Verso la bandiera a scacchi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    Ci siamo, ho iniziato una nuova fan fiction a cui pensavo già da diverso tempo. È ambientata su due diversi piani temporali, seconda metà degli anni '70/ primissimi anni '80 e seconda metà degli anni 2010 e narra le vicende di tre piloti degli anni '70, due dei quali fanno la loro comparsa anche nel piano temporale attuale. Mi scuso in anticipo con eventuali piloti reali ai quali dovessi sottrarre dei risultati per ragioni di fiction, non verranno comunque intaccati i titoli mondiali di nessuno. Ogni tanto verranno invece aggiunti dei gran premi mai disputati nella realtà, giusto per non farci mancare vittorie che sarebbero state epiche.





    VERSO LA BANDIERA A SCACCHI

    Era una normale giornata di routine, quella domenica di fine aprile. Sul podio svettavano due piloti in tuta grigia e uno in tuta rossa. Tra gli applausi del pubblico si udiva qualche fischio, le acclamazioni rivolte in gran parte al terzo classificato. L'ex pilota Adriano Fabbri non provava alcuna sorpresa per quella situazione, così come non lo avrebbe stupito se il prescelto pilota in tuta rossa fosse caduto in disgrazia di lì a pochi anni. Sarebbe bastato assistere a una situazione nella quale la mancata vittoria del titolo mondiale non fosse attribuita dall'opinione pubblica a una monoposto non all'altezza, quanto piuttosto ai suoi risultati. Non sarebbe importato che fosse la verità, sarebbe contato solo il pensiero della maggioranza della collettività.
    "Anch'io" realizzò Adriano, "Mi sarei beccato dei fischi se avessi battuto le Ferrari qui, quando ero all'apice della mia carriera."
    Per il pubblico di Imola esisteva solo la Ferrari e Adriano stesso sarebbe stato considerato un nemico, anche se guidava per una scuderia italiana, anche se era italiano lui stesso. La passione emiliano-romagnola per il motorsport era un'arma a doppio taglio e non c'era nulla che potesse cambiare la situazione. Chiunque non indossasse una tuta rossa era un nemico da distruggere e denigrare, salvo poi diventare un eroe se veniva ingaggiato dalla Rossa. Ne era un esempio concreto il pilota classificato in terza posizione e chissà, magari un giorno sarebbe accaduta la stessa cosa anche al pilota che aveva vinto. Non era molto probabile: rimanere in Mercedes gli sarebbe di gran lunga convenuto, se le performance si fossero rivelate all'altezza anche negli anni seguenti, ma nessuno poteva sapere con esattezza quale sarebbe stato il destino di Lewis Hamilton di lì a qualche anno. Ad Adriano sarebbe piaciuto vederlo al fianco di Sebastian Vettel e, perché no, magari vedere Kimi Raikkonen in Mercedes al fianco di Valtteri Bottas.
    Mentre il pilota finlandese si portava la bottiglia di champagne alla bocca e Vettel e Hamilton utilizzavano le loro per inondarsi a vicenda, Adriano si domandò quale sarebbe stato il destino di Raikkonen, in caso di un ipotetico passaggio in Mercedes. Quale sarebbe stata la reazione dei fischiatori seriali se avesse vinto sul suolo italiano? Sarebbe stato considerato un traditore della patria, com'era accaduto a Michael Schumacher quando vi aveva vinto con la Mercedes nel 2012, oppure sarebbe stato acclamato come un idolo, com'era accaduto solo due anni più tardi, l'ultima volta che un ex pilota della Ferrari aveva vinto a Imola, per giunta battendo la Ferrari stessa? Certo, le vicissitudini che avevano portato l'ex pilota di Maranello a tagliare il traguardo in prima posizione avevano ben poco a che vedere con lo scontro diretto con la Ferrari - l'epico sorpasso su Fernando Alonso era stato per una semplice terza piazza, divenuta solo molto tempo dopo prima posizione quando prima Lewis Hamilton e poi Nico Rosberg si erano ritirati per inattesi guasti al motore, il più grande flop della Mercedes nel mondiale 2014 - ma l'accoglienza del vincitore, che non saliva sul gradino più alto del podio dal lontano 2008, era stata molto positiva, anche se aveva vinto con una semplice Williams dalla livrea bianca dello sponsor Martini.
    Adriano stava appunto rievocando le memorie di quel giorno: la commozione negli occhi di Sir Frank, le lacrime di Felipe Massa mentre l'inno brasiliano risuonava sul podio e l'entusiasmo di Susie Wolff, all'epoca tester della Williams, quando qualcuno attirò la sua attenzione posandogli una mano su una spalla.
    Si girò e per un attimo ebbe l'impressione di avere visto un fantasma, anche se conosceva perfettamente l'aspetto della persona che si ritrovava di fronte: un uomo sui trentacinque anni, che portava al collo un pass della stampa.
    «Signor Fabbri, le posso parlare un attimo?» chiese il giovane.
    Adriano rimase spiazzato per qualche istante, restando in silenzio.
    L'altro, forse ipotizzando di non essere stato riconosciuto, fece per presentarsi: «Mi chiamo Bruno Mo-...»
    Adriano si affrettò a interromperlo: «Sì, conosco il tuo nome.»
    «Bene. Allora vorrei chiederle se possiamo parlare un attimo di...»
    Adriano non lo lasciò finire.
    «Puoi darmi del tu. Comunque non c'è problema, possiamo parlare, spostiamoci solo da questa bolgia.»
    «Le ruber-... ti ruberò poco tempo» lo rassicurò Bruno. «Si tratta di Le Mans. O meglio, si tratta di mio padre. Di mio padre e di Le Mans. Tra un mese e mezzo sarà l'anniversario della vostra vittoria. I quarant'anni, intendo.»
    Adriano rinnovò l'invito: «Spostiamoci in un posto in cui si riesca a parlare più liberamente. Qui c'è fin troppa confusione. Ho l'impressione che il tuo sarà un discorso lungo, anche se dici il contrario.»
    Bruno scosse la testa.
    «No, davvero, ti porterò via solo pochi minuti, anche se hai ragione, è meglio spostarsi, qui c'è davvero troppo caos.» Indicò il podio. «A proposito, bella gara, quella di oggi.»
    Ad Adriano sfuggì un mezzo sorriso.
    «Sai quanta gente sarebbe pronta ad affermare il contrario vaneggiando a proposito della mancanza di duelli e sorpassi?»
    «Questo non lo metto in dubbio» ribatté Bruno, «Ma fa parte della natura della maggior parte dei tifosi. Per fortuna noi ex piloti abbiamo una mentalità decisamente più aperta.»
    Ex piloti.
    Noi ex piloti.
    Effettivamente anche il giovane che Adriano aveva di fronte aveva gareggiato, in giovane età. Era arrivato fino alla Formula 3 e alla World Series by Renault, senza mai ottenere risultati di grande spessore, a parte qualche sporadica vittoria. Poi, incapace di proseguire la propria carriera, aveva appeso il casco al chiodo iniziando a lavorare come opinionista per varie televisioni. Purtroppo gli veniva dato meno spazio di quanto meritasse: era competente e faceva ottime analisi di gara, senza mai cercare la polemica sterile e senza mai denigrare piloti e squadre. Forse, realizzò Adriano, era quella la ragione per la quale non riceveva molto spazio, in un'epoca che si stava avviando, lentamente ma sempre di più, verso il privilegiare il sensazionalismo alla narrazione lineare degli eventi.
    I due si allontanarono dalla confusione. Adriano avrebbe voluto cercare un posto migliore, ma Bruno si accontentò di essere a pochi metri di distanza da altre persone.
    «Tu e mio padre siete stati invitati a Le Mans, quest'anno.»
    «Già.»
    «Quarant'anni. Sono già passati quarant'anni da quando avete vinto. Difficile crederci, anche per me che sono nato qualche anno dopo.»
    «In effetti anche per me è un pensiero un po' strano da accettare» fu costretto ad ammettere Adriano, lasciandosi andare alla nostalgia. «Gara estenuante, ma un'ottima vittoria, alla faccia di quelli che ci snobbavano. Sarò molto felice di essere a Le Mans, quest'anno, anche se...»
    Si interruppe prima di spingersi troppo oltre, ma Bruno comprese perfettamente.
    «Anche se ci sarà mio padre?»
    Adriano si lasciò andare a una mezza risata.
    «Anche se ci sarà tuo padre, esatto. Come saprai, dopo sono capitate certe cose spiacevoli tra di noi.»
    Bruno annuì.
    «Sì, lo so. Non riesco a capacitarmi di quello che ti ha fatto. Gli ho chiesto spiegazioni, più di una volta, ma è intenzionato a non parlarne con nessuno. O meglio, quasi con nessuno. È stato mio padre a chiedermi di venire da te, oggi. Mi ha detto di riferirti che vuole incontrarti e spiegarti perché ha fatto quello che ha fatto, che sei l'unico al quale può rivelare la verità.»
    «Va bene» accettò Adriano. «Quando ci vedremo, a giugno, a Le Mans, non avrò problemi a parlare con lui, se verrà a cercarmi.»
    Bruno abbassò lo sguardo.
    «Mio padre non ci sarà, a Le Mans.»
    «Perché? Dopo anni passati ad affermare di avere solo pensato alla sua gara e di non avere fatto niente di deplorevole, si vergogna a farsi vedere in giro?»
    «Oh, no. Avrà anche cercato di salvarsi la faccia dopo quello che è successo, ma non è per questo che non sarà presente a Le Mans. Resti tra noi, ma mio padre è malato. Sia chiaro, non è in punto di morte, ma deve sottoporsi a un intervento piuttosto pesante, tra poche settimane. So che quello che sto per chiederti forse è troppo per te, ma vorrebbe incontrarti a casa sua.»
    In un altro momento Adriano avrebbe rifiutato nettamente, ma qualcosa, in lui, gli suggeriva che non fosse la giusta soluzione. Senza alcuna esitazione rispose: «Sì, mi farebbe piacere incontrarlo e parlargli. Dove abita e quando posso andare da lui?»
    Forse, dopo tanti anni, avrebbe potuto comprendere da cosa fosse stata dettata la folle azione commessa dal suo ex compagno di squadra.

    Edited by Milly Sunshine - 13/8/2022, 17:32
     
    Top
    .
  2.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    [1977]

