Kokoro

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    Da Wikipedia: Kokoro (Japanese: 心) means "heart; mind; mentality; emotions; feelings" in Chinese characters.

    Salve a tutti! :)
    Oggi volevo presentarvi la mia ultima fanfiction, che sarà un po' "particolare" rispetto a quelle che ho fatto in precedenza. "Kokoro", infatti, avrà per protagonisti due ragazzi, uno aspirante pilota e l'altra aspirante mangaka (fumettista giapponese), e saranno entrambi della terra del Sol Levante, anche se non saranno gli unici personaggi sui quali mi focalizzerà la storia, che avrà uno stile che ricorda in parte i manga/anime, quindi momenti di serietà alternati ad altri di demenza pura.
    L'ambientazione parte dal 2019 per poi proseguire negli anni futuri, per cui aspettatevi di vedere di tutto e di più dal punto di vista dei risultati sportivi.
    Non posso che augurarvi una buona lettura!
    In bocca al Gufo!

    KOKORO



    PROLOGO

    Era un giorno come tanti alla Seven Stars High School: la classe era gremita di ragazzi che conversavano amabilmente nel momento della pausa pranzo. C’era chi parlava di sport, chi delle ultime mode, chi di videogiochi… insomma, c’e n’era per tutti i gusti. Qualcosa, però, stava attirando l’attenzione di tutti: una ragazza piuttosto carina, con capelli castani di media lunghezza, stava disegnando alacremente su un foglio a quadri, e i suoi compagni la guardavano estasiati.
    - “Wow, sei davvero brava a disegnare, Mina!” - disse, estasiato, un ragazzo mentre osservava le sue tavole, estremamente belle e curate, pur essendo soltanto delle bozze.
    - “Non è niente di speciale… faccio solo quello che posso…” - arrossì lei.
    - “Ma che stai dicendo, sono fantastiche!” - rispose un altro - “Dovresti provare a pubblicare delle storie su una rivista di manga, sono sicuro che avrebbero un grande successo!” -
    Mina rise, imbarazzata. Molti le avevano fatto i complimenti per i suoi disegni, dicendole che avrebbe almeno dovuto tentare di diventare una mangaka di successo. Purtroppo, lei non sentiva che ce l’avrebbe fatta. Sì, era brava a disegnare, ma non a inventare storie. Aveva provato a buttare giù qualche doujinshi, ma i risultati non l’avevano mai soddisfatta. Si sentiva sempre inadeguata a un ruolo del genere, quello dell’artista a tempo pieno. Sentiva che avrebbe fatto meglio a studiare per entrare in una buona università e trovare poi un buon lavoro col quale assicurarsi un buon stipendio, come avevano fatto i suoi genitori prima di lei. Quella sarebbe stata la via migliore.
    Eppure, da quando un suo compagno di classe l’aveva scoperta casualmente a fare schizzi sul suo quaderno tutti si erano messi a ronzarle intorno, chiedendo di essere ritratti in vari stili e di disegnare delle storie per loro (si andava da roba ispirata a Dragon Ball a vere e proprie “produzioni” originali). Era diventata una sorta di celebrità a scuola, suo malgrado, e non a tutti stava bene: un gruppetto di ragazze truccate e piene di gioielli la squadrava con disgusto, commentando con cattiveria il suo “lavoro”.
    - “Avete visto quanto se la tira Nakamura? Una settimana di ‘popolarità’ e si crede la regina della scuola…” -
    - “Infatti… si crede chissà chi solo perché sa fare qualche disegnino… persino io riuscirei a farli se lo volessi…” -
    Mina pensò, amaramente, a quanto fossero miserabili le sue colleghe. Avevano praticamente il mondo ai loro piedi: i ragazzi le adoravano per svariati motivi (e per ragioni di cui è meglio non discutere in questa sede), e le ragazze (o meglio, una gran parte di esse) cercavano di essere in tutto e per tutto uguali a loro, eppure se la prendevano con lei, una modesta disegnatrice. Non si considerava di certo la miglior artista al mondo, però in fondo sapeva di essere meglio di loro (non che ci volesse tanto).
    Decise d’ignorare le loro malelingue e tornò a concentrarsi sulle richieste che le venivano fatte. Meglio sfruttare i suoi quindici minuti di celebrità.

