Verso la bandiera a scacchi

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    Guardare il mondo da un'altra prospettiva era più facile di quanto Giorgio si fosse aspettato. Non che potesse dire di sapere da che prospettiva guardare il mondo, da quando aveva prima scoperto fino a che punto fosse disposto Bruno in nome della carriera, poi assistito alla morte del fratello senza potere fare niente per lui. In un modo o nell'altro, la fine della sua relazione con Valentina aveva contribuito all'apertura di un nuovo capitolo della sua esistenza.
    Non aveva ancora parlato con Emanuela di cosa fosse accaduto, ma ne stava venendo il momento. Era da poco arrivato a casa della Colombo ed erano seduti uno di fronte all'altra. Si fissavano, sapendo che uno dei due avrebbe dovuto rompere il silenzio, ma nessuno dei due sembrava pronto per il grande passo.
    Giorgio si fece coraggio e pronunciò ad alta voce le parole che, forse, in fondo al cuore lo spaventavano ancora.
    «Ho fatto quello che dovevo.»
    Da Emanuela gli arrivò la richiesta di essere più esplicito.
    «Hai lasciato Valentina?»
    «Sì.»
    «Io ho lasciato il lavoro.»
    «Bene. Vedrai che, da quel punto di vista, tutto si sistema. Quando lo vorrai, potrò aiutarti a trovare un nuovo lavoro. Mio padre e mia madre conoscono un sacco di gente, non sarà un problema.»
    «Stavamo parlando di te e di Valentina» gli ricordò Emanuela. «Mi fa piacere sapere che non mi ritroverò in mezzo a una strada, anche se tu dovessi cambiare idea sul matrimonio, ma vorrei sapere qualcosa in più. Com'è andata con la tua fidanzata?»
    «Non cambierò idea sul matrimonio» puntualizzò Giorgio, «E Valentina non è più la mia fidanzata.»
    «Com'è andata con la tua ex fidanzata?» si corresse Emanuela. «Lo so, forse non ho alcun diritto di chiedertelo, ma preferisco che sia tutto chiaro. Se è tua intenzione tornare da lei, non accetterò di sposarti. So che il nostro matrimonio è dettato da ragioni pratiche, però non voglio sposare un uomo che ha già un'amante fissa prima ancora del matrimonio.»
    «Ti assicuro che tra me e Valentina è finita. Non ha neanche fatto molto per trattenermi. Non so se sia perché vuole davvero stare con Martinelli o perché pensa che io sia confuso per via del periodo che sto passando e che tornerò sui miei passi, ma ad ogni modo ha accettato la mia decisione e non penso che cercherà di contattarmi.»
    «Non pensi o non lo farà? Chiedo perché non la conosco, non so cosa devo aspettarmi.»
    «Non so nemmeno io cosa devo aspettarmi, ma prima o poi verrà a sapere di noi due. Allora penserà che io l'abbia rimpiazzata e, fidati, se anche dovesse sperare di tornare insieme a me adesso, smetterà subito di sperarlo almeno allora. L'ho sentita tante volte criticare certe sue amiche perché inseguivano ancora i loro ex che si erano messi insieme a delle altre donne e ti assicuro che non è il tipo di persona che potrebbe fare la stessa cosa.»
    «E tu?»
    «Io... cosa?»
    «Tu come l'hai presa?»
    «Non dovevo prenderla in nessun modo» replicò Giorgio, con fermezza. «Sapevo cosa stavo facendo e mi sono limitato a fare quello che dovevo fare.»
    «Siete stati insieme tanti anni» obiettò Emanuela. «Sei sicuro che non ti dispiaccia quello che hai fatto?»
    «Mentirei se ti dicessi che non mi dispiace che tra me e Valentina sia finita. L'ho amata, in questi anni. Ho creduto per tanto tempo che sarei rimasto con lei per tutta la vita, ho creduto che prima o poi mi sarei sposato con lei. Però a volte la vita ti mette di fronte a certe situazioni in cui non tutto va come l'avevi pianificato. È esattamente quello che è successo tra me e Valentina. Me n'ero fatto una ragione ancora prima di decidere di sposare te.»
    Emanuela fece una mezza risata.
    «Lo sai che mi sembra quasi impossibile?»
    Pur non condividendone l'ilarità, Giorgio condivideva quel pensiero.
    «Sembra quasi impossibile anche a me, ma dopotutto non saprei più definire che cosa sia possibile e cosa no. Tutto si è stravolto in pochi mesi, faccio ancora fatica a credere che Bruno abbia fatto quello che ha fatto e che perfino una persona con i piedi per terra come te abbia accettato di immischiarsi in quella storia.»
    Emanuela sospirò.
    «Scusa se non sono la donna perfetta che pensavi.»
    «Non c'è bisogno che ti scusi.»
    «Lo so. Però ammettilo, il fatto che io abbia un passato torbido mi rende più interessante.»
    «Se vuoi vederla da questa prospettiva...»
    «Non ho mai pensato di doverti apparire interessante, ai tempi. Adesso, ovviamente, è un'altra cosa.»
    Giorgio sviò quel discorso sul nascere.
    «Come hanno fatto a convincerti?»
    «Volevano cacciarmi via, lo sai. Era da un po' che non piacevo alla dirigenza, che pensavano fossi un po' troppo sveglia per i loro gusti. A volte ho detto cose che, secondo loro, non dovevo dire. Il titolare sapeva che avevo un certo ascendente su Bruno, quindi, fin dai tempi in cui sembrava ancora che fosse Bruno il prescelto della Speed, ha messo in chiaro che si aspettava che fossi collaborativa, se se ne fosse presentata la necessità. Io ho accettato, non sapevo che cos'avesse in mente. Poi, quando tra me e Bruno è scoppiata la scintilla, ho iniziato a fregarmene di quello che sarebbe successo con la squadra. Solo, ho iniziato a seguire Bruno e i suoi deliri.»
    «Adesso li chiami deliri» precisò Giorgio, «Ma ai tempi pensavi di fare la cosa giusta, o sbaglio?»
    «Mhm...» borbottò Emanuela, palesemente pensierosa. «Ho l'impressione che tu sia una di quelle anime candide che vedono tutto bianco o nero. Ci sono il bene e il male e sono ben definiti. Puoi avere una percezione di bene o di male diversa da quella della maggioranza delle persone, o forse più equa e sensata - basta solo pensare a quelli che credono che tu non dovresti stare in Formula 1 tacciandoti di avere scavalcato altri comprandoti il volante - ma sei comunque convinto che il bene e il male siano ben definiti. Tutto ciò che riesci a tollerare è quel genere di "male" che potresti commettere tu stesso.»
    Giorgio strabuzzò gli occhi.
    «Cosa vuoi dire? Non capisco?»
    «Voglio dire che tutto ciò che hai fatto dopo che hai scoperto che la tua fidanzata forse aveva una storia con Martinelli è stato lasciarla facendole credere che fosse colpa tua. Nonostante tutto, non mi sembri particolarmente sconvolto da quello che è successo... forse perché anche tu, come Valentina, in passato, hai provato attrazione per altre persone? Magari l'hai tradita tu stesso...»
    Giorgio la interruppe: «Non ho mai tradito Valentina. A un certo punto mi sono preso una cotta per un'altra donna, questo è vero, ma è rimasto tutto nella mia testa.»
    Emanuela lo rassicurò: «Non volevo accusarti di non essere un compagno fedele, se è questa la tua preoccupazione. Sto solo dicendo che, nonostante quello che ha fatto Valentina ti abbia colpito in prima persona, riesci ad accettarlo perché l'idea che una persona possa innamorarsi di qualcun altro anche se ha una relazione stabile è un concetto che riesci ad accettare. Quello che ha fatto Bruno, non ti toccava nemmeno da lontano. Eppure sei rimasto spiazzato, non riuscivi ad accettare l'idea di quello che aveva fatto.»
    «Essere fidanzati con una persona e innamorarsi di qualcun altro è qualcosa che può succedere, su cui non abbiamo molto controllo. Non c'entra niente con la faccenda tua e di Bruno. Bruno ha fatto qualcosa di squallido per il proprio interesse - o meglio, presunto interesse, dato che sono certo che poi avrebbero fregato anche lui - e tu gli sei corsa dietro.»
    «Non sto mettendo le due cose sullo stesso piano, era solo un esempio. Ti stavo facendo notare, appunto, che tendi a distinguere tutto in bene assoluto e in male assoluto. Non riesci a credere che le persone a cui vuoi bene possano stare dalla parte di quello che tu vedi come male assoluto. Nel male assoluto non ci metti tutto ciò che è anche solo vagamente poco edificante, ma ciò che, oltre a non essere edificante, va oltre la tua comprensione. Mi capisci?»
    «Penso di sì» ammise Giorgio, finalmente. «Mi stai dicendo che non riuscivo a capacitarmi di quello che aveva fatto Bruno per il semplice fatto che a me non sarebbe mai passato per la testa di compromettermi a quella maniera.»
    «Proprio così» convenne Emanuela. «Se avessi osato di più, probabilmente avresti avuto una carriera più ricca di successi. Il fatto che tu ti sia fatto da parte non appena ti sei accorto che Martinelli puntava solo su Adriano Fabbri, cercandoti un'altra scuderia, dice molto di te. Avresti dovuto rimanere e dimostrare che valevi di più. Se devo essere sincera, trovo patetico che tu abbia aiutato Fabbri quando la sua carriera stava per naufragare, per poi doverti ritrovare in una squadra che ti considerava la sua seconda guida.»
    «Non mi interessa se lo trovi patetico o meno. Non mi sono mai pentito di avere aiutato Adriano. Era un ottimo pilota, meritava di andare avanti anche se non era ricco sfondato. Non mi disturba che adesso si trovi in una posizione migliore della mia. Entrambi abbiamo realizzato il nostro sogno ed è questo che conta. Avere aiutato uno dei miei più cari amici non mi ha mai pesato. Anche se probabilmente farà più successo di me.»
    Emanuela sorrise.
    «Lo vedi? Nel tuo mondo fatto di contrasti tra bene e male, tu sei l'uomo perfetto e senza macchia che non ha mai cercato di scavalcare gli altri. Ti aspetti questo da chiunque, o almeno ti aspetti che rimangano rispettabili nel momento in cui ti accoltellano alle spalle. E prima o poi lo faranno.»
    «Se intendi dire che Adriano mi sta accoltellando alle spalle perché sta lottando per le posizioni che contano mentre io sono molto più indietro, allora ti sbagli di grosso» mise in chiaro Giorgio. «Comunque, per quanto tu abbia ragione sul fatto che non cerco di scavalcare gli altri per interesse personale, ti sbagli. Sono ben lontano dall'essere l'uomo senza macchia che credi. L'hai detto tu stessa, per me è tutto bene o male. Io sto sul mio piedistallo e giudico. A volte mi viene da pensare che chi ha fatto qualcosa che reputo sbagliato si meriti le disgrazie che gli capitano... e questa sarà la mia maledizione per tutto il resto della mia vita.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 19:17
     