    Giorgio e Valentina si sedettero al tavolo senza che nessuno dei presenti posasse gli occhi su di loro. Bene, meglio così, si disse Giorgio, sperando che nulla cambiasse nel momento in cui non sarebbero rimasti soli. La cameriera domandò loro se volessero ordinare da bere, ma Valentina replicò che stavano aspettando altre persone e che avrebbero preso da bere un po' più tardi.
    Giorgio non riuscì a superare la necessità di guardarsi intorno, per assicurarsi che non ci fossero occhi puntati su di lui. La sua compagna se ne accorse e si fece scappare un sorriso.
    «Hai paura di essere accerchiato da tifose assatanate che vogliono il tuo autografo? Guarda che non è un problema per me, anzi, essere la fidanzata di una celebrità non è poi così male.»
    Giorgio alzò gli occhi al cielo.
    «Per carità. Il lato peggiore del successo è che, ovunque vada, corro il rischio che qualcuno mi riconosca. In certi posti non sono più libero di vivere la mia vita.»
    «Non essere esagerato» ribatté Valentina. «Sono certa che, se andassi a chiedere a tutte le persone che ci sono sedute qua intorno se saprebbero riconoscere Giorgio Montani, al massimo troverei qualcuno capace di riconoscere la sua monoposto.»
    Giorgio ridacchiò.
    «Su questo non ci sono dubbi, non è che abbia colori proprio sobri. Qualcuno, magari, direbbe anche che un vero uomo non dovrebbe guidare una monoposto rosa... come se fosse un colore diverso dagli altri. Giallo canarino o verde pisello sì, rosa no? Noi piloti siamo abituati ai colori ridicoli, anzi, più sono ridicoli e più i nostri sponsor sono contenti perché sono capaci di farsi notare.»
    Valentina gli strizzò un occhio.
    «Non c'è bisogno che mi illustri la storia delle sponsorizzazioni nel motorsport, so come funziona. Sono la futura moglie di un pilota, dopotutto!»
    Futura moglie di un pilota.
    Quelle parole, pensò Giorgio, suonavano bene. Non avevano mai propriamente pianificato di sposarsi, ma sapevano che un giorno sarebbe accaduto.
    Presto sarebbero stati raggiunti, quindi non era il caso di avviare una conversazione seria in tal senso. Giorgio decise quindi di scherzarci su.
    «Quando sarai la moglie di un pilota dovrai convivere anche con gli aspetti negativi della cosa, lo sai, vero? Quando diventerò famoso avrò davvero orde di tifose che mi inseguiranno come se fossi un cantante pop.»
    «Sei già famoso» gli ricordò Valentina. «Hai vinto una delle gare automobilistiche più importanti al mondo o sbaglio?»
    Giorgio annuì.
    «Sì, la 24 Ore di Le Mans è una delle gare automobilistiche più importanti al mondo, ma è difficile che orde di ragazze italiane siano al corrente di chi l'ha vinta. Al massimo mi sarà stato dedicato un trafiletto su qualche giornale, non di più.»
    «Ho sentito chiaramente Mario Poltronieri raccontare in telecronaca della tua vittoria» puntualizzò Valentina. «Qualche tua tifosa che ascoltava attentamente doveva esserci. Non sono certo stata l'unica.»
    «Tu presti sempre una certa attenzione quando si parla di me» ribatté Giorgio. «Non sono certo che ce ne siano tante altre. Però non è un problema. Ci sei tu, cosa me ne può importare delle altre?»
    Giorgio aveva appena finito di pronunciare quelle parole quando furono raggiunti da Adriano.
    «Ecco un'altra celebrità» osservò quindi Giorgio.
    Mentre salutava lui e Valentina, Adriano lo guardò con l'aria di non avere capito.
    Fu Valentina a dirgli: «Lascia stare, era un discorso che stavamo facendo tra di noi.»
    «Siediti» lo esortò Giorgio, «Prima che qualcuno faccia caso a te.»
    Adriano alzò le spalle, con noncuranza.
    «Perché dovrebbero fare caso a me?»
    «Sono certo che, se qualcuno ti guarda attentamente, potrebbe riconoscerti.»
    «Non mi metto problemi» puntualizzò Adriano. «Anzi, mi farebbe piacere se, ogni tanto, qualcuno dimostrasse di sapere chi sono.»
    Giorgio rise.
    «Dici così perché non hai una vita privata da proteggere.»
    «Solo perché non ho una fidanzata, non significa che non ho un vita privata» replicò Adriano, prendendo posto al tavolo. «Comunque cosa vuoi che importi alla gente di quello che faccio quando non sono al volante?» Guardò l'orologio che portava al polso. «Parlando di cose serie, sono in ritardo?»
    «No, sei arrivato puntuale» lo rassicurò Giorgio. «È mio fratello che è in ritardo, invece. E dire che non vedeva l'ora di conoscere entrambi.»
    Valentina azzardò: «Avrà avuto un contrattempo.»
    «Questo è poco ma sicuro, il problema è che, conoscendo Bruno, sarà stato sicuramente un contrattempo piuttosto cretino.»
    Non fu necessario, comunque, attendere molto. Bruno, in realtà, era già presente, si stava soltanto intrattenendo a conversare con due ragazze sconosciute.
    Si diresse verso il loro tavolo e, quando lo vide arrivare, Giorgio osservò: «Eccone uno che, invece, sarebbe ben felice di essere una celebrità. Chi erano quelle due?»
    «Due tizie che non vedrò più per il resto dei miei giorni» rispose Bruno, con prontezza, «Comunque non è un problema. A proposito, buonasera a tutti.» Si rivolse a Valentina. «Tu devi essere la ragazza che ha incastrato mio fratello.»
    «Piacere di conoscerti» ribatté Valentina, «Ma in ogni caso è tuo fratello che ha incastrato me.»
    «Tu invece sei Fabbri, ti riconosco» disse Bruno, rivolgendosi ad Adriano. «Quasi tutti quelli con cui ho parlato di te, hanno detto cose positive. Dicono tutti che sei veloce, anche se ogni tanto tendi a mandare in vacca i risultati. Il mio direttore sportivo in Formula 3 dice che senz'altro diventerai campione del mondo, prima o poi, se verrai ingaggiato da una squadra migliore e non guiderai più quella carriola rosa.»
    «Allora puoi riferirgli» rispose Adriano, con una certa freddezza, «Che al momento non ho alcuna intenzione di cambiare squadra. Faccio parte di un progetto serio, che un giorno ci porterà lontano, e penso che anche Giorgio possa confermarlo.»
    «Non mi fido del parere di Giorgio» ribatté Bruno. «Il suo sogno era solo quello di arrivare in Formula 1.»
    Giorgio azzardò: «Mi pare sia anche il tuo.»
    «Arrivarci è un inizio» puntualizzò Bruno. «Non credo di essere nato solo per fare presenza. Non penso che mi accontenterei di quello che hai tu, io voglio puntare più in alto.»
    «Puntare troppo in alto è il modo migliore per non realizzare i propri obiettivi» asserì Giorgio, seppure desideroso di mettere fine a quel discorso. «Avanti, siediti, così ordiniamo qualcosa da bere. E basta parlare di squadre, di gare e di futuri campioni del mondo.»
    Il resto della serata trascorse in maniera piacevole, ma Giorgio non poté fare a meno di avvertire qualcosa di strano nell'aria. Non era il solo, scoprì, quando venne ora di andare via e rimase da solo con Valentina.
    «Ho avuto l'impressione» lo informò, «Che ad Adriano non stia molto simpatico tuo fratello.»
    Giorgio sospirò.
    «Devo ammettere che Bruno non fa mai molto per risultare simpatico alle altre persone. Non mi stupisce più di tanto.»
    «Mi sembra anche abbastanza esaltato» aggiunse Valentina. «Sembra che gli sia tutto dovuto, che si senta migliore di voi.»
    «Lo so.»
    «Non promette bene, come cosa.»
    «So anche questo, ma non c'è nulla che io possa farci. Gliel'ho detto tante volte che il fatto di avere uno sponsor che lo porterà dritto in Formula 1 se vincerà il campionato non significa automaticamente avere la strada spianata, ma non mi sta a sentire. È talmente convinto delle proprie capacità da non farsi mai delle domande. Non so fino a che punto potrebbe spingersi per arrivare dove vuole... e temo che un giorno finirò per scoprirlo.»
    Giorgio abbassò lo sguardo, senza aggiungere altro.
    Valentina lo esortò a continuare.
    «Cosa intendi dire?»
    Giorgio scosse la testa.
    «Niente di particolare. Temo solo che prima o poi farà qualche stronzata, qualcosa che lo rovinerà. La cosa peggiore è che, seppure so che farò il possibile per impedirglielo, non mi starà a sentire e farà di testa sua. Tutto ciò che posso fare è rassegnarmi già da adesso e sperare che quello che prima o poi succederà non sarà irreparabile.»
    «Sei troppo pessimista» osservò Valentina. «Che cosa vuoi che possa accadere? È solo un ragazzo esaltato, tutto qui. Dagli un paio d'anni, vedrai che, quando si renderà conto di non essere infallibile, allora tornerà con i piedi per terra.»
    «Invece tu mi sembri troppo ottimista» obiettò Giorgio. «Lo conosco troppo bene. Vorrei tanto che fosse come dici tu, ma temo sia come dico io.»
    La loro conversazione a proposito di Bruno finì lì, con quelle parole. Giorgio finì per dimenticarsene, nei giorni e nei mesi che seguirono. Solo quando le sue previsioni si rivelarono realtà, gli tornò in mente quel discorso con Valentina, ma non ebbe mai modo di discuterne con lei: Valentina era destinata a uscire dalla sua vita definitivamente, anche a causa delle scelte di Bruno.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 17:36
     
    Top
    .
  3.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    [2017]

    Adriano girò lievemente il computer portatile e la sedia. Poi, guardando Valentina dall'altro lato dello schermo, le domandò: «Mi vedi bene?»
    Valentina ridacchiò.
    «Non è così fondamentale. Non eri una gran bellezza neanche da giovane, figuriamoci ora. Anche se sei un po' in controluce non è un problema.»
    Adriano rise.
    «Come stai?»
    «Bene.»
    «Come mai non sei venuta a Imola? Nessuno ti ha invitata?»
    «No, nessuno mi ha invitata» confermò Valentina. «Sono solo la vedova di un vecchio team owner dei bassifondi, devo risultare ben poco interessante per questa gente che ha una memoria storica che non va oltre marzo di quest'anno, sempre ammesso che si ricordino ancora cos'è successo a marzo di quest'anno, cosa della quale nutro parecchi dubbi.»
    «Non essere così dura almeno con gli addetti ai lavori» ribatté Adriano. «Sono certo che molti di loro conoscano perfettamente la storia della Formula 1 fino dai suoi albori, e anche quella della Scuderia Martinelli, ma per raggiungere un pubblico che non ne sa nulla devono fingere che tutto quello che è successo più tardi di una settimana fa non abbia rilevanza.»
    «A proposito, quali sono le tue opinioni sulla gara?» volle sapere Valentina. «È per questo che mi hai chiesto di sentirci, giusto? Per raccontarmi di quello che è successo a Imola. Così, almeno, mi pare di capire dal tuo messaggio.»
    Adriano ribatté: «Ti ho chiesto di fare una videochiamata perché volevo guardarti negli occhi mentre ti parlo, anche se solo attraverso un monitor. Se solo abitassimo più vicini, mi sarei offerto di venire a trovarti. Però, dato che non sarò dalle tue parti almeno per un po', ma ci tenevo a parlarti prima che succedesse...»
    Si interruppe, realizzando di non sapere come presentarle l'argomento.
    Valentina azzardò: «È successo qualcosa a Imola? Hai parlato con qualcuno che ti ha offerto qualche genere di ruolo? Andrai a lavorare per Liberty-come-si-chiama, la nuova società che gestisce la Formula 1? Oppure sarai il nuovo team principal della Ferrari?»
    Adriano spalancò gli occhi.
    «Nuovo team principal della Ferrari?»
    «Immagino di no» si arrese Valentina. «Peccato, mi sarebbe piaciuto vederti in TV ogni domenica, quando ci sono i gran premi, e sentirti mentre ti inventi qualche ragione che giustifichi l'ennesima mancata vittoria.»
    «Se fossi al posto tuo non criticherei la Ferrari, non in questa stagione» puntualizzò Adriano. «Hanno fatto grandi progressi rispetto alla scorsa stagione, penso che potranno lottare seriamente per il mondiale.»
    «Questo non lo metto in dubbio» ribatté Valentina. «Quel poco di orgoglio italiano che c'è in me mi spinge a pensare che sarebbe bello se vincessero il titolo, anche se sono più legata ad altro genere di squadre. Comunque il loro pilota un tempo correva per la Toro Rosso, qualcosa di romantico c'è anche in lui.»
    «Mi piace il tuo modo di pensare.»
    «Mi piacerebbe anche se la Toro Rosso tornasse a vincere una gara, prima o poi... ma non siamo qui per parlare del gran premio d'Italia 2008, direi. Niente team principal della Ferrari. Liberty, allora?»
    «Nemmeno. Non mi sono stati offerti lavori vari, né per dei team, né per dei media, né per chi dirige la baracca. Ti dirò, non mi dispiace affatto. Non ho alcuna voglia di mettermi a lavorare seriamente adesso. Perfino i comuni mortali alla mia età possono sperare di essere già in pensione. No, piuttosto ho fatto un incontro che non mi aspettavo. O meglio, mi aspettavo di vedere una certa persona a Imola, ma non mi aspettavo che venisse a parlare con me, né che mi facesse quella richiesta.»
    «Bene, la situazione si sta iniziando a delineare» osservò Valentina. «Adesso, dopo tutti questi minuti di chiacchiere, pensi di raccontarmi quello che è successo oppure di continuare a fare altre chiacchiere senza né capo né coda?»
    Adriano sospirò.
    «Hai ragione, ma non è facile. Ho incontrato Bruno Montani.»
    «Il nipote?»
    «Sì, per forza.»
    «Certo. L'ho visto in TV tempo fa che parlava di Formula 1. Somiglia di più a suo zio che a suo padre.»
    Adriano annuì.
    «Sì, sembra di vedere proprio lui, a parte che si veste e si pettina come i ragazzi di oggi e non con i canoni di quarant'anni fa. Mi ha fatto un certo effetto vederlo e notare per l'ennesima volta quanto somigli a Bruno. Se non sapessi che è figlio di Giorgio, non esiterei a pensare che fosse proprio figlio di Bruno.»
    «Vi siete parlati, quindi?»
    «Sì, come ti ho detto, è venuto a cercarmi lui.»
    «Di cosa avete parlato? Di motorsport vintage? Gli hai detto che ai tuoi tempi i piloti erano veri uomini mentre quelli di oggi non sarebbero nemmeno degni di allacciarvi le scarpe?»
    «Sono un ex pilota, non un tifoso da bar.»
    «Hai ragione. Però almeno di motorsport vintage ne avete parlato?»
    Adriano scosse la testa.
    «No, Bruno mi ha semplicemente detto che suo padre vorrebbe incontrarmi e parlarmi di quello che è successo tanti anni fa. Voglio dire, del nostro incidente.»
    «Ho sentito dire che sarete entrambi presenti a Le Mans, a giugno» rispose Valentina. «Penso che faresti bene a chiedergli spiegazioni, anche se dubito che sarebbe in grado di darti una spiegazione sensata. Non è mai stato il suo forte. Anzi, si è sempre nascosto, sempre e con tutti, non ha mai voluto spiegare nessuna delle tante cazzate che ha fatto.»
    «Giorgio non sarà a Le Mans, mi ha detto suo figlio» precisò Adriano. «Non può venire per motivi personali, in quel periodo. Bruno mi ha lasciato il suo numero. Mi ha detto di chiamarlo, in modo che possa organizzare il nostro incontro. Dovrei andare a trovare Giorgio a casa sua.»
    «Interessante.»
    «Dici sul serio?»
    «Sì. A me, Giorgio non mi ha mai invitata a casa sua per spiegarmi come mai abbia deciso di lasciarmi di punto in bianco per mettersi insieme a un'arrampicatrice sociale che, per forza di cose, aspettava già un figlio da lui quando eravamo ancora una coppia che progettava di sposarsi. Non che senta il bisogno di saperlo, anzi, sono stata molto felice senza di lui, anche se qualcuno diceva che mi sarei rovinata la vita, sposando un uomo più vecchio di me di quasi vent'anni. Inizio a pensare che, piuttosto, me la sarei rovinata se avessi sposato Giorgio.»
    «In effetti credo proprio che tu abbia le tue buone ragioni per affermarlo e che tu abbia fatto bene a metterti insieme a Martinelli» replicò Adriano. «Per questo volevo parlarne con te, prima di decidere cosa fare. O meglio, prima di farlo... perché, lo ammetto, ho già deciso. Voglio sapere. Voglio sapere perché mi abbia buttato fuori pista e per anni abbia negato di averlo fatto. Spero che per te non sia un problema.»
    «Il fatto che io e te siamo amici e che io sia stata sposata con il tuo ex capo non significa che tu non possa incontrare un mio ex fidanzato che mi ha lasciata dall'oggi al domani e ha fatto un figlio con una perfetta sconosciuta» puntualizzò Valentina. «Anzi, come ti ho detto, penso che tu possa ritenerti fortunato se un giorno Giorgio si è svegliato e ha deciso che è giunto il momento di darti qualche spiegazione. Credo che dovresti incontrarlo il prima possibile, prima che decida di cambiare idea. Perché Giorgio ha dimostrato di essere uno che cambia idea facilmente.»
    Il tono di Valentina lasciava intuire che, seppure fossero passati decenni e avesse avuto una vita felice del tutto indipendente da quella di Giorgio, non aveva mai del tutto superato la fine improvvisa della loro relazione. Adriano cercò di rassicurarla: «Sono convinto che, prima o poi, anche tu avrai le spiegazioni che meriti, che la sua decisione di parlarmi di quell'incidente sia solo un punto di partenza.»
    «No, lo escludo» replicò Valentina, con fermezza. «So che quello che è successo a Caesars Palace ti ha impedito di lottare per il mondiale su quell'altro circuito altrettanto trash - e la gente di oggi ha il coraggio di lamentarsi perché i mondiali finiscono ad Abu Dhabi - ma non riesco a metterlo sullo stesso piano. Mi rendo conto che per te è importante, ma voi piloti avete incidenti continuamente. Ci sta che abbia fatto una cazzata e che poi abbia cercato di pararsi il fondoschiena dalle critiche arrampicandosi sugli specchi. Magari non aveva nemmeno capito con chi avesse a che fare, pensava fossi un pilota che stava nel suo stesso giro e non che lo stessi doppiando...»
    Adriano la interruppe: «Non fraintendermi, so che alla fine c'era di mezzo solo un titolo mondiale che avevo comunque ben poche possibilità di vincere e che nel tuo caso è arrivato a distruggere la vostra relazione lasciandoti dopo settimane che aveva messo incinta un'altra donna, ma sono convinto che il nostro sia stato più di un incidente. Da un certo momento in poi, Giorgio ha iniziato a comportarsi in modo molto strano, questo l'hanno capito tutti. In molti hanno detto che quello che era successo a suo fratello l'aveva sconvolto - e ci credo, ne è stato addirittura testimone oculare - ma ho sempre avuto l'impressione che ci fosse qualcosa di più.»
    «Il vostro incidente collegato al fatto che mi abbia lasciata per quella donna?» obiettò Valentina. «Non riesco proprio a vederne il nesso.»
    «Emanuela era un'addetta stampa, o comunque una tizia del suo entourage. Pur non avendo idea di cosa possa essere successo, ho l'impressione che sia lei si Giorgio abbiano sempre avuto qualcosa da nascondere e che anche Bruno e la sua morte abbiano avuto qualcosa a che vedere con tutto quello che è accaduto.»
    Valentina abbassò lo sguardo.
    «Su questo potresti avere ragione. Giorgio ha sempre detto che Bruno prima o poi si sarebbe messo nei casini. Certo, sembrava molto maturato, quando anche lui ha fatto il grande passo arrivando in Formula 1, ma mentre Giorgio iniziava finalmente ad avere un po' di fiducia in suo fratello, io ne avevo sempre meno. Solo, non vedo possibili collegamenti tra lui e quello che è successo dopo che è stato ucciso, né collegamenti tra le mie vicende personali e quel finale di stagione. Ti auguro di trovare le risposte che cerchi, ma io non credo potrò mai averne.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 17:50
     