    Mina, uscì da scuola stanca morta. Quel giorno i professori l’avevano letteralmente massacrata, e l’unica cosa che le interessava era tornare a casa sdraiarsi sul letto e dormire fino all’anno dopo.
    - “Ehi, Nakamura, aspetta!” -
    La voce che la chiamò apparteneva a un ragazzo di altezza media, corporatura slanciata e dai capelli corvini di media lunghezza. Le sembrò di averlo già visto, anche se non ricordava esattamente dove.
    - “Scusa, ci conosciamo?” -
    - “Perdonami, è ovvio che non mi riconosci, sono nuovo in questa scuola! Frequentiamo la stessa classe, il mio nome è Ryu Hayashi!” -
    In effetti sì, si ricordava di averlo visto un paio di volte, di sfuggita.
    - “Piacere di fare la tua conoscenza, Ryu.” -
    - “Scusa, so che posso sembrare invadente, ma non ho potuto fare a meno di notare che sei davvero brava a disegnare!” -
    Grandioso… ecco un altro suo “fan”…
    - “Sì, in effetti sono discreta nel disegno…” -
    - “Sei grandiosa, invece! Ho visto quello che sai fare!” -
    - “Non sono nulla di speciale. Ci sarà sicuramente tanta gente migliore di me.” -
    - “Mai dire mai. Non sai niente di cosa ti può riservare la vita.” -
    Lei sospirò. Quanta ingenuità…
    - “Ascoltami… diventare una mangaka di successo non è affatto facile. Bisogna sperare di essere pubblicati su una rivista, cosa che riesce a pochi, e ancor più difficile è riuscire a rimanere sulla cresta dell’onda. Ogni settimana si tengono sondaggi da parte dei lettori che determinano la popolarità di una serie, e se essa si trova nelle ultime posizioni è a rischio di cancellazione.” -
    - “E tu lo sai quanto è difficile diventare pilota di Formula 1? Te lo dico io: forse di più che diventare un bravo mangaka. Prima devi vincere nei kart, e sperare di essere di famiglia ricca, o di trovare un buon finanziatore. Poi devi andare bene nella Formula 4 giapponese, di seguito nella Formula 3, nella Formula 2 e infine trovare un team disposto a ingaggiarti in Formula 1. In tutto questo se ne vanno via un sacco di soldi e di tempo, che non ti verranno mai restituiti. Come mangaka, anzi, fin da subito almeno ricevi uno stipendio, mentre prima di vedere un bilancio positivo come pilota di auto da corsa passano anni, a meno che tu non trovi qualcuno disposto a pagarti tutte le spese, come già detto, in cambio di una fetta dei tuoi guadagni.” -
    - “E che cosa c’entrano i piloti di Formula 1 coi mangaka??” -
    - “Semplice: io voglio diventare pilota.” -
    La ragazza rimase leggermente sorpresa da quella rivelazione: Ryu non le sembrava proprio un pilota di auto da corsa, anzi, col fisico che aveva sarebbe stata sorpresa se fosse stato già un lanciatore di coriandoli.
    - “Allora ti faccio i miei auguri, futuro campione. Io sinceramente non ho tempo da perdere nell’essere confidente di una persona che neanche conosco.” -
    - “Aspetta!” - il giovane le mise una mano sulla spalla, facendola nuovamente girare verso di lui - “Proprio non capisci ciò che sto cercando di dirti?!” -
    - “Che cosa?” -
    - “Vedi… anch’io per anni ho ritenuto che diventare un pilota fosse un sogno stupido e irrealizzabile, ma un giorno ho avuto una rivelazione: se non avessi almeno tentato mi sarei pentito a vita di ciò. Correre è ciò che più mi piace fare al mondo, molto più che studiare quelle materie che a me sembrano solo una perdita di tempo. Perché allora non tentare di costruire una carriera? E se proprio non dovessi farcela… pazienza! Vorrà dire che mi arrangerò in qualche modo! Il fatto è, Mina, che in te vedo una situazione simile alla mia qualche anno fa, quando ero nel bivio di dover scegliere se proseguire una carriera scolastica come tutti gli altri o tentare di diventare un pilota, e voglio che tu faccia la scelta giusta per te. Non ti voglio costringere a fare niente, t’invito solo a riflettere attentamente. Hai un grande potenziale, ne sono certo. Dopo la Formula 1 i manga sono sicuramente la cosa che preferisco in assoluto, e ne ho letti tanti.” -
    La sua espressione era così sincera, così premurosa. Mina non aveva mai visto nessuno di tanto puro, eppure allo stesso tempo fiero, determinato. Anche se sembrava un folle Ryu Hayashi era sicuramente un tipo che sapeva il fatto suo. Non sarebbe rimasta sorpresa se, un giorno, fosse davvero riuscito a diventare un pilota, se non addirittura un campione, di Formula 1. Di tipi come lui ce n’erano solo uno su mille al mondo.
    Eppure, sentiva che non aveva ragione su di lei, che si sbagliava. Come già detto, lei non era niente di speciale, sapeva solo disegnare bene. Fare un manga invece era molto più complesso, e richiedeva una mole di talento e di volontà considerevoli. Cose che lei non aveva.
    Tuttavia, non se la sentiva di deluderlo, perciò decise di mentire - “Va bene, Ryu. Ci penserò su.” -
    - “Grandioso!” - le sorrise il ragazzo - “Speriamo allora di realizzare i nostri rispettivi sogni! Se ce la facessimo, t’invito a vedere un mio Gran Premio dal vivo!” - e infine la salutò, dandosi appuntamento per il giorno dopo a scuola.

    Mina era sdraiata sul letto, contemplando il soffitto. Quella giornata era stata particolarmente intensa, tra tutte le richieste di disegni che le erano state fatte e il suo incontro con Ryu Hayashi. Quello era davvero un tipo eccezionale, su questo non aveva alcun dubbio. Aveva proprio il carattere del vincente, pronto a far cadere il mondo ai suoi piedi. Certo, bisognava poi vedere come se la cavava in pista, per quel poco che sapeva. Tutti erano bravi a fare proclami, ma pochi riuscivano a farsi davvero valere.
    Continuava a ripensare alle sue parole riguardo la possibilità di diventare una mangaka. Diceva che aveva il talento, ma che le mancava l’ispirazione. Sì, aveva proprio colto in pieno, lei non aveva ispirazione. Non ne aveva mai avuta tanta, si era sempre lasciata trascinare dal corso degli eventi. Non sentiva di avere la forza di potercela fare. Ma era davvero così? O era solo un suo costrutto mentale, qualcosa col quale cercava di giustificare la sua paura nel mettersi in gioco?
    Mamma mia, quel dannato Ryu… le aveva fatto un vero e proprio giochetto psicologico, e stava riuscendo a convincerla che potesse davvero diventare una mangaka. Cercò di scacciare quei pensieri, spense la luce e andò a dormire. La mattina dopo sarebbe tornato tutto alla normalità, e sarebbe stato un giorno come tanti altri.