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    Adriano aveva appena preso in mano le chiavi e si stava apprestando a uscire di casa quando il campanello suonò. Pur non avendo grossi impegni per quel giorno, sperava che nessuno intendesse fargli perdere troppo tempo. Si affacciò alla finestra che dava sul cortile, per vedere chi ci fosse davanti al portone. Vide una donna girata di spalle. Aveva i capelli castani raccolti in una coda e indossava un abito a fiori. Non la riconobbe, in un primo momento, se non quando si girò.
    Spalancò gli occhi: non si aspettava di vedere Valentina di fronte a casa sua.
    Si affacciò.
    «Vengo subito ad aprire!»
    Valentina guardò verso l'alto e accennò un sorriso.
    Adriano andò ad aprire e attese che l'amica entrasse.
    «Scusami se mi precipito a casa tua.» Dal tono, Valentina sembrava quasi in imbarazzo. «Disturbo?»
    «No, figurati.»
    «Non avevi da fare?»
    «Niente di importante.»
    Adriano invitò Valentina ad entrare e richiuse la porta alle sue spalle.
    «Mi fa piacere vederti, solo, non mi aspettavo che ti presentassi qui a sorpresa. Posso chiederti come mai...»
    Valentina gli domandò: «Possiamo sederci?»
    «Sì, certo, possiamo sederci» disse Adriano, invitandola a seguirlo in soggiorno. «Scusami, non vorrei sembrarti scortese, è che, lo ammetto, la tua presenza mi ha un po' spiazzato, dopo...»
    Si interruppe. Non sapeva come proseguire. Per fortuna fu la stessa Valentina a intervenire in suo aiuto.
    «Dopo avermi vista dove non avremmo dovuto vederci?»
    Si sedettero.
    «Sei qui per questo?»
    Valentina annuì.
    «In un certo senso.»
    «Sono sicuro che avessi le tue buone ragioni per essere dov'eri» rispose Adriano, «E non devi sentirti in dovere di darmi delle spiegazioni. Anzi, non vedo nemmeno perché tu ti sia precipitata fino a casa mia per giustificarti. Anzi, è meglio che ti dica cosa ci facevo io nell'ufficio di Martinelli, non credi?»
    «Stavate definendo il tuo contratto per il 1982, posso immaginare» azzardò Valentina. «Mi fa piacere sapere che resterai.»
    «Anche a me fa piacere» le confidò Adriano. «Siamo arrivati in alto, quest'anno, e anche se sta venendo a costare più di quanto Martinelli prevedesse, ne vale la pena.»
    «Ne so qualcosa» ammise Valentina. «Non tanto, ma ne so qualcosa anch'io. Il tuo nuovo compagno di squadra, quel brasiliano che ha preso il posto di Bruno, ha buoni sponsor, se non sbaglio. Mentre tu lotti per il titolo, il destino della Scuderia Martinelli sembra dipendere da lui, nonostante i suoi risultati.»
    «Il mio nuovo compagno di squadra non è scarso quanto lo descrive la stampa specializzata, ha solo poca esperienza. Però i suoi sponsor fanno molto comodo. Senza di lui, avremmo avuto problemi seri, specie adesso che, dopo quello che è successo a Bruno, alcuni finanziatori hanno abbandonato Martinelli.»
    «È così spiacevole che dobbiate rimetterci per cause di forza maggiore che non c'entrano niente con la squadra.»
    «Lo so, è spiacevole, ma c'erano sponsor che pagavano per avere Bruno sulla seconda vettura. Dopo quello che gli è successo, hanno deciso di spendere diversamente i loro soldi. Il mondo dell'automobilismo è crudele tanto quanto quello circostante.»
    Valentina rimase in silenzio qualche istante, forse preparandosi a cambiare discorso.
    Doveva essere quella la sua intenzione, dal momento che riprese: «Già, nella vita c'è ben poco da salvare. Per fortuna, ogni tanto, accade qualcosa di positivo e ci vengono date delle seconde chance.»
    Adriano ebbe l'impressione che si riferisse alle circostanze del loro incontro.
    «Eri andata a fare visita a Martinelli, vero?»
    «Sì.»
    «Qualcosa mi dice che vorresti che te ne chiedessi il motivo.»
    «Penso che tu possa immaginarlo. Come sicuramente saprai molto bene, da qualche tempo Arturo non sta più insieme a sua moglie.»
    «Non ho l'abitudine di intromettermi nella vita privata di Martinelli, ma ho sentito dire qualcosa in proposito.»
    Inaspettatamente, Valentina scoppiò a ridere.
    «Davvero pensi che non l'abbia capito?»
    «Cos'avresti dovuto capire?»
    «Martinelli e la signora Patrizia erano in crisi da tempo, ma lui non aveva mai preso in seria considerazione l'ipotesi di divorziare. È stata sua moglie a proporglielo... e penso che avesse le sue buone ragioni. Me l'hai detto tu, qualche mese fa, che stai insieme a una donna sposata. Allora mi sono ricordata di tutte le volte che vi ho visti scambiarvi degli sguardi difficili da interpretare e ho fatto due più due.»
    «Non sto più insieme a quella donna sposata» chiarì Adriano, «E preferirei evitassimo di parlarne.»
    «Mi avevi anche detto che, se anche lei e suo marito si fossero lasciati, difficilmente avreste potuto stare insieme alla luce del sole» insisté Valentina, «E tutto torna. In effetti sarebbe abbastanza imbarazzante, nella tua posizione, ufficializzare di avere una relazione con l'ex moglie del tuo capo, specie adesso che hai rinnovato con la Scuderia Martinelli.»
    Adriano era desideroso di non approfondire ulteriormente quell'argomento, quindi domandò a bruciapelo all'amica: «Cosa c'è esattamente tra te e Martinelli?»
    «Per ora poco» rispose Valentina, «Ma presto le cose potrebbero cambiare.»
    «Perché vi siete visti nel suo ufficio?»
    «Perché volevamo parlare e non me la sentivo ancora di uscire insieme a lui.»
    «Cosa ci trovi in lui?»
    «Perché questa domanda?»
    «Perché ho sempre pensato che tu e Giorgio foste una bella coppia. Mi era sembrato di capire che ci fossero dei problemi, tra di voi, ma non mi aspettavo che potesse accadere questo.»
    «Non sta succedendo niente che riguardi Giorgio» mise in chiaro Valentina. «È stato lui a lasciarmi, credo di avere il diritto di frequentare un altro uomo.»
    «Assolutamente, non l'ho mai messo in discussione» la rassicurò Adriano. «Non voglio giudicare le tue scelte. Solo, sei davvero sicura che tra te e Giorgio sia davvero finita? Mi fa uno strano effetto pensare che non state più insieme. Da quando lo conosco - e sono passati un bel po' di anni - ci sei sempre stata tu nella sua vita.»
    «Adesso non ci sono più, nella sua vita» replicò Valentina, con freddezza. «Mi è stato riferito che l'hanno visto spesso in compagnia della Colombo, ultimamente... e adesso quella donna non lavora più per la Speed.»
    «Non credo che Giorgio abbia una relazione con Emanuela. Mi ha sempre fatto capire che non l'avrebbe mai presa in considerazione come un'ipotetica partner.»
    «Non tutto quello che Giorgio ha fatto capire di sé è vero» ribatté Valentina. «Ci sono dei lati di lui che non conosciamo. Ho l'impressione che ci abbia sempre presi in giro e che non sia chi ci ha fatto credere di essere.»
    «Frase molto poetica, ma priva di significato, a mio parere» obiettò Adriano. «Ciascuno cerca di mostrare il lato migliore di sé, lo faccio io e lo fai sicuramente anche tu. Giorgio non fa eccezione. Tutti abbiamo un lato oscuro.»
    Valentina scosse la testa.
    «No, non intendevo dire questo. Giorgio è cambiato, ultimamente, c'è qualcosa in lui che mi lascia pensare ci stia nascondendo qualcosa di serio. Non fraintendermi, non sto dicendo che non sia normale che qualcosa sia cambiato in lui, dopo quello che è successo a Bruno... ma sappiamo davvero, fino in fondo, cosa sia successo?»
    «Aspetta, mi è sfuggito un passaggio. Stai per caso insinuando che Giorgio abbia deliberatamente taciuto qualcosa che è successo la sera in cui Bruno è stato ucciso?»
    «Non avrei voluto essere così diretta, ma dato che l'hai fatto tu penso di poterla mettere anch'io in questi termini. In fondo sappiamo solo quello che ha raccontato Giorgio.»
    «Quello che ha raccontato Giorgio e che hanno raccontato anche dei testimoni che hanno avuto la sventura di vedere qualcosa dalle loro finestre. È stato ricostruito tutto piuttosto chiaramente: mentre era fuori, sotto casa di Giorgio, Bruno è stato accerchiato da un gruppo di disagiati, probabilmente tossicodipendenti in stato di alterazione, che volevano derubarlo. Quando si sono accorti che non aveva soldi l'hanno accoltellato. Dato che in quel momento, richiamato dagli schiamazzi, Giorgio è uscito di casa, sono scappati prima che potesse vederli e riconoscerli. Mi sembra tutto abbastanza realistico. Perché Giorgio dovrebbe avere mentito e la gente che ha assistito dovrebbe averlo coperto?»
    «No, assolutamente, non ho mai detto questo» si difese Valentina. «Credo fermamente che questo sia vero. Solo, c'è qualcosa che di per sé non è strettamente legato al delitto che mi sfugge. Ultimamente Bruno andava continuamente da Giorgio, con la scusa che frequentava una donna della provincia di Milano, che però Giorgio sosteneva di non avere mai incontrato. Inoltre, poche ore prima, io e Giorgio ci eravamo sentiti al telefono e mi aveva detto che lui e Bruno erano stati invitati a una festa e che, anche se non aveva alcuna voglia di andarci, sarebbe andato comunque per fare contento suo fratello. Eppure, a quanto pare, a quella festa non sono mai andati. Al momento del tentativo di rapina, Giorgio era in casa, mentre Bruno stava gironzolando senza meta poco oltre il cortile, senza nemmeno le chiavi. Mi piacerebbe sapere cos'abbiano fatto quella sera. Ho provato a chiederlo a Giorgio, ma è sempre stato molto sfuggente in proposito.»
    Adriano insinuò: «Sei convinta che quella sera sia accaduto qualcosa che poi è culminato nel delitto?»
    «No, sto solo insinuando che quella sera sia accaduto qualcosa» rispose Valentina, «Qualcosa su cui, per qualche motivo, Giorgio vuole mantenere il riserbo più assoluto e che forse ha a che vedere con quello che è successo dopo.»
    «Cosa vuoi dire?»
    «Voglio dire che ho avuto l'impressione che Giorgio potesse fare qualcosa, ma che non l'abbia fatto. Me lo sono chiesta più di una volta, quanto a lungo abbia osservato la scena dalla finestra, prima di intervenire. È vero, non poteva sapere che quella gente avrebbe ammazzato Bruno, ma non posso fare a meno di farmi delle domande.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 19:22
     
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    La ventiquattresima posizione conquistata al termine della sessione di qualifiche del sabato non era esattamente ciò che Giorgio aveva sperato, ma quello che contava era essere dentro i primi ventisei. La monoposto, che già non aveva performato molto bene nella giornata precedente e nelle prove libere, gli aveva dato ancora più difficoltà che nelle prime sessioni del fine settimana, ma c'era ancora la possibilità di portare a casa un risultato che non fosse troppo negativo l'indomani. I circuiti cittadini mettevano a dura prova sia le vetture sia le performance dei piloti, ma Giorgio vi si era sempre trovato a proprio agio, sia che si trattasse di tracciati cittadini che avevano un fascino e una storia, sia che fossero indecenze, come quello ricavato all'interno di un parcheggio sul quale si sarebbe svolto il penultimo evento del campionato.
    In generale i risultati con la Speed non erano stati all'altezza di quelli della stagione precedente con la Scuderia Martinelli, ma Giorgio non aveva rimpianti. Certo, il sapore della vittoria a Monza era indimenticabile e difficilmente ripetibile, così come gli anni passati con la squadra bolognese erano sicuramente da ricordare con piacere, ma a mondiale ormai terminato sentiva di avere fatto la scelta giusta. L'unico rimpianto era quello di avere firmato un biennale, tanto da essere blindato alla Speed anche per la stagione successiva. Se non era tutto rose e fiori quanto vissuto alla Scuderia Martinelli, riteneva che la squadra nella quale aveva passato i primi anni in Formula 1 e non solo avesse un senso dell'etica molto più marcato di quello del nuovo team. Il suo obiettivo era rimanere con la Speed il meno a lungo possibile. Sapeva di essere obbligato a un'ulteriore stagione sotto gli stessi colori, ma era certo che si sarebbe trattato di un anno soltanto.
    Mentre rifletteva sulle effettive possibilità di iniziare, di lì a un anno, un nuovo capitolo della propria carriera, avvertì la presenza di qualcuno alle sue spalle. Si girò e, con un certo stupore, si ritrovò a tu per tu con l'ex compagno di squadra Adriano Fabbri.
    «Vedo che voi piloti importanti ogni tanto vi ricordate di noi comuni mortali» scherzò Giorgio. «O forse mi vuoi accusare di avere fatto qualcosa di male? Se hai visto una Speed che ti rallentava, senza ombra di dubbio era il mio nuovo velocissimo compagno di squadra.» Accanto a lui, nel corso della stagione, se ne erano avvicendati vari, nessuno dei quali dalle performance memorabili. «Vai a lamentarti da lui, io non c'entro niente.»
    Adriano fece una mezza risata.
    «No, nessuno mi ha rallentato. Come hai detto, adesso sono un pilota importante. Nessuno oserebbe più mettersi in mezzo, non siamo più ai tempi in cui eravamo due sfigati qualsiasi.»
    «Mi stai dicendo che io sono ancora uno sfigato qualsiasi» ribatté Giorgio. «Va beh, me ne farò una ragione. Perché sei qui? Appurato che non ti ho ostacolato e che non sei venuto a insultarmi, che cosa posso fare per te?»
    «Niente. Hai due minuti? C'è una cosa di cui dovrei parlarti.»
    Giorgio si guardò intorno.
    «Dimmi tutto. A meno che non sia qualcosa di assolutamente segreto, penso che possiamo parlare qui. Nessuno ci sta prendendo in considerazione.»
    «Niente di segreto, almeno credo» rispose Adriano. «Ho saputo che ti sei lasciato con Valentina.»
    Giorgio alzò gli occhi al cielo.
    «Vedo che le notizie volano. Come lo sai?»
    «Non importa di come lo so. Mi confermi che è vero, quindi.»
    «Proprio così. La storia d'amore più bella del decennio è finita. Pazienza, è andata male.»
    Adriano puntualizzò: «Se ho capito bene, sei stato tu a lasciarla.»
    Giorgio confermò: «Hai capito bene, ma non è niente di cui tu ti debba preoccupare. È meglio così, sia per me sia per Valentina. Non aveva più senso continuare a stare insieme.»
    «Che cos'è successo?»
    Giorgio scoccò un'occhiata di fuoco all'amico.
    «Io non mi sono mai intromesso nella tua vita sentimentale, anche se ho sempre saputo che vai in giro a fare casini con le donne. Ti chiedo di avere la cortesia di ricambiare il favore.»
    «No, non ti sto chiedendo cos'è successo con Valentina» chiarì Adriano. «Ti ho chiesto cosa sta succedendo a te.»
    «Penso che tu sappia anche fin troppo bene cosa mi è successo» replicò Giorgio, con freddezza, «E penso che tu possa immaginare che non mi va di parlarne.»
    «Non parlavo di...» Adriano si interruppe, evitando di essere esplicito, e Giorgio gliene fu grato. «Parlavo proprio di te. Ti vedo strano, sfuggente. Poi viene fuori che non stai più insieme a Valentina. Nel frattempo la Colombo ha lasciato il lavoro.»
    «La Colombo ha lasciato il lavoro per motivi personali, immagino» ribatté Giorgio. «Non vedo perché tu mi stia chiedendo spiegazioni per questo.»
    «Non ti sto chiedendo spiegazioni, né sulla Colombo né su di te, né sul perché tu e Valentina vi siate lasciati» precisò Adriano. «Solo, sono preoccupato per te. Ti vedo strano, stai finendo per isolarti da tutti.»
    Giorgio lo guardò negli occhi.
    «Non ti è mai venuto da pensare che, se mi sto isolando da tutti, è perché preferisco restare da solo?»
    «Sì, certo che mi viene da pensare, ma allo stesso tempo mi viene da pensare che non ti faccia bene.»
    «Fammi indovinare, è stata Valentina a chiederti di farmi questo discorso.»
    «No, assolutamente. Non sono convinto che Valentina pensi ancora a te.»
    «Meglio così, allora. Tra me e lei è finita, meglio che finisca definitivamente, senza ripensamenti per nessuno.»
    «Non è stata Valentina a chiedermelo, è stata un'iniziativa mia. Te l'ho detto, mi sto un po' preoccupando per te. Se c'è qualche problema, qualcosa di cui vuoi parlare, sai dove trovarmi.»
    Senza riflettere, Giorgio pronunciò le prime parole che gli vennero in mente.
    «Lo farò.»
    E se l'avesse fatto davvero?
    Se avesse veramente raccontato ad Adriano che cosa fosse accaduto, o almeno una piccola parte?
    Lo conosceva, lo conosceva bene, sapeva di potere contare sulla sua discrezione. In più, se si fosse lasciato sfuggire qualcosa, avrebbe potuto smentirlo pubblicamente: sarebbe stata la sua parola contro quella di Adriano e il segreto che si portava dentro era inverosimile abbastanza affinché Fabbri fosse etichettato come un pazzo visionario.
    Il suo ex compagno di squadra, frattanto, aveva accolto le sue parole con un sorriso.
    «Va bene, quando vuoi.»
    Giorgio non avrebbe saputo come replicare, ma intervenne in suo soccorso l'addetta alle pubbliche relazioni che aveva preso il posto di Emanuela.
    Era una signora sulla cinquantina, ancora più fredda di quanto non lo fosse la Colombo a suo tempo.
    «Montani, c'è Mister Speed che ha bisogno di parlarti.»
    Come solito, Giorgio si sforzò per non scoppiare a ridere. Il titolare della squadra aveva un nome e un cognome, ma la nuova PR si ostinava a definirlo "Mister Speed", soprannome che ormai era comunemente accettato all'interno del team e anche dal diretto interessato.
    «Ti devo lasciare, Giorgio, buona fortuna per la gara di domani e complimenti per la qualifica.» A quel punto Giorgio si rivolse alla PR. «Vengo subito. Non voglio certo far attendere "Mister Speed".»
    Giorgio credeva si trattasse di qualche faccenda di routine o, molto più probabilmente, visto l'andazzo generale, di una questione legata a qualche sponsor. D'altronde, da quando aveva lasciato la Scuderia Martinelli, passava più tempo a sentire parlare di patrocinatori e di marchi da esibire piuttosto che di competizioni, tanto da avere avuto in più occasioni il dubbio che fosse quella la ragione per cui la squadra sembrava non riuscire a fare il salto di qualità, diversamente dall'avversaria Scuderia Martinelli. Perfino chi aveva sempre visto le due squadre come nemiche giurate stava iniziando a dimenticare la loro rivalità, adesso che Adriano Fabbri lottava per il mondiale con Carlos Reutemann e Nelson Piquet.
    Non era una faccenda di routine, venne a scoprire ben presto, né tantomeno una questione di sponsor. Si ritrovò solo, insieme a Mister Speed, che prese a fissarlo in un modo che a Giorgio non piaceva per niente, che non faceva presagire nulla di buono. Si domandò se ci fosse qualche problema, se l'essersi qualificato soltanto due posizioni più avanti rispetto al suo compagno di squadra non fosse stato apprezzato.
    Purtroppo non era nulla di così semplice.
    «Ricordi i bei tempi in cui ero sul punto di ingaggiare tuo fratello, quando tu eri ancora alla Scuderia Martinelli?» gli chiese Mister Speed, con voce subdola.
    «Sì, perché?»
    «Perché tuo fratello era il pilota ideale, giovane, determinato e disposto a oltrepassare limiti che ad altri piloti sembrerebbero insuperabili.»
    Giorgio rabbrividì.
    «Che cosa significa? Perché stiamo parlando di mio fratello?»
    «Perché quel povero ragazzo non c'è più e mi dispiace tanto per lui, ma tu sei ancora qui. Devi finire il lavoro che Bruno aveva iniziato.»
    Giorgio spalancò gli occhi.
    «Che cos-...»
    Mister Speed lo interruppe: «Ho buoni informatori e sono certo che la Scuderia Martinelli sia in difficoltà economiche. Nulla di grave, non rischia di fallire, ma di sicuro, se non riesce ad attirare nuovi investitori, nelle prossime stagioni non potrà ripetere l'exploit di quest'anno... e se Fabbri vincesse il mondiale, è certo che gli investitori arriverebbero. Noi, come squadra, non possiamo permettere che uno dei piloti di Martinelli diventi campione del mondo.»
    «Adriano non è il favorito» obiettò Giorgio. «Non...»
    Ancora una volta, Mister Speed non lo lasciò finire.
    «Non mi interessa che i favoriti siano altri, l'importante è la sicurezza che Fabbri non vinca il mondiale. Sei l'unico che può darmi la certezza matematica che la Scuderia Martinelli rimanga una squadra di centro classifica. Bruno non avrebbe esitato a fare quello che gli chiedevo. Adesso mi aspetto lo stesso da te.»
    «Bruno è sempre stato un bravo ragazzo, ma non si può negare che fosse un arrivista. In cambio della promessa di un futuro di gloria era disposto a compromettersi. Io non sono così.»
    Mister Speed rise, sprezzante.
    «Sì, lo so, tu sei quello che non si vende, per nessun motivo. Sai, ti ammiro. Anch'io vorrei avere un'etica come la tua, dei principi sani a cui essere fedele. È proprio per questo che non accetteresti mai l'idea che tuo fratello venga sputtanato pubblicamente e che il suo ricordo venga infangato. Peccato che sia esattamente quello che succederà - e ti assicuro che posso farlo uscendone completamente pulito. A meno che tu non mandi fuori pista Adriano Fabbri, ovviamente. Non pretendo niente di esagerato, solo che non finisca la gara, oppure che la finisca nelle retrovie. Il ritiro di Fabbri in cambio del mio silenzio. Ci stai?»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 19:27
     