    Top
    .
  4.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    User
    Posts
    8,757
    Reputation
    +971

    Status
    Dopo che ho seguito a lungo la tua storia nell'ombra sento che è arrivato il momento di scriverci sopra un bel commento.
    Che dire, una fanfic molto "particolare", che si snoda in due epoche diverse con tanti elementi interessanti (vite private contorte, un team poco quotato stile Minardi che sembra avere avuto un breve periodo di grande visibilità...).
    Nello specifico dell'ultimo capitolo sembra che Giorgio abbia veramente incasinato la sua vita in maniera allucinante ad un certo punto, a quanto sembra dopo essere stato sedotto da questa donna, Emanuela, manipolatrice ed ambiziosa che voleva "sistemarsi" con uno magari non, all'epoca, ricchissimo, ma che almeno le avrebbe dato una stabilità economica (e sembra esserci riuscita alla grande, avendoci fatto un figlio), e che la cosa pare aver indurito molto Valentina.
    Sono molto curioso di vedere come si evolverà la vicenda, e soprattutto quali sono le ragioni specifiche che hanno portato alla rottura dei suoi rapporti anche con Adriano.
     
    Top
    .
  5.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    Bene, mi fa piacere che tu abbia deciso di commentare e di farmi sapere cosa ne pensi. *-* Sono molto contenta di averti come lettore.

    Non è proprio facilissimo combinare così due epoche, ma era da un po' che mi ispirava una trama di questo tipo e che ci stavo pensando. Effettivamente il team in questione ha qualcosa in comune con la Minardi, anche se avrà una breve ascesa, appunto, e otterrà anche risultati di un certo livello. Diciamo una Minardi che per breve tempo è stata quasi una Williams.

    Sul fatto che la vita di Giorgio sia incasinata, concordo in pieno, e forse di più di quanto possa apparire da quest'ultimo capitolo, in cui scopriamo qualcosa sul suo passato, ma dal POV di Adriano e Valentina, i quali non conoscono certi retroscena.

    Spero di non farti aspettare troppo per il prossimo capitolo, ma per il momento esiste solo nella mia testa. A meno che non decida diversamente, dovrebbe essere ambientato a una cena di fine stagione del team, con almeno qualche allusione alle ragioni per cui Giorgio lascerà la squadra.
     
    Top
    .
  6.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    User
    Posts
    8,757
    Reputation
    +971

    Status
    CITAZIONE (Milly Sunshine @ 27/7/2022, 23:29) 
    Bene, mi fa piacere che tu abbia deciso di commentare e di farmi sapere cosa ne pensi. *-* Sono molto contenta di averti come lettore.

    Non è proprio facilissimo combinare così due epoche, ma era da un po' che mi ispirava una trama di questo tipo e che ci stavo pensando. Effettivamente il team in questione ha qualcosa in comune con la Minardi, anche se avrà una breve ascesa, appunto, e otterrà anche risultati di un certo livello. Diciamo una Minardi che per breve tempo è stata quasi una Williams.

    Sul fatto che la vita di Giorgio sia incasinata, concordo in pieno, e forse di più di quanto possa apparire da quest'ultimo capitolo, in cui scopriamo qualcosa sul suo passato, ma dal POV di Adriano e Valentina, i quali non conoscono certi retroscena.

    Spero di non farti aspettare troppo per il prossimo capitolo, ma per il momento esiste solo nella mia testa. A meno che non decida diversamente, dovrebbe essere ambientato a una cena di fine stagione del team, con almeno qualche allusione alle ragioni per cui Giorgio lascerà la squadra.

    Io invece sono contento di essere tuo lettore, viste le storie che sforni ogni volta. ;) La fretta è cattiva compagna, ricordatelo. Prenditi TUTTO il tempo che ti serve per scrivere BENE.
    La storia di questa squadra mi affascina, soprattutto se consideriamo che il periodo in cui avrebbe operato era quello dove tantissime piccole realtà emergevano e potevano anche avere degli exploit al punto tale da lottare addirittura per il titolo con team molto più blasonati (basti ricordare la Wolf nel 1977).
    Di certo Giorgio è uno che ha fatto veramente di tutto per complicarsi la vita, sia privata che professionale, e come hai detto tu ha sicuramente combinato qualcosa di veramente grave nel contesto della Formula 1, stando ai sospetti di Adriano che non mi sembra l'ultimo degli sprovveduti. Probabilmente nessuno a parte lui (nemmeno Valentina a quanto sembra) ha mai pensato ci potesse essere dietro all'incidente innescato da Giorgio in cui Adriano ha perso il titolo (in un anno tra il 1981 e il 1982, visto che si è citato come finale di stagione il Caesar Palace).
     
    Top
    .
  7.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    Infatti, a parte il fatto che l'epoca mi affascina, ho scelto il periodo fine anni '70/ primi anni '80 proprio perché proprio in quell'epoca anche piccoli team potevano occasionalmente puntare a buoni risultati o addirittura a vittorie e a stare nella lotta per il titolo fino a un punto abbastanza inoltrato della stagione.

    Per l'anno... dunque, inizialmente avevo pensato di far sì che l'ambientazione non fosse ricollegabile a un anno preciso, ma mi sono resa conto che era ingestibile. Diciamo che la parte al presente si svolge nel 2017, la vittoria a Le Mans è avvenuta nel 1977 e l'anno in cui Adriano lottava per il mondiale il 1981.

    Tuttavia, così come ho inventato dei GP a Imola vinti da Schumacher e Massa nel 2012 e 2014 e non intendo sottrarre risultati effettivi a nessun pilota quantomeno esplicitamente (eccezione Le Mans, perché non potevo fare altrimenti), in questo universo ci sarà mediamente qualche gran premio in più: il testo parla di un altro gran premio TRASH dopo Caesars Palace.

    La mia idea sarebbe questa: il mondiale 1981 in questo universo finisce con due eventi trash in Nord America (Caesars Palace e Dallas), al penultimo Adriano viene messo fuori gioco da un incidente innescato da Giorgio e quello che succede dopo non stravolge il risultato del vero mondiale 1981 (che viene quindi ugualmente vinto da Piquet contro Reutemann, senza che questo abbia effetti sulla trama).

    Pensavo anche a un allungamento del calendario 1980 aggiungendovi il GP d'Italia a Monza. Nel senso, in questo universo nel 1980 ci sono stati sia Monza sia Imola come accaduto nella realtà dal 1981 al 2006 (e in questo universo anche dopo il 2006) con la prima vittoria del team proprio a Monza nel 1980.
     
    Top
    .
  8.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    [1980]

    La tensione era ben visibile sul volto di Valentina, chiaramente preoccupata da come si sarebbe sviluppata la serata. Giorgio cercò di rassicurarla: «Andrà tutto bene, vedrai. È solo una cena, al massimo ci annoieremo un po', ma è l'ultimo sforzo. Presto me ne andrò e...»
    Valentina lo interruppe, guardandolo negli occhi: «È proprio questo il problema. Perché sei stato invitato anche se te ne vai?»
    Giorgio ridacchiò.
    «Al momento attuale sono pur sempre un loro pilota. Non farla troppo difficile. Non è che Martinelli voglia uccidermi perché me ne vado. Anzi, credo sia abbastanza contento, se me ne vado. Sai benissimo che non è stato molto soddisfatto di come sono andate le cose, quest'anno.»
    «Come fa a non essere soddisfatto?» obiettò Valentina. «Davvero, secondo me soffri di manie di persecuzione. Non avresti dovuto lasciare la squadra. Per andare dove, poi?»
    Giorgio sospirò.
    «Dai, non farmi la predica anche oggi. È il mio futuro e non potevo legarmi per sempre alla Scuderia Martinelli. Ti assicuro che sarei rimasto, se ci fossero state le giuste condizioni, ma non c'erano. Devo pensare a quello che è meglio per me, anche se ci sono effetti collaterali come essere un po' più lontano da te e avere sempre attaccato quella rompipalle di Emanuela Colombo a controllare che non faccia o non dica niente di inappropriato. Vedrai che riuscirò a sopravvivere comunque.»
    Valentina abbassò lo sguardo.
    «Va bene, va bene, niente prediche sulle tue scelte, ma almeno avresti potuto inventarti una scusa per stasera.»
    «È una cena di fine anno» puntualizzò Giorgio. «Non è niente di troppo complicato. Anzi, conto di portarti a molte cene di fine anno, nelle prossime stagioni. Magari ci sarà anche un ambiente migliore.»
    «Ne dubito. Il signor Martinelli è un uomo piuttosto cordiale. L'ho incontrato poche volte, ma mi ha sempre fatto una buona impressione.»
    «Credo che anche tu gli abbia fatto una buona impressione. Mi ha detto che sono fortunato ad avere una fidanzata come te.»
    Valentina alzò gli occhi.
    «Davvero?»
    Sembrava estasiata di fronte a quella prospettiva, anche se Giorgio non comprendeva che cosa ci fosse di così entusiasmante. Martinelli era bravo a gestire una scuderia automobilistica, ma non c'erano altre ragioni per cui fosse necessario essere nelle sue grazie.
    «Entriamo, dai» disse Giorgio. «Ci stanno aspettando, è tardi.»
    Non era vero, non era affatto tardi, ma era l'unico modo che aveva per smettere di discutere con Valentina a proposito della sua decisione di cambiare team per la stagione a venire.
    Entrarono nella sala e, in effetti, non era ancora molto affollata. Martinelli era in piedi accanto a due uomini di mezza età - sicuramente i rappresentanti di qualche sponsor - e fumava uno dei suoi sigari puzzolenti. Nessuno si accorse di Giorgio e, anzi, continuarono a conversare amabilmente, parlando proprio di lui, per ironia della sorte.
    «...Non credo di avere rimpianti peggiori, per la stagione appena passata» stava riferendo Martinelli, «Se non quello che è successo a Monza. È stato un errore, dopo i suoi problemi nel warm-up, non far correre Fabbri con la monoposto di Montani. Sarebbe stato un successo completo, la prima vittoria ideale.»
    Sembrava fatto apposta. Giorgio lanciò un'occhiata a Valentina, come a dirle: "lo vedi? ho fatto bene a lasciare una squadra che mi considera solo un problema".
    Martinelli continuò: «È sempre stato chiaro che Fabbri fosse la nostra punta di diamante. Sarebbe stato meraviglioso se fosse stato lui a ottenere la nostra prima vittoria: il ragazzo dei bassifondi che si impone e dimostra che non sono le doti economiche a rendere un pilota quello che è.»
    Prima che la sua presenza fosse notata, Giorgio si voltò e fece per tornare indietro.
    «Ehi» lo trattenne Valentina.
    «Qui c'è una puzza asfissiante» rispose Giorgio. «Aspettiamo che Martinelli finisca il suo sigaro di merda, poi rientriamo.» Uscì dalla sala, seguito da Valentina. Non appena furono fuori, affermò: «Te l'ho detto, non c'è un buon ambiente alla Scuderia Martinelli e quello che abbiamo sentito lo conferma.»
    «Non è una novità, però» obiettò Valentina. «Hai sempre saputo che il signor Martinelli stravedeva per Adriano e che non faceva altro che rendere la sua storia più romantica di quanto non fosse. Lo spaccia come un miserabile che non aveva un centesimo e che comunque è riuscito a fare colpo sugli sponsor solo per il suo talento, quando non è andata esattamente così. Gli fa comodo raccontare quella storia, ma alla fine non è mai cambiato niente.»
    «Le cose sono cambiate eccome» replicò Giorgio. «Non posso rimanere in una squadra in cui ho vinto una gara e che, nonostante si tratti dell'unica vittoria che abbiamo ottenuto finora, la considera un problema. Martinelli ha tentato di dipingermi come il figlio ribelle di genitori ricchissimi che si sono opposti con tutte le loro forze alla sua carriera di pilota, anche qui ingigantendo non di poco l'opposizione della mia famiglia, ma non ha funzionato. Quindi ecco che ha iniziato a sfruttare la storia che ha cucito su Adriano e, quando si è accorto che funzionava di più, mi ha letteralmente messo da parte.»
    «Sei comunque riuscito a vincere una gara» gli ricordò Valentina. «Alla fine le parole sono solo parole, i risultati contano di più.»
    «Ma infatti, come dici tu, non è mai stato un problema, per me, essere considerato una seconda guida» puntualizzò Giorgio. «Non lo è stato, almeno finché Martinelli storceva il naso solo se arrivavo davanti al mio compagno di squadra. A Monza, Adriano si è ritirato dopo sette giri, ed era partito dalla corsia dei box. Ho vinto una gara in cui il mio compagno di squadra non aveva alcuna possibilità. Non ho mai chiesto di essere considerato un eroe, ma voglio che il mio futuro sia in un posto in cui non sono considerato un problema. Non mi sembra di chiedere troppo e ho trovato chi può offrirmelo. Non...» Giorgio si interruppe. «Ne parliamo dopo la cena.»
    Era arrivato Adriano e si stava dirigendo verso di loro. Era solo, nonostante fosse stato quasi supplicato da Martinelli di presentarsi insieme a una fidanzata o a un'amica che si fingesse tale.
    Li salutò in tono cordiale, poi domandò: «Anche voi in anticipo?»
    «Mi avevi detto» ribatté Valentina, rivolta a Giorgio, «Che eravamo in ritardo.»
    «Pensavo fossimo in ritardo» si giustificò Giorgio. «Forse avevo capito male l'orario.»
    «Dì le cose come stanno» scherzò Adriano. «Anche se stai per andartene, non puoi fare a meno di partecipare alle emozionanti feste della Scuderia Martinelli.»
    «Ne farei volentieri a meno, visto il genere di emozioni che si provano» precisò Giorgio. «L'anno scorso l'unica che ho avvertito era un forte mal di testa, dato che ero seduto accanto a Martinelli, che non faceva altro che riempirmi il bicchiere.»
    «Il trucco è cercare di sedersi il più lontano possibile da lui» replicò Adriano. «Dobbiamo assolutamente trovare un modo per riuscirci. Anche perché l'anno scorso, mentre tu ti scolavi un bicchiere dopo l'altro, io ero a un tavolo con gente noiosissima che non avevo mai visto prima. Parlavano di mercati finanziari o cose del genere. Credo saremo le uniche persone che parleranno di cose normali, quindi pretendo assolutamente di stare con voi, specie considerato che sarà l'ultima volta. Mi mancherai, l'anno prossimo.»
    Giorgio rise.
    «Sei sicuro? Ti troverai con un compagno di squadra meno performante di me, ma più capace di godersi la vita. Secondo me potresti divertirti anche con Bruno.» Per ragioni di sponsor sarebbe stato proprio il fratello di Giorgio a prenderne il posto alla Scuderia Martinelli, dopo avere fatto il proprio esordio in Formula 1 nelle retrovie al Gran Premio d'Italia e cogliendo un'inaspettata qualificazione nel successivo Gran Premio di San Marino, dopo essere stato molto vicino a ottenere per la stagione seguente il sedile che si era accaparrato invece Giorgio, nonostante si vociferasse l'esistenza di un precontratto. «Non credo che te la passerai poi così male.»
    Anche Adriano accennò una risata.
    «Ti dirò, sono stati anni meravigliosi quelli passati insieme a te. Siamo stati due compagni di squadra che si completavano, non credi?»
    «Sì, alla fine è andata bene» ammise Giorgio, «A parte quella volta in cui ci siamo spalmati l'uno contro l'altro finendo entrambi in barriera solo perché ti eri dimenticato di guardare negli specchietti.»
    «In Gran Bretagna non avevo dimenticato di guardare negli specchietti» rimarcò Adriano. «Lo so che sembra assurdo, ma mi hai superato proprio dal lato in cui mi si era staccato lo specchietto. Non era una scusa, era successo davvero. Non...»
    Valentina li interruppe: «Piantatela di parlare di gare e di incidenti. Sta iniziando ad arrivare gente. Ci conviene entrare. Ormai il signor Martinelli avrà finito il sigaro.»
    Giorgio tornò dentro. Fu una serata terribile: Martinelli lo costrinse letteralmente, con Adriano e Valentina, a sedersi al suo tavolo. Si comportò con ipocrisia, fingendosi dispiaciuto di separarsi da lui e ciò convinse sempre più Giorgio di avere fatto la scelta giusta, nel lasciare la Scuderia Martinelli. Si sbagliava: sarebbe stato il più grande errore della sua carriera e della sua vita.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 17:58
     