    NOTE DELL'AUTORE

    Doujinshi: manga amatoriale. Solitamente ispirato a una serie già esistente (come le fanfiction), anche se possono essere anche opere originali, le doujinshi sono molto popolari in Giappone, tanto che due volte l'anno si tiene una convention dedicata ad esse, il Komiket. Sono pubblicate solitamente a tiratura molto bassa per evitare problemi di copyright. Da diversi anni le doujinshi si sono spostate sempre più sul web, dove possono essere distribuite gratuitamente a un numero maggiore di utenti, con costi di produzione molto più bassi per gli artisti (che non si devono preoccupare della stampa e della rilegatura dei singoli volumi).
     
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    Yaaaaaayyyyyy, finalmente ti sei deciso a postare! :woot:
    Sono molto contenta che tu abbia deciso di fare questo passo e, come ti avevo già detto in privato, questo prologo suscita interesse fin da subito a mio parere.
    Dal mio punto di vista è interessante, a mio parere, il fatto che la parte legata al motorsport sia incentrata sulla Formula 4, mentre la maggior parte dei racconti sul motorsport che si trovano non sono mai ambientati nelle serie minori. :woot:
     
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    Grazie, Milly. :D
    Ho deciso di fare questo passo, e personalmente mi ritengo soddisfatto di ciò.
    Tratterò in maniere abbastanza approfondita delle serie minori, in particolare dei problemi da parte dei piloti di trovare fondi una volta arrivati ad alti livelli (Ryu non è proprio straricco), confrontandoli con quelli che hanno i mangaka esordienti a far del loro mestiere qualcosa con cui guadagnarsi il pane quotidiano.
    Le serie minori saranno trattate in maniera abbastanza approfondita, anche se il fulcro di tutto resterà ovviamente la Formula 1.
     
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    Mi sembra una cosa interessante e potrebbe essere bello vedere le due cose a confronto.
     
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    CAPITOLO 1 - TUTTI IN PISTA