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    Un'altra stagione era terminata, venendo consacrata per sempre alla memoria del motorsport. La situazione era mutata, ma da uno sguardo esterno sarebbe stato difficile percepirlo. Le vittorie, i tanti risultati di spessore e il fatto di avere lottato fino quasi alla fine per il titolo mondiale erano difficili da percepire, così come chi, dall'esterno, avesse visto Valentina seduta allo stesso tavolo di Martinelli avrebbe potuto pensare che nemmeno per lei fosse cambiato molto rispetto a un anno prima. Invece era cambiato tutto e, seppure inizialmente fosse stata riluttante a prendere parte all'evento, aveva accettato. Ormai era la nuova fidanzata di Arturo Martinelli e, una volta ultimate le pratiche del suo divorzio, che stavano procedendo a tempo record, avrebbero iniziato a progettare il proprio futuro.
    Adriano era seduto al loro stesso tavolo. Le faceva uno strano effetto essere accanto a lui, che conosceva bene gli sviluppi della sua vita privata. Si era sentita un po' in imbarazzo, almeno all'inizio, ma poi si era detta che non aveva niente da nascondere. Aveva il diritto di rifarsi una vita, dopo la fine della relazione con Giorgio, così come ce l'aveva Arturo Martinelli dopo la separazione dalla moglie.
    Iniziò a comportarsi con naturalezza, scambiando ogni tanto anche qualche parola con l'amico - del resto non c'era molto da fare conversazione con gli altri presenti che, come al solito, si stavano rivelando di una noia mortale. Valentina non vedeva l'ora che si togliessero di torno e fu accontentata. Subito dopo l'ultima portata, le capitò di rimanere al tavolo da sola insieme ad Adriano: Martinelli e i suoi finanziatori si erano allontanati per andare a parlare con altra gente del loro rango.
    «Finalmente» commentò Adriano, guardando verso di lei. «Senza offesa, ma Martinelli e quegli altri tizi mi stavano facendo addormentare.»
    «Meno male che li ha portati via» convenne Valentina. «Deve essersi accorto che non ne potevo più.»
    «Da quando ci sei tu nella sua vita, Martinelli sembra avere preso consapevolezza che non tutti sono interessati alle chiacchiere della gente che frequenta» ribatté Adriano. «Se non altro un miglioramento l'ha fatto.»
    Valentina avvampò, spiazzata. Non sapeva cosa dire.
    Per fortuna, Adriano proseguì: «Mi fa piacere che siate felici insieme. Certo, se fossi stato al posto tuo avrei puntato a una persona più giovane, ma la scelta è tua.»
    «La differenza di età non mi pesa» replicò Valentina. «Anzi, almeno sono sicura di avere accanto un uomo che si comporti da adulto. Tu, invece? Hai trovato finalmente l'anima gemella?»
    Adriano rise.
    «No, nessuna anima gemella per me, ormai dovresti saperlo bene.»
    «Lo so, purtroppo, infatti non faccio altro che sperare che prima o poi tu metta la testa a posto.»
    «Ho già la testa a posto. Non c'è bisogno di fidanzarsi per avere un senso nella vita.»
    Valentina gli strizzò un occhio.
    «Sono meglio le donne sposate?»
    «La maggior parte non lo erano.»
    «La maggior parte non le ho mai conosciute.»
    «Ufficialmente non ti ho neanche mai presentato quella sposata.»
    «Però so benissimo chi fosse.»
    Adriano ridacchiò.
    «Non hai prove.»
    «Non ho prove e non mi interessa averne» puntualizzò Valentina. «Non voglio farti la predica per il modo in cui salti da un letto all'altro.»
    «Stai esagerando. Non salto da un letto all'altro.»
    «Giorgio l'ha sempre affermato.»
    «Giorgio ha sempre avuto l'abitudine di travisare le cose.»
    «Io, però, ricordo bene come andò a finire con quella ragazza che avevi conosciuto a Monza qualche anno fa. Sembrava dovesse essere la donna della tua vita, invece poi l'hai messa da parte da un momento all'altro.»
    Adriano abbassò lo sguardo.
    «Parli di Anna?»
    «Sì, mi pare si chiamasse proprio Anna» confermò Valentina. «Giorgio me lo disse subito che tra voi sarebbe durata meno di un mese... e infatti andò proprio così.»
    «Giorgio aveva la malsana abitudine di non farsi mai i cazzi suoi» replicò Adriano, con freddezza, «Anche se ci aveva visto giusto. Anna non era la persona giusta per me.»
    «Mi sta venendo il dubbio che non ci sia una persona giusta per te.»
    «E io ti ho detto che non è un problema, non sento l'esigenza di avere una relazione stabile. Dopotutto perché dovrei? Che senso ha avere una compagna che mi aspetta a casa ogni fine settimana, con la consapevolezza che potrei non tornare indietro?»
    «Sei troppo disfattista» obiettò Valentina. «Non siamo più negli anni '50 o '60. Voi piloti dei giorni nostri entrate nell'abitacolo con la ragionevole probabilità di uscirne vivi.»
    «Ma non sempre va a finire così. Tutto può andare storto all'improvviso. Non voglio accanto a me una persona che debba portare addosso questo peso. Quando la mia carriera finirà, allora magari sarà tutto diverso.»
    «Nessuno di noi ha la certezza di arrivare vivo al giorno dopo, si può morire ovunque. Non ha senso rinunciare a ciò che potrebbe farci stare bene per paura che la persona che amiamo debba vivere senza di noi. Te lo dico perché sono stata per tanti anni fidanzata con un pilota. Non era un peso per me. Amavo Giorgio e, ai tempi, non mi sono mai messa dei problemi.»
    «Però è finita male.»
    «Non certo per i pericoli dell'automobilismo... anche se, in un certo senso...» Valentina sospirò. «Lo sai che si è sposato con Emanuela Colombo?»
    Giorgio alzò lo sguardo, fissandola con gli occhi spalancati.
    «Si è sposato?!»
    «Sì, in gran segreto e senza invitati a parte i testimoni, ma le notizie volano» gli riferì Valentina. «La Colombo è anche in evidente stato di gravidanza. Non so con esattezza da quanto tempo sia incinta, ma sicuramente da prima che io e Giorgio ci lasciassimo. Quindi Giorgio è sempre tornato a casa vivo - e spero continui a tornare sempre a casa vivo, nonostante tutto - ma il fatto di passare più tempo con la squadra e con l'addetta stampa piuttosto che con me ha contribuito alla fine, per noi.»
    «È proprio una testa di cazzo. Mi dispiace... e soprattutto mi dispiace per non essermene accorto prima.»
    «Cosa c'entri tu?»
    «Quando mi hai detto che mi eravate lasciati, sono anche andato a parlargli. Gli ho detto che, se aveva qualche problema, si poteva confidare con me, che potevo cercare di aiutarlo. Pensavo fosse lui il problema.»
    «Infatti lo era.»
    «Sì, certo, ma non intendevo questo. Credevo ci fosse di mezzo il suo stato psicologico, o qualcosa del genere, non che andasse a spargere figli in giro quando era ancora fidanzato con te. Non c'è che dire, si rivela una delusione sotto tutti gli aspetti.»
    «Mi fa piacere che anche tu te ne sia accorto. Quell'incidente è stata davvero una porcheria.»
    «Quell'incidente è stato un incidente, o almeno credo.»
    «Dice così anche Arturo.»
    «Lo so. Martinelli sembra convinto che Giorgio volesse semplicemente sdoppiarsi, convinto di essere più veloce di me. Dice che lo conosce, come pilota, e che non causerebbe mai casini di proposito.»
    «Allora perché ti ha aggredito quando gli hai chiesto spiegazioni?»
    «Vedo che Martinelli ti riferisce tutti i dettagli più scabrosi, e sempre con la narrativa che più gli fa comodo.»
    Valentina insisté: «Se fosse stato solo un incidente, Giorgio si sarebbe scusato per quello che era successo.»
    «Infatti conto sulla speranza che prima o poi decida di farlo» rispose Adriano. «Mi aspetto che rinsavisca.»
    «Non succederà» insisté Valentina. «Ormai ha dimostrato di che pasta è fatto. Più lontano lo tieni e meglio è.»
    «Non corro pericoli.»
    «Chi può dirlo. Quell'incidente poteva finire davvero male.»
    «Ne sono consapevole, ma non perché poteva finire male significa che ci sia qualcosa di più di quello che tutti hanno visto. Certo, la reazione di Giorgio lascia pensare male, ma mi auguro che un giorno possa spiegarmi le sue ragioni.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 19:31
     
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    QUARTA PARTE

    [2017]