    Top
    .
  9.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    [2017]

    Adriano era consapevole dell'esistenza di una ristretta cerchia di appassionati di motorsport che continuavano a tenere alto il nome di squadre e piloti del passato, seppure percepiti come di fascia bassa oppure senza nomi particolarmente altisonanti. C'erano blogger che scrivevano articoli in proposito, youtuber che producevano video in cui parlavano di piloti e scuderie dimenticati dal tifoso mainstream, addirittura, in occasione di anniversari di rilievo, perfino testate giornalistiche si ricordavano dell'esistenza di quella categoria di piloti al quale Adriano era appartenuto.
    Pur non avendo l'abitudine di fare ricerche su se stesso, non disdegnava di farlo qualora si presentasse una giusta causa. Il potenziale incontro con Giorgio Montani era una giusta causa? Se lo chiese, mentre tentennava, nel digitare i loro nomi alla ricerca di video che parlassero della loro storia. Non era nemmeno sicuro di potere trovare qualcuno che parlasse di loro come compagni di squadra o come avversari, piuttosto che considerandoli uno per volta.
    Fu tentato di tornare indietro, di lasciare perdere, ma la curiosità era molto forte.
    Adriano Fabbri.
    Giorgio Montani.
    Invio.
    Il primo video sembrava piuttosto interessante. Era prodotto da uno youtuber di madrelingua inglese al cui canale erano iscritti migliaia e migliaia di follower. Il titolo era "Fabbri contro Montani, la rivalità che gli appassionati di Formula 1 hanno dimenticato".
    Lo aprì.
    Nel video si alternavano primi piani dello youtuber e foto d'epoca. Il ragazzo che parlava non doveva avere più di venticinque anni: era sempre interessante scoprire l'esistenza di persone a conoscenza di eventi accaduti nel mondo dell'automobilismo un decennio o oltre prima della loro nascita.
    L'introduzione del video non fu molto invitante: per quasi un minuto lo youtuber ringraziò i propri spettatori per le view, per i follow e per i like e invitò a mettere follow e like quelli che non avevano l'abitudine di farlo. Il cambio di registro, comunque, fu piuttosto improvviso e Adriano comprese come mai quel ragazzo fosse in grado di tenere gli appassionati di Formula 1 attaccati allo schermo.
    «Quando si parla delle più grandi rivalità della storia della Formula 1» spiegò, con un tono che coinvolgeva, «Spesso si citano campioni del mondo che hanno avuto la sventura - e la fortuna per noi che abbiamo potuto ammirarli - di ritrovarsi l'uno sulla strada dell'altro. Ne abbiamo avuto dimostrazione anche non molto tempo fa, quando Lewis Hamilton e Nico Rosberg si sono sfidati per il mondiale, con un finale ad alta tensione. Quello che sembra sfuggire, però, è che certe situazioni non si sono avute soltanto nei team di maggiore successo, ma anche in squadre di minore livello. Oggi vi parlerò di Adriano Fabbri e Giorgio Montani, compagni di squadra per diversi anni tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 alla Scuderia Martinelli, nonché grandi avversari dopo il passaggio di Montani al team Speed che, nonostante il nome, era una squadra italiana tanto quanto la Scuderia Martinelli.» Lo youtuber fece una mezza risata. «Non credo ci sia bisogno di specificarlo, ma non aveva nulla a che vedere con Scott Speed, pilota che forse qualcuno di voi ricorderà avere guidato la Toro Rosso nei suoi primi anni, per poi essere sostituito nel corso del 2007 dal ben più celebre Sebastian Vettel.»
    Anche ad Adriano sfuggì un sorriso. Non era sicuro che il ragazzo che parlava avesse visto almeno Scott Speed gareggiare in Formula 1, né che si ricordasse delle sue "imprese" qualora avesse seguito il campionato anche all'epoca, ma era bello sapere che nessuno veniva mai davvero dimenticato.
    L'accenno fu comunque molto breve, perché non erano i piloti della Toro Rosso negli anni 2000 l'oggetto di quella narrazione.
    «Adriano Fabbri è nato nel 1952 in provincia di Modena e ha iniziato a gareggiare negli anni '70 - ai tempi i piloti non iniziavano presto come i vari Max Verstappen di oggi - ottenendo buone prestazioni nelle formule minori, ma dovendo confrontarsi con problemi di budget. Nonostante il titolare della Scuderia Martinelli abbia in seguito presentato il suo pilota come un ragazzo cresciuto nel degrado, ma riuscito a divenire famoso, non c'è molto di vero in questa leggenda metropolitana. Adriano Fabbri non era ricco, ma la sua famiglia faceva una vita dignitosa. Se non fosse stato appassionato di uno sport costoso come l'automobilismo e avesse invece proseguito gli studi, molto probabilmente Fabbri non avrebbe mai avuto problemi economici nella sua vita. È per questa ragione che, a un certo punto, è stato molto vicino ad appendere il casco al chiodo nonostante i risultati promettenti: l'impossibilità di arrivare in alto se non fosse riuscito a procurarsi un ottimo sponsor.»
    Era bello sentire per una volta la verità, quando ancora, occasionalmente, Adriano veniva dipinto per qualcuno che non era. Gli venne da pensare che probabilmente anche Giorgio sarebbe stato presentato, in quel video, per quello che effettivamente era e non venne smentito.
    «La strada di Adriano Fabbri si incrociò con quella di Giorgio Montani, pilota della sua stessa età, ma di diversa estrazione sociale. Mantovano cone Tazio Nuvolari, era figlio dell'amministratore delegato di una grossa azienda metalmeccanica e della titolare di un atelier di alta sartoria. I soldi non sono mai stati un problema per Montani, si è dovuto piuttosto scontrare con la reticenza della sua famiglia, che considerava l'automobilismo come una semplice passione, che nei piani dei genitori Montani avrebbe dovuto abbandonare per dedicarsi alla vita imprenditoriale. Il giovane Giorgio, però, non solo non ne aveva la benché minima intenzione, ma portava sulla "cattiva strada" anche il fratello minore Bruno. Nonostante ciò, non è vero che i due abbiano continuato a correre contro la volontà dei genitori. Anzi, questi, dopo essersi rassegnati, hanno contribuito in parte con il loro patrimonio personale e in parte grazie alle loro conoscenze alla sponsorizzazione della carriera dei due. Proprio l'incontro tra Montani e Fabbri, avversari in Formula 3, ha salvato la carriera di Fabbri: divenuto grande amico di Giorgio, proprio grazie a Montani ha avuto modo di conoscere i suoi futuri finanziatori. Da lì in poi è stato un percorso in salita e i due sono stati notati da Arturo Martinelli, titolare di una squadra di endurance e attivo nelle formule minori, che li ha ingaggiati come piloti.»
    Seguì una lunga narrazione a proposito di come avessero vinto insieme la 24 Ore di Le Mans e di come, parallelamente, avessero fatto il loro esordio in Formula 1 con la Scuderia Martinelli. La squadra bolognese, all'esordio nella massima categoria, si era dimostrata fin dai primi tempi un buon progetto e, in un contesto come quello degli anni '70 in cui anche team di bassa fascia potevano dire la loro - erano gli anni in cui la Wolf aveva lottato per il mondiale e in cui era iniziata l'ascesa della Williams, dopotutto - i risultati erano progressivamente incrementati: dalla vettura rosa delle retrovie si era passati alla vettura rosa che andava occasionalmente a punti, poi alla vettura bianca che poteva puntare ancora più in alto.
    «Martinelli non aveva problemi ad affermare che Fabbri fosse il suo pilota di punta» continuò a spiegare lo youtuber, «Eppure per ironia della sorte è stato Montani a ottenere l'unica vittoria nei quattro anni in cui sono stati compagni di squadra. Nonostante ciò, Montani ha accettato un'offerta per correre per la Speed, venendo sostituito alla Scuderia Martinelli dal fratello Bruno, legato ai suoi stessi sponsor, e ha quindi cambiato squadra per la stagione successiva. Nonostante la squadra milanese non facesse che enfatizzare la rivalità con la Scuderia Martinelli, i due team si sono ritrovati in parti diverse della griglia di partenza: la Scuderia Martinelli ha infatti avuto un salto di qualità, Fabbri ha vinto due gare nel corso della stagione e ha ottenuto numerosi piazzamenti, tanto da potere lottare, a sorpresa, per il titolo, seppure non come favorito. Non è stata comunque una stagione facile per nessuno: Bruno Montani, compagno di squadra di Fabbri e giovane emergente, ha perso la vita nel corso dell'estate, ucciso durante un tentativo di rapina. Giorgio Montani, che è stato un testimone oculare della morte del fratello, ne è rimasto fortemente traumatizzato e ciò ha inizialmente avuto effetti sui suoi risultati. Poi, verso la fine della stagione, ha ricominciato a mostrare sprazzi di competitività, fino all'inspiegabile incidente al penultimo gran premio della stagione. Seppure doppiato, poteva puntare a una buona posizione, forse addirittura ai punti, ma non sapremo mai come sarebbe finita: mentre Fabbri lo stava doppiando, gli ha improvvisamente chiuso la porta, provocando un brutto incidente e il ritiro di entrambi, cosa che ha messo fine alle ambizioni mondiali di Adriano. Sarebbe stato considerato un normale incidente di gara, se lo stesso Giorgio non avesse lasciato credere di averlo innescato di proposito, come una sorta di vendetta nei confronti di Fabbri. Ma perché? Perché è accaduto tutto questo? Non c'erano mai stati motivi di risentimento tra Giorgio e il suo ex compagno di squadra, né tra Giorgio e Martinelli. Allora perché macchiarsi di una simile azione? Montani non ha mai voluto spiegarlo, tanto che si fanno le ipotesi più creative. Qualcuno afferma che ai tempi Montani fosse fidanzato da molti anni con una ragazza che poi, anni dopo, sposò proprio Martinelli, ma che Adriano avesse scoperto un tradimento di Giorgio con una PR del team Speed e che l'avesse rivelato alla fidanzata ufficiale, con la quale c'era un rapporto di amicizia, ma è una teoria molto strana. Anzi, considerato che Montani ha poi sposato la PR con la quale ha verosimilmente tradito l'ex fidanzata, non sembra fosse particolarmente legato a quest'ultima.»
    Adriano non aveva mai sentito parlare di quell'ipotesi e, in effetti, avrebbe preferito evitare di sentirla. Almeno ai suoi tempi non c'era un interesse morboso per la vita privata dei piloti e avrebbe gradito se si fosse continuati su quello stampo. Non aveva mai rivelato a Valentina un tradimento di Giorgio con Emanuela Colombo e, anzi, il suo ex amico non aveva mai mostrato un particolare interesse nei confronti di quella donna e il fatto che, all'improvviso, avesse deciso di sposarla in una cerimonia privata - decisione innescata dalla gravidanza di lei, si era scoperto in un successivo momento - era stato una grossa sorpresa. Non aveva mai notato un particolare feeling tra di loro e, anzi, gli sembrava quasi che Giorgio sembrasse di evitarla, nonostante la sua relazione con Valentina non procedesse più tanto bene quanto in passato, e che la stessa Emanuela non fosse molto desiderosa di stare in compagnia del pilota, quando non era strettamente richiesto per motivi di lavoro.
    Il resto del video tornò a parlare di vicende strettamente motoristiche. Terminò riferendo di come Adriano e Giorgio, dopo una violenta discussione a proposito dell'incidente, avessero chiuso ogni genere di rapporto e nessuno li avesse più visti interagire l'uno con l'altro, eccetto qualche formalità sul podio del gran premio di Spagna dell'anno seguente, vinto da Giorgio dopo un'intenso duello con lo stesso Adriano - unica vittoria per il team Speed e ultima occasione in cui Adriano aveva lottato per la vittoria, mancando l'obiettivo.
    «Dopo tre anni e mezzo al team Speed, Giorgio Montani si è ritirato dalle competizioni a metà del mondiale 1984» si concluse il video, «e ha sempre cercato di tenersene lontano. Sembra che nessuno sia al corrente della verità sul suo incidente con Adriano Fabbri. Molto probabilmente non sapremo mai cosa sia accaduto. Il figlio di Giorgio Montani, che si chiama Bruno come lo zio e ha corso in Formula 3 e World Series Formula diversi anni fa, è stato più volte interpellato in proposito, ma sostiene di non essere al corrente di fatti accaduti prima della sua nascita. Ha più volte sostenuto di non sapere cosa sia davvero accaduto, né qualcuno ha mai osato chiedergli se i suoi genitori stessero già insieme quando suo padre era ancora fidanzato con la futura signora Martinelli. Una piccola curiosità: la madre di Bruno Montani Jr, Emanuela Colombo, ha lasciato il team Speed, per il quale si occupava di pubbliche relazioni, subito dopo il matrimonio con Giorgio. Non si sa nulla della sua vita privata, anche se pare che lei e Montani si siano separati dopo alcuni anni di matrimonio, ma siano rimasti in buoni rapporti.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 18:13
     