    - “Allora, come ti vanno le cose?” - domandò Ryu a Mina, mentre mangiavano il pranzo sul tetto della scuola. Il loro rapporto di amicizia si era consolidato da quel loro primo incontro, e avevano trovato una certa intesa. Era bello per lei aver trovato qualcuno che non passava tutti i giorni a chiederle dei suoi disegni, anche se ogni tanto tornava l’argomento nel quale lui le suggeriva di diventare una mangaka.
    - “Abbastanza bene, direi. I miei disegni piacciono a tutta la classe, come al solito, mentre Kaede e quelle arpie delle amiche sue continuano a sminuirmi. A te, invece?” -
    - “Bene, direi. Sono arrivato terzo a Suzuka, e sono risalito al quarto posto della classifica piloti.” -
    - “Sono contenta per te, davvero.” -
    Era arrivato giugno, ed era da iniziato da due mesi il campionato giapponese di Formula 4, nel quale Ryu competeva per la prima volta nella sua carriera a bordo di una vera monoposto, e non di un kart. Era attualmente il miglior debuttante, e ciò stava già attirando l’attenzione di vari sponsor e team delle categorie maggiori. Comunque, lui cercava di non adagiarsi sugli allori. Sapeva che quello era solo l’inizio della stagione, e che sarebbe potuto succedere di tutto, in positivo e in negativo. L’unica cosa che gli importava era andare bene e dare il meglio di sé, al resto ci avrebbe pensato il destino.
    - “Tu invece che pensi di fare? Intendo…” -
    - “Diventare una mangaka?” -
    Dopo un breve silenzio lui ricominciò a parlare - “Non ti voglio mettere fretta, lo sai. Lo dico solo perché credo nel tuo talento.” -
    - “Ti ringrazio per la fiducia che mi riponi, ma al momento non ne sono ancora sicura, mi dispiace.” -
    - “Ah, sì? E allora perché nel tuo zaino ci sta una guida per aspiranti mangaka?” -
    Mina arrossì vistosamente - “Hai frugato nel mio zaino, per caso?” -
    - “No, l’hai lasciato aperto coi libri in bella mostra, come al solito. E tutta la classe ne sta parlando al momento.” -
    Il volto della giovane divenne ancor più paonazzo. Che stupida, che stupida! Avrebbe dovuto stare più attenta! Accidenti a lei che si era messa a leggere quei manuali sul treno prima di andare a scuola e di ritorno a casa! Già odiava essere sulla bocca di tutti, ma chissà cosa pensavano ormai i suoi compagni di classe!
    - “Che vergogna…” -
    - “Io non la vedrei così, anzi, lo prenderei come incentivo.” -
    - “Per cosa?” -
    - “Per uscire dal tuo guscio e cominciare finalmente a prendere in considerazione quest’idea di diventare una fumettista.” -
    - “E se non fossi brava come dici? Farei solo una figuraccia, e tutti mi prenderebbero in giro…” -
    - “Se pensi questo, allora non potrai nemmeno andare all’università, perché avrai paura che tutti possano rimanere delusi dai tuoi risultati. Il problema si ripresenterebbe in ogni caso.” -
    Colpita e affondata. In realtà, Mina aveva cominciato ad accarezzare da un po’ di tempo l’idea di diventare una mangaka: si era resa conto di non essere poi tanto male nel disegno, e aveva cominciato a documentarsi leggendo diversi manuali e alcuni manga che andavano per la maggiore, assieme ad altri di nicchia o che leggeva già da molto tempo, per trovare un suo stile narrativo. Alla fine lui era riuscito a convincerla a fare quella pazzia (anzi, non le sembrava più tanto una pazzia). Tuttavia era ancora scettica al riguardo, e voleva essere certa di essere pronta prima di fare un salto del genere, vista anche la sua giovane età (16 anni) e la sua relativa poca esperienza.
    - “Non è così semplice: avrò gli occhi di tutti puntati addosso, e saranno pronti a giudicarmi…” -
    - “Pensa a cosa devo affrontare io ad ogni gara, con centinaia, anzi, a volte migliaia di persone che mi vengono a vedere o che mi seguono attraverso i canali streaming su Internet, per non parlare dei talent scout dei vari team di Formula 3, Formula 2 e addirittura Formula 1. Non stai messa poi così male.” -
    Perché diavolo doveva farla sentire ogni volta da schifo rinfacciandole la verità? Non poteva mentire qualche volta, solo per farle credere che peggio di così non le poteva andare? Ma era anche per questo che era amica di Ryu Hayashi, per la sua sprezzante sincerità. Non c’era dubbio, chi gareggiava con le auto da corsa aveva una sensibilità differente dagli altri, almeno nel suo caso in particolare.
    - “Lo so, ma… fammi sentire speciale per una volta!” - si lamentò lei.
    - “Oooooooooh, sotto questa scorza di fredda disegnatrice si nasconde un animo fragile. Sei proprio una tsundere.” -
    - “Se fossi stata una tsundere mi sarei già innamorata di te e per nasconderlo ti avrei preso a calci in culo ogni due per tre. Ritieniti fortunato.” -
    - “Così confermi solo che provi qualcosa per me. In tal caso mi dispiace, ma io amo solo il mio lavoro.” -
    - “Lavoro è un parolone… diciamo che è un hobby che ti tiene molto impegnato. Al momento vai ancora a scuola, in teoria.” -
    - “Capirai, ci vado solo perché mio padre dice che, comunque, devo avere un’istruzione che mi possa garantire di entrare in un’università e trovare un lavoro, se questa cosa delle corse andasse a finire male. Io invece non voglio pensarci, anche se lui ha effettivamente ragione, ma preferisco vedermi già in Formula 1.” -
    Mina rise di fronte a tale tracotanza - “Ti vedo molto sicuro di te, Ryu.” -
    - “Nello sport se non hai una mentalità da vincente fin dall’inizio non vai da nessuna parte, amica mia.” -
    I due finirono di mangiare e andarono a vedere che cosa facevano i loro compagni di classe in cortile. Li sentivano discutere di cose molto più futili delle loro, come le ultime mode, i trucchi, gli attori e le attrici del momento… cose frivole, insomma.
    - “Che pena che mi fanno…” - commentò Nakamura.
    - “Perché?” -
    - “Guardali, invece che discutere di cose serie perdono tempo in cavolate. Stanno sprecando tempo prezioso.” -
    Il pilota scrollò le spalle - “Io non li giudicherei così. Anche loro sono sottoposti alla loro forte dose di stress tra lezioni, esami, club e sport. Ogni tanto hanno diritto a staccare e a pensare a stupidaggini.” -
    - “Sarebbe accettabile, se non si trattasse di cose che rendono i loro cervelli marci.” -
    - “Ricordati che stai parlando anche di coloro che sono tuoi ‘fan’.” -
    - “Io sono in primis molto sincera. Se poi non gli sta bene peggio per loro.” -
    Ryu sospirò. Era proprio testarda come un mulo, stava ferma sulle sue idee.
    - “Va bene, pensala come ti pare. Ti dico solo di non lasciarti influenzare in negativo da Kaede e dalle sue amiche. Non tutti i nostri coetanei sono come loro.” -
    - “Però sono popolari.” -
    - “Non sempre per buoni motivi. I commenti che fanno su di loro sono molto spesso meno lusinghieri di quanto tu pensi. Non sono molto presente a scuola, è vero, però quando la frequento sono un ottimo ascoltatore.” -
    - “Però cercano comunque di essere nelle loro grazie perché sono ricche e popolari, e questo conferma la mia tesi.” -
    - “Se lo dici tu…” -
    La campanella suonò, segnando la fine della loro pausa.
    - “Grandioso, arriva l’ora di matematica…” - ringhiò Hayashi.
    - “Hai studiato questo weekend?” -
    - “E come potevo, secondo te?!” -
    - “Male, molto male.” -
    - “Ehi, mica ero a cogliere margheritine! Ero in pista a conquistarmi un sudatissimo podio, altro che questa robaccia che dobbiamo studiare!” -
    - “Ciò non toglie che se ti dovesse interrogare prenderai un brutto voto.” -
    - “Stronza. Ammettilo, un po’ ci godi a vedermi soffrire.” -
    Lei rise di gusto - “Ma no, cosa te lo fa pensare?” -

