Drive to Survive

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    Fu il sangue mio d’invidia sì riarso
    che se veduto avesse uomo farsi lieto,
    visto m’avresti di livore sparso.


    - Dante Alighieri, Purgatorio, XIV, vv.82-84

    L’invidia è una delle emozioni umane più forti che ci siano. Rabbia nei confronti di chi è migliore o più fortunato di noi generata dalla volontà di sostituirsi ad esso, o che quest’ultimo crolli e perda tutto ciò che gli appartiene. Nel corso della storia umana l’invidia ha spinto tanti uomini e donne a compiere atti spesso e volentieri riprovevoli, credendo in una sorta di giustizia personale che, alla fine, ha portato tante volte solo ad ulteriore dolore e miseria, senza che nemmeno l’invidioso riuscisse ad essere soddisfatto del risultato. Non è un caso che le religioni di tutto il mondo considerino l’invidia un gravissimo peccato, tanto da essere considerato dai cristiani come uno dei sette vizi capitali.
    E assieme ad essi sta appunto l’ira, che va a braccetto con l’invidia, anche se può avere una sua autonomia. Spesso è infatti un’emozione irrazionale, o almeno generata dal subconscio, non sempre deve avere un motivo logico dietro. Può semplicemente nascere da un’avversione verso un particolare tipo di persona senza che ci siano veri e propri motivi, se non la cosiddetta “sensazione a pelle”.
    Si è colpiti da ira e invidia soprattutto se si primeggia sugli altri, senza neanche avere alcuna malizia nei loro confronti. Semplicemente odiano il fatto che qualcuno possa avere più successo di loro, possa essere più soddisfatto della propria vita perché magari ha avuto più fortuna nel suo cammino, o ha sfruttato meglio le occasioni che gli si sono presentate davanti.
    Inevitabilmente finisci per essere oggetto dell’odio altrui se fin dalla gioventù riesci a distinguerti rispetto ai tuoi coetanei, quando ovviamente non cercano di sfruttarti per i loro scopi grazie ai vantaggi che potrebbero avere dall’essere tuoi amici.
    Lewis Hamilton e Sebastian Vettel erano vittime di bullismo a scuola per i loro successi sui kart. Forse troppo baldanzosi nel mettere in mostra i loro successi, ma sorprende come già da bambini si provi invidia per i traguardi di chi ti sta intorno, spesso influenzati da una mentalità tossica proveniente dalla propria famiglia d’origine o dagli amici che si frequentano, in cui invece di darsi da fare e migliorarsi è molto più facile tentare di affossare chi il talento ce l’ha e lo sfrutta.
    Alcuni lo chiamano “atteggiamento da perdenti”, e ciò è in parte vero, anche se le cose non sono così semplici, come già detto.
    Michael Schumacher invece a molti suscitava antipatia a pelle. Agli italiani non piaceva il tedesco professionale, perfettino che aveva paura a parlare nella lingua del Belpaese per evitare di fare figuracce, preferendo l’inglese (lingua franca della Formula 1) nelle interviste anche con giornali italiani. Preferivano lo scanzonato, anche se spesso e volentieri inconcludente alla guida, Eddie Irvine, oppure Rubens Barrichello, tante volte accostato (e non poi così a torto) al personaggio di Paperino, sfortunato e bistrattato dal suo compagno di squadra, più vicino nell’immaginario di queste persone a Gastone Paperone.
    Anche se un altro simile a lui, ma molto più criticato e preso in giro, è stato Felipe Massa, forse perché sembrava una sorta di ragionier Ugo Fantozzi al confronto del suo brillantissimo compagno di squadra Fernando Alonso, strafottente, cinico e con una considerazione di sé smisurata. Quello che poteva essere a tutti gli effetti accostabile al quarterback di una squadra di football americana, magari non bellissimo fisicamente, ma il cui fascino era dettato dal suo, bisogna ammetterlo, straordinario talento alla guida e dal suo carisma, che poteva catturare l’interesse delle persone a cui piaceva un certo tipo di personaggio o l’uomo medio che puntava a essere come lui, e che magari finiva pure per accusare di arroganza i suoi avversari quando la verità era esattamente all’opposto. Ah, quando c’è di mezzo l’amore...
    Strano il caso invece di Kimi Raikkonen, che pur avendo vinto un titolo con la Ferrari nella prima parte della sua carriera, costellata di successi con mezzi non sempre al top della competitività, veniva preso criticato e schernito per le sue incredibili sbornie e la sua poca loquacità (ma solo in pubblico, in privato con amici e parenti diventava un treno in corsa di parole), venendo poi esaltato nella sua seconda vita di pilota, meno brillante della prima bisogna ammettere, proprio per questi tratti della sua persona che sono progressivamente scomparsi. Come cambia il mondo in pochi anni.
    Gli anni Venti del Duemila hanno poi presentato un conto molto salato per i piloti: la fine della loro privacy. Nell’era dei reality Netflix, dei social network che spiano i corridori in ogni ambito della loro vita h24 si può passare dall’essere eroi a cattivi e viceversa in un attimo. Lo decide la community, spesso composta da persone che hanno iniziato a seguire la Formula 1 per moda da poco tempo, ma già si atteggiano ad esperti perché sanno tutto sulle fidanzate di Charles Leclerc e Lando Norris, tacciando d’ignoranza chi se ne infischia di tutto ciò, ma almeno sa quanti e quali titoli ha vinto Vettel.
    E la community, se vuole, anche attraverso falsità può rovinare la vita di una persona famosa. Perché, come ben si sa, una bugia ripetuta una, due, cento, mille volte alla fine agli occhi della gente diventa verità. Se la dicono tutti sarà sicuramente vera, no?
    Questa non è una storia per deboli di cuore, per gente che s’impressiona facilmente o che vive sulla montagna del sapone. Se fate parte di almeno una di queste tre categorie l’autore consiglia di cercare altri svaghi rispetto alla lettura di questa fanfiction.
    Questa è una storia in cui bisogna guidare per sopravvivere.
     