    Top
    .
  10.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    SECONDA PARTE

    Adriano guardò il cellulare, appoggiato sul tavolino, chiedendosi se fosse il caso di mettersi in contatto con il figlio di Giorgio Montani. Erano passati ormai diversi giorni dal loro incontro a Imola e, dopo la conversazione avuta in videochiamata con Valentina, non se l'era sentita di procedere con la richiesta di Bruno. Considerava da sempre Valentina una cara amica e, per quanto fossero passati ormai decenni dalla fine della sua relazione con Giorgio, aveva avuto paura che incontrarlo potesse turbarla. Era un'idea stupida, alla fine era libero di frequentare chi voleva senza doverne rendere conto alla "signora Martinelli", ma aveva comunque rivisto i propri piani.
    Dopo avere guardato il video dello youtuber che raccontava le vicende sue e di Montani, tuttavia, si era convinto: la cosa migliore da fare era non mettersi preoccupazioni inutili a proposito di ciò che Valentina poteva pensare di Giorgio. Prima di sera, si era detto, avrebbe telefonato a Bruno, chiedendogli di metterlo in contatto con Giorgio. Solo, preferiva aspettare ancora qualche istante. Tolse perciò lo sguardo dallo smartphone e riprese a sfogliare il giornale mentre finiva di sorseggiare lo spritz, seppure non fosse molto interessato alle notizie. I quotidiani parlavano solo di politica e di disgrazie, entrambi argomenti che preferiva di gran lunga evitare.
    Proprio mentre girava pagina, una voce femminile davanti a lui gli domandò: «Posso sedermi?»
    Seppure spesso gli capitava che qualcuno lo riconoscesse, difficilmente Giorgio veniva accerchiato da tifosi mentre si trovava al bar, quindi per un attimo rimase spiazzato, credendo di ritrovarsi di fronte a una sua fan sfegatata.
    Alzò gli occhi.
    «Come, prego?» domandò, ipotizzando di avere capito male.
    La donna - una signora tra i sessantacinque e i settant'anni, seppure ben portati, con i capelli grigi tagliati cortissimi e un completo scuro - ripeté: «Posso sedermi?» Accennò un sorriso. «Non mi riconosci?»
    Adriano spalancò gli occhi, sconcertato da ciò che vedeva.
    «Emanuela Colombo? La PR del team Speed?»
    «In persona» rispose l'ex moglie di Giorgio Montani. Senza aspettare istruzioni in tal senso, scostò la sedia che stava di fronte a quella sulla quale era seduto Adriano e si accomodò. «Innanzi tutto buonasera, è passata una vita dall'ultima volta in cui ci siamo visti. Come stai?»
    «Buonasera a te» rispose Adriano. «Sto bene, e devi scusarmi, ma appunto sono passati secoli, non ti avevo riconosciuta.»
    Emanuela ridacchiò.
    «Già, l'ultima volta che ci siamo incontrati dovevo avere non più di trentaquattro anni. Faccio un'impressione diversa, immagino.»
    «Anch'io, temo.»
    «Cosa ci vuoi fare, il tempo passa per tutti... e non sempre è un male. Non fraintendermi, vorrei essere ancora giovane, ma non invidio la me stessa di quell'epoca per la vita che faceva.»
    Quelle chiacchiere non erano molto interessanti e, per quanto Adriano non intendesse essere scortese con una persona che non vedeva da così tanti anni, azzardò a domandarle: «Come mai da queste parti? Non pensavo di poterti incontrare per caso, un giorno.»
    «Sono qui perché avevo qualcosa di importante da fare» lo informò Emanuela. «Anzi, ho tuttora qualcosa di importante da fare. È appunto per questo che sono qui da te.»
    «Hai qualcosa di importante da fare» domandò Adriano, «Eppure hai tempo per venire a sederti con me mentre bevo uno spritz al bar?»
    Emanuela sorrise.
    «Ho anche il tempo di bere uno spritz a mia volta.» Fece un cenno a una cameriera, che si diresse verso il loro tavolo. Attese che se ne fosse andata, poi chiese ad Adriano: «Cosa mi racconti di interessante? Ci sono novità nella tua vita?»
    «Sì, sono successe tante cose, nel corso degli anni» ammise Adriano, «Anche se non saprei cosa possa essere di tuo interesse. Non sapevo molto di te e tu non sapevi molto di me. Quante volte ci saremmo parlati, quando lavoravi per il team Speed? Tre, quattro?»
    Emanuela annuì.
    «Hai ragione, chiederti se ci siano delle novità nella tua vita non avrebbe senso, ma tra poco la cameriera tornerà con il mio spritz e non mi sembra il caso di parlare di qualcosa di più serio per poi doverci interrompere tra poco.»
    «Come preferisci» concesse Adriano. «Una cosa te la posso dire. Ogni tanto sento tuo figlio parlare di Formula 1 in TV. Non è stato un pilota eccezionale, quando correva nelle formule minori, ma come opinionista è molto valido. Le persone come lui dovrebbero maggiore spazio, invece mi sembra che si regredisca sempre di più. Tempo pochi anni e non mi stupirei che venissero chiamati alla televisione opinionisti che non hanno la più pallida idea di come funzionano le competizioni motoristiche, solo perché magari parlano in tono gradevole o perché hanno molti follower sui social. Per i ragazzi e le ragazze di bell'aspetto è così facile diventare influencer al giorno d'oggi.»
    «Mi fa piacere che Bruno sia apprezzato. Io, da parte mia, sono felice che non fosse valido abbastanza per diventare un pilota di prima fascia. Ne ho avuto abbastanza di corse e di piloti.»
    «Sì, effettivamente da quando hai lasciato il team Speed non mi pare che tu abbia mai lavorato per altre squadre, né di averti mai più vista nel paddock.»
    «Esatto. A volte è meglio dare un taglio netto con il passato.»
    La cameriera tornò proprio in quegli istanti, appoggiando il bicchiere sul tavolo con un sorriso smagliante.
    «Ecco il suo spritz, signora.»
    Emanuela sorrise a propria volta, poi attese che la ragazza se ne fosse andata, prima di osservare: «Adesso non dovrebbe più venire nessuno a disturbarci. Se non hai niente in contrario, verrei al dunque.»
    Adriano la esortò: «Prego. Se hai qualcosa da dirmi, non te lo posso certo impedire.»
    Emanuela fece un sospiro, prima di confidargli: «Non so se tu l'abbia capito, ma sono qui per te.»
    «No, non l'avevo capito» ammise Adriano, «Ma in ogni caso non ho idea di che cosa possa averti portato a venire a cercarmi. A proposito, come hai fatto a trovarmi?»
    «Se te lo dicessi, mi daresti della stalker» replicò Emanuela, «Quindi è meglio che non ne parliamo.»
    «Stalker? Mi stavi seguendo?»
    «Non proprio, però avevo bisogno di parlarti e non sapevo come fare. Sapevo che abiti da queste parti, quindi ho fatto un po' di domande in giro. Ero tentata di venire a cercarti a casa tua, ma quando ho scoperto per caso che spesso vieni a prenderti un aperitivo in questo bar ho sperato di avere un colpo di fortuna. L'ho avuto, era il mio giorno fortunato, a quanto pare. Però non devi preoccuparti: dopo che ci saremo parlati ti lascerò stare, qualunque sia la tua decisione.»
    Adriano chiuse e piegò in due il giornale, riflettendo su come replicare. Non gli venne in mente nulla da dire, ma ormai Emanuela lo fissava in silenzio.
    Le parole che gli uscirono dalla bocca furono piuttosto banali.
    «Cosa vuoi da me? Perché mi stavi cercando?»
    «Mio figlio mi ha detto che il mio ex marito vuole vederti» disse Emanuela.
    «E quindi?»
    «So che te l'ha chiesto già da un po' di tempo e non ha più ricevuto tue notizie. Immagino che questo significhi che non andrai da Giorgio.»
    «Quindi» ipotizzò Adriano, «Sei venuta a cercarmi per chiedermi di andare da lui?»
    Emanuela scosse la testa.
    «No, affatto. Ti sto chiedendo di non andarci.»
    «Avrei trovato più sensato il contrario» ammise Adriano. «Posso chiederti come mai questa richiesta?»
    «Non penso che Giorgio abbia qualcosa di utile da dirti.»
    «E se anche fosse? Penso che voglia parlarmi di un nostro incidente, spiegarmi finalmente la sua versione dei fatti.»
    «Appunto. Non devi andarci. Non devi in alcun modo metterti in contatto con Giorgio. O meglio, puoi fare quello che ti pare, non sono una stalker che ti controlla, dopotutto, però te lo sconsiglio vivamente. Sarebbe solo una perdita di tempo.»
    «L'idea di perdere tempo non mi spaventa.»
    Emanuela assunse un tono più supplichevole.
    «Ti prego, Adriano, non andare a parlargli. Non hai bisogno di sapere.»
    «Ti vedo preoccupata, Emanuela, molto preoccupata.»
    «Potrei avere le mie buone ragioni per esserlo, non credi?»
    «Non riesco a vedere nemmeno un motivo. Rifletti: due ex piloti vogliono vedersi dopo molti anni per chiarirsi a proposito di un incidente avvenuto di loro più di trentacinque anni fa. L'idea che possa accadere terrorizza l'ex moglie di quello che ha innescato l'incidente. Viene spontaneo chiedersi perché. Che cosa c'entri tu in tutto questo?»
    «Ero la moglie di Giorgio e, adesso che non stiamo più insieme da molti anni, sono una sua cara amica.»
    «Non è una risposta.»
    «Credimi, non c'è alcun bisogno di parlare di quell'incidente» insisté Emanuela. «Giorgio ha commesso un errore. Un errore grave, a causa del quale hai perso un potenziale titolo, ma...»
    «Giorgio ha commesso un errore, appunto» la interruppe Adriano. «Un errore che, in un primo momento, sembrava potermi costare un titolo, ma che non avrebbe comunque influito sul risultato finale, visto com'è andata l'ultima gara della stagione. So cosa potrebbe dirmi: che non è stato un errore, che l'ha fatto apposta, perché voleva colpire o me o la Scuderia Martinelli. Non sarebbe una grossa sorpresa per me. Qualunque sia il motivo per cui l'ha fatto, tu non c'entri niente. Quello che mi dirà resterà tra me e lui. Se ti preoccupa l'idea che possa dipingerti come la moglie di uno che ha provocato un incidente di proposito, non hai niente da temere.»
    Emanuela abbassò lo sguardo.
    «Non puoi capire. Quello che è successo non è una questione personale tra te e lui, né tra lui e Martinelli. È un casino che coinvolge più persone, alcune delle quali meritano di riposare in pace. Altre, invece, non devono sapere.»
    «Ti stai mettendo troppe preoccupazioni per nulla» insisté Adriano. «Non ho intenzione di raccontare al mondo perché a Giorgio sia venuta la malsana idea di speronarmi di proposito, qualunque sia il motivo. Dici che non è una questione tra me e lui, ma lo resterà.»
    «Come vuoi» si arrese Emanuela, con un sospiro. «Non posso impedirti di andare a parlare con lui. Però mi devi promettere che mio figlio non verrà mai al corrente di quello che Giorgio ti racconterà. Hai detto che provi ammirazione per lui. Ricordati che Bruno è solo un ragazzo che ammiri e che non merita di sapere cos'ha fatto suo padre.» Prese in mano il proprio bicchiere e bevve un sorso di spritz. «Fa che ne resti fuori, qualunque cosa succeda.»
    «Ehi, rilassati» la esortò Adriano. «Va bene, Giorgio ha innescato un incidente di proposito e non ci tiene che vostro figlio lo sappia, ma da come ne parli penso che tu stia rendendo tutta la faccenda più grande di quanto non sia in realtà.»
    «No, fidati, non sto ingigantendo nulla.» Emanuela guardò Adriano dritto negli occhi. «Non ti fermerai, ormai l'ho capito, quindi tanto vale che tu sappia da me la parte che mi riguarda. Ti ho detto che mio figlio non merita di sapere cos'ha fatto suo padre e tu hai pensato all'incidente, ma non è questo a cui mi riferisco.»
    «Cos'altro ha fatto Giorgio? Non credo abbia così tanti scheletri nell'armadio. Quando lo frequentavo, era un persona tranquilla.»
    «Non parlo di lui. Vedi, biologicamente parlando, Giorgio non è il padre di Bruno... e su una questione io e Giorgio siamo sempre stati d'accordo: Bruno non dovrà mai venirlo a sapere, per nessun motivo, né dovrà mai sapere perché abbiamo deciso di mentire a lui e a chiunque altro.»
    Era una rivelazione piuttosto spiazzante e Adriano avrebbe dovuto chiederle perché ci fosse una correlazione sulla paternità del giovane Bruno Montani e l'incidente di Caesars Palace, ma sapeva che non avrebbe avuto risposta. Sarebbe stata comunque solo questione di giorni: aveva una buona ragione per incontrare Giorgio il prima possibile e a venire a conoscenza della versione del diretto interessato.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 18:39
     
    Top
    .
  11.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    (Un sentito ringraziamento al mio lettore GS per il feedback che mi ha dato in un'altra sede *-* e buona lettura.)



