ciò! :woot: Complimenti, in tal caso. :asd:

    CITAZIONE
    Shwartzman ha hackerato la propria nazionalità. Tipico dei russi. :lol:

    E' krùkk0 onorario in quanto tr4d1t0r3. :P

    CITAZIONE
    Da quello che si dice non sembra che l'abbia ancora vinto nel 2034. Ma mai dire mai!

    Lo spero. Non vorrei farmi vedere dai miei figli mentre alla fine di ogni campionato in cui la Ferrari arriva seconda mi chiudo in uno sgabuzzino a piangere. :cry:

    CITAZIONE
    Lo so.
    Chissà, forse un giorno scriverò qualcosa in proposito. L.J. è uno dei miei personaggi preferiti.

    Spero solo che L.J. non sia tamarro quanto il padre. :lol:

    CITAZIONE
    Mi fa piacere che il risultato sia stato positivo.
    Anch'io sono soddisfatta di come è uscita fuori, specie al confronto con RBL.
    La vodka in spiaggia... speriamo che non faccia troppo caldo. :lol:

    I veri Icemen bevono vodka a qualsiasi temperatura. u.u

    CITAZIONE
    Anch'io prendevo sul serio quella fanfic, senza accorgermi di quanto fosse trash. Eravamo in due (e avevo 25 anni, quando l'ho finita)! :lol:

    Sul serio, più ripenso a quel periodo e più rabbrividisco all'idea che certe cose mi esaltassero. :aah:
     
    Top
    .
  9.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    Avevo pensato a Jean Todt come personaggio che sta sempre in mezzo e si impiccia nei fatti degli altri, ma non presidente della FIA.

    Per quanto riguarda le Monday Race, in Nascar sono già una realtà e a volte anche in Indycar iniziando un giorno e finendo l'altro (colpa del fatto che una gara può essere sospesa per condizioni meteo e ritenuta valida solo con il 50% dei giri completati).
    Mi chiedo sempre come fanno soprattutto gli spettatori che vanno a vedersi le gare dal vivo.

    L.J., che in una delle mie fanfic è già apparso sulla ventina, me lo immagino molto simile al padre, ma con uno stile un po' più sobrio e senza acconciatute particolarmente strane: un mix tra Hammi in epoca McLaren e Hammi tamarro.
     
    Top
    .
  10.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    User
    Posts
    8,757
    Reputation
    +971

    Status
    CITAZIONE
    Per quanto riguarda le Monday Race, in Nascar sono già una realtà e a volte anche in Indycar iniziando un giorno e finendo l'altro (colpa del fatto che una gara può essere sospesa per condizioni meteo e ritenuta valida solo con il 50% dei giri completati).
    Mi chiedo sempre come fanno soprattutto gli spettatori che vanno a vedersi le gare dal vivo.

    Secondo me dovrebbero eliminare la regola del 50% di gara da percorrere e fare come in F1, che assegna un punteggio dimezzato nel caso la corsa venga completata prima del limite di tempo prestabilito. E fare in IndyCar come si faceva un tempo nella Champ Car, ovvero far correre i piloti in caso di pioggia (eccetto che sugli ovali, dove sarebbe troppo pericoloso).
     
    Top
    .
  11.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    In Indycar al giorno d'oggi sui circuiti cittadini o tradizionali in caso di pioggia di solito gareggiano a meno che non sia pioggia torrenziale.

    Comunque concordo, secondo me ci vorrebbe o una regola che consenta di considerare la gara valida una volta che il primo giro è stato completato (o comunque un numero minore di giri) e comunque un tempo limite per il restart.

    E magari fare qualche giro dietro la SC, quando possibile invece di interrompere la gara sempre e comunque... non il massimo per lo spettacolo, ma a volte utile per proseguire la gara.
     
    Top
    .
190 replies since 3/7/2019, 00:50   807 views
  Share  
.