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    Come ti avevo già detto oggi nel tardo pomeriggio/ prima serata avevo già letto la tua introduzione, ma ero ancora a lavorare quindi piuttosto che scrivere un commento frettoloso ho pensato di aspettare, e adesso eccomi qui.

    Al di là del fatto che già mi avevi dato un po' di anticipazioni, il titolo mi sembra molto significativo, così come la presentazione dell' "evoluzione" del fanbase, che di per sé evoluzione non è, anzi. Mi è piaciuto molto anche il focus sul "pregiudizio del tifoso medio", che più o meno direttamente sembra essere dettato da simpatia/ antipatia a pelle (e quindi Irvine che piace più di Schumacher) o da empatia (Barrichello e Massa che seppure ben lontani dal totale insuccesso offrono forse più possibilità di identificazione) o da idealizzazione (vedi il "quarterback" Alonso).

    Questo comportamento, magari un po' superficialotto e più dettato dalle emozioni che da effettive valutazioni sul valore dei piloti, ma comunque basato sull'effettiva idea che i piloti davano più o meno volutamente di sé (ci metto anche Raikkonen totalmente disinteressato a qualsiasi cosa, giudizio della gente compreso, dato che non l'ho citato prima ma era citato nel testo), viene totalmente stravolto nell'epoca di DTS e in cui i social sono ormai dilaganti.

    Se prima ciascuno si costruiva la propria verità su faccende innocue che non avevano effetti su nessuno (tipo convincendosi che Irvine fosse più simpatico di Schumacher, basandosi sulla sola idea che ne aveva vedendoli pochi minuti in TV), in questa epoca storica potrebbe essere letteralmente possibile fabbricare verità che possono danneggiare qualcuno, specie considerato che il tifoso medio oggi è molto più portato a scandalizzarsi anche per cose strettamente private che non dovrebbero toccarlo (specie relative a fidanzamenti, matrimoni e separazioni).

    Sono curiosa di vedere quali verità verranno create ad arte nella trama che hai pensato.
    In altre parole: BeLiXiM0 KoNtInUa!!!11!!!1!!!!
     