    [1981]

    Adriano fu il primo a notare l'addetta alle pubbliche relazioni della scuderia Speed. Era una donna dall'aria piuttosto seria, che indossava sempre completi scuri con giacca e pantaloni e che portava i capelli neri tagliati cortissimi. Non si ricordava il suo nome, ma sapeva che la sua comparsa improvvisa all'interno del locale non portava a nulla di positivo, specie per Giorgio e Valentina, che erano appena arrivati.
    Adriano la indicò all'amico.
    «C'è la tizia incaricata di tenerti al guinzaglio.»
    Giorgio sbuffò.
    «Cosa vuole adesso?»
    «Probabilmente, secondo i suoi standard, a quest'ora dovresti andartene a letto, invece di stare fuori insieme a noi.»
    «Mi sembra una pretesa un po' esagerata» intervenne Valentina. «La gara c'è già stata, ormai, è domenica sera. Possibile che non si possa stare in pace per una serata? Non chiedo tanto, una serata.»
    Giorgio la rassicurò: «Cerco di togliermela di torno.»
    «Dubito che ci riuscirai» replicò Valentina. «A questo punto è stato del tutto inutile a venire insieme a te qui in Spagna. Non sono praticamente riuscita a vederti neanche per dieci minuti di fila fuori dal circuito senza qualcuno che venisse a mettersi in mezzo. Si stava meglio quando correvi per Martinelli.»
    Giorgio sorrise.
    «Le mie scelte di carriera proprio non ti vanno giù, eh?»
    «Non le vanno giù» intervenne Bruno, «Perché stai accanto a una donna sexy e intrigante come la Colombo.»
    Giorgio spalancò gli occhi.
    «Come, prego?»
    «Sì, posso immaginare che Valentina ti dica di non essere gelosa di lei» insisté Bruno, «Ma non credo che la mia futura cognata sia del tutto indifferente al fatto che quella tizia ti ronzi sempre intorno.»
    Valentina replicò: «So benissimo che gli ronza intorno per lavoro, e nella maggior parte dei casi solo per informarlo che qualcuno vuole vederlo con urgenza.»
    «Ad ogni modo» chiarì Giorgio, «Non parlavo della presunta gelosia di Valentina, quanto piuttosto del fatto che Emanuela non è esattamente il tipo di donna che considero sexy e intrigante. Per me non è nessuna delle due cose. Non...»
    Adriano lo interruppe tirandogli un calcio sotto al tavolo.
    «Sta arrivando.»
    Passarono pochi istanti prima che Emanuela Colombo - così si chiamava la donna - arrivasse a sconvolgere ufficialmente la loro serata post-gara.
    Attirò l'attenzione di Giorgio posandogli una mano su un braccio e lo invitò ad allontanarsi un attimo.
    Valentina si lamentò, con amarezza: «Adesso gli dirà che il loro capo deve vederlo con urgenza e che dobbiamo andarcene. Giorgio mi ha assicurato che non finirà così, ma ormai conosco quella squadra e come funzionano le cose.»
    La sua previsione si rivelò azzeccata. Giorgio tornò qualche istante più tardi per annunciare di avere una questione urgente da sbrigare.
    «Quindi» borbottò Valentina, tra i denti, «La nostra cena è saltata.»
    Giorgio scosse la testa.
    «No, la mia cena è saltata, non la vostra. Ti lascio in buona compagnia e, magari, cerco di venire a raggiungervi più tardi. Okay?»
    Valentina parve lievemente più sollevata.
    «Va bene. Mi raccomando, ti aspettiamo.»
    «Non contateci troppo. Sarà sicuramente qualcosa di estremamente noioso da cui difficilmente riuscirò a sottrarmi in tempi molto brevi. Pazienza, sarà per un'altra volta. Voi divertitevi senza di me.»
    Li salutò e raggiunse Emanuela Colombo, con la quale si avviò fuori dal locale.
    «Va beh, faremo a meno di lui» concluse Adriano. «Cosa ne dite? Possiamo ordinare o dobbiamo aspettare ancora?»
    Bruno lo ignorò, rivolgendosi a Valentina.
    «Perché sei rimasta qui?»
    Valentina lo guardò storto.
    «Mi stai mandando via?»
    «No, non mi permetterei mai. Sei tu che non avresti dovuto mandare via Giorgio insieme a quella donna.»
    «Dai, non dire cavolate. So che tipo di donne piacciono a Giorgio... e ti assicuro che quella tizia è l'ultima persona al mondo di cui dovrei preoccuparmi. Senza contare che, dopo averlo scortato dal titolare della Speed, lo lascerà in sua compagnia, o al massimo di qualche sponsor.»
    «Ti fidi troppo di Giorgio» ribatté Bruno. «Io, se fossi al posto tuo, l'avrei accompagnato per poterlo tenere d'occhio.» Si alzò in piedi. «Anzi, dato che tu hai una fiducia smodata in lui, credo proprio che farei meglio ad accompagnarlo almeno io.»
    Adriano cercò di scoraggiarlo.
    «Tuo fratello sa badare a se stesso.»
    Bruno ridacchiò.
    «Non ne sono del tutto sicuro.»
    «Se non vuoi cenare insieme a noi, basta che lo dici, senza inventarti scuse.»
    «Non mi sto inventando scuse» puntualizzò Bruno. «Un giorno mi ringrazierete per averlo seguito.»
    Senza aggiungere altro, si allontanò, uscendo dal locale.
    Valentina sbuffò.
    «Non riesco a credere che Bruno sia il fratello di Giorgio. È una persona così irritante!»
    Adriano rise.
    «Sai benissimo che, quando l'ho conosciuto, non stava molto simpatico neanche a me, ma tutto sommato ha le sue qualità anche lui.»
    «Molto nascoste.»
    «Quello che non capisco, tuttavia, è perché sia così in fissa con il fatto che sia necessario tenere d'occhio Giorgio e la signorina Colombo.»
    «Non ne ho la più pallida idea, ma sai cosa ti dico? Che sono felice che l'abbia fatto. Almeno ce lo siamo tolti di torno.» Valentina aprì il menù e iniziò a sfogliarlo. «Vediamo cos'hanno. Inizio ad avere fame e neanche Bruno è riuscito a farmela passare con le sue chiacchiere.»
    Per lungo tempo attesero invano il ritorno di Giorgio e di Bruno, parlando del più e del meno. L'argomento motori fu ben presto scartato e soltanto alla fine della cena Valentina azzardò: «Come sta il signor Martinelli?»
    «Bene.»
    «Mi sarebbe piaciuto andarlo a salutare, questo fine settimana, ma non sono riuscita a vederlo.»
    Adriano la informò: «Anche a lui avrebbe fatto piacere salutarti, se avesse saputo che eri qui a Jarama. Gli sei rimasta molto impressa. Non fa altro che dire a me e a Bruno che dovremmo fidanzarci con delle ragazze simili a te e magari portarle con noi.»
    Valentina sorrise.
    «La mia proposta è sempre valida.»
    «Quale proposta?»
    «Ho delle amiche che cercano un fidanzato. Potrei presentartene una.»
    «Non mi sembra una grande idea.»
    «Perché no? Anzi, se ti mettessi insieme a una mia amica, potremmo uscire tutti e quattro insieme, io, te, lei e Giorgio.»
    «Ti ringrazio per il pensiero, ma ti ripeto che non è una buona idea.»
    Valentina lo fissò piuttosto a lungo, prima di chiedergli: «Stai con qualcuna?»
    Adriano avvampò.
    «Diciamo di sì.»
    «Giorgio non me l'aveva detto.»
    «Diversamente da te, Giorgio non mi ha mai estorto questo genere di confessioni.»
    «Dovresti presentarcela.»
    «Non è il caso.»
    «Perché? Mi farebbe piacere conoscerla e, sono sicuro, anche a Giorgio.»
    Adriano fece un mezzo sorriso.
    «Se fosse possibile, ve l'avrei già presentata da tempo. Purtroppo, però, non è possibile.»
    «Ha un lavoro impegnativo» azzardò Valentina, «Quindi pensi non riusciremmo a incontrarci?»
    «No, non è questo il problema.»
    Valentina abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio per qualche istante.
    Il fatto che non parlasse non prometteva molto di buono, si disse Adriano.
    Aveva ragione, dato che Valentina fu piuttosto brava a fare due più due.
    «È una donna sposata, vero?»
    Mentire non aveva senso.
    «Già, è sposata.»
    Adriano si aspettava delle critiche da parte di Valentina, ma l'amica lo stupì in positivo.
    «Spero che un giorno le cose possano cambiare, che lei e suo marito possano lasciarsi.»
    «Lo spero anch'io» ammise Adriano, «Ma la situazione rimarrebbe comunque piuttosto contorta.»
    Valentina ridacchiò.
    «Posso immaginarlo.»
    Adriano fece per replicare, chiederle se avesse capito chi fosse la sua amante, ma si trattenne nel vedere Giorgio venire verso di loro a passo piuttosto spedito. Scostò la sedia che aveva abbandonato un paio d'ore prima, poi si accomondò.
    «Finalmente sono un uomo libero, almeno per stasera.»
    «Finalmente» convenne Valentina, con un sorriso radioso. Doveva essere piuttosto felice che fosse arrivato e che si fosse presentato da solo. «Tuo fratello dov'è?»
    «Mio fratello era stanco» rispose Giorgio. «Mi ha detto che andava a dormire.»
    «A quest'ora?»
    «Sarà la forza dell'abitudine.»
    Valentina rise.
    «Non è che sia Bruno quello che se la fa con la Colombo? Questo spiegherebbe perché non sia tornato. Dopotutto l'ha definita una donna sexy e intrigante.»
    «Ne dubito fortemente» rispose Giorgio. «Quei due non hanno avuto molte occasioni per interagire l'uno con l'altra. Comunque, per quanto mi riguarda, la vita privata di Emanuela non mi tocca minimamente.» Guardò l'orologio. «Cosa dite, secondo voi è tardi per ordinare qualcosa da mangiare?»
    «No, non è tardi» lo rassicurò Valentina. «Io, però, devo andare un attimo in bagno.»
    Si allontanò dal tavolo e solo a quel punto Adriano domandò a Giorgio: «Tutto a posto?»
    Giorgio annuì.
    «Sì, certo, tutto a posto. C'era solo il rappresentante di uno sponsor che voleva conoscermi. Purtroppo nella nuova squadra se ne fregano altamente che questi eventi avvengano in momenti sensati. Quel tizio voleva conoscermi perché è rimasto impressionato dalla mia qualifica di ieri, quindi sono stato convocato urgentemente. Almeno su una cosa Valentina ha ragione, quando correvo con Martinelli ero più libero di gestire il mio tempo.»
    Adriano gli domandò: «Non ti sei ancora pentito di avere cambiato scuderia?»
    Giorgio scosse la testa.
    «No, ho solo fatto quello che era meglio per la mia carriera, anche se ho dovuto accettare dei compromessi. Senza offesa, ma nessun pilota potrà mai avere un futuro alla Scuderia Martinelli, finché ci sarai tu.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 18:45
     
    Top
    .
  12.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    [2017]