    Era weekend di gara ed era già venerdì pomeriggio, ma non era giornata di prove libere. Quelle c'erano state il giorno precedente e in quelle della mattina Lewis Hamilton aveva fatto registrare il miglior tempo davanti all'avversario Sebastian Vettel. Il pilota della Ferrari, invece, aveva ottenuto il miglior crono nella sessione pomeridiana, nella quale le Mercedes sembravano in netta difficoltà. Erano solo prove libere, quindi tutto poteva ancora accadere, ciò nonostante Adriano faticava sempre più, quando si trattava di trovare qualcuno - nei media o tra gli appassionati che commentavano la Formula 1 sugli appositi spazi web, social network inclusi ma non solo - che sapesse dare ai tempi fatti registrare al venerdì (o al giovedì, in caso si trattasse di Montecarlo, proprio come in quel fine settimana) il giusto peso. C'era chi, letteralmente, sosteneva che la Ferrari avesse il "mondiale in tasca" sulla base del secondo turno di prove libere, mentre chi replicava affermando il contrario e presentando come prova quanto accaduto nella sessione precedente.
    Sembravano passati di gran lunga i tempi in cui la maggior parte degli appassionati si mettevano davanti alla televisione a guardare le qualifiche al sabato, del tutto ignari di quanto accaduto nelle giornate precedenti. Non che l'interesse per quanto succedeva prima fosse negativo, ma c'era chi prendeva tutto troppo sul serio. Chissà come l'avrebbero presa, sia quelli nel 2006 non seguivano ancora la Formula 1 sia quelli che si erano già dimenticati da molto tempo le vicissitudini di quella stagione, se avessero saputo che c'era stato un periodo in cui Robert Kubica, terzo pilota della BMW Sauber, aveva l'abitudine di appropriarsi del miglior tempo ogni venerdì, venendo emulato da un debuttante Sebastian Vettel quando era stato promosso titolare e al futuro quattro volte campione del mondo era toccato il ruolo di terzo pilota.
    Purtroppo c'era anche chi, pur desiderando parlare di Formula 1, aveva deciso di non sentire il bisogno impellente di occuparsi di cosa fosse accaduto nella giornata di giovedì nel Principato di Monaco. Fu così che Adriano scoprì di essere uno degli argomenti di cui si discuteva tra appassionati in quella giornata e di non essere il solo. Per qualche strana ragione, molti tifosi avevano deciso all'improvviso di ricordarsi dell'esistenza sua e di Giorgio Montani e sui social si faceva un gran parlare di loro. Adriano stava ancora cercando di comprenderne il motivo quando sentì il suo cellulare vibrare.
    Si allontanò dal computer e andò a controllare. A scrivergli era Valentina e la sua proposta lo lasciò spiazzato.
    "Sono dalle tue parti. Ti va di cenare insieme stasera?"
    Erano solo le 17,30, quindi facevano sicuramente in tempo a organizzare qualcosa, quindi decise di accettare.
    "A me va bene. A che ora?"
    In attesa che Valentina gli rispondesse, tornò al computer portando il telefono con sé. Iniziò a fare ricerche e per qualche strana ragione trovò il proprio nome associato al Gran Premio dell'Azerbaijan che si sarebbe svolto di lì a qualche settimana. C'era gente che parlava di sovrapposizione tra l'evento di Baku e la 24 Ore di Le Mans e qualcun altro interveniva rassicurando chiunque fosse preoccupato: la sovrapposizione era solo un ricordo passato, diversamente dal 2016 la storica gara di Le Mans e la gara di Formula 1 di Baku si sarebbero svolte in fine settimana consecutivi, non nello stesso.
    "Passo da te alle 20.00/ 20.30, ok?" scrisse Valentina, mentre Adriano cercava di comprendere il legame tra sé e l'Azerbaijan.
    "Ok" le scrisse, nel frattempo, realizzando che in realtà non c'era alcun legame tra sé e la location nella quale la Formula 1 avrebbe gareggiato nel mese di giugno. Poi scrisse a Valentina un ulteriore messaggio, preso da una curiosità insormontabile. "Come mai da queste parti?"
    Gli utenti dei social media che si erano dimenticati dell'effettivo calendario del mondiale 2017 avevano scomodato il Gran Premio dell'Azerbaijan proprio perché il punto di partenza era Le Mans. Era la 24 Ore che veniva ricondotta ad Adriano, non Baku, il che assumeva maggiore senso. Certo, doveva approfondire come mai decine e decine di persone si fossero svegliate all'improvviso in un giorno di maggio del 2017 decidendo di parlare di lui e della storica edizione della 24 Ore di Le Mans del quale di lì a poco sarebbe giunto il quarantesimo anniversario, ma almeno era riuscito ad avvicinarsi al punto di partenza.
    "Sono venuta a trovare mia cugina questo fine settimana, quindi ho pensato di chiederti di vederci" gli scrisse Valentina, nel frattempo. "Non ti dispiace, vero?"
    Non gli dispiaceva affatto e glielo fece presente, rinnovando l'invito a presentarsi a casa sua all'orario stabilito, dopodiché riprese le proprie ricerche. Su un importante sito che pubblicava notizie di Formula 1 era uscito un lungo articolo sulla sua vittoria di quarant'anni prima che in realtà, più che focalizzarsi sulla gara in sé, si concentrava sul fatto che Adriano e Giorgio si fossero alternati al volante della stessa vettura. Erano stati compagni di squadra per diversi anni anche in Formula 1, ricordava l'articolo, dando vita a una delle rivalità più accese della storia, che aveva messo a dura prova l'equilibrio all'interno della Scuderia Martinelli, la quale aveva optato per l'allontanamento di Montani, in quanto soggetto di gestione troppo problematica che contribuiva a remare contro la squadra.
    Sembrava la trama di un film, soltanto molto vagamente ispirato alla realtà, e doveva avere fatto scattare la scintilla che l'aveva portato a diventare in breve tempo un trending topic. Molti appassionati di motori vintage, convinti dell'esistenza di eventi in realtà mai accaduti, avevano dato il proprio contributo, raccontando in giro per i social eventi romanzati a dismisura. Grazie a loro, Adriano scoprì che la squadra di Martinelli aveva avuto innumerevoli problemi a causa dei loro scontri e che un loro incidente avvenuto nel 1980, probabilmente innescato da una disattenzione di entrambi, era stato un punto di non ritorno.
    Qualcuno sosteneva addirittura che Adriano fosse stato derubato di una vittoria certa a Monza nel 1980, la storica gara in cui Giorgio aveva portato la Scuderia Martinelli sul gradino più alto del podio. Non c'era nulla di più assurdo, dato che in quell'occasione Adriano si era ritirato per un guasto alla propria monoposto nei primi giri di gara, dopo avere avuto una lunga serie di problemi.
    C'era chi affermava che anche il Gran Premio d'Italia fosse stato un punto di non ritorno e che, a causa della vittoria di Montani, l'odio tra i due piloti fosse incrementato a dismisura, destabilizzando ancora di più l'ambiente. Chissà come avrebbe reagito quella gente, se avesse saputo che quella sera Giorgio e Adriano avevano festeggiato insieme. Probabilmente avrebbero negato, sostenendo che si trattava di un fake.
    Una volta scomodata Monza, qualcuno si spingeva ancora più indietro, andando a scomodare una passata edizione del Gran Premio d'Italia. C'era chi sosteneva, testualmente: "fu quello l'inizio della fine, Fabbri e Montani furono visti discutere pubblicamente in tono piuttosto acceso, forse a causa di un incidente avvenuto tra loro in una sessione di prove libere". Quella versione dei fatti veniva data per veritiera da molti, nonostante qualcuno sollevasse il dubbio che non vi fosse mai stato alcun incidente avvenuto nelle prove libere tra i piloti della Scuderia Martinelli. E in effetti non vi era stato alcun incidente, né nulla che avesse avuto strascichi duraturi. Solo il fatto di essere stato visto litigare con Giorgio, realizzò Adriano, era vero, ma non era successo nulla che avesse a che vedere con incidenti o con fatti avvenuti al volante di monoposto. Era l'epoca in cui Giorgio si era invaghito di un'amica di Anna, la ragazza che Adriano frequentava in quel periodo, e l'aveva accusato di avere mandato a monte i suoi piani di uscire con la ragazza, avendole rivelato della sua relazione con Valentina, quando invece lui le aveva fatto credere di essere single. Giorgio non l'aveva presa per niente bene, sul momento, anche se in seguito era tornato sui propri passi e aveva dedotto che l'intervento di Adriano era stato proprio ciò che gli aveva impedito di mettere in pericolo il proprio fidanzamento con Valentina.
    Nonostante utilizzasse molto raramente i propri profili, Adriano fu tentato di scrivere un post per mettere in chiaro che si stavano raccontando falsità a proposito del suo rapporto con l'ex compagno di squadra, ma decise di non farlo. Non aveva alcun desiderio di incappare contro qualcuno che avrebbe cercato di smentirlo tacciandolo di non essere una fonte affidabile - non si sarebbe stupito se fosse accaduto davvero.
    Chiuse i social e spense il computer: aveva qualcosa di più importante a cui pensare, ovvero l'incontro imminente con la sua amica di vecchia data, che non vedeva da tempo. Doveva decidere dove portarla e prepararsi per la cena, oltre che occuparsi di alcune faccende che aveva lasciato in sospeso quel pomeriggio.
    Valentina arrivò puntuale, pochi minuti dopo le 20.00. Non appena le aprì la porta, Adriano fu colpito dalla sua presenza mozzafiato.
    «È da un po' che non ci vediamo» osservò, «Ma devo ammettere che sembri sempre più giovane e sexy.»
    Valentina rise.
    «Da quando hai iniziato a raderti più spesso, anche tu sembri più giovane.»
    «Mi fa piacere, non me lo dice mai nessuno.»
    «A me invece lo dicono in tanti, ma sono tutti adulatori. Di te, invece, mi fido. So che non hai secondi fini.»
    «Mi piace il modo in cui continui sempre a nutrire una fiducia incredibile nei miei confronti.»
    Valentina gli strizzò un occhio.
    «Se tu fossi stato interessato a portarmi a letto, ci avresti provato molto tempo fa.»
    «Eri sposata con Martinelli» ribatté Adriano. «Non mi sembrava il caso.»
    Valentina varcò la soglia e richiuse la porta alle proprie spalle.
    «Certo, perché tu non ti saresti mai portato a letto una donna sposata con Arturo Martinelli, come no!»
    Adriano avvampò.
    «Lo sai che sono circa trentacinque anni che mi ricordi ogni volta che ho avuto una storia con Patrizia?»
    «In effetti è ciò che mi è rimasto più impresso di te.»
    «Sei sicura? Credo di avere anche altre qualità, oltre che essere una perfetta vittima del tuo gossip.»
    «Va beh, parliamo di cose serie» tagliò corto Valentina. «Dove andiamo?»
    «Non saprei» ammise Adriano. «Mi sono fatto un elenco di posti che potrebbero piacerti. Tu hai pensato a qualcosa?»
    «Andiamo da qualche parte in cui possiamo non essere riconosciuti.»
    «Allora ovunque.»
    «No, dai, parlando seriamente, portami in un locale tranquillo, dove possiamo anche parlare liberamente.»
    Adriano valutò. Nella lista che si era fatto mentalmente c'erano almeno un paio di ristoranti discreti e poco chiassosi in cui non fosse richiesta la prenotazione nemmeno nel fine settimana. Avrebbe portato Valentina in uno di quelli.
    Pochi minuti più tardi uscirono e salirono in macchina. Mentre accendeva il motore, Adriano osservò: «Un po' di tempo fa, quando ti ho detto che non riuscivo a venire a trovarti, in questo periodo, non mi hai detto che pensavi di venire tu da queste parti e che potevamo incontrarci ugualmente. È qualcosa che hai organizzato all'ultimo?»
    Si aspettava una risposta immediata, da parte di Valentina, ma con sua sorpresa l'amica parve un po' riluttante.
    Adriano chiarì: «Non voglio farmi i fatti tuoi, naturalmente. Sei libera di non raccontarmi delle visite che fai ai tuoi parenti.»
    «Non è questo» ammise finalmente Valentina. «Anzi, non sono venuta qua né per mia cugina né per te. Nel senso, mi fa piacere che ci siamo rivisti, ma la ragione è un'altra. Se ho ben capito domani vai da Giorgio.»
    «Già.»
    «So che sarebbe troppo chiederti di portarmi con te.»
    «Non sono sicuro che a Giorgio farebbe piacere.»
    «Appunto. Però, se tu potessi chiedergli se vuole vedermi, dopo anche a me piacerebe incontrarlo.»
    «Posso chiederti il perché di questa decisione? Credi davvero che scoprirai perché ti ha lasciata e si è messo insieme a Emanuela Colombo?»
    «Non lo so cosa scoprirò. Non so nemmeno se voglio scoprirlo. So solo che vorrei rivedere Giorgio e che sono pronta per ammetterlo con me stessa.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 21:50
     