    Circuito di Fuji, 4 agosto

    Kentaro continuava a fissare il teleschermo ansioso: mancavano solo tre giri alla fine, e Ryu, il suo pilota, era vicino a vincere per la prima volta in Formula 4. Una serie di emozioni si accavallavano nel vedere il suo pupillo in testa alla corsa con quindici secondi di vantaggio sul suo diretto inseguitore. Una corsa perfetta, con uno scatto alla partenza nel quale ha sopravanzato tutti quelli che gli stavano davanti, e non aveva più lasciato la prima posizione. Era assolutamente magnifico, impostava ogni curva in modo perfetto, senza la benché minima sbavatura. Sapeva che era bravo, ma non immaginava che lo fosse così tanto. Lo sentiva, quel ragazzo avrebbe fatto strada.
    Il team era assolutamente in tensione, e via radio i tecnici dicevano in continuazione ad Hayashi di stare attento al motore, di non consumare troppo le gomme per evitare un calo nel finale e altre cose.
    Al che, stufo di tutto quel disturbo che gli stavano arrecando, il pilota rispose - “Mi lasciate guidare o no?! Ho 16 anni, non 4, so quello che faccio!” -
    Era questo che gli piaceva di lui: quando andava tutto bene faceva di testa sua. E a ragione.
    Trovò la conferma di ciò quando passò sotto la bandiera a scacchi, alzando entrambe le braccia al cielo. La sua prima vittoria su una vettura da Formula 4: un momento assolutamente magico, che non avrebbe mai dimenticato.
    - “Ryu, grandioso, grandioso! P1! P1!” -
    - “YEEEEEEEEEEESSSSSSS!! EVVAI, SIIIIIIIIII’!! GRAZIE A TUTTI, LA MACCHINA ERA PERFETTA!!” -
    - “Ci hai messo anche del tuo, ragazzo, ricordatelo! Complimenti, complimenti!” -
    Fece poi uno strano effetto vederlo così esultante sul podio mentre tutti gli altri erano seri e composti, ma era anche questa la particolarità di Ryu, ovvero il suo essere puro e genuino in tutti gli ambiti della sua vita.
    Quel ragazzo avrebbe fatto strada, ne era certo.

    In quello stesso momento, presso una spiaggia vicino Tokyo

    Mina si stava godendo la lieve brezza marina sotto all’ombrellone. Quel giorno non faceva particolarmente caldo, per cui non sarebbe stata costretta a buttarsi in acqua (a parte che non ne aveva proprio voglia). Il suo cellulare vibrò, attirando la sua attenzione.
    Una volta preso esso in mano vide un messaggio che le aveva inviato Ryu. A quell’ora doveva aver già finito la gara, chissà com’era andata.
    Aprì il messaggio e vide una foto con lui sorridente e con in mano una coppa, attorniato dai suoi meccanici e dal suo team manager. Sotto di essa vi era scritta una parola: “VITTORIA”.
    La ragazza sorrise, felice per il suo amico.
    - “E’ l’ora che anch’io cominci a impegnarmi seriamente.” -
    Insomma, se lui poteva essere un campione perché lei non poteva diventare una mangaka?

    NOTE DELL'AUTORE

    Tsundere: personaggio solitamente femminile che dietro alla facciata di un carattere freddo, egoista e irascibile (a volte anche manesco) nasconde un lato buono e generoso. Usa quest'apparenza per non sembrare debole agli occhi degli altri, in particolare della persone della quale è innamorato/a, ed esce allo scoperto solo dopo una confessione d'amore.
     
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    beliximohhhh kontinua!!!111!!1

    Grande Ryu! :woot:
    Mi fa piacere che abbia ottenuto la sua prima vittoria!
     
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    Questo è solo il primo successo di Ryu! ;) Anche se, purtroppo, le cose per lui non saranno facili...
     
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    Sospettavo che non sarebbe stato facile. Emergere dalla F4 non è sicuramente facile e peraltro lo sbocco principale della F4 giapponese rimangono altri campionati minori asiatici, quindi geograficamente abbastanza confinati rispetto al panorama europeo o nord-americano.
     
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    La mia intenzione è infatti quella di far gareggiare Ryu in altri campionati giapponesi di mia invenzione, per fargli fare "gavetta" (e fargli accumulare punti per la Superlicenza FIA), prima della sua promozione in Formula 3 e Formula 2.
     
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    Sembra un'idea interessante.
     