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    Grazie, sono veramente felice che la mia storia ti piaccia, anche se si tratta soltanto dell'introduzione ad essa al momento. <3
    Ero molto indeciso se metterla o no, ma alla fine mi sono fatto coraggio (anche grazie a te che mi hai incitato a continuare con la mia idea).
    Ho voluto sottolineare proprio il fatto che al giorno d'oggi i social provocano molto più danni alla reputazione dei piloti (e anche a quella delle persone comuni) a causa della velocità con cui le opinioni si diffondono, finendo per essere accettate dal "popolo" come realtà, visto che "lo dicono tutti". Per l'appunto un tempo il tifoso da bar rimaneva confinato nel suo piccolo contesto sociale e poteva anche essere tacciato d'ignoranza sbattendogli in faccia i fatti, e questo poteva reagire zittendosi o al massimo bofonchiando qualcosa, ora trovi un esercito di follower assatanati di questi personaggi che ti accusano di qualsiasi cosa, anche roba assurda.
    Non è bello, soprattutto se la gente comincia a stalkerarti nella tua vita privata e se reagisci l'opinione pubblica ti biasima, dicendo che "è il prezzo da pagare per il tuo successo" (come se già i sacrifici che hai fatto per arrivare al vertice non fossero bastati).
     
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    In più aggiungerei che i social stanno facendo diventare una parte del fanbase letteralmente ossessionata. Al di là del fatto che rendono possibile stalkerare piloti e addetti ai lavori vari per commentare ogni dettaglio delle loro vite e inventarsene altri (tipo mandare i Vettelton e Charlene in trending topic, e almeno quello è stato un episodio divertente senza danni per nessuno). Fino a qualche anno fa i tifosi anche più trash spesso si limitavano a stare al bar (o su Answers Yahoo) a parlare di quanto il loro idolo ce l'aveva enorme e gli altri piccolo. Però non è che stalkerava questi ultimi nella speranza di poterli diffamare per i motivi più disparati. In più gli "scontri" tra tifosi da bar limitavano confinati al bar e al preciso momento in cui si guardava o commentava una gara, non è che la gente continuasse a insultarsi per piloti e team quando le gare erano finite.
     
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    CITAZIONE (Milly Sunshine @ 27/7/2022, 23:19) 
    In più aggiungerei che i social stanno facendo diventare una parte del fanbase letteralmente ossessionata. Al di là del fatto che rendono possibile stalkerare piloti e addetti ai lavori vari per commentare ogni dettaglio delle loro vite e inventarsene altri (tipo mandare i Vettelton e Charlene in trending topic, e almeno quello è stato un episodio divertente senza danni per nessuno). Fino a qualche anno fa i tifosi anche più trash spesso si limitavano a stare al bar (o su Answers Yahoo) a parlare di quanto il loro idolo ce l'aveva enorme e gli altri piccolo. Però non è che stalkerava questi ultimi nella speranza di poterli diffamare per i motivi più disparati. In più gli "scontri" tra tifosi da bar limitavano confinati al bar e al preciso momento in cui si guardava o commentava una gara, non è che la gente continuasse a insultarsi per piloti e team quando le gare erano finite.

    Concordo. Le ship alla fine sono il male minore, anzi nemmeno quello, ci si fanno un sacco di risate anche con le suddette fangirl che si capisce che spesso e volentieri trolleggiano e basta. Il problema è quando s'inventano scandali sulla vita privata dei piloti che spesso mandano in crisi i loro rapporti con fidanzate/compagne/mogli e di conseguenza pure i figli quando ci sono, e anche se il più delle volte riescono a rimettere in sesto le cose resta una ferita nei loro rapporti o semplicemente in loro stessi. Poi nell'epoca dei deep fake e dei fotomontaggi che sembrano più autentici delle foto vere la cosa è ancora peggio...
     
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    I social sono un'arma a doppio taglio. Da un lato permettono ai fan di conoscere meglio i loro beniamini (quanto avrei voluto ci fossero al tempo di Ayrton), dall'altro però rischiano di avvicinare fin troppo i fanminkia: un po' come quelli che dopo Silverstone sono andati nei profili di Sainz e Ocon a insultarli. Come tutto, serve la giusta misura.
     
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5 replies since 26/7/2022, 17:33   59 views
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