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    Ad aprire la porta fu una giovane donna dai capelli rossi che Adriano non aveva mai visto prima. Doveva essere Roberta, la padrona di casa. Lo fissava con un bel sorriso e lo rimproverò: «Sei in ritardo.»
    «Scusa, ho trovato traffico per strada» si giustificò Adriano. «Non volevo far fare una figuraccia a Valentina.»
    La bella rossa rise.
    «Figurati, è solo che la gara ormai sta per iniziare. Se non ti sbrighi, ti perdi la partenza!»
    «Non è che sia così grave» ribatté Adriano, «Considerato che io e la squadra in teoria avremmo dovuto partecipare, non mi metto problemi per così poco.» Gli venne un dubbio. «A proposito, tu sei Roberta, vero?»
    La rossa scosse la testa.
    «Negativo. Io sono Sabrina. Roberta è in soggiorno insieme a Valentina e Claudia. Mi ha chiesto di venire ad aprire la porta.»
    «Piacere di conoscerti, Sabrina. Io sono Adriano Fabbri, ma immagino che tu già lo sappia.»
    «Sì, ho sentito molto parlare di te» ammise Sabrina, esortandolo con un cenno a entrare e richiudendo la porta. «Non solo da Valentina, in realtà.»
    «Appassionata di motori?»
    «Diciamo di sì.»
    Adriano le strizzò un occhio.
    «Una mia tifosa, spero.»
    «Diciamo che mi considero una telespettatrice neutrale» rispose Sabrina, «Anche se ho un debole per uno dei tuoi colleghi fin dalla prima volta in cui l'ho visto in TV. Lo trovo un uomo molto sexy e, a giudicare dalle sue prestazioni, è veloce tanto quanto attraente.»
    «Chi è quest'uomo così sexy?»
    Sabrina avvampò.
    «Preferisco non dirtelo.»
    «Perché?»
    «Perché ci siamo appena conosciuti e mi troveresti ridicola.»
    Adriano ridacchiò.
    «Bene, ho capito tutto. Trovi che uno dei miei colleghi sia un bell'uomo, ma in realtà ti piacciono quelli brutti, quindi ti vergogni di dirmi chi è il tuo pilota preferito.»
    Da una delle stanze si udì una voce che Adriano non conosceva.
    «Allora, ci siete?»
    «Questa è Roberta» disse Sabrina. «Andiamola a raggiungere. Anche lei e Claudia non vedono l'ora di conoscerti.»
    Insieme a Sabrina erano le famose amiche single di Valentina, quelle che l'ex fidanzata di Giorgio avrebbe voluto presentargli già da tempo. Alla fine l'aveva convinto, utilizzando come scusa quella di guardarsi tutte insieme un gran premio che ad almeno due di loro non doveva interessare particolarmente. A causa di difficoltà economiche Martinelli aveva optato per non prendere parte ai primi gran premi della stagione, quelli extraeuropei, pertanto tutto ciò che Adriano poteva fare era guardare l'ennesima gara alla televisione, sempre ammesso che la regia americana facesse effetivamente vedere qualcosa e che non ci fossero interruzioni a causa di problemi tecnici vari, che si manifestavano con una certa frequenza.
    Martinelli si trovava comunque a Long Beach, nella speranza di riuscire a trattare con qualche potenziale sponsor, ma la stagione della scuderia sarebbe iniziata soltanto di lì a due settimane con il Gran Premio di Spagna, nel quale Adriano sperava di non avere un gap eccessivo con i team di vertice, quali che fossero i team di vertice.
    Seguì Sabrina verso il soggiorno, dove Valentina lo accolse con un cenno di saluto. Le altre due sue amiche, che stavano parlottando tra di loro, senza prestare la benché minima attenzione alle prime fasi del Gran Premio degli Stati Uniti Ovest, alzarono lo sguardo.
    Adriano fece per presentari: «Io sono Ad-...»
    Una delle due lo interruppe.
    «Lo sappiamo. A proposito, io sono Claudia.»
    Quella che le stava seduta accanto fece un sorriso.
    «Io invece sono Roberta.»
    «Grazie per l'invito, Roberta» disse Adriano. «Scusami se non sono arrivato tanto puntuale.»
    Roberta alzò le spalle.
    «Tanto sei tu che ti sei perso la partenza del gran premio.»
    «Cos'è successo?» chiese Adriano, girandosi verso la TV.
    Valentina lo informò: «De Cesaris è ancora in testa.»
    «Secondo, invece» aggiunse Claudia, ridacchiando, «C'è il pilota che piace a Sabrina.»
    Roberta si limitò a invitare sia Sabrina sia Adriano a sedersi. I due si misero l'uno accanto all'altra e Sabrina si concentrò subito sul televisore.
    Adriano fece la stessa cosa e dopo pochi istanti appurò: «Il famoso pilota attraente, dunque, è Arnoux.»
    Sabrina si voltò di scatto verso Adriano.
    «Cosa?!»
    «Il pilota attraente è...»
    «Sì, ho sentito bene quello che hai detto, ma non ho capito da cosa lo deduci.»
    Adriano puntualizzò: «Claudia ha detto che il pilota che ti piace è secondo... e mi risulta che ci sia Arnoux secondo, a meno che Poltronieri non abbia preso una cantonata colossale. Però mi pare che ci sia appunto una Renault in seconda posizione, anche se dietro di lui Giacomelli mi sembra piuttosto scatenato. Non so quanto a lungo René riuscirà a reggere in quella posizione.»
    «Claudia si sarà confusa» replicò Sabrina. «Senza nulla togliere ad Arnoux - non ho niente contro di lui - non è esattamente il tipo di uomo da cui potrei essere attratta.»
    Claudia obiettò: «Io, veramente, avevo capito che...»
    «Ma cosa vuoi capirne tu di piloti, che saranno passati anni dall'ultima volta che hai guardato un gran premio!»
    «Ogni tanto ci guardo. Ho visto quella gara in cui una macchina con uno sponsor di elettrodomestici prese il volo e si schiantò sopra quella del suo compagno di squadra.»
    «Ah, il famoso volo di Daly a Montecarlo.»
    «Sì, non ricordo chi fosse il pilota, né la squadra, ma c'era sopra un marchio di elettrodomestici.»
    «Era la Tyrrell.»
    «Grazie per la precisazione.»
    «Comunque è stato quasi due anni fa. Sono quasi due anni che non guardi un gran premio.»
    «E allora? È obbligatorio?»
    Valentina intervenne: «Non mi sembra una cosa molto elegante da dire davanti ad Adriano.»
    Claudia puntualizzò: «Non ho mai detto che Adriano non sia una persona interessante, è la prima volta che lo vedo e non mi permetterei mai. Tutto quello che so di lui è che era il compagno di squadra del tuo ex, tutto qui. Non mi era parso di capire che dovessi documentarmi sulla storia della Formula 1 per passare una serata insieme a lui. Se invitavi un ragioniere cosa dovevo fare, mettermi a studiare contabilità?»
    «Claudia ha ragione» puntualizzò Adriano. «Siete state voi che avete deciso di invitarmi e di guardare la gara tutti insieme, ma non deve essere un obbligo. Se a Claudia non interessa la Formula 1, non deve essere costretta né a guardarla né a spacciarsi per un'esperta. E comunque René è un tipo simpatico, però è sposato, quindi nessuna di voi avrebbe speranze con lui.»
    «Comunque è Prost il pilota preferito di Sabrina» lo informò Roberta. «Claudia ha azzeccato almeno i colori della vettura.»
    «Prost sarebbe il famoso uomo sexy?»
    «Non dovevamo guardare la gara?» obiettò Sabrina. «Accidenti a me quando ho detto che lo trovo un bellissimo uomo!»
    «Anche lui è sposato» la informò Adriano. «Comunque qualche speranza ce l'avresti comunque. Lo vedo sempre insieme a delle donne, nessuna delle quali è sposata con lui. Alcune, però, sono sposate con altri.»
    «Allora forse Sabrina ha ragione sul fatto che non lasci le donne indifferenti» osservò Valentina. «Saranno attratte dal suo naso.»
    Sabrina insisté: «Ha una certa eleganza.»
    «Il suo naso?»
    «No, lui, nel suo insieme.»
    Valentina indicò la televisione.
    «Non è lui che è appena finito fuori?»
    Sabrina si focalizzò sull'inquadratura televisiva.
    «No. Ancora una volta l'avete confuso con Arnoux.»
    La gara del pilota della Renault era già terminata, dopo un incidente con l'Alfa Romeo di Bruno Giacomelli. Nel frattempo il compagno di squadra di quest'ultimo era ancora in prima posizione, mentre Lauda era risalito al secondo posto.
    Nemmeno la gara di Prost, tuttavia, durò molto a lungo. La Renault terminò la gara con un doppio ritiro. Anche nel suo caso si trattò di un incidente, ma andò a sbattere da solo, mentre Adriano, Valentina e Sabrina stavano ancora seguendo la gara con una certa attenzione, mentre Roberta e Claudia sembravano più occupate a chiacchierare tra di loro. Adriano non le biasimava. Molto probabilmente il loro interesse per i campionati di automobilismo era del tutto inesistente - anche se Claudia doveva avere avuto l'occasione di vedere qualche gran premio, probabilmente insieme a parenti o amici che avevano l'abitudine di guardarli - e quella serata, dettata più dal desiderio di Valentina di trovargli una fidanzata che da altro, si sarebbe senza ombra di dubbio rivelata un flop.
    Così, almeno, la pensava inizialmente, ma guardare la gara insieme a Sabrina si rivelò un'esperienza interessante. L'amica di Valentina sembrava seriamente interessata al Gran Premio di Long Beach, commentando alcuni episodi. Si rivelò abbastanza sconcertata dal fatto che, come altre volte era accaduto specie sui circuiti americani, un mezzo dei commissari entrasse in pista nel bel mezzo della gara per rimuovere alcune delle vetture incidentate, mentre altre venivano peraltro lasciate lì dov'erano. Poi si entusiasmò nell'assistere a un intrigante duello tra Keke Rosberg e Gilles Villeneuve, stupendosi del fatto che sulla vettura di quest'ultimo vi fossero due ali posteriori affiancate l'una all'altra.
    Poi, quando una delle Speed fu inquadrata brevemente in una via di fuga, osservò: «Quello è l'ex ragazzo di Valentina, lo riconosco dal casco.»
    Adriano annuì.
    «Sì, proprio lui. Mi sembra fosse in una buona posizione finora, ma noto con piacere che i nostri cari amici della Speed hanno ancora qualche problema, nonostante diversamente da noi siano riusciti a prendere parte ai gran premi fuori dall'Europa.»
    «È sicuro che voi della Scuderia Martinelli tornerete a partire dal prossimo gran premio?»
    «Assolutamente sì, in Spagna ci saremo.»
    «Mi fa piacere. Peraltro Jarama è uno dei miei circuiti preferiti.»
    «Sul serio?!»
    «Sì.»
    «Strano.»
    Sabrina ridacchiò.
    «E lo sai perché?»
    «Sinceramente non ne ho idea» ammise Adriano.
    «La regia spagnola non è mai stata un granché, specie in passato» gli spiegò Sabrina. «Le gare, viste alla televisione, sembravano spesso abbastanza noiose. Mi sono sempre chiesta se erano davvero così noiose oppure se semplicemente se accadeva qualcosa di interessante la regia non fosse molto preparata. Ho l'impressione che fosse questa la ragione e a volte cercavo di immaginare cosa stesse succedendo fuori dalle inquadrature.»
    «La regia è migliorata, negli ultimi anni, mi dicono. Almeno, quelli che hanno visto la gara dell'anno scorso in TV sembrano averla trovata interessante.»
    «La gara dell'anno scorso è stata interessante, infatti. Cinque piloti separati da pochi secondi... stavo guardando la gara insieme a dei miei parenti ferraristi che ne hanno dette di tutti i colori contro Laffite perché stava negli scarichi di Villeneuve, verso la fine.»
    «Solo i tuoi parenti? Tu non tifi Ferrari?»
    «Diciamo che non tifo Ferrari.»
    «Anche questo è strano.»
    «Effettivamente sì, ma ho un debole per le squadre meno considerate dal grande pubblico.»
    «Sei alfista, quindi?»
    «Nemmeno. Te l'ho detto, non tifo nessuno.»
    «Però hai una simpatia per Prost, dettata dal fatto che sia un bell'uomo.»
    Sabrina rise.
    «Chiariamo un concetto, non mi definisco una sua tifosa. Anche perché, te l'ho detto, a me piace la gente che viene poco considerata e ho l'impressione che Prost sia destinato a vincere parecchio, in futuro. Oltre che un bell'uomo, penso anche che sia uno dei piloti migliori.»
    «A me non sembra tutta questa bellezza» ribatté Adriano, «Ma sul fatto che sia uno dei migliori sono d'accordo con te.»
    Valentina si intromise: «Vedo che almeno voi avete già qualcosa in comune.»
    «Dai, non dire scemenze!» ribatté Sabrina. «Solo perché stiamo parlando di squadre e di piloti non significa che ci dobbiamo mettere insieme, ti pare?»
    «Infatti» confermò Adriano. «Tra di noi, per ora, c'è solo stata una conversazione molto interessante.»
    Quella "conversazione interessante", in realtà, avrebbe portato proprio nella direzione pronosticata da Valentina, anzi, molto oltre. Quella sera, mentre Niki Lauda tornava alla vittoria appena al terzo gran premio dopo il suo ritorno in Formula 1 e Andrea De Cesaris terminava la propria gara con un ritiro, Adriano non poteva neanche lontanamente immaginare di essere seduto accanto alla donna che sarebbe diventata sua moglie e la madre dei suoi figli.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 21:50
     