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    CAPITOLO 2 - BENEFICI

    Ottobre 2019

    - “Quindi hai definitivamente deciso di partecipare al concorso?” - domandò Ryu mentre aspettava la metro con Mina. Era incredibile come nonostante la ressa e il vociare di tutta la folla, attaccata come una massa di sanguisughe ai telefoni cellulari, potessero parlare e capirsi tranquillamente. Che la loro intesa fosse tale che potevano capirsi per via quasi telepatica?
    - “Sì, ‘Shojo Fantasy’ sta cercando nuovi mangaka, potrebbe essere una bella opportunità per me.” -
    - “Sono davvero fiero di te. Ce la stai mettendo tutta.” -
    - “Me l’ha insegnato il maestro. A proposito, vedo che stai andando bene in Formula 4.” -
    - “Sto andando attualmente bene in classifica, non mi posso lamentare.” -
    - “Per forza, sei primo…” - ridacchiò lei.
    - “Intanto, però nessuna Driver Academy sembra filarmi di striscio, e il tempo stringe. Se dovessi vincere l’anno prossimo dovrò per forza cambiare serie.” -
    - “Sarà anche l’ultimo anno di liceo per noi.” -
    - “Già. Dopo potremo dedicarci totalmente ai nostri obiettivi.” -
    In realtà, Mina si trovava ad un bivio: doveva decidere se diventare una mangaka o andare all’università. Aveva pensato di fare tutt’e due insieme, ma non lo trovava fattibile. Lei non era una tipa multitasking, si poteva concentrare su una sola cosa alla volta. Tutto dipendeva da come sarebbero andati i concorsi a cui avrebbe partecipato nei successivi due anni: se fossero andati bene e avesse trovato una rivista disposta a pubblicarla, o almeno a farla lavorare come assistente di un altro fumettista, si sarebbe concentrata solo sui manga, altrimenti avrebbe continuato gli studi e sigillato nel cassetto il suo sogno. Non le andava di essere mantenuta dai suoi genitori (che solo dopo molte resistenze avevano accettato la sua idea, e alle loro condizioni) nella speranza sempre più remota di essere pubblicata, doveva farcela entro la fine della scuola.
    Più o meno nella stessa situazione si trovava Ryu, che, invece, entro il diploma doveva trovare una Driver Academy disposta a prenderlo con sé. Lui non aveva moltissimi mezzi, a malapena con quelli che possedeva al momento poteva correre in Formula 4 e, forse, in Formula 3, ma le serie maggiori erano ancora totalmente fuori dalla sua portata.
    Il treno finalmente arrivò, e i due vi entrarono. Cominciarono a discutere di altre cose, principalmente della vita sentimentale del pilota, al quale arrivavano i messaggi di una certa Erika, loro compagna di classe.
    - “Allora, cosa bolle in pentola con Erika?” - gli chiese Mina, abbastanza disinteressata, a dir la verità, ma voleva almeno evitare i discorsi riguardanti la carriera e la scuola.
    - “Niente di che, ci scambiamo qualche messaggio e basta.” -
    - “Dai, puoi dirmelo che tra te e lei c’è qualcosa.” -
    - “Non c’è assolutamente niente, almeno per il momento. E poi non aspiro a molto, a parte…” -
    La ragazza storse il sopracciglio - “A parte cosa?” -
    - “Lo sai, qualche ‘beneficio’…” -
    Nakamura restò a bocca aperta: intendeva forse che erano… “amici con benefici”?!
    - “Cioè, mi stai dicendo che siete scopamici?!” -
    Tutti i presenti nel vagone si girarono verso di loro. Mina non si era accorta che aveva alzato la voce a un punto tale che tutti la stavano sentendo.
    Tra i due amici vi fu un silenzio imbarazzante, finché la gente non distolse lo sguardo da loro, tornando alle proprie attività.
    - “Perché hai dovuto urlarlo? Ce n’era bisogno?” - la rimproverò Ryu, imbarazzato da quella figuraccia.
    - “Scusa… è che… la trovo una cosa un po’… squallida…” -
    - “Perché mai? Siamo ragazzi di una certa età, con le nostre esperienze pregresse. Non facciamo male a nessuno né a noi stessi, ci regaliamo solo un po’ di divertimento, tutto qua.” -
    - “Secondo me non è una buona idea…” -
    - “E perché?” -
    - “Hai pensato all’eventualità che lei possa innamorarsi di te, o che, anzi, tu possa innamorarti di lei?” -
    - “Mamma mia, come sei disfattista… ci credo che sei ancora vergine…” -
    Mina arrossì come un peperone - “E questo che c’entra?!” -
    - “C’entra che non sai cosa significhino queste relazioni. Tu hai una visione troppo romantica e stereotipata dei rapporti umani.” -
    - “Anche un mio cugino aveva una relazione del genere con una ragazza. Sai com’è finita? Che quando si è fidanzato con un’altra e ha smesso quindi di vederla questa ha cominciato a fargli stalking. Non lo lasciava in pace un attimo, lo seguiva ovunque andasse. Aveva perfino ingaggiato un hacker su Internet per inserirgli nel telefono un virus col quale poterlo tracciare ovunque andasse. Essendo molto ricca poteva permettersi questo e altro.” -
    Tuttavia, il pilota stentava a crederle - “Sembra uscito da un pessimo romanzo rosa…” -
    - “E invece è tutto vero. Un giorno ha scoperto l’indirizzo di casa della fidanzata di mio cugino, ha aspettato che tornasse da scuola e l’ha aggredita.” -
    - “E la miseria!” -
    - “Per fortuna la ragazza di mio cugino faceva karate, quindi è stata la pazza a finire in ospedale con diverse ferite e contusioni. Alla fine la polizia l’ha indotta a confessare tutto quello che aveva fatto, e quindi si è beccata un ordine restrittivo da mio cugino e dalla sua fidanzata. Il padre della stalker, essendo un tipo potente, è riuscito a evitarle sanzioni peggiori grazie alle sue amicizie nella polizia, ma stai pur certo che la voglia di spiare la gente le è passata. Tutto sommato è andata bene loro, ma questo era per dirti che quelle che tu chiami ‘scopamicizie’ possono trasformarsi in vere seccature.” -
    Ryu la fissava interdetto. Come poteva pensare che a lui potesse capitare una cosa simile? Lui non avrebbe corso alcun rischio, era molto accorto a scegliersi le ragazze con cui andare a letto. Certo, Erika gli stava simpatica, ma non al punto da innamorarsi di lei. Era totalmente… stupido.
    - “Forse dovresti rilassarti un attimo, Mina. Stai leggendo troppi manga shojo ultimamente. Capisco che ti devi fare una cultura riguardo alle relazioni nelle varie storie, ma credo tu stia esagerando. Non puoi pensare che un caso come quello di tuo cugino possa accadere anche a me.” -
    - “Non dico che ti capiterà la stessa identica cosa, ma solo che non devi prenderla sottogamba.” -
    - “Senti, io ed Erika ci divertiamo, e, come ti ho già detto, non facciamo del male a nessuno.” -
    - “Mi preoccupo per entrambi. Non voglio che vi facciate male tra di voi. Tu ed Erika siete dei bravi ragazzi.” -
    - “Stai tranquilla, hai la mia parola.” -
    Mina sospirò. Era proprio un caso perso. Decise di fare comunque buon viso a cattivo gioco - “Va bene, Ryu. Fate come volete.” -
    - “Grazie.” -
    La giovane si accorse di essere arrivata alla sua destinazione, quindi salutò l’amico. Era proprio un tipo cocciuto, in qualsiasi cosa facesse…