    Quando sentì la porta d'ingresso che prima si apriva poi si richiudeva, Giorgio chiuse il video che stava guardando. Passarono solo pochi istanti prima che Bruno entrasse in soggiorno.
    Giorgio guardò l'ora, in basso, sullo schermo del computer, poi osservò: «Pensavo tornassi più tardi.»
    Suo figlio si avvicinò al tavolo, poi si sedette di fronte a lui.
    «Ti disturbo?»
    «No, certo che no. Come ti viene in mente?»
    «No, ho visto che eri impegnato...»
    Giorgio scosse la testa.
    «Stavo solo guardando un video sul Gran Premio di Spagna di domenica scorsa. Un video di un fan, intendo, che commentava la gara. Alcuni tifosi commentano in modo più sensato degli opinionisti televisivi. Senza offesa, non parlo di tutto gli opinionisti.»
    Bruno sospirò.
    «Come darti torto. Alcuni miei colleghi dicono cose assurde, a volte si inventano addirittura gli eventi dele gare. Comunque è stata piuttosto emozionante quella del Circuit de Catalunya, non credi?»
    «Sì, bella gara» convenne Giorgio. «Il duello tra Hamilton e Vettel è stato stupendo. Quei due ragazzi daranno molte soddisfazioni agli appassionati di motori di questa epoca storica. Speriamo che tutto continui così il più a lungo possibile.»
    «Goditelo finché dura, allora, perché dubito seriamente che continuerà così molto a lungo» replicò Bruno. «Uno dei due è un fuoco di paglia e prima o poi dovrà farsi da parte e lasciare il posto a piloti più competitivi di lui.»
    «No, ti sbagli di grosso» obiettò Giorgio. «Non puoi dire che sia un fuoco di paglia. Va bene, l'anno scorso è andata com'è andata, ma ci sta una stagione negativa. Quest'anno non commetterà lo stesso errore. Non che Bottas sia competitivo tanto quanto il figlio di Rosberg, anche se dopo la gara in Russia magari avrei detto il contrario, ma...»
    Bruno lo interruppe: «No, papà, non hai capito nulla. Sono d'accordo con te su Hamilton. Non è lui il fuoco di paglia.»
    «Stai dando del fuoco di paglia a uno che ha vinto quattro mondiali consecutivi?»
    «Di quei quattro mondiali, un paio li avrei vinti anch'io comodamente.»
    «Certo, come no, hai vinto due gare di World Series by Renault e pensi che avresti vinto dei mondiali in Formula 1?»
    «Ci siamo capiti. Sai cosa intendo.»
    «No, non ho capito affatto.»
    «Allora te lo spiego in parole povere: il ragazzino che vinceva con le Redbull iper-competitive non è nemmeno degno di allacciare le scarpe a Hamilton, nonostante ieri abbiano dato vita a un bel duello. Non sarebbe una cosa tanto grave, in realtà, ma sono tanti i piloti a cui Vettel non è degno di allacciare le scarpe... e farebbe meglio a svegliarsi. Prima se ne renderà conto e meglio riuscirà a salvare la propria carriera. Se continua a esaltarsi perché vince ogni tanto e lo fa sulla monoposto più bella, facendo proclami sul fatto che la Ferrari sia il sogno della sua vita, invece di prepararsi a un lento ritorno alla realtà, alla realtà andrà a sbatterci contro di punto in bianco. Non lo voglio mettere al mio livello, naturalmente, ma mi auguro per lui che riesca a evitare di fare la fine che ho fatto io quando - come mi hai ricordato - ho vinto solo due gare in World Series by Renault.»
    «Sei un disfattista» obiettò Giorgio. «Non fraintendermi, apprezzo le tue opinioni, sia quelle più pacate che esponi in TV, sia quelle senza filtri che ti escono quando parliamo di Formula 1, ma temo che tu ti stia lasciando travolgere da quella corrente di pensiero sempre più diffusa secondo cui i piloti per avere valore dovrebbero rasentare la perfezione sempre e comunque. Ai miei tempi questa pretesa non c'era. Certo, i piloti di fascia bassa erano di una fascia molto più bassa di quella attuale quindi avevamo molte più possibilità di essere considerati in chiave positiva, ma oggi vedo esagerazione.»
    «Nessuna esagerazione» obiettò Bruno. «Sono del parere che Vettel non abbia niente di più di un qualsiasi pilota competitivo uscito dalle serie minori e messo accanto a lui e che, quando questo sarà palese agli occhi di tutti, la sua carriera finirà molto più mestamente di come è iniziata.»
    «Appunto per questo si tende a esagerare, al giorno d'oggi» insisté Giorgio. «Per qualsiasi pilota, sia anche un pluricampione del mondo, ci sono sempre delle nuove leve in agguato, piloti emergenti pronti a metterli da parte e a diventare protagonisti. Però non è un dramma come dai a vedere tu, quanto piuttosto qualcosa di ciclico. Arriveranno sicuramente dei giovani che metteranno da parte Vettel, e anche Hamilton, prima o poi, ma non è niente di diverso da quello che hanno fatto loro qualche anno fa. Anche Vettel e Hamilton, quando sono arrivati, hanno messo da parte qualcuno che fino a quel momento poteva essere considerato più quotato di loro.» Giorgio rise, strizzandogli un occhio. «Ma cosa vuoi capirne tu, che hai vinto solo due gare di World Series by Renault?»
    «Va bene, mi arrendo, hai ragione tu» rispose Bruno, «Anche perché, ti dirò, non sono venuto qui a disturbarti mentre guardavi i tuoi video, ma per parlarti di una questione seria.»
    Giorgio azzardò: «Hai deciso che la tua pausa di riflessione è durata anche troppo e che tornerai a casa da tua moglie? In tal caso approvo.»
    «Non è una vera e propria pausa di riflessione, lo sai» precisò Bruno. «Arianna non sta bene, dopo quello che è successo, e non mi vuole intorno.»
    «Sei proprio sicuro che non ti voglia intorno?»
    «Certo, altrimenti non sarei qui... però, per favore, non parliamone adesso.»
    «Va bene, come vuoi. Cos'altro c'è, allora? È successo qualcosa?»
    Bruno lo guardò negli occhi.
    «Non lo so, dovresti dirmelo tu.»
    Giorgio lo fissò con innocenza.
    «Io? Cosa dovrei dirti? Di che cosa mi stai accusando?»
    Bruno ridacchiò.
    «Non ti sto accusando di niente, però è successa una cosa molto strana. So che la mamma oggi doveva andare dalle parti di Modena, sai per caso cosa sta succedendo?»
    Giorgio sbuffò.
    «Te lo ricordi da quanti anni siamo separati io e tua madre, vero? Perché chiedi a me spiegazioni per quello che fa lei?»
    «Perché sono pronto a scommettere che c'entri qualcosa con la faccenda di Adriano Fabbri. Abita da quelle parti o sbaglio?»
    «Non parlo con Adriano da oltre trentacinque anni e anche dall'ultima volta in cui l'ho visto di sfuggita è passato un bel po' di tempo. Come faccio a sapere dove abita? E poi, in ogni caso, non sarà l'unico ad abitare in quella zona.»
    «Non prendermi in giro, conosci un sacco di gente che potrebbe darti addirittura il suo indirizzo di casa. Cos'avete in mente tu e la mamma? Capisco che ci tieni a incontrarlo, ma non ti sembra esagerato mandarla a cercarlo?»
    Giorgio spalancò gli occhi.
    «No, aspetta, io non ho fatto niente di tutto ciò. Stai dicendo sul serio che tua madre è andata a cercare Fabbri?»
    «Da quello che ho capito ne sono abbastanza convinto, ma lo sto chiedendo a te. Non riesco a capire cos'abbiate in mente. Anzi, per essere più preciso, è da quando mi hai chiesto di parlare con Fabbri, che non sto capendo più niente di quello che sta succedendo! Cosa vuoi da lui? Perché vuoi incontrarlo a tutti i costi dopo così tanti anni? E perché mia madre è andata...»
    Giorgio lo interruppe: «Partiamo dall'inizio e rimaniamo a me, perché purtroppo non so cosa passi per la testa di tua madre, né che cosa sia andata a fare vicino a Modena. Anzi, potrebbe essere andata là per qualsiasi altra ragione.»
    «Ho le mie buone ragioni per credere che c'entri Adriano Fabbri, te l'ho detto» chiarì Bruno, «Altrimenti non avrei chiesto spiegazioni a te.»
    «Potevi chiedere spiegazioni a lei, piuttosto.»
    «Quando la vedrò di persona, infatti, non mancherò di farlo. Adesso, però, ne sto parlando con te. Vorrei capire. Cos'è successo con Fabbri e che cosa c'entra la mamma?»
    «Tua madre non c'entra niente.»
    «Eppure...»
    «Eppure niente. Quando io e Adriano eravamo ancora amici, non stavo insieme a tua madre. Si conoscono a malapena, dato che tua madre lavorava come PR si vedevano qualche volta nel paddock, ma niente di più. Non avevano nessun tipo di rapporto, al massimo si salutavano quando si vedevano. Non hai nulla di cui preoccuparti, per quanto riguarda tua madre.»
    «E per quanto riguarda te?»
    «Nemmeno.»
    «Tra loro non è successo niente. Cos'è successo, invece, tra te e lui?»
    Giorgio rimase in silenzio qualche istante, alla ricerca delle parole.
    Fu molto semplice, alla fine.
    «Tra me e Fabbri c'è stato un incidente che ha generato grandi polemiche.»
    Bruno lo esortò a continuare.
    «Un incidente e...?»
    «E niente. Non so quali idee tu ti sia fatto, ma non c'è niente di misterioso nel mio desiderio di incontrarlo. Ho fatto una manovra avventata e mi voglio scusare con lui per quello che è successo sia in pista sia fuori dalla pista, tutto qui.»
    «Dopo quasi trentasei anni?»
    «Meglio tardi che mai, non credi?»
    «Sì, capisco, comunque sono convinto che non me la racconti giusta.» Bruno rise. «Chissà cos'avete combinato tu e Fabbri, a quei tempi.»
    «Non abbiamo niente da nascondere, fidati, né abbiamo mai fatto cose strane, a parte gestire la questione dell'incidente un po' come se fossimo stati piloti di NASCAR» ribadì Giorgio. «Voglio solo spiegargli com'è andata, tutto qui, e voglio farlo prima che sia troppo tardi.»
    Bruno abbassò lo sguardo.
    «Non sarà troppo tardi.»
    Giorgio sentenziò, con realismo: «Mai dire mai.»
    «Non devi essere pessimista. Andrà tutto bene, tornerai come nuovo.»
    «Lo spero, però, se non dovesse andare così, non voglio essere ricordato come lo stronzo che ha fatto in modo che Adriano Fabbri perdesse un mondiale di proposito. O meglio, non mi interessa se lo pensano quelli che vogliono vedere in ogni rivalità uno scontro buoni e cattivi, ma vorrei almeno che non lo pensasse lui.»
    «Alla fine non è una brutta idea» fu costretto ad ammettere Bruno. «Spero che non ci abbia ripensato.»
    «Lo spero anch'io... e che tua madre non abbia combinato casini.»
    «Mi auguro di no.»
    Giorgio non era destinato a scoprire, quel giorno, se Emanuela avesse incontrato Adriano, ma non più di venti minuti dopo la conversazione con Bruno ebbe una piacevole sorpresa.
    Il suo cellulare vibrò, c'era un nuovo messaggio in entrata, da un numero che non conosceva.
    "Ciao, sono Fabbri. Quando ci vediamo?"
    Giorgio fissò lo schermo per diversi minuti, prima di rispondergli.
    "Quando vuoi. Io sono libero anche questo fine settimana."
    Mentre gli inviava il messaggio, si rese conto che ormai non poteva più tornare indietro. Non importava. Era pronto. Qualunque cosa ne pensasse Emanuela, era giusto che Adriano conoscesse tutta la storia, compresi i suoi lati più oscuri.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 18:50
     
    Top
    .
  13.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    [1981]

    Giorgio entrò nel parcheggio, concedendosi qualche istante per riflettere su quanto la sua vita fosse cambiata radicalmente, per l'ennesima volta, in poche ore, o quantomeno su quanto fosse sul punto di cambiare. Era accaduto per caso, e solo perché aveva aperto per errore il cassetto sbagliato, ritrovandosi sotto gli occhi una lettera che in quel cassetto avrebbe dovuto essere nascosta, una lettera che gli aveva messo davanti agli occhi una verità che si era sempre rifiutato di riconoscere.
    Nonostante tutto, realizzò mentre parcheggiava, aveva comunque sbagliato ad andarsene senza lasciare nemmeno un biglietto a Valentina. Doveva essere già rientrata a casa e chiedersi che fine avesse fatto. Seppure ciò che aveva letto faceva sì che, inevitabilmente, la loro relazione fosse giunta al capolinea, ritenne inopportuna l'ipotesi di sparire senza farle sapere nulla.
    Sceso dall'auto, si mise alla ricerca di una cabina telefonica, trovandone una non troppo lontana. Inserì un paio di gettoni, compose il numero di Valentina - lo stesso numero a cui Emanuela Colombo l'aveva contattato pochi minuti dopo il ritrovamento della lettera - e rimase in attesa.
    La telefonata era un po' disturbata, ma non abbastanza da non comprendere le parole di Valentina, quando le riferì: «Sono dovuto partire all'improvviso, per questo non mi hai trovato a casa.»
    «Fammi indovinare» ribatté infatti la sua fidanzata, in tono sprezzante, «Una questione urgente che ha a che fare con la squadra. Ormai so come vanno le cose. Eppure mi avevi promesso che saresti rimasto a casa mia fino a dopodomani.»
    «Mi dispiace di non avere potuto mantenere la promessa» replicò Giorgio, «E cercherò di rimediare al più presto. Purtroppo non ho potuto farne a meno.»
    «Ma adesso dove sei? Ancora lungo la strada o sei già arrivato?»
    «Di fatto sono lungo la strada, ma sono già arrivato.»
    «Sai già cosa vuole il tuo capo da te?»
    «Non ancora, ma presto lo saprò.»
    Non se la sentiva di aggiungere molto altro, quindi chiuse la telefonata con la scusa che, essendo sul bordo di una via, il frastuono proveniente dalla carreggiata non rendeva molto confortevole una conversazione telefonica. Valentina non fece nulla per trattenerlo, quasi una metafora di quello che Giorgio era certo che sarebbe accaduto se le avesse proposto di mettere fine alla loro unione.
    Non sapeva con esattezza quando le cose avessero smesso di funzionare, probabilmente aveva sempre preferito non vedere la realtà. Avrebbe dovuto capire fin da subito per quale ragione Valentina si fosse opposta alla sua decisione di lasciare la Scuderia Martinelli, ma era stato talmente cieco da non rendersi conto di nulla.
    Cercò di scacciare dalla testa quei pensieri e guardò l'orologio. Era in anticipo, rispetto all'orario in cui aveva programmato di vedersi con Emanuela Colombo, quando aveva preso la decisione di partire per andare a raggiungerla e parlare subito della faccenda che l'addetta alle pubbliche relazioni gli aveva accennato al telefono. D'altronde, anche senza leggere la lettera incriminata, molto probabilmente avrebbe preso la stessa decisione. Emanuela gli era sembrata molto agitata e il suo stato d'animo non prometteva nulla di buono.
    «Devo pensare a me e al mio futuro» aveva messo in chiaro, «Anche se potrei finire per prendere qualche decisione discutibile. Purtrppo non mi sono rimaste molte alternative.»
    Giorgio non conosceva con precisione il ruolo avuto da Emanuela nella faccenda innominabile, ma gli era ormai chiaro che, prima che tutto iniziasse, non era molto benvista all'interno del team Speed. Il titolare della squadra non vedeva l'ora di metterla alla porta, forse perché era una persona senza peli sulla lingua e in troppe occasioni aveva osato dire la sua quando nessuno le aveva chiesto nulla, ma le aveva offerto una sorta di seconda chance: collaborare in quell'affare maledetto, per prolungare il proprio rapporto di lavoro con la scuderia.
    Ormai l'affare era tragicamente sfumato, alla Speed non serviva più Emanuela. Per giunta non sarebbe riuscita a nascondere molto a lungo la sua gravidanza... ed Emanuela Colombo non sarebbe stata solo una donna incinta. Qualcuno doveva sapere, qualcuno doveva sospettare. Era chiaro che ci fosse chi voleva metterla a tacere, ma non sarebbe riuscita a vendere il proprio silenzio in cambio di soldi. L'avrebbero distrutta... e non avrebbero distrutto solo lei.
    «Bruno, perché hai fatto questo casino?» borbottò Giorgio tra i denti, un po' come se il fratello potesse sentirlo.
    Fece due passi, in attesa che giungesse l'ora dell'appuntamento. Quando tornò nel parcheggio, la Colombo era già arrivata. Siccome Emanuela non si accorse di lui, attirò la sua attenzione con un cenno, poi le indicò la propria automobile.
    Salirono a bordo e, solo dopo che entrambi ebbero richiuso le portiere, Giorgio si chiese se ci fossero altre possibilità oltre a quella che aveva pensato. Era un'idea assurda, lo sapeva, ma in lui era scattata una molla che gli ripeteva quanto quella fosse la soluzione più facile per tutti. Avrebbe potuto aiutare Emanuela, chiudere con Valentina e preservare la memoria di Bruno in un colpo solo, anche si trattava di un passo importante, che non poteva fare d'impulso.
    «Cosa mi stavi dicendo al telefono, prima?» chiese a Emanuela. «Stavi vaneggiando qualcosa a proposito di raccontare la verità. A chi?»
    Emanuela si girò a fissarlo. Giorgio ricambiò lo sguardo.
    «Devo trovare un modo per guadagnarmi da vivere, non credi?» disse la Colombo, con amarezza. «È questione di giorni prima che non abbia più un lavoro e, siamo realisti, difficilmente riuscirò a trovarne un altro, quantomeno in una posizione del genere. Ormai la mia unica possibilità è sposare un uomo ricco... ma anche questo è improponibile.»
    «A chi vuoi raccontare la verità?» insisté Giorgio. «In che modo pensi possa esserti in qualche modo utile?»
    «Sai quanti giornalisti in cerca di uno scoop ci sono?»
    Giorgio spalancò gli occhi.
    «Che cosa?! Vuoi raccontare alla stampa quello che è successo?!»
    «Presto avrò bisogno di soldi. Pensi di riuscire a trovarmi tu un marito ricco che si accolli anche mio figlio?»
    Giorgio azzardò: «Mi stai dicendo che, se trovassi un uomo disposto a sposarti e a crescere tuo figlio come se fosse suo, rinunceresti all'idea di vendere il tuo scoop?»
    «Probabilmente sì.»
    «Sul serio?»
    «Non capisco perché tu me lo stia chiedendo» replicò Emanuela. «Comunque, se ti può consolare, non faccio la voglia di raccontare al mondo quello che ha fatto Bruno e in che modo l'ho aiutato. Anzi, meno gente ne venisse al corrente e meglio sarebbe. Solo, come ti ho già detto, devo pensare al mio futuro.»
    Giorgio fece un profondo respiro, prima di pronunciare un'unica parola, ma che avrebbe stravolto per sempre il resto della sua esistenza.
    «Sposiamoci.»
    Emanuela si comportò come se non avesse capito bene.
    «Come hai detto?»
    «Ho detto sposiamoci. Posso permettermi di mantenere sia te sia il figlio di Bruno... e se vorrai trovarti un'altra squadra in cui lavorare, magari in un'altra categoria, penso di avere dei buoni agganci per aiutarti a trovare un altro lavoro. Credo sia la soluzione migliore per tutti.»
    «Non sai quello che dici.»
    «Invece lo so eccome.»
    «Quando ti ho chiamato per dirti che avevo bisogno di parlarti, eri a casa dalla tua fidanzata emiliana. Ti sei dimenticato della sua esistenza?»
    «No, non sono io che mi sono dimenticato della sua esistenza. È Valentina che si è dimenticata di me molto tempo fa. Solo, non me n'ero mai accorto finora.»
    «Cosa vuoi dire?»
    «Quello che sta succedendo tra me e Valentina non ti riguarda. Se accetti di sposarmi, la farò uscire completamente dalla mia vita.»
    «Però state ancora insieme, adesso almeno, intendo.»
    «Non è un problema, te lo ripeto. L'avrei lasciata comunque.»
    «Penserà che tu mi abbia messa incinta quando ancora stavi con lei.»
    «Sai, Emanuela, quando mi hai chiamata stavo per andare fuori a fare due passi. Poco prima mi ero messo a cercare una salvietta o un fazzoletto per pulire gli occhiali da sole. Ho aperto dei cassetti a caso, nella speranza di trovare qualcosa che mi fosse utile. E sai cosa ci ho trovato, invece?»
    «Se non fosse il peggiore degli stereotipi da film, mi verrebbe da dire la lettera di un amante.»
    «Non era una lettera di un'amante qualsiasi. Valentina se la fa con Arturo Martinelli.»
    Emanuela fece un salto sul sedile.
    «Cosa?!»
    «Hai sentito benissimo. Valentina sta con Martinelli. Nella lettera le scriveva che lui e sua moglie sono già andati dall'avvocato per definire i dettagli della loro separazione e che presto potranno amarsi alla luce del sole, se lei sarà d'accordo.»
    Emanuela azzardò: «La donna che ami si è presa una cotta per uno che ha quindici anni più di te e che non è neanche ancora divorziato e tu non solo non fai niente per cercare di riconquistarla, ma addirittura mi proponi di sposarti?»
    Giorgio rispose: «Sono sempre stato una persona pragmatica. C'è stato un tempo in cui volevo passare il resto della mia vita con Valentina, ma le cose sono cambiate. Mi hai detto tu stessa che devi pensare al meglio per te, che saresti disposta a raccontare alla stampa quello che avete fatto tu e Bruno, se non ci fossero altre soluzioni. Anch'io devo pensare a che cosa sia meglio per me... a che cosa sia meglio per noi. Ti prego, Emanuela, non dirmi di no. Non ti posso assicurare che saremo felici, ma potremo salvare quel poco che c'è di salvabile.»
    Non si chiese fino in fondo quanto tempo sarebbe passato prima di pentirsi della sua decisione d'impulso, di pensare di avere fatto una follia. Non se lo chiese, perché la voce di Emanuela interruppe qualsiasi forma di riflessione.
    «Sì, sposiamoci.»
    A quel punto divenne impossibile tornare indietro, ma l'idea di sposare una donna che gli era sempre stata indifferente non lo spaventava. Se per Emanuela poteva considerarsi un matrimonio di interesse, per lui sarebbe stato un taglio netto con il passato. Forse insieme non sarebbero stati felici, ma nessuno dei due era nelle condizioni di potere puntare a una vita felice da solo, in quel momento. La realtà non era una fiaba e Giorgio era pronto ad accettare quella verità.
    Gli venne per un attimo il dubbio di avere travisato. Nella lettera di Martinelli non era mai specificato chiaramente e al di sopra di ogni ragionevole dubbio che ci fosse una relazione tra lui e Valentina. Poteva essere la semplice dichiarazione d'amore di un uomo invadente, ma non corrisposto, in linea teorica.
    "Non ha importanza" si disse Giorgio, cercando di scacciare quel pensiero. Qualunque fosse la verità, avrebbe chiuso con Valentina e non sarebbe tornato indietro.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 19:00
     