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    Giorgio si accorse all'ultimo istante di Bruno che entrava in soggiorno. Ebbe appena il tempo di nascondere il foglio sul quale stava scrivendo all'interno del blocco. Non era sicuro di quanto avesse funzionato, dal momento che suo figlio lo guardava con sospetto.
    «Cosa fai?»
    «Niente, perché?»
    «No, niente, ho solo avuto la sensazione di essere entrato nel momento sbagliato» rispose Bruno. «Se disturbo, dimmelo subito che me ne vado.»
    Giorgio si sforzò di sorridere.
    «No, figurati, non stavo facendo niente di importante.»
    Bruno si avvicinò al tavolo e poi si sedette di fronte a lui.
    «Ti ho visto che stavi scrivendo qualcosa. Conoscendoti, come minimo è una lettera di addio. Te lo ripeto, andrà tutto bene.»
    Giorgio sospirò.
    «E va bene, lo ammetto, in certi momenti mi sono comportato come se davvero stessi viaggiando irreparabilmente verso la bandiera a scacchi, ma ti assicuro che non sto scrivendo lettere di addio a nessuno. Spero di essere ancora vivo, tra poco più di una settimana, che tutto possa andare per il verso giusto. Non ne ho la certezza assoluta, questo no, e per alcune ragioni mi sto comportando di conseguenz-...»
    Bruno non lo lasciò finire.
    «Quindi stai davvero scrivendo una lettera di addio a qualcuno?»
    «No, sto scrivendo una lettera e basta» tagliò corto Giorgio. «È per una persona che per me è stata molto importante, anche se è uscita dalla mia vita molto tempo fa.»
    «Importante in che senso?»
    «Importante e basta.»
    «Voglio dire, si tratta di una tua ex fidanzata o qualcosa del genere? Qualcuna di cui non hai mai parlato?»
    «Credo faresti bene a preoccuparti della tua vita sentimentale, prima ancora che della mia» puntualizzò Giorgio. «Ti ricordo che hai una moglie, anche se ti ostini a fingere che non sia così.»
    «Non sto affatto fingendo che Arianna non esista» si difese Bruno. «So che vuoi che mi levi di torno e, non preoccuparti, dopo il tuo intervento me ne andrò.»
    «Puoi rimanere quanto vuoi, non è questo il problema. So benissimo che se sei venuto qui invece di andartene da qualche altra parte è perché vuoi tenermi d'occhio, come se non ci fossero già abbastanza persone che mi tengono d'occhio! Non voglio liberarmi di te, voglio solo che tu sia felice.»
    «Se anche tornassi da Arianna, dubito che potremmo essere felici.»
    «Forse felici no, ma non riesco a credere che stiate meglio da soli.»
    «Non c'è bisogno che tu ci creda. Forse non ci crediamo neanche noi. È solo che non siamo pronti per affrontare di nuovo la vita insieme, tutto qui. Anzi, se potessimo parlare d'altro...»
    Giorgio lo accontentò.
    «Sei in ansia per quello che succederà a Montecarlo?»
    «No.»
    «Non mi dire che anche tu sei uno di quelli che pensano che Montecarlo sia il gran premio più noioso della stagione.»
    «Affatto. Solo, parlare di quello che succede durante i gran premi è il mio lavoro. So che tante persone vorrebbero essere al posto mio, e non mi lamento affatto di commentare le gare per la TV, ma non riesco più a provare ansia.»
    «Nemmeno di fronte alla prospettiva che, chissà, magari è la volta buona e la Ferrari può vincere nel Principato per la prima volta dopo sedici anni?»
    Bruno gli strizzò un occhio.
    «Che tu ci creda o no, vengo pagato uguale chiunque vinca. Quindi no, non sono particolarmente emozionato di fronte alla prospettiva che la Ferrari possa vincere a Montecarlo. Certo, se vincesse Raikkonen magari con un po' di fortuna potrei trovare qualcuno che mi aiuti a imbucarmi a una festa a bordo del suo yacht, ma essendo astemio non credo sarebbe un evento adatto a me. Se invece vincesse Vettel, probabilmente se ne tornerebbe immediatamente a casa per stare con la sua signora e le sue bambine, quindi non ci sarebbero feste.»
    «Poi non credo ti inviterebbe, sapendo che non hai stima per i suoi risultati.»
    Bruno sbuffò.
    «Perché dobbiamo parlare dei risultati di Vettel?»
    «Perché a mio parere lo sottovaluti» insisté Giorgio. «Al massimo, contro di lui, si può dire che non sia all'esatto livello di una ristretta minoranza dei campioni con cui ha avuto a che fare e che sia inferiore a Hamilton, niente di più.»
    «In ogni caso, dubito che Vettel sia al corrente della mia esistenza» replicò Bruno, «E che si ponga delle domande su quello che penso di lui come pilota. Anzi, come ben saprai, quando faccio il mio lavoro non sono mai iper-critico nei confronti di nessuno. Di fatto sei l'unico con cui ho detto quello che penso.»
    «Quello che pensi di Vettel» affermò Giorgio, «è dettato da una profonda invidia che nutri nei suoi confronti.»
    Bruno scosse la testa.
    «No, affatto. Non rimpiango l'epoca in cui ero pilota.»
    «Non lo metto in dubbio.»
    «Eppure affermi che invidio Vettel. Perché dovrei?»
    «Perché ha una famiglia perfetta. Quel tipo di famiglia che desideravi tu.»
    «Beh, allora da questo punto di vista lo invidio profondamente, come invidio tante altre persone» replicò Bruno, gelido. «Però non vedo perché tu debba tirare fuori questo discorso. Solo perché ho criticato un pilota che ti piace, qualche giorno fa, dobbiamo per forza parlare di qualcosa di cui preferisco non parlare?»
    «Perché hai dei problemi irrisolti.»
    «Ho dei problemi che non possono risolversi e discuterne non serve a nulla per cambiare le cose. Parliamo piuttosto di te, di quello che succederà questo weekend. È confermato che Fabbri verrà a trovarti?»
    «Sì.»
    «E tu? Sei in ansia per questo?»
    «Un po'.»
    «Perché gli sei andato addosso, quella volta a Caesars Palace?»
    «Anch'io ho argomenti sui quali preferisco tacere.»
    «Non con lui. Se sei pronto per raccontare la tua versione dei fatti al diretto interessato, perché deve continuare ad essere un segreto?»
    «Non tutto ciò che non viene spiegato pubblicamente ha a che vedere con dei segreti. Ogni incidente ha dietro una sua storia. Nella maggior parte dei casi la storia riguarda un pilota che ha fatto una manovra azzardata, oppure che non ha guardato negli specchietti.»
    «Va bene» si arrese Bruno, «Qualunque cosa sia successa, non insisto. Tanto alla fine sarà qualcosa di semplice, tipo che volevi vendicarti della Scuderia Martinelli che ti aveva messo a piedi.»
    «La Scuderia Martinelli» obiettò Giorgio, «Non mi ha mai messo a piedi.»
    «Il titolare, comunque, ti aveva portato via la fidanzata.»
    «E tu cosa ne sai?»
    «Ci sono persone che stanno tutto il giorno a spettegolare sul motorsport e sui fidanzamenti dei piloti attuali o vintage» lo informò Bruno. «Non è un grosso segreto che Valentina Martinelli fosse la tua ex fidanzata.»
    «Quando si è messa con Martinelli, io stavo già insieme a tua madre. Era una storia chiusa, quella con Valentina, che peraltro ai tempi di Caesars Palace non stava ancora insieme a Martinelli. Comunque non avrei mai buttato fuori un pilota di proposito per questa ragione, se ci fosse bisogno di specificarlo, né avrei in ogni caso fatto nulla contro Martinelli. L'ho sempre stimato molto come team owner e, per quanto ai tempi non l'abbia mai dimostrato, so per certo che Martinelli ha sempre stimato me come pilota. Mi aveva perfino proposto di tornare nella sua squadra, qualche anno dopo.»
    «Però hai rifiutato.»
    «Ho rifiutato la sua offerta, come quella di altre scuderie. Volevo chiudere la mia carriera con la Speed e soprattutto volevo chiudere la mia carriera.»
    «Speed per la quale non mi sembra tu abbia la stessa stima che sostieni di avere per Martinelli. Non ti piace parlare di quegli anni.»
    «Giusta osservazione. Sei molto perspicace.»
    «No, non lo sono per niente. Sei tu che, evitando di parlare di certi argomenti, mi fai capire perfettamente che ci siano cose che è meglio non dire.»
    «Arturo Martinelli era un uomo onesto che gestiva la squadra nel migliore dei modi e con etica» spiegò Giorgio. «Non posso dire lo stesso per quanto succedeva alla Speed, purtroppo. Anzi, diciamo che potrei dire l'esatto contrario. L'unico lato positivo dei miei anni in quel team è che ho conosciuto tua madre.»
    «Che dopo l'esperienza alla Speed ha deciso di abbandonare la squadra e il motorsport, cambiando totalmente lavoro.»
    «Appunto, questo dovrebbe dire molte cose.»
    «Potresti scriverci un libro.»
    «Non mi sembra una buona idea.»
    «Perché no? Ho dei contatti, potrei trovarti un ghostwriter e...»
    Giorgio lo interruppe: «Non ho intenzione di sbandierare ai quattro venti quello che succedeva ai tempi della Speed. Ci lavorava anche tanta gente rispettabile che non merita di essere screditata. In più il titolare è morto da molti anni ed è giusto che i morti possano riposare in pace.»
    «Va beh, la mia era solo una proposta» ribatté Bruno. «Pensavo potesse essere una buona idea. Purtroppo la gente tende a ricordarsi solo dei piloti e dei team di prima fascia, lasciando perdere chiunque altro. Succede anche al giorno d'oggi e, per tornare al discorso di prima, se mi concedi di dire qualcosa di negativo sul tuo idolo Vettel, penso che il fatto che indossi una tuta rossa lo metta al centro dell'attenzione più di quanto meriterebbe. Ci sono tanti altri piloti validi. Pensa a Ricciardo, pensa a Verstappen che è giovanissimo ma ha un grande futuro...»
    «Tempo qualche anno e vedrai che si parlerà di Verstappen. Se ne parlerà anche troppo.»
    «Pensa a Perez e a Hulkenberg, che non hanno mai avuto grosse opportunità nei top-team, oppure a piloti come Magnussen e Grosjean. Va bene, Vettel ha vinto quattro mondiali di seguito e bisogna riconoscere i suoi meriti, ma pensa a quanti piloti, diversamente da lui, non hanno neanche mai avuto la possibilità di vincere un gran premio solo perché non sono mai stati in una squadra competitiva. Pensa a Button, che viene snobbato solo perché prima di vincere il mondiale con la Brawn non aveva mai gareggiato per un team di prima fascia. E in tutto questo Vettel è figo, guida la vettura più bella, indossa la tuta rossa che gli sta benissimo, ha rigettato la Redbull e i suoi colori tamarri, idolo delle folle perché danno per scontato che riporterà il titolo a Maranello... Si fa un gran parlare di lui, eleggendolo come eroe delle folle, ma poi? Cosa succederà quando non vincerà il titolo con la Ferrari e sarà messo da parte sia dal team sia da quelli che adesso si strappano le mutande per lui? E soprattutto, perché solo Vettel deve essere difeso a spada tratta, mentre c'è gente che scredita piloti ugualmente validi? C'è addirittura chi mette in discussione la validità del titolo che Nico Rosberg ha vinto l'anno scorso per la semplice ragione che si è ritirato subito dopo e che adesso non sta gareggiando.»
    «Capisco quello che vuoi dire» ammise Giorgio, «E comunque mettere in discussione la validità dei titoli vinti dai membri della famiglia Rosberg deve essere lo sport preferito degli appassionati di Formula 1. Di Keke dicono in tanti che non meritava il titolo perché ha vinto solo una gara in una stagione in cui tanti piloti hanno vinto almeno una gara.»
    «Già, perfino tu» ribatté Bruno, «Anche se la mia grande domanda non è come tu sia riuscito a vincere il Gran Premio di Spagna, quanto piuttosto come ha fatto Manfred Winkelhock ad arrivare sul podio con l'ATS.»
    «Questo è destinato a rimanere uno dei grandi misteri della storia del motorsport» replicò Giorgio, «Anche se credo che sia merito dell'elevato attrition rate. A proposito, hai impegni adesso?»
    «Guardare qualcosa in TV in attesa che venga l'ora di andare a dormire, se si può considerare un impegno. Perché?»
    Giorgio propose: «Perché possiamo guardarci proprio quel gran premio per ammirare le gesta di Winkelhock. Faranno sicuramente passare in secondo piano il bel duello tra me e Fabbri. Ci stai?»
    «Devo dire che non è affatto male come idea» concordò Bruno. «Se ci accontentiamo di vederlo con una telecronaca a caso, non sarà difficile trovarlo. Hai avuto un'ottima idea.»