    Quella sera

    Ryu arrivò di fronte al portone di Erika, pronto a una serata che si prefigurava niente male. I genitori di lei si erano assentati per un improvviso viaggio di lavoro, per cui avevano lasciato casa libera. Cena, film e infine divertimento a letto. Niente male, sì.
    L’abitazione di Erika era molto bella, piccola ma accogliente, piena di oggetti particolari ed esotici. Si confaceva alla sua personalità libera. Si vedeva che era cresciuta in un ambiente poco severo e opprimente. Una cosa che cozzava totalmente con quello delle corse dove lui viveva, pieno di rigore e di disciplina, quasi al livello militare. Per lui quelli erano momenti nei quali svagare, altrimenti sarebbe impazzito.
    - “Ehi, Ryu!” - lo salutò la ragazza. Era davvero carina: non molto alta, capelli castani tinti lunghi fino ai fianchi e forme non indifferenti. Sì, aveva proprio avuto una bella fortuna.
    - “Erika! Che piacere vederti! Sento un odorino niente male, che cosa stai cucinando?” -
    - “Riso con carne.” -
    - “Grande, ne avevo proprio voglia!” -
    I due mangiarono i loro piatti con gusto, discutendo del più e del meno.
    - “Allora, come vanno le cose in Formula 4?” - domandò Erika.
    - “Bene, sono arrivato primo nelle ultime due gare e ora sono in testa alla classifica piloti. Anche se, per il momento, non ci sono ancora stati contatti con team delle categorie maggiori…” -
    - “Dai, non ti scoraggiare! Sono sicura che ce la farai!” -
    - “Ma sì, perché no…” -
    Finito di consumare il loro pasto erano pronti per vedere un film.
    - “Allora, che film ci vogliamo vedere stasera?” - chiese il pilota.
    - “Ho trovato qualcosa che potrebbe piacerti. E’ sulle corse automobilistiche. Era in un cesto delle grandi occasioni, pensa un po’.” -
    - “Davvero?” -
    - “Sì. Si chiama ‘Driven’, è un film occidentale con protagonista Sylvester Stallone.” -
    A Ryu brillarono gli occhi - “Davvero?! Io adoro Stallone! Sarà sicuramente una figata!” -
    Non immaginava cosa lo avrebbe aspettato, povero ingenuo…

    - “Cosa cazzo abbiamo appena visto…” - sussurrò il giovane, che aveva appena finito di visionare il film.
    - “Mio Dio… ma cos’era…” - commentò Erika, anche lei sconvolta da quello che aveva visto.
    - “Non lo so…” -
    - “Ma sono normali tutti questi incidenti nelle corse?” -
    - “No… vanno oltre le leggi della fisica. Ci sarebbero dovuti essere molti più morti e feriti di quelli che ci sono nel film.” -
    - “Tipo il pilota caduto nel lago?” -
    - “Esatto. Non sarebbe potuto sopravvivere a un incidente del genere. Avrebbero dovuto estrarlo dall’abitacolo con un cucchiaino.” -
    - “Mi dispiace… non sapevo fosse così trash. Credevo che avremmo visto un bel film sulla Formula 1…” -
    - “A dire il vero quella non era la Formula 1, ma una serie americana chiamata Formula CART, divenuta poi Champ Car, che si è unita a un’altra di nome IRL e che ora si chiama Indycar. In essa si corre la 500 Miglia d’Indianapolis.” -
    - “Interessante…” - in realtà, Erika non sapeva neanche cosa fosse la 500 Miglia d’Indianapolis, ma aveva dedotto che doveva essere una corsa importante. In quel momento, però, ciò che più le interessava era quello che Ryu nascondeva tra le gambe. Decise quindi di giocare a “mano birichina”, e lo “scopamico” capì subito cosa voleva fare.
    - “Mio Dio, Erika, sei insaziabile…” -
    - “Fai poco il moralista, che ti piace quanto piace a me…” - rispose con un tono bassissimo di voce.
    Quel film avrebbe distolto chiunque dal voler esprimere la propria libido, ma niente poteva fermare degli adolescenti in piena tempesta ormonale come loro. Cominciarono quindi a scambiarsi baci infuocati, di puro istinto animalesco, e si diressero in camera da letto, liberandosi dall’ingombro dei vestiti.
    Una volta finito il tutto Erika si addormentò immediatamente, mentre Ryu fissava il soffitto soddisfatto. Sì, questo tipo di rapporto era decisamente meglio per lui. Era stufo di ricevere delusioni dagli altri. Aveva già sofferto abbastanza nella sua vita per colpa di supposti affetti, aveva diritto a un po’ di felicità.