    Top
    .
  14.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    TERZA PARTE

    Da quando Giorgio era partito, a Valentina non piaceva l'idea di tenere il telefono occupato, nella speranza di una sua chiamata. Si erano sentiti la sera stessa della sua partenza, ma il suo fidanzato le era apparso molto distaccato, come se non vedesse l'ora di mettere fine alla loro conversazione telefonica. Nonostante il desiderio di tenere la linea libera, non poteva fare altrimenti, doveva contattare immediatamente il signor Martinelli. Aveva letto e riletto ciò che le aveva scritto, non riuscendo a capacitarsi di quanto fosse stato esplicito. Doveva assolutamente mettere qualcosa in chiaro con lui, anche se questo significava contattarlo presso la sede della scuderia.
    Aveva il numero del suo ufficio, era stato lo stesso Martinelli, tempo prima, a darglielo, invitandola a chiamarlo ogni volta in cui l'avesse desiderato. Valentina non gli aveva mai telefonato, ma sapeva che non sarebbe stato difficile mettersi in contatto con lui. Martinelli le aveva assicurato che la segretaria gli avrebbe passato la chiamata e si sarebbe defilata, dando loro la privacy di cui necessitavano.
    Andò tutto come le era stato anticipato in passato.
    Valentina udì chiaramente la voce di Martinelli che parlottava con la sua assistente, probabilmente chiedendole di lasciarlo da solo. Poco dopo, giunse finalmente al ricevitore.
    «Valentina, quanto sono felice di sentirti. Mi fa piacere che tu ti sia decisa a cercarmi. Hai ricevuto la mia lettera?»
    Parlava con naturalezza, troppa naturalezza.
    «Signor Martinelli, devo parlarle proprio di quella lettera» lo informò. «Forse non si rende conto di quanto fosse inappropriato ciò che mi ha scritto.»
    «Ti dà fastidio che ti chiami per nome e che ti dia del tu? Guarda che anche tu puoi fare lo stesso.»
    «No, signor Martinelli, non mi dà affatto fastidio. Può chiamarmi per nome e darmi del tu. È quello che mi ha scritto che mi mette a disagio.»
    «Ha ragione, forse mi sono spinto troppo oltre» ammise Martinelli, «Ma dovevo farlo. Dovevo farti capire che cosa provo per te. Mi dispiace se in qualche modo ti ho mancato di rispetto, ma...»
    Valentina non lo lasciò continuare.
    «Ha idea di cosa succederebbe se quella lettera finisse nelle mani sbagliate? L'ho nascosta in fretta e furia in un cassetto, se il mio fidanzato l'avesse letta, avrebbe pensato che io e lei abbiamo una relazione!»
    «Evitare che Montani trovi la lettera è un problema tuo, non mio» mise in chiaro Martinelli. «Anzi, che lo pensi pure che io e te abbiamo una relazione. Tanto me l'hai fatto capire, che se non ci fosse lui non avresti tutti questi problemi.»
    «Veramente le ho fatto capire, anche, che non inizierei mai una storia con un uomo sposato.»
    «Io e Patrizia non siamo più sposati. O per meglio dire, lo siamo ancora formalmente, ma ciascuno ha preso la propria strada già da tempo. Non vive più a casa mia. Io e te potremmo stare insieme alla luce del sole. Lo so, ora mi accuserai di essermi inventato tutto, di essermi immaginato certe cose, ma non riuscirai a convincermi. Sono disposto a uscire dalla tua vita, se lo vorrai, ma sono sicuro che non vuoi davvero che esca dalla tua vita.»
    Valentina sospirò. Quanta verità c'era in quelle parole. Fin dalla prima volta in cui l'aveva incontrato, era rimasta colpita dai modi del signor Martinelli e da come quell'uomo la guardava. Sapeva di piacergli, e non poco, così come sapeva di ricambiare quell'attrazione, per quanto cercasse di starne il più possibile lontana. Se non fosse stata già fidanzata con Giorgio, molto probabilmente non sarebbe riuscita a resistere alle sue avance, specie adesso che la signora Martinelli si era ufficialmente defilata - e Valentina sospettava quale fosse la ragione che l'aveva spinta a chiedere la separazione al marito.
    «Mi dispiace dovere essere così diretta, signor Martinelli» disse, «Ma non potrà mai esserci niente tra me e lei. Come ben sa, ho già un compagno e prima o poi io e Giorgio saremo marito e moglie. Nella mia vita non c'è posto per altri uomini.»
    «Sapevo che mi avresti risposto in questo modo» ribatté Martinelli, «E non posso fare altro che prenderne atto. Sappi, però, che non mi sarai mai indifferente e, se un giorno cambierai idea, non hai altro da fare che contattarmi.»
    «Non cambierò idea.»
    «Magari potrebbe cambiare idea Montani. Perdonami per la sfacciataggine, ma non mi sembra che sia così desideroso di sposarti. Parlava in tono vago del vostro ipotetico matrimonio quando era ancora un mio pilota e non mi sembra che la situazione sia cambiata.»
    «Non devo rendere conto a lei di quello che succede tra me e Giorgio» mise in chiaro Valentina. «Non so cosa succederà se un giorno io e Giorgio dovessimo lasciarci, ma non ci penso.»
    «Perdonami di nuovo per la sfacciataggine, ma sono convinto che dovresti aprire gli occhi. Il tuo fidanzato passa fin troppo tempo con la signorina Colombo. Non ti è mai venuto il dubbio che tra di loro ci sia qualcosa di più di un rapporto professionale?»
    «No.»
    «Allora sei molto ingenua.»
    «O forse conosco bene il mio fidanzato. So che le donne come quella Emanuela Colombo non gli interessano. Per lui Emanuela non conta nulla, è solo una persona con cui ha a che fare per lavoro. O devo insinuare che anche lei, signor Martinelli, abbia una storia con tutte le sue collaboratrici?»
    Martinelli rise.
    «Di solito cerco di non circondarmi di donne dalle quali potrei essere attratto o che potrebbero essere attratte da me, almeno sul lavoro. Preferisco tenerlo ben separato dalla vita privata. Mescolare le due cose, spesso rischia di diventare un grande casino. Il peggio che ho fatto, nella mia vita, credo sia stato prendermi una cotta per la fidanzata di uno dei miei piloti. Come avrai sicuramente notato, non mi sta portando molto lontano.»
    Valentina ignorò quel riferimento a lei stessa.
    «Tra me e Giorgio non ci sono problemi e non saranno mille signorine Colombo a mettersi tra me e lui. La prego di non cercarmi più e soprattutto di non scrivermi mai altre lettere. Una basta e avanza, visto i suoi contenuti.»
    Stava per salutarlo e per riattaccare, ma Martinelli la trattenne.
    «Lo so, Valentina, ho sbagliato. Non avrei dovuto scrivere quello che ho scritto, probabilmente avrei dovuto essere più romantico e magari mandarti dei fiori o cercare di conquistarti come fanno gli uomini che sanno relazionarsi in modo più normale. Purtroppo sono una frana. Non ho mai avuto un grande successo con le donne, quantomeno con quelle che non avevano mai visto la mia casa o la mia macchina e che, di conseguenza, non avessero già fatto una stima del mio conto in banca. Con te, all'improvviso, ho avuto l'impressione che fosse tutto diverso, che avrei avuto una seconda possibilità. Ho fatto il possibile, ma evidentemente non è stato abbastanza. Mi dispiace se ti sono sembrato fuori luogo o se ho rischiato di complicare la tua vita privata. Quello che ti ho detto rimane valido, se cambierai idea puoi venire da me quando vuoi, ma rispetto la tua decisione. Non ti chiamerò e non ti manderò lettere, se è quello che vuoi. Però non chiedermi di augurarti buona fortuna per il tuo futuro matrimonio con Giorgio Montani. Non sarei sincero.»
    «Non ho questa pretesa» si congedò Valentina. «Grazie, Arturo, e addio.»
    Soltanto dopo avere riagganciato si rese conto che, per la prima volta, nel tagliare definitivamente i ponti con lui, gli si era rivolta chiamandolo per nome.
    Andò a rileggere la lettera, la lesse e la rilesse più volte, chiedendosi se fosse possibile dimenticare una volta per tutte quella piccola parentesi della sua vita. Sapeva che Martinelli non l'avrebbe ricontattata, poteva fidarsi di lui, quindi non avrebbe avuto problemi a rimanergli lontana.
    Prese un accendino, avvicinò la fiamma alla lettera e poi la appoggiò a un posacenere. Guardò le parole di Arturo Martinelli bruciare, trasformarsi a poco a poco in cenere, sperando che il telefono squillasse, che Giorgio si facesse vivo.
    Martinelli aveva ragione, il suo compagno non sembrava molto propenso a volerla davvero sposare, ma forse c'era solo bisogno di spronarlo a prendere quella decisione. Prima o poi sarebbe tornato da lei e allora, guardandolo negli occhi, gliel'avrebbe detto chiaramente.
    "Voglio sposarti e voglio che fissiamo la data, sono stanca di aspettare. Non mi importa se dopo quello che è successo pensi che non sia il momento adatto per festeggiare e invitare gente. Non voglio invitati, non voglio una festa. Voglio solo essere tua moglie."
    Pronunciò quelle parole ad alta voce, per sentirne il suono, certa che presto le avrebbe ripetute in presenza di Giorgio. Si sbagliava di grosso, perché le loro strade stavano per separarsi definitivamente e totalmente a sorpresa. Non solo, Giorgio non le avrebbe dato alcuna spiegazione, se non quella di non sentirsi più a proprio agio con lei. Poi si sarebbe davvero sposato, senza festeggiamenti e senza invitati, non con lei, ma con Emanuela Colombo.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 19:11
     
    Top
    .
  15.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Reputation
    +2,895

    Status
    Oggi se riesco posto due capitoli. :f:
     
    Top
    .
24 replies since 15/7/2022, 13:14   248 views
  Share  
.