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 22:12
     
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    Mentre l'inno nazionale italiano risuonava sul podio di Jarama, Giorgio non poté fare a meno di rievocare l'ultima volta in cui lui e Adriano erano stati sui primi due gradini del podio di una competizione open-wheel. Era passato un secolo da allora, e in quel caso era stato Adriano a vincere. Era un'epoca che gli sembrava lontana anni luce, quella degli anni d'oro in cui non si preoccupava tanto del futuro quanto del presente. Certo, spesso gli capitava di immaginare se stesso al volante di una Formula 1, conosciuto dal grande pubblico, con i suoi lati negativi come la necessità di nascondersi.
    Aveva travisato. Molto spesso gli capitava di potersene andare in giro senza essere riconosciuto e perfino la notizia del suo matrimonio con Emanuela Colombo era passata quasi inosservata. Era certo che qualcuno ne fosse al corrente, anche all'interno del paddock, ma non era un argomento considerato di particolare risalto. Allo stesso modo erano in pochi a sapere della nascita del piccolo Bruno, avvenuta proprio in concomitanza con il gran premio precedente. Se non aveva sbagliato i calcoli relativi al fuso orario, Bruno doveva essere nato più o meno all'orario in cui Giorgio si era ritirato per un guasto al motore dal Gran Premio degli Stati Uniti Ovest.
    Prima di essere costretto a fermarsi - destino a cui erano andati incontro anche molti suoi colleghi - si era trovato molto a proprio agio con la vettura, che sembrava avere fatto, almeno in certe circostanze, un salto di qualità rispetto a quella della stagione precedente. Quando vi aveva riflettuto a posteriori, dopo avere lasciato Long Beach, si era detto che, in un campionato in cui non sembrava esservi una netta supremazia e in cui le vetture motorizzate turbo sembravano avere grosse difficoltà in termini di affidabilità, c'era la grossa possibilità di ottenere, almeno di tanto in tanto, qualcosa di positivo.
    Quella consapevolezza l'aveva rincuorato, dopo un mondiale iniziato nel peggiore dei modi. Per un motivo o per l'altro non era mai riuscito a vedere la bandiera a scacchi, in più non aveva la benché minima stima per la squadra e per chi la dirigeva. Aveva addirittura il sospetto che, alla scadenza del suo contratto, gli sarebbe stato difficile non accettare il rinnovo, nemmeno se qualche altra scuderia si fosse interessata a lui, prospettiva piuttosto probabile. Mister Speed voleva controllarlo come era riuscito, a suo tempo, a controllare Bruno e aveva concrete possibilità di potere esercitare il proprio controllo.
    Non capitava spesso, ma occasionalmente gli ricordava quali fossero i suoi "doveri" nei confronti del team. La sua crociata contro la Scuderia Martinelli non sembrava essere ancora terminta, ce l'aveva sempre nella mente nonostante la sua assenza dalla prima parte della stagione. Si era parlato a lungo delle difficoltà economiche che avevano portato a quella decisione, ma c'era il sospetto che, con l'avvento delle gare europee, potesse mettere in pista delle monoposto competitive. Così era accaduto, infatti, e Giorgio si era ritrovato, in maniera inaspettata, a lottare per la vittoria con Adriano Fabbri. Per fortuna era riuscito a batterlo: una vittoria della Scuderia Martinelli sarebbe stata presa malissimo da Mister Speed, che chissà cosa si sarebbe inventato per ostacolare la squadra avversaria negli eventi successivi.
    L'inno terminò e giunse il momento della consegna dei trofei. Giorgio sapeva di essere immortalato dall'obiettivo di macchine fotografiche e telecamere, quindi cercò di sorridere rivolto non solo al pubblico presente sul posto, ma anche a chi avrebbe visto le sue fotografie sui giornali oppure, con un po' di fortuna, qualche inquadratura televisiva.
    Mentre appoggiava il trofeo sul gradino del podio, Adriano gli si avvicinò.
    «Complimenti» gli disse. «Oggi eri velocissimo, quasi imprendibile.»
    «Grazie» replicò Giorgio, con freddezza.
    Erano le prime parole che scambiava con Adriano da mesi e furono le ultime. Attese che venissero consegnati i trofei al rappresentante del team, poi a Fabbri e a Winkelhock, infine prese la bottiglia di champagne e la portò alla bocca, chiedendosi se la Rai stesse trasmettendo quelle scene e se Emanuela lo stesse vedendo in quel momento. Istintivamente gli venne da sorridere, di nuovo, stavolta non al pensiero del pubblico, ma a quello della sua famiglia. Il legame tra lui ed Emanuela non era quello che un tempo avrebbe associato al concetto di amore, ma gli dava sicurezza. Era certo di amarla, a modo suo, e che Emanuela ricambiasse i suoi sentimenti, poco importava se non si trattava di quell'amore con la A maiuscola che veniva raccontato dai quei film e da quei romanzi che piacevano tanto a Valentina.
    Sapeva che la sua ex fidanzata aveva intrapreso una nuova relazione, con Arturo Martinelli, ma provava una certa indifferenza nei confronti di tutto ciò. Ormai la sua strada e quella di Valentina si erano separate irreparabilmente, non aveva importanza. Sperava potesse essere felice, anche se dubitava che accanto a un uomo come Martinelli potesse esserlo fino in fondo, ma sapeva che quello che sarebbe successo tra di loro non era affare suo. Martinelli e la sua scuderia non facevano più parte della sua vita, esattamente come Valentina, anche se chiaramente c'era qualche possibilità di incontrarlo. Era comunque certo che, tra di loro, non ci sarebbe mai stato niente di più di qualche incontro occasionale.
    Si sbagliava, su Arturo Martinelli, come avrebbe scoperto di lì a meno di due ore. Ormai ultimate tutte le formalità - conferenza stampa e interviste varie - Giorgio sapeva di non potersi sottrarre dai festeggiamenti della squadra per la vittoria, arrivata piuttosto inaspettata, ma duramente conquistata sul campo, anche se, chissà, magari un giorno, presto o tardi, qualcuno avrebbe cercato di sminuire quel risultato sulla base del fatto che la maggior parte delle vetture con motori turbo non avevano visto la bandiera a scacchi per i soliti problemi di affidabilità e che qualcuno degli altri piloti di prima fascia non aveva concluso la gara per le ragioni più disparate.
    Sottrarsi del tutto ai festeggiamenti non era facile, questo lo sapeva, ma si rese conto ben presto di essere solo una parte del tutto. Mister Speed non faceva altro che convocarlo ogni volta in cui gli faceva comodo, ma in quell'occasione sembrava troppo compiaciuto del successo della squadra per prenderlo in considerazione. Meglio così, realizzò Giorgio, almeno avrebbe avuto la possibilità di allontanarsi per qualche minuto. C'erano persone con cui si trovava bene, all'interno della squadra, ma era certo che vi fossero diverse mele marce tanto quanto il suo titolare.
    Era da solo e nessuno lo stava prendendo in considerazione quando, all'improvviso, udì una voce alle sue spalle.
    «Gran gara, Giorgio, ho sempre saputo che sei un grande pilota.»
    Giorgio si girò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con il suo vecchio titolare.
    «Grazie, signor Martinelli» rispose, con un certo imbarazzo.
    Non sapeva cosa dire, in compenso a Martinelli le parole non sembravano mancare, dato che riprese subito: «Quando ho visto che Adriano ti affiancava, per un attimo mi sono illuso che ce la potesse fare, ma poi ho visto come ti sei difeso e ho capito che non c'era storia. Per quanto non mi faccia molto piacere vedere la Speed vincere un gran premio, né tantomeno che una delle mie macchine sia arrivata seconda, penso che oggi ti meritassi di chiudere la gara davanti.»
    «Quindi le fa più piacere la mia vittoria di oggi che quella di Monza 1980?» ribatté Giorgio, non riuscendo a trattenersi. «Non mi sembra che l'abbia presa molto bene, quella volta, dato che avevo rubato la scena al suo pilota di punta.»
    «In realtà conservo un ottimo ricordo di quella vittoria» replicò Martinelli. «Certo, non nego di avere sempre pensato che, se fossimo riusciti a vincere una gara, probabilmente sarebbe stato Adriano a salire sul gradino più alto del podio, ma questo non significa che per me sia stato un problema. Anzi...»
    «Va beh, non ha importanza, non volevo essere polemico» mise in chiaro Giorgio.
    «Anche perché» puntualizzò Martinelli, «Non credo che tu sia nella posizione di fare polemica contro di me dopo quello che hai combinato l'anno scorso in America.»
    Giorgio avvampò.
    «Ah, l'incidente di Caesars Palace...»
    «Lascia che te lo dica, quel giorno hai fatto veramente un errore da idiota.»
    «Chi le dice che sia stato un errore?»
    «Ti conosco.»
    «Forse non mi conosce così bene. In molti pensano che l'abbia fatto apposta.»
    «E tu» lo accusò Martinelli, «Hai deciso di lasciare che lo pensassero. Non so a che gioco tu stia giocando, Giorgio, ma non mi piace per niente.»
    «Che quello che faccio le piaccia o meno, non è affare mio.»
    «Comprendo il tuo punto di vista, ma ti assicuro che puoi prendere in giro tutti ma non me. Ti conosco fin da quando eri giovanissimo, so come sei, sia come pilota sia come persona. Non sei uno che innesca incidenti volontariamente e in realtà neanche uno che si vanterebbe di averlo fatto se non fosse vero. Non so cosa ti sia successo da quando sei passato alla Speed, ma ho l'impressione che tu stia recitando una parte.»
    «Sono cambiato. Non sono più quel ragazzo che ha conosciuto.»
    «Sì, lo so, adesso hai trent'anni e a quanto mi hanno detto hai anche un figlio di poche settimane - congratulazioni, a te e alla tua signora. Questo, però, non ti trasforma in un'altra persona e non mi spiego per niente quello che hai fatto quel giorno, né quello che hai fatto dopo.»
    Doveva riferirsi alla rissa scoppiata tra lui e Adriano dopo un evento organizzato da uno sponsor comune.
    «Ammetto di non essere stato un grande esempio per i bambini, però non c'erano bambini a vedermi.»
    «Sei stato un'idiota. Adriano voleva solo capire, sapere cosa fosse successo.»
    «Adriano ha iniziato a insultarmi non appena non gli ho detto quello che voleva sentirsi dire. Ha fatto insinuazioni assurde, non solo sull'incidente, ma anche su altre faccende. Non è il santo che dice di essere.»
    «Adriano non ha mai detto di essere un santo.»
    «Beh, allora è almeno ancora ancorato alla realtà.»
    «Eravamo una grande squadra, quando c'eri anche tu.»
    «Sì, lo eravamo.»
    «Se un giorno lascerai il tuo team attuale, mi piacerebbe riaverti come pilota.»
    Giorgio abbassò lo sguardo.
    «Questo non può succedere.»
    «Lo so, non è molto probabile, e immagino che tu sia soddisfatto della tua nuova sistemazione e del tuo ingaggio, ma...» Martinelli si interruppe. «Perché tu sei soddisfatto della squadra in cui sei, vero?»
    «Sì.»
    «Allora ripetilo guardandomi negli occhi.»
    Giorgio alzò lo sguardo.
    «Cosa vuole da me?»
    «Voglio solo capire cosa ti passa per la testa.»
    «E che cosa pensa mi stia passando per la testa, esattamente, se non sono indiscreto?»
    «Non lo so, ma da quando è capitato quel fatto di Caesars Palace non sei più tu. Te l'hanno chiesto loro, vero?»
    «Mi hanno chiesto cosa?»
    «Di innescare l'incidente.»
    «Aveva detto che non credeva fossi capace di innescare incidenti di proposito. Ha cambiato idea?»
    «No, però devono essere stati loro a fare cambiare idea a te. Cosa ti hanno promesso in cambio?»
    «Mi sta accusando non solo di avere innescato un incidente, ma di averlo fatto anche per interesse personale?»
    «In effetti è assurda come teoria. Però, in un modo o nell'altro, stanno riuscendo a tirare fuori da te qualcosa che non sei e che non sei mai stato. Per questo ti ho detto di ripensarci. Torna con noi, Giorgio.»
    Il tono diretto di Martinelli, che per la prima volta sembrava dimostrare di tenerci a lui, gli fece abbassare la maschera.
    «Non è possibile. Non lo è più, almeno.»
    «Sì che è possibile. Quando te ne andrai dalla Speed...»
    Giorgio lo interruppe: «Non credo che me ne andrò dalla Speed. Non posso. Non posso nemmeno spiegarle, ma non posso andarmene. Sarebbe la fine per me.»
    «In che senso? Cosa sta succedendo?»
    «Non posso parlarne, gliel'ho detto. Però, se vuole un consiglio, faccia attenzione anche lei, alla gente che ha intorno. Ci sono persone che, per interesse, farebbero qualsiasi cosa, e non posso escludere che ne abbia intorno.»
    Per la prima volta, Martinelli rimase senza parole. Giorgio ne approfittò per voltargli le spalle e allontanarsi. Martinelli non lo seguì, né tentò di fermarlo. Mentre raggiungeva i membri della Speed, Giorgio si domandò se non avesse commesso l'ennesimo errore.

    Edited by Milly Sunshine - 1/11/2022, 22:34
     
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    QUINTA PARTE

    [2017]

    La regola era sempre la stessa, con poche varianti, anche a seconda del numero di vetture presenti, fin dall'ormai lontano 2006 in cui Fernando Alonso viaggiava verso il suo secondo titolo e Michael Schumacher tentava il possibile per impedirglielo: diciotto minuti al cardiopalma, per determinare chi era dentro e chi era fuori. Cinque piloti sarebbero stati esclusi al termine della Q1, quindici sarebbero passati in Q2, la manche successiva, nella quale dieci di loro avrebbero avuto a disposizione un quarto d'ora di tempo per conquistarsi l'accesso alla manche che contava. O almeno, quella che contava per i piloti dei team di prima fascia, in fondo alla griglia c'era chi si accontentava anche solo di non uscire nel primo turno, risultato che comunque già accontentava tutti i presenti. Negli ultimi anni non era più capitato che qualcuno rimanesse fuori dal 107% e quindi fuori dalla griglia di partenza: i piloti degli anni 2010 avevano sicuramente meno possibilità di accedere alla Formula 1 rispetto a quelli dei decenni precedenti, ma per quei venti che riuscivano ad aggiudicarsi un sedile, era scontato guadagnarsi l'accesso alla griglia di partenza anche solo facendo presenza.
    Valentina era consapevole dell'esistenza di persone che dibattevano sistematicamente a proposito di cosa fosse meglio o peggio, ma a suo parere era uno sforzo del tutto inutile, talora dettato dalla volontà di fare polemica ad ogni costo. Ogni epoca del motorsport aveva avuto i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza, era un esercizio ben poco edificante quello di volere denigrare a priori un campionato che poi proprio chi lo screditava correva a guardare, magari sottoscrivendo abbonamenti a PayTV che per la gente comune risultavano piuttosto onerosi. Certo, c'era anche chi faceva polemica a proposito di chi raccontasse meglio la Formula 1 tra i telecronisti della Rai e quelli di Sky, con i soliti pareri contrastanti, comportamento forse ancora più inutile che chiedersi se le qualifiche fossero migliori ai tempi dell'unico giro a disposizione, piuttosto che quelle più moderne ripartite in Q1, Q2 e Q3, con la loro variante per fortuna dimenticata vista nei primi appuntamenti del 2016, in cui veniva eliminato un pilota al minuto nei primi due turni.
    Se doveva scegliere, Valentina prediligeva il formato utilizzato fino a metà degli anni '90, con due sessioni di qualifiche, una al venerdì e una al sabato, con tempi combinati. Era stato scelto di passare a un'altra scuola di pensiero perché, in caso di maltempo nella seconda sessione, quella che riceveva maggiore copertura dalle televisioni, la sessione di sabato non poteva stravolgere i tempi del venerdì, quindi non generava abbastanza spettacolo per il tifoso medio, proprio quel tifoso medio che, in ogni caso, si lamentava sempre e comunque della mancanza di spettacolo, vaneggiando a proposito di smettere di seguire la Formula 1, salvo poi dimenticarsene miracolosamente alla vigilia dell'evento successivo.
    Valentina riteneva positivo, da un certo punto, non ignorare del tutto gli appassionati, ma non era affatto certa che gli appassionati fossero in grado di capire cosa fosse il bene per il campionato e cosa non lo fosse. Inoltre non sempre il bene del campionato era il bene anche delle squadre minori, anzi, quasi mai. Tanta gente parlava dei passi da gigante che la Formula 1 aveva fatto arrivando, di fatto, a escludere tanti team senza arte né parte che si erano visti nel corso degli anni '80 e '90, dimenticandosi che i team "senza arte né parte" erano in genere squadre che disponevano di pochi fondi e che, di conseguenza, a parte rari casi altisonanti, facevano il meglio che potevano. In più era scandaloso come anche squadre di un certo livello, che magari avevano ottenuto un successo di breve durata, venissero equiparate senza mezze misure a squadre che non avevano mai visto la zona punti.
    "C'è gente che considera una squadra di incapaci perfino la Scuderia Martinelli" si disse Valentina, pensiero che la fece inorridire, "Nonostante sia andata vicina a vincere un mondiale piloti".
    Realizzare l'obiettivo sarebbe stato impossibile - Valentina doveva riconoscerlo - anche senza quell'assurdo incidente innescato da Giorgio a Caesars Palace, ma un simile risultato non poteva essere messo da parte. Non c'era comunque tanto da sorprendersi, c'erano tifosi che si erano dimenticati addirittura dei successi della Williams, solo perché da vent'anni non vinceva un mondiale e aveva avuto qualche stagione di difficoltà, fino a pochi anni prima, per poi riprendersi all'epoca in cui la guidavano Valtteri Bottas e Felipe Massa, con risultati di tutto rispetto che, ad ogni modo, potevano essere denigrati a proprio piacimento, bastava affermare che qualunque cosa non fosse vincere dieci gran premi all'anno come minimo era insuccesso.
    I fasti degli anni precedenti, tuttavia, non sembravano essere facilmente ripetibili, in quella stagione 2017, per il team di Grove. Lance Stroll stava faticando e, più si andava avanti nella Q1, più sembrava sul punto di uscire di scena già dopo la prima manche. Il suo compagno di squadra Massa, seppure non fosse mai stato una scheggia sul circuito di Montecarlo, sembrava invece un po' più a proprio agio, il che sarebbe stato utilizzato sicuramente, dagli hater del pilota canadese, come nuovo elemento per denigrarlo.
    "Si vede che non hanno mai visto certi piloti che correvano in Formula 1 negli anni '80, anche alcuni di quelli della Scuderia Martinelli."
    Che Stroll avesse poca esperienza e che un percorso di carriera che avesse previsto un paio di stagioni in più nelle serie minori era un dato di fatto, ma Valentina non lo considerava affatto scarso come veniva descritto da molti. Aveva l'impressione che, dopo il brillante passaggio di Max Verstappen dalla Formula 3 Europea alla Formula 1, gli standard degli appassionati si erano alzati tantissimo. Sembrava doveroso che un pilota, per non essere bollato a priori come incapace, arrivasse in Formula 1 con pochissima esperienza senza mostrare alcuna difficoltà nel tenere il passo dei veterani. Il giovane Verstappen veniva visto come una sorta di guru, qualcosa a cui tutti i piloti dovevano ambire a diventare. Era molto probabile, tuttavia, che non appena avesse iniziato a vincere con una certa insistenza - perché Valentina era certa che prima o poi sarebbe accaduto - una parte dei suoi sostenitori diventassero suoi detrattori. Accadeva molto spesso, quando gli outsider smettevano di essere outsider e diventavano piloti di fascia alta. Non era accaduto a Lewis Hamilton, perché aveva debuttato alla McLaren ed era sempre stato in squadre di alto livello, mentre era accaduto a Sebastian Vettel, acclamato come un eroe quando aveva vinto al volante di una Toro Rosso (l'ex Minardi, ovvero una squadra di tutto rispetto e dalla lunga esistenza che spesso veniva equiparata ai team peggiori dei bassifondi da chi non era in grado di fare distinzioni), per poi essere denigrato quando vinceva con frequenza al volante della Redbull, che ugualmente, prima di diventare un top-team, era stata vista come una squadra briosa con un'immagine meno antiquata dei team storici.
    A proposito di Vettel, sembrava decisamente più a proprio agio di Hamilton già a partire da quella prima sessione, così come il suo compagno di squadra Kimi Raikkonen. La Mercedes di Valtteri Bottas sembrava essere al momento quella con maggiori possibilità di arrivare in alto, il che confermava il trend visto nelle prove libere della mattinata. Valentina non poté fare a meno di chiedersi se Hamilton avrebbe ribaltato totalmente i pronostici giunto il momento della Q3 oppure se la Ferrari avesse buone possibilità di ottenere la pole position con uno dei suoi due piloti, ma era ancora presto: il countdown stava per terminare, per il momento tutto ciò che contava era chi era dentro e chi era fuori.
    Uscita di scena la Manor, che aveva ufficialmente chiuso i battenti al termine della stagione successiva, la squadra in maggiore difficoltà sembrava la Sauber. Non fu quindi sorprendente vedere Pascal Wehrlein e Marcus Ericsson accontentarsi delle ultime due posizioni della griglia. Wehrlein era davanti al pilota svedese che aveva debuttato anni prima alla Caterham, ma non era così straordinariamente più avanti quanto la retorica a proposito di Ericsson lasciava spesso intendere. Forse non sarebbe mai diventato un nome di spessore della Formula 1, ma chissà, magari avrebbe avuto un avvenire positivo in un altro campionato, prima o poi. Valentina cercò di immaginarselo in Indycar, pensiero dettato da un semplice volo di fantasia, ma chissà, poteva accadere qualsiasi cosa e magari, di lì a cinque anni, lo si sarebbe ritrovato in victory lane a Indianapolis con una bottiglia di latte in mano.
    I pensieri di Valentina a proposito di un Marcus Ericsson vincitore della Cinquecento Miglia furono spenti dal constatare che, effettivamente, Lance Stroll era uscito di scena già in Q1: era solo diciottesimo, mentre Felipe Massa accedeva alla Q2. Il primo degli esclusi era Esteban Ocon, sulla Force India, mentre in diciassettesima piazza si era posizionato Jolyon Palmer. Il pilota della Renault, ancora una volta, non dimostrava di avere lo stesso passo di Nico Hulkenberg, ma per quanto in generale fosse poco apprezzato per i propri risultati, in media non veniva preso così tanto di mira tanto quanto altri. Chissà, magari gli avrebbero riservato quel trattamento solo se, alla fine della propria carriera, avesse seguito ancora una volta le orme del padre Jonathan divenendo opinionista e pronunciando eventuali affermazioni considerate impopolari. In caso di critiche a piloti particolarmente amati dal grande pubblico, anche ex campioni del mondo divenuti opinionisti potevano essere denigrati per i loro risultati, ignorando sistematicamente quelli positivi e focalizzandosi solo su quelli negativi, magari in termini puramente numerici e senza tenere in considerazione il tipo di monoposto al volante dei quali erano stati ottenuti. Era esattamente quello che avveniva a un certo connazionale di Lance Stroll, che pure non sembrava affatto un suo appassionato sostenitore e che casualmente era stato l'ultimo pilota a vincere un mondiale con la Williams.
    Le vetture rientrarono ai box e subito dopo venne mandata in onda la pubblicità. Valentina guardò istintivamente l'orologio, chiedendosi dove fosse Adriano in quel momento. Doveva essere in strada, diretto da Giorgio, con il quale avrebbe dovuto incontrarsi più tardi quel pomeriggio.
    «Se tu potessi chiedergli se vuole vedermi» l'aveva pregato, «Dopo anche a me piacerebbe incontrarlo.»
    Aveva capito fin da subito che Adriano era rimasto perplesso dalla sua proposta, ma aveva accettato, pur dimostrando di non averne compreso le ragioni. Nemmeno Valentina era sicura di capire perché volesse rivedere Giorgio dopo tanti anni, ma sentiva che non era necessario cercare sempre delle spiegazioni. A volte era meglio seguire l'istinto.