    In quello stesso momento

    - “Dunque… metto qui un leggero effetto di luce… sì, dovrebbe andare…” -
    Mina stava lavorando sulla sua scrivania al capitolo autoconclusivo da consegnare a “Shojo Fantasy” entro un mese. Si trattava di una storia molto semplice: una ragazza di campagna si trasferiva in una metropoli, e veniva a contatto con una realtà totalmente differente alla quale era abituata. Non in positivo, comunque: dall’iniziale eccitazione per quella nuova esperienza finiva per subire la crudeltà dei suoi compagni di classe, che la disprezzavano per le sue origini contadine. Ella arrivava vicina al suicidio, ma prima di compiere il gesto veniva fermata da una sua collega di scuola, che l’aveva seguita nell’ombra fino a quel momento, e solo in quel momento aveva deciso di farsi avanti per aiutarla. La storia finiva con loro che diventavano amiche e si apprestavano ad affrontare insieme le difficoltà quotidiane.
    Non era di certo una storia rivoluzionaria, ma non aveva voluto rischiare troppo. Le interessava soprattutto fare esperienza, e, se qualcuno l’avesse letta, ricevere dei consigli su come migliorare. L’umiltà prima di tutto.
    Decise di concludere il lavoro per quel giorno (il capitolo era quasi completo, mancavano poche pagine), e decise di andare a dormire. Sul letto rimuginò riguardo la discussione che aveva avuto con Ryu sulla sua “amicizia con benefici” con Erika: era vero, a suo cugino era andata male, molto male, ma che diritto aveva di giudicarlo? Era forse gelosa del loro rapporto?
    Forse sì, ma non in senso romantico: lei non voleva niente di tutto questo da Hayashi, non le ispirava proprio sentimenti amorosi. Aveva paura che Erika potesse “rubarglielo”, in quanto poteva dargli una cosa che lei non avrebbe dato, visto che la considerava al di fuori del suo concetto di amicizia e rientrava invece in quello di amore?
    Mina sospirò. No, Ryu aveva un tipo di amicizia differente con lei rispetto ad Erika. Con quest’ultima si divertiva soltanto (o almeno così credeva), mentre tra loro c’era un affetto puro e sincero, un’amicizia come quella tra due bambini.
    Gli voleva bene. Questo lo ammetteva senza peli sulla lingua. Dopotutto la stava aiutando a sbocciare, a scoprire il suo vero talento. Se non si fossero mai incontrati probabilmente avrebbe continuato sulla sua vecchia strada, verso un lavoro d’ufficio. Al pensiero rabbrividiva. Lei voleva diventare una mangaka, a tutti i costi. Non sarebbe mai riuscita a fare la stessa cosa che facevano i suoi genitori, e grazie alla quale ogni sera tornavano a casa frustrati a causa di capi dispotici e colleghi che scaricavano su di loro le proprie responsabilità, solo perché erano gentili e disponibili ad aiutarli. Non le importava di finire a mangiare pane e cipolle pur di mantenersi solo coi suoi disegni. Mille volte meglio questo che rodersi il fegato.
    Ne era certa: lei e Ryu ce l’avrebbero fatta a realizzare i loro sogni. Ci credeva sempre di più ogni giorno che passava. Andò a dormire con il sorriso sulle labbra. Era pronta a tutto pur di farcela.
     
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    Ryu ed Erika che guardano "Driven" è stato un momento molto stylish!
    Film decisamente trash, ma a modo suo piuttosto epico. *-*

    Mi fa piacere vhe Mina si sia decisa a partecipare a un concorso. :woot:
     
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    Dovevo mettere una citazione a "Driven"! Uno dei film automobilistici più trash della storia non può finire nel dimenticatoio!
    Mina si è decisa, alla fine. Si è resa conto delle sue doti, ed è pronta a farne uso. Adesso bisogna solo vedere se davvero è così brava come tutti dicono.
     
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    Giusta osservazione, quando non si ha mai avuto a che fare con dei professionisti o anche solo con un gran numero di amatori che si dedicano alla stessa attività il rischio di sopravvalutarsi è molto alto.
     
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    Quello di Mina e di Ryu è un percorso di crescita, dovranno affrontare diverse sfide e problemi prima di raggiungere i loro obiettivi. Quali saranno esattamente lo scopriranno solo andando avanti!
     
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33 replies since 8/7/2019, 23:58   259 views
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