    Edited by Milly Sunshine - 8/12/2022, 12:11
     
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    Giorgio terminò di rileggere per l'ennesima volta la lettera che aveva scritto per Valentina - e che la sera precedente aveva nascosto dagli occhi indiscreti di suo figlio - proprio negli istanti in cui il semaforo diventava verde e iniziava la seconda manche delle qualifiche del Gran Premio di Montecarlo. Non vi erano state grosse sorprese, fino a quel momento, con l'uscita di scena nella prima manche di piloti facilmente prevedibili, né tantomeno incidenti di particolare entità: solo Romain Grosjean aveva fatto un testacoda senza conseguenze, tranne quella molto probabile di ricevere una lunga serie di prese in giro da chi commentava le sessioni sui social network.
    Ripose la lettera per Valentina nella busta, convinto di ogni singola parola. Quella era la versione definitiva. Proprio mentre formulava quel pensiero, tentando anche di tenere gli occhi sul televisore per non perdersi gli eventi delle qualifiche, il suo cellulare si mise a suonare. Non lo faceva impazzire l'idea di andare a rispondere, ma poteva trattarsi di qualcosa di importante, doveva almeno guardare chi lo stesse cercando.
    Era Emanuela.
    "Che cosa vuole adesso?"
    Rimase un attimo nel dubbio. Doveva risponderle oppure no?
    Sì, decise, doveva risponderle. Tornò davanti al televisore e abbassò il volume al minimo, prima di scoprire che cosa volesse da lui la sua ex moglie in quel momento.
    Fu molto freddo, più di quanto avrebbe voluto.
    «Cosa vuoi?»
    «Potresti almeno salutarmi» replicò la sua ex moglie, palesemente seccata.
    «Ciao Emanuela. Cosa vuoi?»
    «Innanzi tutto voglio augurarti una buona giornat-...»
    Giorgio non la lasciò continuare.
    «Dubito che tu mi abbia chiamato solo per augurarmi una buona giornata, quindi ti pregherei di venire al dunque.»
    «Ti sento molto agitato» osservò Emanuela. «Si può sapere cosa ti prende? C'è qualche problema?»
    «No, nessuno» rispose Giorgio. «Scusa se sono stato brusco, non mi aspettavo una tua telefonata in questo momento. Stavo guardando le qualifiche.»
    «Oh, scusami se ti ho disturbato in un'attività così importante.»
    «Se permetti, per me lo è!»
    «Ma dai, non prendermi in giro, le qualifiche al giorno d'oggi non sono minimamente paragonabili a quelle di un tempo.»
    «Che siano diverse da quelle di un tempo non lo metto in dubbio, però, obiettivamente, penso che per chi se le guarda in TV siano più interessanti. C'è suspense, sono qualifiche adatte all'epoca attuale, in cui la gente effettivamente al sabato guarda le qualifiche alla televisione. Il format che si usava ai miei tempi non penso sarebbe altrettanto in grado di tenere la gente incollata ai teleschermi per un'intera sessione.»
    «Bisogna essere comunque profondamente appassionati per trovare avvincenti le qualifiche, anche al giorno d'oggi» considerò Emanuela. «Non ci sono molte sorprese, sono sempre i soliti che stanno davanti. Alla fine della giornata davanti ci saranno o le Ferrari o le Mercedes. E alla fine della giornata di domani, con poche eccezioni, a vincere sarà Vettel o Hamilton. Non è più come un tempo, in cui tredici piloti diversi potevano vincere almeno una gara in un campionato in cui ce n'erano diciotto.»
    «Anche una volta non è che capitasse tutti gli anni, te lo voglio ricordare.»
    «Però poteva accadere. Adesso quanti piloti pensi possano vincere un gran premio in questo mondiale? Hamilton, Vettel, Bottas... dubito che possa riuscirci Raikkonen, mentre al massimo potrebbe capitare a Ricciardo o a Verstappen.»
    «Hai menzionato cinque potenziali vincitori, forse sei, che corrono per tre scuderie diverse.»
    «Sì, ma almeno due, forse tre, potrebbero vincere solo da outsider, se capitassero delle gare strane.»
    Giorgio osservò: «Hai appena affermato che le gare strane possono esistere. Quindi non tutto è prevedibile.»
    «Gare strane, ho detto» precisò Emanuela. «Non ho parlato di qualifiche strane. Per esempio, se ti chiedessi che cosa sta succedendo in questo momento, sono certa che mi diresti qualcosa di facilmente prevedibile. Non penso siano accaduti grossi colpi di scena.»
    «Invece sì» obiettò Giorgio, vedendo una Haas che finiva in testacoda e sbatteva lievemente contro le barriere. «Si è appena girato Grosjean.»
    «Un vero colpo di scena» ribatté Emanuela, con sarcasmo. «Chi l'avrebbe mai detto, Grosjean che si gira è una scena assolutamente mai vista nella storia della Formula 1!»
    «Grosjean è uno che va forte.»
    «Appunto. Non si dice che chi va piano va sano e va lontano?»
    «Non penso che tu mi abbia telefonato per parlare di Grosjean e dei suoi testacoda» replicò Giorgio. «Possiamo parlare del vero motivo per cui hai deciso che non potevi fare a meno di sentirmi oggi pomeriggio?»
    La ragione della chiamata era facilmente prevedibile ed Emanuela non lo sorprese affatto quando lo informò: «Bruno mi ha detto che questo weekend Adriano Fabbri viene a trovarti a casa tua.»
    «Sono maggiorenne da un pezzo» le ricordò Giorgio. «Posso invitare chi mi pare a casa mia, senza che tu ti intrometta.»
    «So cosa vuoi fare. Me ne hai parlato tu stesso. Io stessa ho parlato con Adriano. Sei sicuro di volergli raccontare tutto?»
    «Sbaglio o mi hai detto di avergli rivelato che Bruno, dal punto di vista biologico, non è mio figlio?»
    «Sì, esatto.»
    «Se anche tu avessi potuto convincermi a non raccontargli cos'è successo davvero, il fatto che tu gli abbia spiattellato una parte della verità lo rende impossibile.»
    «No, non è affatto vero» insisté Emanuela. «Va bene, gli ho detto che Bruno non è tuo figlio. Tutto ciò che è necessario che sappia, per avere una spiegazione logica, è che in realtà sia tuo nipote. Non c'è bisogno che gli parli del casino che ha fatto tuo fratello.»
    «Vuoi dire del casino che avete fatto tu e mio fratello?»
    «Non fare la parte dell'innocente, Giorgio. Anche tu, a un certo punto, ti sei prestato a quanto ti chiedevano.»
    «Lo so bene» ammise Giorgio, «Ed è proprio per questo che voglio che Adriano sappia com'è andata davvero.»
    «Sei proprio convinto, pur di lavarti la coscienza, a tirare in ballo anche noi, quindi.»
    «Non voglio lavarmi la coscienza. Voglio solo che Adriano sappia.»
    «Rimango convinta che sia un'idea assurda e la parte più assurda è stata permettere a nostro figlio di parlartene.»
    «Avrebbe finito per dirmelo lo stesso, indipendentemente da quello che ne pensavi tu. Anzi, se l'avessi pregato di non dirmelo, forse si sarebbe insospettito e ti avrebbe fatto delle domande a cui era difficile dare una risposta.»
    Emanuela replicò: «Comunque vada, sarà un casino.»
    Giorgio la rassicurò: «Non preoccuparti, so gestire bene la situazione, da questo punto di vista. Non ci sono domande a cui non ho la risposta pronta. Inoltre Bruno è meno interessato di quanto tu creda ai casini che abbiamo fatto in passato. Anzi, non gli viene nemmeno in mente che possiamo avere fatto dei casini. Non dico che ci consideri perfetti, ma non gli verrebbe mai da pensare che...»
    Emanuela lo interruppe: «Va bene, con Bruno è tutto a posto, a quanto pare. Ma tu? Pensi davvero di potere affrontare un intero fine settimana in compagnia del tuo nemico giurato e di potergli raccontare per filo e per segno la tua versione dei fatti?»
    «La fai più difficile di quanto non sia in realtà.»
    «Se era così facile perché la tua idea di incontrare Adriano e di parlargli è arrivata solo adesso? Hai presente quanti anni sono passati?»
    «Sì, ce l'ho ben presente, e mi sembrava arrivato il momento giusto, tutto qui. Smettila di preoccuparti per me... e anche di preoccuparti per te stessa. Me la caverò.»
    «E se Adriano dovesse riferire la tua storia alla stampa?»
    «Non lo farà.»
    «Non puoi esserne certo.»
    «Non avrebbe alcun interesse a divulgare una storia di tanti anni fa. Perché dovrebbe farlo?»
    «Per denigrarti.»
    «Non denigrerebbe me. È vero, ho fatto degli errori e ho preso delle decisioni avventate, ma non è nulla che possa marchiarmi a vita e oltre.»
    «Va bene» si arrese Emanuela, «Ma fai attenzione.»
    «Farò attenzione» la rassicurò Giorgio. «Te lo garantisco, non hai niente da temere. La tua vita continuerà esattamente come prima.»
    «E la tua?»
    «Non lo so. Non so cosa sarà di me, ma ci penso io a me stesso.»
    Emanuela non sembrava tanto convinta e continuò a mostrarsi apprensiva nel resto della loro conversazione telefonica. Lo tenne inchiodato al telefono per diversi minuti, fino alla Q2 ormai inoltrata.
    Il primo vero colpo di scena della giornata di qualifica, frattanto, arrivò con Stoffel Vandoorne, già qualificato tra i primi dieci, che finiva a muro facendo terminare in anticipo la seconda manche. A rimetterci era, a sorpresa, Lewis Hamilton, che veniva così escluso dalla Q3, quattordicesimo, precedendo solo la Williams di Felipe Massa. Il primo degli esclusi era Daniil Kvyat con la Toro Rosso, davanti alla Renault di Nico Hulkenberg e alla Haas di Kevin Magnussen. Con l'uscita di scena di Hamilton, tre team entravano in top-ten con entrambe le vetture: Ferrari, Redbull e McLaren. Oltre a Vandoorne, a vestire i colori della scuderia di Woking, in quel fine settimana c'era Jenson Button, una presenza one-off al posto di Fernndo Alonso impegnato nella Cinquecento Miglia di Indianapolis. Si faceva un gran parlare della sua presenza sull'ovale, in quel weekend, con molti appassionati sicuri al cento per cento della sua imminente vittoria. Giorgio non ne condivideva la certezza, ma non poteva fare a meno di notare che, seppure ci fosse l'esagerata convinzione dell'avverarsi di un preciso risultato, nessuno vi associava il concetto di noia. Probabilmente la Formula 1 iniziava ad essere considerata troppo mainstream dai suoi appassionati stessi, che con l'avvento dei social media vi erano potenzialmente esposti in ogni momento della giornata. Ormai era troppo tardi per tornare indietro, tutto ciò che si poteva fare era cercare di arrivare all'esasperazione di quel fenomeno.
     
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